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1961-2021: sessant’anni di kosen-rufu in Italia - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 10:52

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1961-2021: sessant’anni di kosen-rufu in Italia

Il 19 ottobre, Giorno d’Italia, celebreremo il sessantesimo anniversario della prima visita del presidente Ikeda nel nostro paese. Nel capitolo ”Gioia” del volume 5 de La nuova rivoluzione umana, Sensei racconta quelle giornate trascorse a Roma

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Il 19 ottobre, Giorno d’Italia, celebreremo il sessantesimo anniversario della prima visita del presidente Ikeda nel nostro paese. Nel capitolo “Gioia” del volume 5 de La nuova rivoluzione umana, Sensei racconta quelle giornate trascorse a Roma

La sera del 19 ottobre, Shin’ichi e i suoi compagni lasciarono Vienna per Roma, ultima tappa del loro viaggio in Europa.
All’aeroporto incontrarono una coppia giapponese, composta da Masao Yamagishi e sua moglie, che viveva nella capitale italiana.
[… ] Mentre mangiavano, Shin’ichi disse al signor Yamagishi: «Eccezion fatta per il signor Kawasaki, lei è il primo membro del Gruppo uomini che incontro in Europa. Sento che c’è un significato in tutto ciò.
Vorrei chiederle di piantare i semi per il futuro sviluppo di kosen-rufu a Roma, aumentando i nuovi membri anche di una sola persona.
Qual è la maggiore impresa per un essere umano?
È lasciare dietro di sé altri che condividono i propri ideali. Visto che siamo limitati in ciò che possiamo compiere durante la nostra vita, è importante far crescere persone capaci. Questo darà vita a un movimento che continuerà a diffondersi in tutta la società».
Se si pianta anche un solo seme, questo crescerà diventando una pianta che ne produrrà molti altri; ognuno di questi semi è l’inizio di una generazione di innumerevoli altri.
Allo stesso modo, tutto inizia con un singolo individuo. Ecco perché è così importante curare ogni persona. Dare valore a ciascun individuo e considerarlo un tesoro è la chiave per raggiungere kosen-rufu.
(NRU, 5, 91)

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I miei incontri con Sensei in Italia

Dopo il suo primo viaggio in Italia nel 1961, il presidente Ikeda è tornato varie volte nel nostro paese. In queste pagine pubblichiamo alcune testimonianze di membri che lo hanno incontrato in occasione delle sue visite nel ’92 e nel ’94

La Legge mistica non si propaga da sola
di Alessandro Abrate, Torino

Ho incontrato il presidente Ikeda per la prima volta nel 1991 al corso mondiale dei giovani in Giappone. Era appena scoppiato il problema con la Nichiren Shoshu, non scorderò mai ciò che ci ha trasmesso: «La Soka Gakkai esiste perché diversamente il Buddismo di Nichiren Daishonin sarebbe andato perso».
Poi durante la sua visita in Italia nel ’92 ebbi un’altra occasione meravigliosa, in quei giorni facevo attività di redazione a Milano. Ma l’incontro più importante è stato nel ’94 per la riunione giovani a Firenze insieme a Sensei. Io e la responsabile delle giovani donne desideravamo fortemente che più giovani possibile del Piemonte potessero incontrarlo, perciò ci togliemmo dalla lista, comunque pronti a partire se qualcuno all’ultimo non avesse potuto partecipare. La nostra determinazione era così forte che sul bus quella mattina c’erano tutti i giovani che erano in lista e con gioia li salutammo alla partenza.
In quella occasione non ho incontrato Sensei fisicamente, ma nel mio cuore. Il mese successivo su Il Nuovo Rinascimento fu pubblicato un passo dell’incoraggiamento che diede ai giovani durante quella riunione. Quelle parole hanno rivoluzionato la mia vita per molti anni, ancora oggi: «La Legge mistica da sola non si propaga, chi propaga la Legge mistica è un Budda». Avevo compreso che la missione della mia vita era “propagare la Legge mistica”. Da quel momento ho sviluppato il desiderio che tutto nella mia vita avesse quella finalità.
Così ho avuto subito chiarezza su tanti aspetti superficiali che perseguivo e ho potuto rideterminare ciò che desideravo veramente costruire nel lavoro, in famiglia e nelle attività della Soka Gakkai.
Ho cercato di mettere in pratica le parole di Sensei con tutto me stesso e anno dopo anno, lottando con la mia oscurità interiore, la mia chiusura e il mio egocentrismo, sono riuscito ad aprire la mia vita.
Ho realizzato così una condizione interiore di libertà, gioia, senso di missione e desiderio di costruire insieme alle altre persone.
Recentemente, all’inizio della pandemia abbiamo sperimentato il risveglio di una solidarietà sociale, ma col passare dei mesi l’abbiamo dimenticata e alla solidarietà si è sostituito un clima di conflitto dove le tensioni sociali e la confusione sono aumentate a dismisura. Nel saggio del 24 agosto Sensei scrive: «È necessario riflettere, pregare e agire insieme, unendo le nostre forze a livello locale, sociale e globale. Questa è la nostra “promessa di adottare l’insegnamento corretto per la pace nel paese”» (NR, 723, 2).
Come cittadino e discepolo di Sensei, con il Daimoku e con un dialogo costante, desidero che queste parole diventino realtà. La famiglia Soka è meravigliosa, frutto di tutto ciò che ci ha insegnato il nostro maestro e preservare l’unità e l’insegnamento corretto rappresenta la mia decisione più profonda.

