Deprecated: Function strftime() is deprecated in /var/www/vhosts/ilnuovorinascimento.org/wp-dev.ilnuovorinascimento.org/site/wp-content/themes/nuovo-rinascimento/functions.php on line 220
I nostri pionieri - Verso il 19 ottobre - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 10:27

718

Stampa

I nostri pionieri – Verso il 19 ottobre

Il 19 ottobre è il giorno d’Italia, infatti sessant’anni fa il presidente Ikeda giunse a Roma per la sua prima visita nel nostro paese. In questa rubrica continuiamo a pubblicare le testimonianze dei pionieri che hanno vissuto in prima persona le attività con Sensei nel corso delle sue visite in Italia

Dimensione del testo AA

Il 19 ottobre è il giorno d’Italia, infatti sessant’anni fa il presidente Ikeda giunse a Roma per la sua prima visita nel nostro paese. In questa rubrica continuiamo a pubblicare le testimonianze dei pionieri che hanno vissuto in prima persona le attività con Sensei nel corso delle sue visite in Italia

Camminiamo insieme con fiducia

Angela Paladino, Fucecchio (FI)

Ho incontrato il Buddismo nel 1977 e ho ricevuto il Gohonzon nel ’79.
Quando ho incontrato Sensei, nel 1981, mi è parso di vivere in un vortice di emozioni. Avevo appena ventuno anni ma in quelle giornate sono riuscita a percepire la forza, l’entusiasmo, la fiducia e l’affetto che quell’uomo, venuto per noi dal Giappone, era riuscito a trasmetterci. La cosa straordinaria era la sua capacità di farci sentire tutti importanti, senza alcuna differenza fra noi e lui.
Io facevo attività byakuren e come tutti gli staff avevo recitato tantissimo Daimoku per la riuscita del garden party e per la protezione del nostro maestro.
Nonostante le previsioni portassero pioggia, il giorno del festival c’era il sole e faceva molto caldo, tanto che io, durante la rappresentazione a cui partecipai danzando scalza sul palco, mi sono bruciata i piedi. Così mentre tutti ridevano per la scenetta, mi sono ritrovata a terra con i piedi in fiamme.
Per fortuna un membro giapponese di Roma, insegnante di shiatsu, arrivò subito in mio soccorso. Il suo intervento immediato mi permise di camminare e fare attività nei giorni seguenti.
Il giorno della partenza sono andata a salutare il presidente Ikeda in stazione, sono riuscita a parlare con lui e a stringergli la mano.
Quella stretta di mano la sento ancora oggi, quella determinazione e quella voglia sincera di cambiare il mondo mi ha fatto decidere di praticare per tutta la vita.
L’insegnamento che quelle giornate mi hanno lasciato si è rivelato fondamentale: ho capito che la cosa più importante è approfondire l’unicità con il maestro dentro di me, e da quel giorno la ricerco sempre recitando Daimoku davanti al Gohonzon.

• • •

Grande passione e determinazione

Piero Lupi, Fucecchio (FI)

Maggio 1981. Ricordando il suo arrivo in Italia, Sensei scrive: «Ad accogliermi all’aeroporto di Pisa trovai centinaia e centinaia di giovani occhi radiosi, che mi ricordavano il sole splendente dell’Italia. Fu un’esplosione di calore. Amici miei, i sei giorni di sincero dialogo a Firenze non li dimenticherò per il resto della mia vita» (Ai miei cari amici italiani, IBISG, pag. 28).
Io ero tra quei giovani. Durante la visita di Sensei a Firenze facevo attività di protezione e accoglienza. Sino a quel momento non avevo capito cosa significasse la relazione di non dualità di maestro e discepolo, ma partecipando a tutte le attività e ascoltando le sue guide ho percepito profondamente la sua grande compassione e umanità.
Prima di fare Gongyo tutti insieme a casa di un compagno di fede, Sensei ci esortò a fare insieme un voto: la realizzazione di kosen-rufu in Italia.
Nei giorni successivi partecipai anche al corso con i membri europei a Trets, anche lì feci attività di protezione e allestimento per la preparazione delle riunioni.
Ero stanchissimo, come tutti del resto, e durante una lezione di Gosho Sensei ci disse: «Potete anche dormire, non preoccupatevi, tutto entrerà nei vostri cuori e vi rimarrà per sempre, pionieri di kosen-rufu in Europa!».
Da lì iniziò una forte propagazione in Italia, con grande passione e determinazione, per rispondere alle aspettative del maestro, alla fiducia che riponeva in noi giovani. Io venivo da esperienze di autolesionismo e da allora decisi di trasformare il mio karma in missione facendo crescere tante persone che avevano attraversato o stavano attraversando lo stesso tipo di esperienze.
Ora, dopo aver affrontato e superato tante difficoltà e anche una gravissima malattia nell’ultimo anno, il mio scopo è quello di arrivare al 2030 per celebrare i cento anni della fondazione della Soka Gakkai mantenendo sempre il mio voto condiviso con il mio maestro.

• • •

Qualunque cosa accada

Marcella Incerti, Galluzzo (FI)

Ho iniziato a praticare a cinquantadue anni, alla fine del 1979, grazie a mia nipote, quando a Firenze i praticanti erano tutti giovani. Per me era difficile fare shakubuku agli adulti, perché il Buddismo non era conosciuto.
Il 31 maggio del 1981, durante il soggiorno di Sensei a Firenze, fui invitata al garden party. In mezzo a quei giovani mi sentivo fuori luogo e me ne stavo in disparte. Sensei, vedendomi a disagio, mi prese amichevolmente la mano e mi fece sedere vicino a lui e a sua moglie Kaneko per assistere allo spettacolo.
Ogni tanto si voltava verso di me e, tramite l’interprete, mi diceva cose molto incoraggianti. Quando si congedò mi prese le mani dicendomi di “praticare con coraggio per tutta la vita, qualunque cosa fosse accaduta”. E di cose ne accaddero davvero molte…
L’anno dopo ebbi un incidente automobilistico disastroso dove furono coinvolti anche mio figlio e la mia nipotina di due anni, che ne uscirono quasi illesi.
Arrivai in ospedale in condizioni molto gravi: avevo fratture e ferite su tutto il corpo, non riuscivo nemmeno a parlare. Nella sofferenza mi domandavo perché stesse succedendo tutto questo, proprio a me che recitavo Daimoku e facevo tanta attività… Dove erano dunque i benefici?
Mentre questi pensieri mi si affacciavano alla mente ricevetti la visita di due giovani che mi portarono il primo numero del Il Nuovo Rinascimento con in copertina una foto del presidente Ikeda.
Non stavo pensando al nostro incontro dell’anno prima, ma vedendo quell’immagine mi ricordai delle sue parole e da quel momento promisi a me stessa di non lamentarmi più e di realizzare un grande scopo: uscire dall’ospedale e ricevere il Gohonzon, in modo da far praticare anche mio figlio.
E così è stato!
Nella vita, come tutti, ho affrontato altri problemi, ma sempre a testa alta, mantenendo nel cuore le parole che il mio maestro mi disse quel giorno di quarant’anni fa.

©ilnuovorinascimento.org – diritti riservati, riproduzione riservata