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1961-2021: sessant’anni di kosen-rufu in Europa - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 13:38

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1961-2021: sessant’anni di kosen-rufu in Europa

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Il 5 ottobre 1961 il presidente Ikeda atterrò a Copenaghen, prima tappa del suo primo viaggio in Europa. L’8 ottobre giunse poi a Berlino Ovest: il muro era stato costruito solo due mesi prima (13 agosto 1961), e quasi ogni giorno la stampa riportava notizie di incidenti lungo il confine tra Berlino Est e Ovest, dove i soldati facevano fuoco su chi tentava di fuggire.
«Pregherò con tutto il cuore non soltanto per la riunificazione della Germania – dichiarò Sensei – ma anche per la fine della Guerra Fredda. Voglio iniziare con questo spirito il mio viaggio, che è anche il viaggio della Soka Gakkai per la pace» (NRU, 4, 246).

Ne La nuova rivoluzione umana il presidente Ikeda racconta

«Quando giunsero più vicini alla Porta di Brandeburgo, l’atmosfera si fece ancora più tesa. Barriere e filo spinato erano disseminati tutto intorno a loro. Da qui si potevano vedere chiaramente, sull’altro versante, le figure dei soldati della Germania Est, armati di fucile.
[…] Shin’ichi e gli altri poi percorsero per un lungo tratto il confine in automobile. Il muro di mattoni e cemento sembrava non finire mai. Quel muro era alto soltanto tre o quattro metri e avrebbe potuto essere abbattuto molto facilmente, invece era là a privare la gente della libertà, a separare relazioni umane, famiglie, abitanti della stessa città. Il karma degli esseri umani è davvero terrificante. “Per cosa sono nati gli esseri umani?” gridò dentro di sé Shin’ichi, mentre sentiva crescere una forte indignazione.
[…] Aveva smesso di piovere e il cielo stava assumendo gli splendidi colori del tramonto. Era davvero magnifico. Alzando lo sguardo verso la Porta di Brandeburgo, Shin’ichi disse ai suoi compagni: «Sono sicuro che fra trent’anni il Muro di Berlino non ci sarà più».
Non era una predizione o la semplice espressione di un desiderio. Pronunciò quelle parole poiché era fermamente convinto che la coscienza, la saggezza e il coraggio delle persone comuni dedite alla realizzazione della pace avrebbero infine trionfato. Fu anche espressione della sua risoluta decisione di dedicare la propria vita alla causa della pace nel mondo. Il Buddismo insegna che la profonda determinazione di una sola persona può influenzare l’intero universo.
“Mi batterò per vedere la fine di questo muro”, promise a se stesso.
“Mi batterò per la pace. Farò scaturire questa stessa scintilla negli altri, ricercherò il dialogo per risvegliare ogni singolo individuo alla sua innata umanità. Dedicherò la mia vita a questo scopo.” Shin’ichi si voltò verso la Porta di Brandeburgo e recitò tre volte Daimoku: “Nam-myoho-renge-kyo. Nam-myoho-renge-kyo. Nam-myoho-renge-kyo”. Ispirato da quel profondo impegno preso con se stesso, fece risuonare distintamente la sua voce nel cielo dorato sopra Berlino».

 

 

Abbiamo chiesto ad alcuni giovani come stanno vivendo questo 60° anniversario del primo viaggio del presidente Ikeda in Italia e quali sono le loro determinazioni per il futuro. Ringraziamo per il loro contributo Roberta Maldera, vice responsabile giovani donne della Puglia e Michele Bianchi, responsabile giovani uomini dell’Emilia Romagna Ovest

Qual è per voi il significato di questo anniversario? Quali sono le vostre determinazioni?

Roberta Quando penso al giorno in cui Sensei è arrivato in Italia per la prima volta, affrontando numerose sfide senza mai risparmiarsi, provo un infinito senso di gratitudine. Da quel seme sono emersi numerosi Bodhisattva della Terra, la prova concreta delle sue preghiere per kosen-rufu.
Grazie a Sensei ho avuto la fortuna di sperimentare il potere del Buddismo, ho scoperto la felicità, ho riabbracciato la speranza e attualmente contribuisco al benessere della società con un profondo senso di missione.
In questo Anno della speranza e della vittoria, determino di sviluppare una fede e un coraggio incrollabili, di creare nuovi legami di amicizia basati sul dialogo cuore a cuore, di accompagnare tante persone a ricevere il Gohonzon, piantando nuovi semi di felicità nella mia terra con la stessa fiducia che aveva Sensei durante il suo primo viaggio in Italia.
In itai doshin con tutte le giovani donne, con un sorriso invincibile, voglio rendere felice il mio maestro.

