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Felicità per sé e per gli altri / parte 2 - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 09:27

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    Felicità per sé e per gli altri / parte 2

    Quest’anno le riunioni dei Gruppi uomini, donne e giovani della terza settimana del mese si ispirano al libro Cos’è la felicità. Nel mese di settembre approfondiamo la seconda parte del quinto capitolo: “Felicità per sé e per gli altri”. In questa tavola rotonda alcuni responsabili di regione della Sardegna riflettono sui temi di questo capitolo

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    Quest’anno le riunioni dei Gruppi uomini, donne e giovani della terza settimana del mese si ispirano al libro Cos’è la felicità. Nel mese di settembre approfondiamo la seconda parte del quinto capitolo: “Felicità per sé e per gli altri”. In questa tavola rotonda alcuni responsabili di regione della Sardegna riflettono sui temi di questo capitolo

    Paolo Brai, per il Gruppo uomini
    Loredana Gallus, per il Gruppo donne
    Francesco Casu, per il Gruppo giovani uomini
    Serena Busalla, per il Gruppo giovani donne

    A proposito della pratica del bodhisattva di rispettare tutte le persone, Sensei scrive che «come buddisti, ma in realtà come esseri umani, è naturale agire per la felicità degli altri. Qualche volta, tuttavia, le cose più semplici possono rivelarsi le più difficili» (pag. 100). Qual è l’essenza del comportamento del bodhisattva e come riesci ad adottarlo nella tua vita quotidiana?

    Paolo: Il comportamento del Bodhisattva Mai Sprezzante si basa sulla convinzione che tutti gli esseri umani possiedono la natura di Budda. Manifestando la natura di Budda ogni individuo può aprire la strada per condurre una vita meravigliosa.
    Avanzare su questo sentiero insieme agli altri significa praticare la via del bodhisattva. Non è facile avere un’inflessibile convinzione che tutti gli esseri umani possiedano la natura di Budda ed è ancora più difficile basare le nostre azioni sul rispetto della dignità di tutte le persone. Infatti, è facile provare empatia verso le persone care, ma è difficile mantenere questo tipo di sentimento quando insorgono problemi di relazioni.
    Il Daishonin scrive: «Anche una canaglia senza cuore ama la moglie e i figli; anche in lui esiste una parte del mondo di bodhisattva» (RSND, 1, 317). Questa frase di Gosho mi ha permesso di affrontare una situazione molto difficile. Tempo fa ho subito un torto e mi hanno detto chi era il responsabile. In un primo momento ero arrabbiato, poi ho recitato Daimoku e questa rabbia si è trasformata in dispiacere. Ho deciso di affrontare questa persona con un cuore sereno. Lui ha sentito questa mia preoccupazione per il gesto che aveva compiuto, mi ha chiesto scusa e si è aperto raccontandomi le sue difficoltà.
    Questa apertura mi ha permesso di fargli shakubuku con tutto il cuore, tanto che lui ha iniziato a praticare e ha risolto dei problemi che stava affrontando.

    «Se una persona pensa soltanto ai propri problemi, sprofonderà sempre più nella disperazione; andando invece da qualcuno che sta soffrendo a sua volta per dargli una mano, riacquisterà la volontà di vivere» (pag. 102): puoi raccontarci un episodio della tua vita in cui hai sperimentato questo incoraggiamento?

