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Trasformare la sofferenza in gioia / parte 1 - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 09:26

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    Trasformare la sofferenza in gioia / parte 1

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    Quest’anno le riunioni dei Gruppi uomini, donne e giovani della terza settimana si ispirano alle guide contenute nel libro Cos’è la felicità. Nel mese di maggio approfondiamo la prima parte del quarto capitolo: “Trasformare la sofferenza in gioia”. In questa tavola rotonda alcuni responsabili di regione della Campania-Basilicata riflettono sui temi di questo capitolo

    Ermelinda Di Genova, responsabile giovani donne
    Franco Gregorio, responsabile uomini
    Gino Sola, responsabile giovani uomini
    Clara Brai, responsabile donne

    In apertura del capitolo il presidente Ikeda spiega quanto è importante l’atteggiamento con cui si affrontano le difficoltà. Quale brano ti ha colpito in particolare e perché?

    Ermelinda: «Il Daishonin sapeva perfettamente che quando cambia il cuore di una persona tutto cambia, e per questo le sue parole irradiano sempre, come il sole, speranza e incoraggiamento» (pag. 67).
    Avere presente che “è il cuore che è importante” mi mette nella condizione di chiedermi ogni volta se la mia vita, nel profondo, è veramente rivolta verso kosen-rufu, se me ne sto assumendo a pieno la responsabilità e quanto ho deciso di costruire un io solido che non si lascia sviare da tutto ciò che accade.
    Quando mi ritrovo ad avere la sensazione di girare a vuoto, rafforzo ancora di più il mio voto e decido di sviluppare un cuore che crede davvero. Con questo tipo di preghiera, anche quando cado riesco a rialzarmi e a rilanciare ancora, senza perdere quello spirito combattivo espresso da Nichiren Daishonin quando scrive: «E tuttavia non sono scoraggiato» (RSND, 1, 664).
    Riesco a sviluppare la convinzione che anche io posso essere felice nonostante tutto, e che ogni cosa serve per creare le condizioni per vincere e per poter sostenere e incoraggiare anche i miei amici.

    In questo capitolo vengono approfonditi alcuni princìpi del Buddismo, come “ichinen sanzen” e “le illusioni e i desideri sono Illuminazione” (pagg. 69-70). Puoi condividere una tua esperienza a riguardo?

    Franco: Credo che la cosa più importante sia espandere il proprio stato vitale: ogni giorno mi impegno il più possibile partendo dalla preghiera, cercando di essere coerente nella mia vita quotidiana e sforzandomi a fondo nelle attività, soprattutto quelle dietro le quinte perché, come dice il nostro maestro: «Con un cuore grande possiamo assaporare senza dubbio un’immensa felicità; le sofferenze che con uno stato vitale basso appaiono come un pesante fardello risulteranno ridimensionate e saremo in grado di elevarci al di sopra di esse» (pag. 69).
    Il mio desiderio è che tutti possano affrontare ogni tipo di problema recitando molto Daimoku e migliorando se stessi. Nella mia vita ho scoperto che il segreto è restare concentrato, allenarmi a pensare costantemente: “Cosa devo migliorare? Questa situazione cosa mi può insegnare?”. Senza paura di sbagliare, con la giusta condizione vitale ogni situazione può essere quella giusta per migliorare la mia vita.

    Il maestro Ikeda parla di “trasformare il veleno in medicina” (pag. 73). Cosa ti colpisce e perché?

