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Costruire una speranza invincibile - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 12:18

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Costruire una speranza invincibile

Viviana Ranzani, Brescia

Di fronte all’insorgere di una meningite che travolge la vita di sua figlia, Viviana lotta con il Daimoku per costruire dentro di sé una speranza invincibile e trasformare le tempeste del karma in un trampolino per conseguire vittorie mai immaginate prima

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Di fronte all’insorgere di una meningite che travolge la vita di sua figlia, Viviana lotta con il Daimoku per costruire dentro di sé una speranza invincibile e trasformare le tempeste del karma in un trampolino per conseguire vittorie mai immaginate prima

Reduce da un’infanzia difficile ho sentito riaccendersi dentro di me una speranza illimitata quando nel 1992 mi dissero che recitando Daimoku potevo trasformare qualsiasi karma.
Da allora la mia vita ha preso velocità, mi sono sposata e ho avuto due meravigliosi figli, Mavì Matthias e Veronica Yoko. Yoko è il nome che le ha dato Sensei quando è nata, e significa “solare, allegra, positiva”.
Mi insegnavano a pregare affidandomi completamente al Gohonzon e così ho realizzato una delle prime grandi vittorie: la guarigione di mia madre da un tumore e dalla dipendenza dall’alcool. Ha vissuto fino al 2005 serena e innamorata dei suoi nipoti.
Con la mia prima responsabilità di gruppo aprii la mia casa per le attività. Il gruppo cresceva velocemente dividendosi più volte, fino a diventare un settore, dando poi vita al capitolo “Vittoria“. In pochi anni, in unità con tutti i membri, abbiamo consegnato oltre cento Gohonzon.
Tutte queste vittorie mi sono servite nel 2011 per affrontare l’esperienza più grande e dolorosa, con mia figlia.
Il 26 aprile del 2011 Veronica Yoko, allora quindicenne, di ritorno da un viaggio con il suo papà accusò una febbre altissima. La diagnosi fu devastante: meningite batterica con pochissime speranze di sopravvivenza. Iniziò così una dolorosa odissea.
Mia figlia subì vari interventi e restò in rianimazione per cinque mesi. Sono eternamente grata a tutti i meravigliosi compagni di fede che ci hanno sostenuto con il loro Daimoku.
Superato il terrore iniziale, reagii mettendo in pratica gli incoraggiamenti di Sensei e le parole del Gosho, rifiutando di cedere al pessimismo e pregando con tutte le forze per tirare fuori una convinzione assoluta. Nonostante la situazione, ringraziavo per la possibilità di stare giorno e notte in rianimazione accanto a lei, totalmente immobilizzata ma cosciente.
Recitando un Daimoku “disperato” e combattivo riuscivo a mantenere uno stato vitale alto e una sorprendente lucidità che mi permetteva di non crollare.
Sopravvivere alla meningite batterica è una grande fortuna, ma la malattia lascia segni importanti. Yoko ne è uscita con il 60% del corpo ustionato, con profonde cicatrici, e le dita dei piedi e delle mani amputate, tranne fortunatamente i pollici che le permettono di fare quasi tutto.
Finalmente dopo cinque mesi tornammo a casa.
Da quel giorno mia figlia ha deciso di vivere al 100%, sfidandosi negli studi e negli sport paraolimpici, qualificandosi a tre paralimpiadi, a Sochi nel 2014 con lo snowboard, nel 2016 a Rio col kayak e a Tokyo 2020 col triathlon.
Quando è andata in Giappone per i test di qualificazione, si è trovata in camera con un’atleta buddista. Insieme hanno recitato Daimoku e visitato un ufficio della Soka Gakkai. Il test si svolgeva proprio a Yokohama davanti al Toda Memorial Hall, dove si è qualificata.
Tornata in Italia si è trasferita a Bologna e, nonostante le cinque ore di allenamento al giorno, è riuscita a laurearsi in Scienze Politiche.
Nel frattempo si è presentato un problema ai piedi che poteva impedirle di correre. Raddoppiai gli sforzi nel Daimoku e nell’attività per sostenerla, e la svolta arrivò con dei nuovi tutori.
Così a Tokyo il 27 agosto 2021 ha vinto una medaglia di bronzo, primo podio olimpico per lei e il primo per l’Italia in quella categoria!
Prima della sua partenza avevo scritto una lettera a Sensei e alla signora Kaneko per ringraziarli per il nome Yoko, che le aveva dato tanta forza.
Oggi, oltre a essersi iscritta alla seconda laurea magistrale, ha deciso di mettere a disposizione il suo impegno pubblico per la diversità e per le donne. Ha scritto un romanzo e la sua storia è stata raccontata in un docufilm. Inoltre è stata nominata Cavaliere della Repubblica per meriti e ha ricevuto un riconoscimento dall’Università di Bologna, nella stessa aula in cui nel ‘94 Sensei ricevette l’Anello Dottorale.
L’anno scorso a Roma, al Festival del Cinema, ho partecipato con Yoko all’anteprima del docufilm. Proprio nel sessantesimo anniversario dalla prima visita di Sensei in Italia, io ero lì, a un passo dal Foro romano insieme a mia figlia, con il cuore colmo di gratitudine.
Desidero incoraggiare i genitori che stanno affrontando la malattia dei figli a fare ogni sforzo possibile per mantenere alto il loro stato vitale recitando Daimoku. È impossibile non soffrire, ma l’importante è trasmettere ai nostri figli l’amore e la gratitudine per la vita, e costruire una speranza invincibile per trasformare il veleno in medicina.
Determino di sostenere tutti i giovani come miei figli, e di rinnovare ogni giorno la mia fede, per essere sempre un esempio grazie al Buddismo, senza mai abbassare la guardia. Come afferma Sensei:

«Guarda avanti,
non indietro.
Davanti a te
si apre una vita di speranza
e di vittoria»

(La mappa della felicità, Esperia, 28 aprile).

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