    Loredana: Il Buddismo ci insegna che è fondamentale per la nostra Illuminazione coltivare il “pensiero costante” del Budda volto alla felicità di ogni persona. Possiamo rinnovare ogni giorno il nostro voto con la cerimonia di Gongyo e l’azione di prenderci cura degli altri anche nei momenti più difficili, quando le tempeste del karma sono più forti. La cura del bodhisattva nei confronti degli altri parte dal riconoscimento della loro Buddità e del potere che hanno di trasformare il loro karma. Incoraggiare gli altri a manifestare la propria Buddità è il punto centrale per attivare una trasformazione profonda anche nella nostra vita.
    Personalmente, in questo anno di pandemia sono emerse difficoltà e fragilità. È stato impegnativo tenere vivo lo spirito di dedicarmi agli altri. La chiave è stata ritornare ogni volta al voto per kosen-rufu e aprire la mia vita nonostante la sofferenza. Per esempio, mi sono impegnata a sostenere una collega a cui avevo fatto shakubuku che aveva smesso di praticare. Per sua scelta si erano interrotte anche le telefonate, ma ho continuato a tenere i contatti con i messaggi. A maggio è stata lei a chiamarmi per condividere un serio problema di salute. Ha ripreso a praticare. Provo una gioia immensa nel vedere tornare il sole nella sua vita e la sua determinazione di combattere col Daimoku. Mentre la sostengo sento una determinazione ancora più forte per la mia vita. Vinceremo insieme!

    Il presidente Ikeda scrive: «I ricordi dei propri intensi sforzi per kosen-rufu sono eterni. “Quante persone ho aiutato a diventare felici nel corso della mia vita? Quante persone possono dire che grazie a me hanno conosciuto la vera felicità?” Alla fine, non è forse questo tutto ciò che rimane?» (pag. 103). Perché è così importante aiutare le altre persone a diventare felici?

    Francesco: Sensei scrive: «Aiutando gli altri a diventare felici, noi stessi diventiamo felici» (pag. 102). Noi membri della Soka Gakkai abbiamo la fortuna di avere un maestro che, per primo, ha dedicato la sua vita a incoraggiare chiunque avesse di fronte, e questo ci permette di sviluppare lo stesso spirito.
    Nonostante le avversità che stiamo affrontando, è proprio nell’andare incontro alle persone che soffrono attorno a noi che permettiamo alla nostra vita di esprimere il suo massimo potenziale. Nella società di oggi non si dà la giusta importanza all’azione di aiutare gli altri, e generalmente non si riesce ad aprire una breccia nel muro di dolore di chi sta soffrendo. Ma dedicando la nostra vita a kosen-rufu possiamo entrare in empatia con la persona di fronte a noi e raggiungere rapidamente il suo cuore.
    L’allenamento fatto all’interno della Soka Gakkai nell’ascoltare e sostenere instancabilmente tutti, ci permette di portare questo spirito nelle nostre famiglie, tra i nostri amici e nel posto di lavoro.
    In questi anni di pratica i ricordi più gioiosi sono quelli del tempo trascorso a sostenere, lottare e vincere insieme alle persone, praticanti o no.
    Come dice il Daishonin: «Quando si accende una torcia per qualcuno di notte si fa luce non solo a quella persona, ma anche a se stessi» (I vestiti e il cibo, RSND, 2, 1002).

    L’ultimo paragrafo si intitola “La via suprema che consente di portare benefici agli altri è la condivisione della Legge mistica” (pag. 104). Puoi condividere una tua esperienza di shakubuku e i benefici che ne sono derivati?

    Serena: Come insegna il Daishonin, far conoscere il Buddismo agli altri ci permette di sperimentare la gioia più grande.
    All’inizio per me non era così semplice, ma proprio grazie alla pratica assidua e all’attività Soka la timidezza si è trasformata nel sincero desiderio di vedere la vita delle persone sbocciare grazie al Daimoku, oltre che per ripagare il debito di gratitudine nei confronti dei nostri maestri e per concretizzare il mio voto per kosen-rufu.
    Una mia giovanissima amica a cui ho fatto shakubuku, nel giro di pochi anni, diventando il sole della sua famiglia ha creato tanta armonia intorno a sé, ha ripreso con successo gli studi, si è diplomata e si è iscritta all’università all’estero, proprio come desiderava!
    Ad oggi, fare shakubuku mi viene naturale, ciò che determino con ancora più forza è allargare la rete delle persone felici che abbracciano il Gohonzon con la propria vita e creano valore per l’umanità.

    Riferimenti:

    Cos’è la felicità, cap. 5, pagg. 100-106, pubblicato anche su BS, 169, 37-40

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