Michele Questo anniversario della prima visita del presidente Ikeda in Italia ha per me il significato di un primo passo verso qualcosa di grandioso; più che un punto di arrivo, è come una nuova alba, un nuovo punto di partenza.
Ho sempre fatto fatica a parlare agli altri del Buddismo e sto lottando affinché questa sia per me l’occasione per rilanciare e portare una grande vittoria a Sensei, nonostante i tempi che stiamo vivendo.
Attraverso la preghiera sto cercando di vivere questo 19 ottobre come se potessi incontrare Sensei qui in Italia e, sulla base dei suoi incoraggiamenti, sono determinato a espandere la mia rete di amicizie attraverso lo shakubuku.

Come vi state preparando per le attività di shakubuku verso il 19 ottobre?

Michele Desidero fare una grande esperienza di fede.
Il 3 ottobre in Emilia Romagna Ovest terremo un incontro al Centro culturale di Bologna con tutti i responsabili giovani di hombu, con lo scopo di unire la nostra determinazione affinché ognuno di noi possa fare una bellissima esperienza di shakubuku da regalare a Sensei.
È per questo che sto chiedendo a tutti i giovani uomini che incontro di unirci e recitare Daimoku per vincere, poiché la vittoria di una persona costituisce la vittoria di tutti.

Roberta Ho deciso di rinnovare il mio voto a partire dai pilastri della pratica corretta: ogni giorno recito almeno un’ora di Daimoku, dedico venti minuti allo studio delle guide del maestro e del Gosho, mi sfido nell’incoraggiare almeno una giovane donna e nel fare shakubuku alle persone che incontro e ai miei amici.
Dall’inizio dell’anno sto facendo l’offerta per kosen-rufu ogni mese, è un’esperienza nuova che mi sta facendo accumulare indistruttibili tesori del cuore.
Approfittando del bel tempo, sto incontrando personalmente le giovani donne con lo spirito di non lasciare indietro nessuna, lodando i loro sforzi proprio come Sensei ha sempre fatto.
Inviterò quante più persone possibili alle riunioni che faremo dal 23 al 31 ottobre, con l’obiettivo che due di loro ricevano il Gohonzon entro la fine di quest’anno.

Qual è la vostra determinazione verso il 2030?

Roberta Quest’anno, particolarmente ricco di sfide, ho inciso nel cuore queste parole di Sensei: «La fede è la forma suprema di coraggio» (NR, 715, 4). Ho grandi obiettivi per il 2030, come la creazione di una famiglia per kosen-rufu, vivere in ottima salute e realizzare dieci shakubuku con Gohonzon. Tuttavia, la mia determinazione più profonda è quella di rendere indissolubile il legame di maestro e discepolo, rafforzando la fede nella Legge mistica.
Le grandi difficoltà mi riconducono sempre alle origini della pratica, al motivo per cui è nato il Buddismo: la felicità assoluta di ogni singola persona. Trasformando il veleno in medicina con una fede come l’acqua, determino di contribuire alla creazione di una società pacifica portando sempre nel cuore il desiderio del mio maestro per tutte le giovani donne: essere un sole di speranza e di vittoria!

Michele Questo è un anno cruciale, il primo del decennio che porta al 2030, e insieme ai miei compagni di fede ho scritto i miei obiettivi per inviarli a Sensei.
Ho determinato di ampliare la mia famiglia armoniosa per kosen-rufu, raggiungere l’obiettivo di 10.000 persone felici nella nostra regione, far crescere giovani felici e indipendenti nella fede, avere una fede tale da non vacillare di fronte a nessuna difficoltà, “sviluppare” nella mia vita il cuore di Sensei, che ha a cuore ogni singola persona e realizzarmi nel lavoro come musicista.
A partire da queste promesse al mio maestro, voglio superare i miei limiti e svilupparmi al 100% come essere umano. In poche parole determino di essere felice e aiutare gli altri a esserlo.

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