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Riconoscendo il nostro valore possiamo fare la differenza - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 09:27

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Riconoscendo il nostro valore possiamo fare la differenza

Luana Gabriele, Bologna

Grazie al Buddismo Luana ha trovato la sua missione. Oggi è un’operatrice sociale e lavora nell’accoglienza e integrazione per persone migranti richiedenti asilo e titolari di protezione internazionale

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Grazie al Buddismo Luana ha trovato la sua missione. Oggi è un’operatrice sociale e lavora nell’accoglienza e integrazione per persone migranti richiedenti asilo e titolari di protezione internazionale

Qual è stato il tuo percorso di studio?

Quando nel 2006 ho iniziato a praticare il Buddismo studiavo Lingue, poi ho lavorato diversi anni come traduttrice e nel turismo, ma sentivo che non era la mia strada.
I temi del sociale mi sono sempre interessati e il desiderio di ricominciare a studiare si affacciava nella mia testa a ogni settembre, ma ero sempre troppo incerta e confusa per fare una scelta.
Nell’agosto del 2017 mi sfidai nel recitare tre ore di Daimoku al giorno per due settimane e, in seguito, decisi di iscrivermi di nuovo all’università, in Servizio sociale.
L’ostacolo si presentò immediatamente: le iscrizioni erano già chiuse. Potevo iscrivermi a Sociologia e passare a Servizio sociale l’anno seguente, ma la facoltà era a Forlì e con il lavoro a tempo pieno sarebbe stato impossibile frequentare le lezioni.
La mia determinazione non vacillò e decisi davanti al Gohonzon che se quella era la mia strada si sarebbe aperto un varco. Così, dopo dieci giorni riaprirono il bando di ammissione perché non erano stati coperti tutti i posti disponibili, e fui ammessa.
Sono stati anni di sforzi continui per conciliare studio e lavoro, ma ero mossa da un forte desiderio e una grande passione: dopo il lavoro andavo in biblioteca per preparare gli esami, riuscendo così a laurearmi perfettamente in tempo.

Oggi fai un lavoro che ti soddisfa. Come sei riuscita a realizzare questo obiettivo?

Per laurearmi dovevo svolgere un tirocinio ed essendo impossibile conciliarlo con il lavoro, decisi di non farmi rinnovare il contratto. Prima che finisse la disoccupazione recitai tanto Daimoku per riuscire a trovare lavoro nel sociale.
Ricevevo molti rifiuti, tutti mi dicevano di rimandare il curriculum dopo la laurea.
Avevo paura di rimanere senza soldi e di dover accettare un lavoro per mantenermi, ma decisi di andare fino in fondo determinata a non sprecare il mio tempo in lavori lontani dal mio ambito.
Una settimana prima che la disoccupazione scadesse mi chiamò una cooperativa per un colloquio.
Si trattava di un lavoro come operatrice sociale nella prima accoglienza in un quartiere complesso di Bologna e decisero di assumermi in virtù dell’esperienza fatta durante il tirocinio con persone senza dimora.
Proprio prima del lockdown firmai il contratto!
Il lavoro inizialmente era part-time, proprio come desideravo, così da poter finire gli esami. Qualche mese dopo ottenni un rinnovo full time. Inoltre, poco dopo mi proposero di essere la referente di un progetto molto particolare: una struttura di accoglienza per migranti transgender unica non solo a Bologna, ma anche in Italia e in Europa. Accettai la sfida con gioia e gratitudine.
Nell’autunno 2020 mi laureai e un mese dopo superai l’Esame di Stato. È stato un periodo molto intenso che mi ha fortificata tantissimo facendomi sfidare rispetto alle mie insicurezze.
Oggi sono la referente di tre strutture nel Sistema di Accoglienza e Integrazione (SAI) per richiedenti asilo e titolari di protezione internazionale, di cui una maschile a orientamento sessuale misto e multiculturale, una realtà sperimentale, molto complessa.
A fine 2021, due mesi prima della scadenza del contratto mi hanno offerto un rinnovo a tempo indeterminato!
Supporto i beneficiari del progetto nella gestione degli appartamenti ospitanti e mi occupo di mediare sia eventuali conflittualità interne, sia il rapporto con i servizi e gli Enti del territorio.

Qual è stato il ruolo della fede in questo percorso?

Il Daimoku è stato fondamentale per prendere la decisione giusta che non si basasse sulla paura. Temevo di sbagliare percorso o girare a vuoto, ma la pratica buddista mi ha permesso di decidere profondamente lanciando il cuore oltre l’ostacolo.
In questi anni ho potuto fare una trasformazione incredibile e costruire una forte solidità interiore: all’inizio mi sentivo inadeguata e cercavo sempre conferme esterne, ho dovuto sostenermi con molto Daimoku per iniziare a riconoscere il mio valore e sentire quanto posso fare la differenza.
La pratica mi accompagna sempre e nei momenti cruciali è un motore fortissimo.
Il mio lavoro porta a sviluppare una grande tensione e ad affrontare momenti di stress in cui emerge molta oscurità.
Grazie al Daimoku riesco a mantenere uno stato vitale alto che mi consente di sostenere anche i colleghi, portando in quell’ambiente una ventata di aria fresca.
Quando mettiamo il Daimoku al primo posto possiamo davvero illuminare ogni ambiente.

Cosa significa per te avere un maestro?

Il legame con il maestro Ikeda è fondamentale. Mi ha spronato costantemente ad andare fino in fondo e a vincere su me stessa anche quando era doloroso: in quei momenti leggere i suoi incoraggiamenti mi ha permesso di aprire il mio guscio e continuare sulla strada della mia missione. Sentivo la sua fiducia nei miei confronti e questo mi ha aiutato a non fermarmi davanti alle difficoltà.

Che obiettivi hai per il futuro?

Mi piacerebbe poter avere un ruolo di maggior responsabilità occupandomi anche di altri progetti.
Sento di voler continuare a crescere là dove sono, sfidandomi per far emergere da dentro di me gli stimoli e il dinamismo di cui ho bisogno.
E soprattutto desidero valorizzare le mie peculiarità senza dover diventare diversa da ciò che sono, potenziando le mie qualità e capacità.

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