    Gino: Sensei sottolinea un punto che non sempre ci ricordiamo, soprattutto quando stiamo soffrendo e vediamo sempre più lontana la possibilità di un cambiamento nello scenario che stiamo vivendo: «È importante non farsi scoraggiare quando insorgono i problemi, ma credere fermamente che siano l’espressione della compassione del Budda e avanzare con fede ancora maggiore» (pag. 73).
    La consapevolezza di essere noi i responsabili di ciò che ci accade nel presente, sia nel bene che nel male, è un grande passo che può aprire la strada al nostro miglioramento personale, ma la saggezza del Budda va oltre questo modo di vedere le cose. Ricercare le cause poste nel passato può infatti essere frustrante e non contribuire alla risoluzione dei problemi.
    Soltanto comprendendo che il «Budda è la vita stessa» possiamo vedere nelle difficoltà che stiamo affrontando l’occasione per diventare degli esseri umani migliori. Come un maestro che impartisce una lezione, la vita ci apre infinite possibilità di cambiamento in ogni istante.
    Quando incontriamo difficoltà, se le affrontiamo con la fede, senza scoraggiarci, perseverando, credendo nell’impossibile, sostenendo e incoraggiando le persone che ci circondano, sfidando i nostri limiti, trasformando i lati negativi di noi stessi, allora avremo trasformato il veleno in medicina facendo di un evento negativo una causa di fortuna per la nostra vita.

    Uno dei temi di cui si parla in questo capitolo è “vivere con gioia qualsiasi cosa accada” (pagg. 74-76). Cosa significa per te?

    Clara: Quando ho abbracciato il Buddismo non mi era chiaro cosa intendesse Nichiren Daishonin quando scriveva: «Provo una gioia senza limiti anche se adesso sono in esilio» (RSND, 1, 342); e ancora: «Quanto più grandi sono le difficoltà che incontrerà, tanto più grande la gioia che egli proverà grazie alla sua forte fede» (Ibidem, pag. 29).
    Pian piano, approfondendo la fede, la pratica e lo studio, offrendo tutto ciò che potevo in termini di tempo, spazio e denaro, ho iniziato a capire.
    Il 9 giugno del 2001 il presidente Ikeda ha dedicato il poema Il giardino dei grandi fiori per il rinascimento alle donne italiane, per celebrare i quarant’anni di kosen-rufu in Italia. Da allora il 9 giugno è diventato il Giorno delle donne Soka in Italia.
    Nel poema Sensei ci incoraggia così: «Miriamo nuovamente ai prossimi vent’anni, al 2021» (NR, 460, 10).
    Ricordando queste sue parole, ho ripercorso questi venti anni.
    Nel 2003 ho superato un tumore. Nel 2010 ho avuto un’emorragia interna dopo un intervento chirurgico, e sono entrata in sala operatoria due volte in due giorni, con questa decisione: “Nichiren, ho ancora da fare tanto shakubuku, vincerò!”.
    Anche questa volta la protezione non si è fatta attendere e, sostenuta dai miei familiari e dai compagni di fede, ho vinto.
    Nel 2017 il terremoto ha danneggiato la strada tanto che non potevamo accedere alla nostra casa dove era custodito il primo Gohonzon dell’isola d’Ischia. Incredibilmente, siamo riusciti a rientrarvi dopo soli sei mesi.
    Con immensa gioia, grazie a questa esperienza due mie amiche hanno ricevuto il Gohonzon.
    Nel 2020, ho dovuto affrontare grandi difficoltà economiche dovute alla pandemia.
    Mi sono detta: “Cosa farebbe il mio maestro? Sono viva e in salute, voglio continuare a fare shakubuku e offrire la mia vita!”.
    Così ho continuato a fare l’offerta per kosen-rufu e a condividere sinceramente il Buddismo con gli altri.
    In piena pandemia, con la mia agenzia sono riuscita a vendere tre immobili in tre mesi, trasformando completamente la mia situazione economica.
    Siamo al 2021 e ho mantenuto la promessa fatta nel 2001.
    Lo sforzo e la lotta per kosen-rufu mi hanno portata a sentirmi grata e felice. Sono determinata a continuare a lottare insieme a Sensei per un mondo di pace.

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    Riferimenti:

    Cos’è la felicità, cap. 4, pagg. 66-76, pubblicato anche su BS, 168, 9-18

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