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Domande e risposte - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 10:17

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Domande e risposte

Pubblichiamo le risposte a due domande poste durante il corso europeo di studio dei giovani che si è tenuto il 21-22 agosto. È possibile trovare un ampio report del corso in NR, 721, 6

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Pubblichiamo le risposte a due domande poste durante il corso europeo di studio dei giovani che si è tenuto il 21-22 agosto. È possibile trovare un ampio report del corso in NR, 721, 6

Domanda: Qual è il modo migliore di rispondere al maestro e di ripagare il nostro debito di gratitudine?
Risponde Yoshiko Sosa, responsabile del Comitato Europeo Giovani

Nichiren Daishonin parla dell’importanza per i praticanti buddisti di comprendere e ripagare i quattro debiti di gratitudine: il debito di gratitudine verso i propri genitori, verso il governante della nazione, verso tutti gli esseri viventi e verso i tre tesori del Buddismo (il Budda, la Legge e l’ordine buddista).
Il presidente Ikeda scrive: «Oggi si può pensare che le parole “obbligo” o “debito di gratitudine” siano antiquate e implichino qualcosa che viene imposto in maniera unilaterale dall’alto, come un dovere richiesto da un superiore o da un genitore. Ma nel Buddismo, e in particolare negli insegnamenti del Daishonin, ripagare i propri “debiti di gratitudine” è una virtù universale radicata nella visione buddista della vita secondo la quale tutte le cose sono interdipendenti» (BS, 194, 15).
In particolare, la visione e le azioni di Sensei originano dalla sua decisione profonda di ripagare il suo debito di gratitudine verso il suo maestro.
Egli scrive: «Le aspettative del maestro stimolano la consapevolezza e il senso di responsabilità del discepolo. La vittoria del discepolo diventa la vittoria del maestro e la vittoria del Buddismo. […] Il presidente Toda insegnava che tutto dipende dai discepoli. […] Anch’io mi sono dedicato a sostenere e assistere il mio maestro Toda. […] Ho dato concretezza ai sogni e ai progetti di Toda, e ho dato prova della sua vittoria al mondo intero. Allo stesso modo sono convinto che la mia vittoria è la vittoria di Toda. La formula vincente per realizzare kosen-rufu consiste nel mantenere lo spirito Soka di maestro e discepolo. Ora posso riferire con orgoglio al maestro Toda che io e voi, insieme, abbiamo completato le fondamenta di kosen-rufu in tutto il mondo. Niente può darmi una gioia più grande» (BS, 128, 13).
Sensei sta incoraggiando ognuno di noi a lottare con lo spirito di unicità tra maestro e discepolo ed ereditare il voto per kosen-rufu.
Quando un discepolo si alza per ripagare il debito di gratitudine verso il maestro dà origine a un voto, all’azione, al coraggio e alla vittoria. Questo impegno ci permette di lucidare la nostra vita e di far emergere il più alto stato vitale.
Il presidente Ikeda ha scritto La rivoluzione umana e La nuova rivoluzione umana per far conoscere al mondo la grandezza del suo maestro Toda e in questi romanzi possiamo leggere come egli dialoghi continuamente con il suo maestro nel suo cuore, riportandogli tutte le sue vittorie. Ci mostra così l’eterno legame tra maestro e discepolo, basato sul voto condiviso di condurre tutte le persone alla felicità attraverso l’ampia propagazione della Legge mistica.
Ora, puntando al prossimo ottobre, sessantesimo anniversario della prima visita di Sensei nel nostro continente, facciamo insieme al nostro maestro la promessa di avanzare attraverso il sentiero della nostra missione lavorando per la felicità nostra e degli altri,così possiamo ripagare il nostro debito di gratitudine come veri discepoli!

