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La fiamma di una lampada che non si spegne - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 13:46

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La fiamma di una lampada che non si spegne

Filomena Russo, Taranto

Basandosi fino in fondo con gioia sullo spirito dell’offerta, Filomena riesce a costruire la propria indipendenza economica e ad aprire un nuovo studio legale, in piena pandemia

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Basandosi fino in fondo con gioia sullo spirito dell’offerta, Filomena riesce a costruire la propria indipendenza economica e ad aprire un nuovo studio legale, in piena pandemia

Sono nata e cresciuta nella provincia di Matera. Dopo aver concluso i miei studi universitari e post universitari, facendo la spola tra Roma e Salerno, ho incontrato il Buddismo di Nichiren Daishonin.
Prima di incontrare la pratica vivevo un forte disagio. Il lutto dei miei due fratelli scomparsi tragicamente, la disarmonia familiare, la paura del vuoto nero della solitudine, il senso di inadeguatezza mascherato da un’apparente durezza… questa era la mia condizione interiore.
Fin dal primo momento il suono di Nam-myoho-renge-kyo mi ha fatto risentire viva. Mi sono immediatamente affidata alla recitazione del Daimoku con un obiettivo preciso: superare, tra le tempeste del karma, l’esame di abilitazione alla professione forense.
Ho iniziato a partecipare alle attività della Soka Gakkai e a studiare avidamente per affrontare l’esame, mentre il mio cuore diventava sempre più leggero. Ho superato brillantemente sia la prova scritta che l’orale, e ho deciso di ricevere il Gohonzon.
Dopo qualche tempo mi sono trasferita a Taranto per collaborare con un noto studio. Mi sono subito messa in contatto con i compagni di fede di quella meravigliosa città che mi ha permesso di andare oltre il mio piccolo io, i miei dubbi e le mie paure. E in questo percorso di crescita sono stati fondamentali i legami con i compagni di fede e le guide del presidente Ikeda che giorno dopo giorno mi davano la forza di agire.
Tuttavia mantenere una casa, lo studio professionale e il mio percorso di formazione diventava sempre più difficile. I miei genitori, nonostante le difficoltà finanziarie dell’azienda di famiglia mi aiutavano, ma questo mi faceva soffrire ancora di più, perché volevo essere indipendente, volevo essere io ad aiutare la mia famiglia.
Inoltre lo studio presso il quale collaboravo mi stava stretto, non mi sentivo realizzata ma avevo paura di lasciarlo. Recitai tanto Daimoku per sentire quale fosse la decisione giusta e da lì a poco, con coraggio e gratitudine, lasciai lo studio. E adesso? C’erano da pagare le rate del master universitario, e aprire uno studio comportava sicuramente un’ingente spesa…
Decisi di sperimentare ancora una volta una frase del Gosho a cui ritorno nei momenti di disorientamento: «Anche se può accadere che uno miri alla terra e manchi il bersaglio, che qualcuno riesca a legare i cieli, che le maree cessino di fluire e rifluire o che il sole sorga a ovest, non accadrà mai che la preghiera di un praticante del Sutra del Loto rimanga senza risposta» (Sulle preghiere, RSND, 1, 306).
Così rilanciai mettendo la fede prima e al di sopra di ogni cosa. Decisi di sfidarmi al massimo, di offrire tutta la mia vita al Gohonzon con la convinzione che tutto si sarebbe trasformato in grandissimo valore. Contestualmente mi venne affidata la responsabilità delle giovani donne del settore: l’occasione più grande e meravigliosa della mia vita! Sostenere la loro felicità mi ha permesso di realizzare una rivoluzione umana sempre più profonda. Mi sono buttata a capofitto nei dialoghi, nello studio, nello shakubuku, e ho sperimento lo spirito dell’offerta per la prima volta davvero con il cuore. Offrire sinceramente tutto quello che potevo mi procurava una gioia inesprimibile. Ed è stata proprio l’offerta per kosen-rufu il punto di svolta verso la mia indipendenza economica e anche la risoluzione dei problemi dell’azienda di famiglia, di cui finalmente avevo deciso di assumermi la responsabilità.
Infatti, quando ho determinato di offrire per kosen-rufu ciò che fossi riuscita a guadagnare, la situazione si è ribaltata. Oggi, a distanza di un anno e mezzo, in piena pandemia, ho aperto un nuovo studio legale che condivido con uno splendido collega, ho concluso il mio master discutendo una tesi sul “caso Ilva” e sto seguendo più da vicino l’azienda di famiglia.
Il Daishonin scrive: «Una povera donna si tagliò i capelli e li vendette per comprare olio [per il Budda] e nemmeno i venti che soffiano impetuosi dal monte Sumeru poterono estinguere la fiamma della lampada alimentata da quell’olio» (Risposta a Onichi-nyo, RSND, 1, 965).
Ognuno di noi offre la sua “torta di fango”, e ciò che conta è la sincerità del cuore!

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