La serie dedicata alle attività dei giovani in tutta Italia prosegue con la Calabria. Stefania, Manuel, Gilda e Giovanni raccontano le sfide che stanno portando avanti per realizzare un grande sviluppo di kosen-rufu nella loro regione e di come stanno lottando a livello personale per fare di ogni difficoltà un’occasione per vivere profondamente felici
La Calabria è formata da cinque capitoli: Cosenza Nord, Cosenza Sud, Catanzaro-Vibo Valentia, Crotone e Reggio Calabria. Nella regione ci sono in totale 1070 membri, di cui 271 membri del Gruppo giovani, con 164 giovani donne e 107 giovani uomini
con Stefania Pellicori, Manuel Curcio, Gilda Sacco, Giovanni Napoli
Le attività in presenza Stanno finalmente riprendendo. Su quali aspetti state puntando per questa ripartenza?
Manuel: Noi giovani vogliamo dare priorità assoluta agli incontri in presenza, per questo ci stiamo impegnando nell’andare in ogni zona della Calabria anche più di una volta al mese per sostenere i responsabili di capitolo, i giovani membri e i simpatizzanti. Sono occasioni fondamentali per stringere profondi legami umani e di amicizia tra noi. Solo in questo modo è possibile comprendere le sensazioni che vive l’altra persona, quello che prova: le paure e le difficoltà, magari anche nell’attività stessa, le perplessità, i dubbi e altro.
Stefania: Il mese scorso noi quattro siamo andati a Catanzaro per una riunione dei giovani. Poi siamo andati a Crotone. Il fatto di andare tutti e quattro insieme fa scaturire una grande energia. Abbiamo toccato con mano la forza che scaturiscono da questi incontri.
Lo sforzo di mettere questa causa è notevole ma fa la differenza. Anche se tanti hanno voglia di riprendere a fare le attività in presenza, permane anche l’abitudine e la comodità di svolgerle online. Partire da noi, sforzandoci in prima persona di fare molti chilometri, sta portando risultati in ogni zona della Calabria.
Giovanni: Credo che l’aspetto più importante sia che le persone si sentano accolte come se fossero in una famiglia. È importante che si eviti un’eccessiva rigidità nell’organizzazione delle riunioni, perché può mettere le persone a disagio. Questo vale anche per lo shakubuku, che passa da un interessamento sincero e profondo per l’altra persona, per farla sentire a suo agio nel condividere aspetti profondi della vita.
Gilda: Un altro punto su cui stiamo puntando è l’impegno a essere sinceri tra noi quattro, condividendo le lotte che stiamo portando avanti e le nostre sofferenze. Stiamo creando bellissimi legami di amicizia.
È stata da poco lanciata la nuova campagna a cui ci dedicheremo fino al 31 dicembre 2023: ripartire dagli zadankai con l’obiettivo che almeno un giovane in ogni gruppo riceva il Gohonzon. in che modo vi state impegnando per realizzare questo scopo?
Stefania: Questo è un obiettivo bellissimo che riguarda sia i giovani sia gli adulti e che stiamo condividendo con tutti i responsabili. In particolare, stiamo realizzando una serie di corsi dedicati ai responsabili di settore e gruppo. Lo scopo di questi corsi è approfondire il legame di non dualità di maestro e discepolo, e riflettere e agire insieme per rivitalizzare ogni zadankai. I responsabili di gruppo e settore stanno rispondendo con entusiasmo e si sta diffondendo la determinazione di realizzare una grande vittoria in Calabria.
Grazie a questo obiettivo si è risvegliato in me il desiderio di sostenere la responsabile del mio gruppo, perché mi sono resa conto che da quando faccio attività a livello regionale ho smarrito la dimensione del gruppo. Ripartire dall’obiettivo di un nuovo giovane per ogni gruppo è una sfida entusiasmante, perché i giovani sono la linfa della Soka Gakkai e ogni gruppo ne uscirà rivitalizzato!
Giovanni: La realizzazione di questo scopo passa dalla diffusione in tutta la regione di una grande passione per lo shakubuku. E questo è possibile solo se ognuno di noi coglie questa attività come uno stimolo personale per fare esperienze nel condividere il Buddismo con gli altri. Personalmente penso sia l’occasione per superare tutte le barriere che sento e che mi separano dall’altro, interessandomi veramente a ogni persona. Questo mi porta a trasformare la mia vita.
Gilda: Per quanto mi riguarda, ho capito che c’è un aspetto specifico su cui devo puntare rispetto allo shakubuku: sempre rispettando la sensibilità di ogni persona, per me è importante non arrendermi, a partire dalla preghiera. Sento che questo è un momento davvero importante per tutti noi e per tutte le persone che possono scoprire i grandi benefici del Buddismo grazie alla recitazione quotidiana del Daimoku.