Domanda: Ho ancora dei dubbi quando faccio shakubuku, a volte temo di imporre la mia visione agli altri e di forzare le cose. D’altra parte ho paura di ricevere un rifiuto e quindi esito, aspettando il momento giusto per dialogare… Come posso fare shakubuku in modo naturale?
Risponde Koichi Samuels, consigliere esecutivo del Comitato Europeo Giovani

Sensei scrive: «L’essenza dello spirito di insegnare il Buddismo è il desiderio di aiutare le persone a diventare felici. Ogni nostro sforzo in questa direzione deriva dal coraggio di liberare dalle catene del karma negativo la persona che abbiamo di fronte.
Il primo e più importante passo è recitare Daimoku sinceramente con lo scopo di riuscire a condividere Nam-myoho-renge-kyo con chi sta lottando e soffrendo, e poi parlare del Buddismo con sincerità e fiducia alle persone che ci circondano» (BS, 194, 8).
Questo passo ci fornisce una guida eterna sulla motivazione alla base dell’azione di condividere il Buddismo con gli altri: il desiderio di aiutare qualcuno a diventare felice. E ci mostra anche il punto di partenza dello shakubuku: recitare Daimoku per essere in grado di dialogare e condividere Nam-myoho-renge-kyo con gli altri.
Sensei scrive: «Se recitiamo Nam-myoho-renge-kyo anche una sola volta per qualcuno che sta lottando con una malattia o altre avversità, sia che si tratti della persona amata, di un compagno di fede o di un amico, la vita di quella persona ne sarà immancabilmente toccata. E come risultato, anche noi otteniamo il beneficio di aumentare la nostra forza vitale e rafforzare la nostra stessa vita» (NR, 721, 3).
Personalmente quest’anno, a un certo punto, ho iniziato a sentire difficoltà nel fare shakubuku. Così all’inizio di luglio, a cento giorni dall’anniversario della prima visita di Sensei in Europa, ho deciso di sfidarmi in una “campagna personale” di Daimoku, studio e dialoghi per portare a Sensei una vittoria in vista del 19 ottobre.
Ho scritto i nomi delle persone a cui avevo parlato in precedenza della pratica, o con cui volevo condividere il Buddismo, e ho iniziato a recitare Daimoku per la loro felicità, ogni giorno.
Così, spontaneamente, ho avuto l’occasione per dialogare con loro. Ad esempio, mi è capitato di incontrare al parco un amico per il quale stavo recitando Daimoku e alla fine abbiamo parlato di Buddismo: era molto interessato!
Se iniziamo a recitare sinceramente Daimoku per i nostri amici, riusciremo a manifestare il coraggio e la saggezza necessari per trovare il modo migliore di incoraggiarli. Non dovremo preoccuparci della loro reazione e potremo condividere liberamente ciò che c’è nel nostro cuore.
Negli ultimi anni ho introdotto al Buddismo mio cognato.
Non sono stato invadente, ma ho fatto in modo di incontrarlo costantemente per parlare insieme della vita, di filosofia o della società.
Io recitavo Daimoku per la sua felicità ed è stato naturale iniziare a condividere con lui le mie esperienze e la visione del Buddismo riguardo ai temi che ci stavano più a cuore. Continuando a incontrarci il suo interesse è cresciuto, l’ho invitato a una riunione e ha provato a recitare il Daimoku sperimentandone i benefici, e ora sta pensando di ricevere il Gohonzon.
Vedo la luce della felicità sul suo viso come mai avevo visto prima, e sono io stesso molto felice e incoraggiato nel vedere il suo cambiamento.
Sensei scrive: «Anche se può sembrare che non abbiano un effetto immediato, i nostri dialoghi attivano la natura di Budda della persona con cui stiamo parlando. […] I nostri dialoghi cambiano la società, uniscono il mondo e determinano il futuro» (BS, 175, 58).
Facciamo del nostro meglio per creare fresche ondate di dialoghi per la speranza e per la pace nel mondo mentre avanziamo verso il sessantesimo anniversario della prima visita di Sensei in Europa!

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