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Ogni giorno più felice - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 09:09

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    Ogni giorno più felice

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    Pratico il Buddismo da poco più di un anno. Da sempre, il mio ostacolo più grande è l’ansia, derivata principalmente dalla paura di fallire, di essere rifiutato perché non abbastanza e di essere abbandonato.
    Dopo essermi diplomato, desideravo iscrivermi all’università, ma la paura di non farcela e la necessità di avere un’indipendenza economica mi portarono a lavorare. Fu un’esperienza dolorosa in un ambiente alienante che non rispettava il valore delle persone. Mi impegnavo totalmente nel lavoro, anche dodici ore al giorno, dormendo e mangiando male. Tutto ciò mi portò a soffrire di forti attacchi di panico e ad ammalarmi di tonsilliti recidivanti, sedici in un anno e mezzo, senza riuscire a trovare una cura.
    Inoltre, venne a mancare la mia più grande amica, la persona che più mi capiva e incoraggiava.
    È stato grazie alle sue ultime parole, «desidero che Paolo sia felice», che lasciai il lavoro e mi iscrissi all’università in Scienze dei Beni Archivistici e Librari.
    Ciò nonostante, quando ho incontrato il Buddismo ero del tutto affranto e sfiduciato. Il punto di rottura fu un esame all’università a cui tenevo molto e a cui mi ero dedicato con passione e impegno.
    Presi un voto che non mi soddisfaceva e mi faceva provare rabbia e amarezza.
    Fui assalito da una sensazione di fallimento e dal pensiero di lasciare l’università: era come l’inizio di una frana.
    Proprio quel giorno il mio ex ragazzo e una sua amica mi parlarono del Buddismo. La prima volta che ho recitato Daimoku ho sentito qualcosa accendersi dentro di me, una profonda sensazione di calore e conforto. In un attimo ho percepito che potevo dare un profondo significato a ogni sofferenza che avevo vissuto.
    Ho deciso di proseguire con gli studi e grazie al Buddismo è cambiata la mia concezione dell’università. Prima di praticare era per me una forma di riscatto dagli errori e il dolore del passato; oggi, come studente Soka, è un allenamento volto alla creazione di valore.
    Ho riprovato l’esame a cui tenevo tanto e questa volta ho preso il massimo dei voti, chiedendo la tesi che è stata accettata e che ora sto preparando.
    Pochi mesi dopo ho ricevuto il Gohonzon e fin da subito mi sono impegnato nelle attività della Soka Gakkai.
    Ne Il mondo del Gosho il maestro Ikeda scrive: «Il Daishonin spiega che la chiave per realizzare il principio di “adottare l’insegnamento corretto per la pace del paese” risiede in una riforma delle proprie convinzioni. Vale a dire che trasformare radicalmente se stessi è la base per adottare l’insegnamento corretto» (Esperia, pag. 87).
    Mi sto quindi impegnando nel trasformare profondamente me stesso con il desiderio di migliorare, diventando ogni giorno più felice, impegnandomi per non lasciare nessuno indietro e incoraggiando le persone intorno a me a sperimentare il Buddismo nella loro vita.
    In questo primo anno di pratica sono riuscito a ricongiungere due parti della mia famiglia che erano in lite, riscoprendo l’importanza del dialogo. Ho trovato la cura alla mia malattia. Non ho più l’ansia e gli attacchi di panico. Ma soprattutto oggi non ho più paura di vivere e amare.
    Tutto ciò mi ha reso uno studente e una persona migliore.
    Da ora in poi mi impegnerò nel compiere la mia rivoluzione umana, nel creare unità con i compagni di fede e nello shakubuku, partendo proprio dagli studenti come me.
    L’obiettivo che mi sono posto è di guarire definitivamente prima della mia laurea e sono convinto di vincere, anche questa volta.

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