L’incendio che ha colpito la zona di Oristano lo scorso luglio ha arrecato gravi danni alla casa di Nuccia nei pressi di Sennariolo, e ha bruciato l’uliveto e l’orto dove insieme a Claudia, amica e compagna di fede, da anni portano avanti con passione la coltivazione di un orto sinergico a uso familiare. Insieme ci raccontano come hanno vissuto questa grande difficoltà e come, grazie al Daimoku e al sostegno di Sensei e dei compagni di fede, stanno facendo rifiorire la speranza
Nuccia: Sabato 24 luglio il vento soffiava impazzito cambiando continuamente direzione, quando improvvisamente è divampato il fuoco.
La mia casa è isolata dal paese e circondata dagli ulivi e dalla macchia mediterranea.
Con il buio erano spariti anche i canadair che dal pomeriggio stavano lavorando per spegnere l’incendio, e a quel punto ci siamo rese conto che la situazione era davvero critica. Ho preso con me le poche cose per la notte, insieme al Gohonzon e l’Omamori, e mi sono spostata in paese a casa di Claudia.
Claudia: In questa estate veramente troppo calda, con un sole che ustionava persino i pomodori, quasi me lo aspettavo che scoppiasse un incendio, ma questa volta è stato diverso.
In poche ore il rogo ha inghiottito il bosco di Santu Lussurgiu, poi dalla finestra ho visto le fiamme circondare Cuglieri…
Nella notte anche il mio paese è stato evacuato e siamo scappati con i nostri animali stipati in auto verso la spiaggia di Bosa. Lì, sotto le stelle, mi sono messa a recitare Daimoku perché nessuno venisse preso dal fuoco, Daimoku per proteggere gli animali, le piante, le case… La mattina dopo, al ritorno, ciò che abbiamo trovato ci ha tolto il fiato.
La casa di Nuccia, l’uliveto, l’orto… tutto nero, tutto bruciato, e noi lì in fila a guardare i pompieri che provavano e riprovavano a spegnere la casa.
Nuccia: Certo, tornare a Sennariolo quella domenica mattina e vedere gli ulivi neri e mangiati dal fuoco, l’orto bruciato, il tetto della mia casa in fiamme, è stata dura. Ho provato un senso di perdita enorme.
Era come se quel fuoco bruciasse parte della mia memoria fatta delle piccole cose, degli oggetti il cui senso era racchiuso nell’essere passati attraverso mani a me care. Quella memoria che ci aiuta a ricordare chi siamo e a capire dove vogliamo andare, stava diventando cenere sotto i miei occhi.
Claudia: Poi sono cominciate le telefonate delle compagne di fede che chiedevano notizie e mentre parlavo con loro ho sentito che ritornavo in me, tornavo a percepire la mia vita. Da lì è stato un incoraggiamento profondo fatto di mille premure, di cibo che arrivava al momento giusto, di mani che facevano catena per gli annaffiatoi, di sorrisi, di acqua sulla terra che scottava ancora. Sentivo fortemente il sostegno del loro Daimoku.
In quei giorni ho letto e riletto il messaggio che Sensei ha inviato ai membri del Tohoku dopo il terremoto (2011): «Qualunque siano le circostanze o la situazione, le nostre sono le menti e i cuori di persone che si dedicano alla causa di kosen-rufu, e quindi riflettono la stessa condizione vitale di un Budda».
Ho sempre portato avanti la responsabilità nella Soka Gakkai cercando di allineare il mio cuore con quello del maestro, e ho sperimentato che questo voto è una sorgente inesauribile di energia, speranza, coraggio, e soprattutto di un profondo apprezzamento della vita.
Nuccia: Poco dopo è arrivato anche il messaggio di Sensei per noi, che ci esprimeva tutta la sua solidarietà e vicinanza, dal profondo del cuore. Mi sono sentita avvolta da un grande abbraccio, come un’àncora a cui aggrapparmi per riemergere da quello smarrimento e tornare a vedere la realtà per ciò che era: la mia casa bruciata, sì, ma io sono viva, in salute, ho amici che mi sostengono e un lavoro che amo.
Claudia: Dopo questa esperienza mi rendo conto che non ho più paura di quello che può accadermi nella vita. Mentre racconto questa storia, il nostro orto ci ha già regalato nuove meravigliose melanzane, a dimostrazione che posso trasformare tutto e sentirmi felice anche nell’affrontare la grande mole di lavoro che i postumi di questo incendio ovviamente comportano.
Se c’è una cosa di cui sono orgogliosa, è di far parte della Soka Gakkai. Sento una profonda gratitudine che vorrei riversare in parole e azioni per diffondere questo meraviglioso insegnamento e per allargare questa rete di pace e rispetto per tutti gli esseri viventi.
Nuccia: Se ripenso a com’ero prima di conoscere il Buddismo, mi rendo conto di quanto sono cambiata.
Sensei scrive: «Chi ha purificato la vita attraverso la pratica del Buddismo di Nichiren, ha un immenso potere che gli consente di tirare fuori saggezza e creatività, di superare le difficoltà e godere di fortuna e benefici» (BS, 212, 35). È la mia sfida di tutti i giorni, quella di non cedere alla tristezza o al senso di impotenza, ma di tornare davanti al Gohonzon a recitare Nam-myoho-renge-kyo per riconoscere e lodare la Buddità che è in me e che non sempre riesco a vedere.
Di certo sto imparando a vedere la bellezza della vita anche nei momenti più bui, ad essere grata per ogni parola di sostegno, per ogni gesto di solidarietà e di ascolto. Ogni esperienza, per quanto dura e difficile, mi insegna qualcosa, e adesso il mio desiderio è di prendermi cura di questa terra così sofferente e ricostruire la mia casa perché possa tornare a essere luogo di incontri per costruire legami di amicizia e solidarietà.
D’altronde, se ho scelto di essere un Bodhisattva che emerge dalla terra danzando, sicuramente questa è la mia sfida!