Dopo tanti anni mia sorella ha cominciato a praticare seriamente. Sono determinata a sostenere lei e tutti i giovani, invitandoli a zadankai.
Manuel: Impegnarmi per realizzare questo scopo mi ha dato una motivazione ancora più grande nell’affrontare tutte le mie sfide personali. In particolare ho deciso di affrontarle andando davanti al Gohonzon. Da lì è scattato il desiderio di stare vicino agli altri.
Sto riuscendo a creare dei dialoghi davvero di valore. Mi sono accorto che le due persone a cui ho fatto shakubuku e che stanno praticando stanno vivendo una situazione simile alla mia. Recentemente hanno partecipato per la prima volta a uno zadankai, è stato bellissimo. Desidero cavalcare ogni difficoltà a ritmo con lo shakubuku e con questa campagna.
Quali sono le vostre determinazioni e i vostri obiettivi per il futuro?
Manuel: Io e Giovanni due mesi fa ci siamo posti l’obiettivo che cinque giovani uomini ricevano il Gohonzon entro il 18 novembre. Ad oggi l’hanno ricevuto in tre e vogliamo andare fino in fondo per realizzarlo. La mia determinazione è che in Calabria emergano tanti giovani uomini liberi dalla paura.
Sono tanti i giovani che vivono un senso di impotenza e paura. Io stesso ho potuto trasformare questi sentimenti grazie alla pratica buddista: ora ogni volta che sorgono delle situazioni difficili sento un senso di missione ancora più grande e una relazione ancora più forte con Sensei. Ora desidero che tanti giovani possano superare i loro timori, come discepoli del maestro Ikeda.
Dal punto di vista lavorativo sto iniziando la carriera di insegnante e desidero portare i valori Soka per creare felicità e bellezza con tutti gli studenti.
Giovanni: Il mio obiettivo è incoraggiare e sostenere profondamente le persone. Desidero migliorare come persona e ripagare la gratitudine che sento verso la Soka Gakkai, impegnandomi al massimo!
Stefania: Quando abbiamo cominciato a fare attività regionale, io e Gilda ci siamo messe l’obiettivo di 500 giovani donne in Calabria. Questo è l’obiettivo per cui ci stiamo impegnando. Avere un grande obiettivo ci porta a non lesinare le nostre vite. La via per poterlo realizzare è che ognuna di noi stringa un profondo legame con Sensei.
A livello personale, dallo scorso agosto ho scoperto di soffrire di una malattia degenerativa molto grave, che già mi trascinavo da anni. È una condizione che mi sta stravolgendo totalmente. Poter affrontare la sclerosi multipla con il Daimoku e le guide di Sensei è una fortuna immensa. Appena ho saputo della malattia ho deciso che avrei utilizzato questa condizione per incoraggiare più persone possibile.
Non perché io sia speciale, ma perché sto utilizzando il Buddismo che mi permette di essere felice in ogni circostanza, poiché mi ha dato gli strumenti per imparare ad accogliere i momenti bui e quelli felici allo stesso modo.
Questa lotta mi sta permettendo di toccare la vita delle persone aiutandomi anche nello shakubuku. Makiguchi ha affermato: «A seconda del proprio stato interiore si può essere completamente al sicuro anche all’inferno» (Cos’è la rivoluzione umana, Esperia, pag. 182). Ora sento profondamente che queste non sono più solo parole, perché le sto vivendo sulla mia pelle.
Grazie a Sensei, pur nella difficoltà, mi sento felice. Quindi questa deve essere una gioia che travolge tutte le persone che ho intorno!
Il mio obiettivo è utilizzare lo shakubuku come un mezzo per stare bene e per guarire dalla mia malattia; sto lottando con questo obiettivo.
Gilda: Ho sempre avuto le idee chiare su cosa volessi realizzare e questo mi ha portato a recitare Daimoku con convinzione.
Ora che non ho questa chiarezza che mi ha sempre contraddistinto, ho deciso di affidarmi totalmente al Gohonzon per far emergere il mio grande io.
È un’esperienza che mi rende felice, perché sento che sto sviluppando una fede incrollabile.
Nell’attività la mia determinazione è di stringere un’unità ancora più forte con gli adulti e fare in modo che i giovani trainino le attività.
A livello lavorativo sto facendo una grande crescita e in generale quest’anno ho ricevuto tanto sostegno e incoraggiamento, ho un debito di gratitudine immenso verso la Soka Gakkai e voglio ripagarlo dedicandomi a kosen-rufu in ogni luogo.