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Pieni di gratitudine, è il momento di scrivere la storia di kosen-rufu
di Giulia Cesaroni, Roma

Nel 1992 sono arrivata a Firenze, alla riunione giovani con Sensei, con una grande vittoria – mi ero appena laureata in matematica – e tantissima gratitudine nel cuore. Quel giorno, oltre a rinnovare la decisione di dedicare la mia vita a kosen-rufu, ho anche deciso cosa avrei voluto fare “da grande”: applicare la matematica alla medicina.
Il 27 giugno 1992 ha così segnato l’inizio di una nuova fase della mia vita.
Alla riunione giovani il presidente Ikeda ha citato una frase di un Gosho indirizzato a Nanjo Tokimitsu: «Una persona che sostiene il Sutra del Loto sta ripagando il debito di gratitudine verso suo padre e sua madre. E anche se in cuor suo non pensa di riuscire a farlo, può ripagare il proprio debito grazie al potere di questo sutra» (Le quattro virtù e i quattro debiti di gratitudine, RSND, 2, 602).
Ci ha rassicurato che i benefici della nostra pratica si sarebbero estesi ai nostri genitori, fratelli, amici e perfino ex-fidanzati!
Nel ’94 Sensei tornò in Italia. Avevo già cominciato a lavorare come epidemiologa, e il mio grande desiderio era vedere una trasformazione nella mia famiglia.
L’Università di Bologna consegnò l’anello dottorale a Sensei. La sfida per me è stata arrivare a quella cerimonia con mio padre, professore universitario, che non praticava.
Ero sicura che il fatto di svegliarsi all’alba, prendere un treno con me e mia madre (già membro della Soka Gakkai) e ascoltare la Lectio magistralis, sarebbe stato un tesoro inestimabile nella sua vita. E così è stato! È rimasto talmente colpito dall’ampia visione di Sensei che dopo circa un anno ha deciso di praticare anche lui.
Al di là di tutto quello di cui parlò il presidente Ikeda, ciò che più mi ha colpito è stato il suo stato vitale e la capacità di essere libero, di mettere tutti a proprio agio e di scherzare pur affrontando temi profondi. Mi era capitato di partecipare a eventi universitari e in queste occasioni si respira un’aria molto formale. Scherzando sul peso dell’anello dottorale fece ridere il Magnifico Rettore e tutti i professori presenti. Questo è stato per me di grande ispirazione: in qualsiasi ambiente si può avere uno scambio profondo, allegro, libero e vitale.
Oggi ci avviciniamo al sessantesimo anniversario della prima visita di Sensei in Italia ed è una grande occasione per ognuno di noi. Abbiamo la possibilità di far emergere la gratitudine per il Gohonzon, per il presidente Ikeda e per la Soka Gakkai, e da qui rilanciare verso il futuro.
All’inizio del volume 30 de La nuova rivoluzione umana è scritto: «Alzatevi con determinazione al mio posto! Ognuno di voi deve diventare Shin’ichi!» (pag. 77). Ognuno di noi è chiamato a scrivere la storia di kosen-rufu. Il mio desiderio è di ripartire iniziando, come nel ’92, una nuova fase della mia vita.
Basandomi sul Daimoku e sull’approfondimento de La nuova rivoluzione umana desidero far sempre più mio l’insegnamento buddista e imparare sempre di più a creare ambienti allegri dove le persone siano a loro agio e possano avere scambi profondi.

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