Dopo una difficile esperienza nel lavoro, perseverando nello shakubuku e nell’attività per gli altri, Caterina riesce a realizzare tutto ciò che aveva osato determinare… e molto di più!
A fine 2019 terminava il mio contratto con una società che si occupa di sostenibilità nella moda.
Nonostante il mio valore fosse stato messo in discussione, mi impegnai fino alla fine, parlando del Buddismo anche alla persona che era la causa di quella sofferenza.
All’inizio del 2020, con lo sguardo al 2030, centenario della fondazione della Soka Gakkai, ho rideterminando di dedicare ogni aspetto della mia vita alla realizzazione di kosen–rufu.
Nel lavoro ciò significava mettere al centro le persone e creare nuove opportunità per le donne che vivono in situazioni svantaggiate.
Non potevo rimanere a lungo senza un lavoro. Mandavo curricula, ma senza risposta. Presi allora una decisione: avrei creato io il mio lavoro mettendo mano, con un’amica, a un progetto sul turismo responsabile col desiderio di creare un’attività da replicare in Giordania, dove avevo lavorato anni prima e dove desideravo tornare. Sono emerse una forza e una fiducia mai provate prima!
Poi è arrivato il Covid-19. Nonostante ciò abbiamo portato a termine la stesura del progetto. L’attività buddista in presenza è stata sospesa. Dopo un primo smarrimento, tutto mi è parso più chiaro alla luce del Gosho Adottare l’insegnamento corretto per la pace nel paese. Ho sentito che era l’occasione come discepoli di rafforzare la nostra fede e contribuire al cambiamento della società.
In quel periodo ho recitato Daimoku come mai prima, insieme ai compagni di fede del capitolo.
Sentivo che c’era tanto bisogno di infondere fiducia tra le persone. Partendo da quel desiderio e basandomi sul Daimoku, sono riuscita a parlare del Buddismo a due giovani: una vicina di casa e la mia coinquilina, che di lì a poco avrebbe lasciato casa. Che gioia!
A giugno sarebbe finita la cassa integrazione: dovevo trovare un lavoro che mi lasciasse tempo per il progetto e una nuova coinquilina. In quei giorni mia sorella, non più autosufficiente a causa di una malattia, venne ricoverata e la badante decise di licenziarsi.
Grazie al Daimoku, ho subito rideterminato perché ci fosse protezione su tutti i fronti. Stabiliti questi obiettivi per la riunione donne e giovani donne del 18 giugno, ho continuato a incoraggiare i membri del capitolo con il desiderio che ognuno rafforzasse il legame con Sensei.
Proprio il 18 giugno ho trovato la coinquilina e un lavoro part-time in una boutique di abbigliamento a pochi metri da casa, alla cui titolare ho fatto shakubuku. Mia sorella è tornata a casa in pochi giorni e abbiamo trovato la nuova badante che è tutt’ora con lei.
Poi è accaduto l’incredibile.
Sono stata contattata dal Politecnico di Milano per un progetto in Giordania. La responsabile aveva un bel ricordo di me e del lavoro che avevo fatto laggiù per altri enti. Mi è stato offerto un contratto con l’obiettivo di promuovere il turismo responsabile in Giordania, creare opportunità di lavoro per donne e giovani, e realizzare una scuola per profili professionali relativi alla valorizzazione del patrimonio artistico e culturale.
Non potevo crederci!
Inoltre a metà agosto mi ha contattato una scuola svizzera con sede a Milano per una posizione come insegnante in un Master sulla sostenibilità nella moda, un’opportunità per contribuire a formare i leader di domani sui valori che ci insegna il nostro maestro, e con uno stipendio doppio di quello che mi aspettavo!
A gennaio 2021, terminato il primo corso, me ne sono stati assegnati altri due con la prospettiva, da settembre, di assumere il ruolo di direzione della sede di Milano. Nel frattempo continua nel capitolo l’attività delle riunioni online: la decisione di far emergere il meglio anche da questa situazione sta rafforzando la fede di tante persone e i legami tra noi.
Con profonda gratitudine, non ho dubbi che questo – come Toda disse al giovane Daisaku Ikeda durante il loro primo incontro – «è il modo corretto di vivere».