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Fare del mio meglio per realizzare la visione del mio maestro - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 09:14

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Fare del mio meglio per realizzare la visione del mio maestro

Approfondendo le guide del maestro Ikeda, Pinaki riesce a comprendere l’importanza dello studio e a sfidare i propri limiti. La strada è fitta di ostacoli ma ogni giorno sperimenta la forza della preghiera realizzando grandi risultati nello studio e nel lavoro

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Approfondendo le guide del maestro Ikeda, Pinaki riesce a comprendere l’importanza dello studio e a sfidare i propri limiti. La strada è fitta di ostacoli ma ogni giorno sperimenta la forza della preghiera realizzando grandi risultati nello studio e nel lavoro

Pratico il Buddismo dal 2013 grazie alla mia famiglia.
Nel 2015, quando ero ancora in India, sono riuscito a scegliere il mio percorso universitario studiando questa guida di Sensei: «Chi ha il privilegio di frequentare l’università dovrebbe lavorare per il bene di coloro che non hanno goduto dello stesso privilegio» (Scuola e lavoro, Esperia, pag. 59).
Lo studio non è mai stato il mio forte, e grazie agli scritti del presidente Ikeda ho compreso l’importanza di studiare.
Dopo il primo anno di università stabilii l’obiettivo di conseguire un master dopo la laurea.
Visto che in India non c’era un corso che mi soddisfacesse, iniziai a cercare all’estero, però mi sembrava impossibile…
Nel 2016 fui ricoverato per dei crampi allo stomaco e mi diagnosticarono una malattia cronica, il Morbo di Chron. Il mio stato vitale crollò ma tornato a casa lessi questa frase del Daishonin: «Nam-myoho-renge-kyo è come il ruggito di un leone. Quale malattia può quindi essere un ostacolo?» (Risposta a Kyo’o, RSND, 1, 365).
Recitai davanti al Gohonzon con questa frase in mente.
A causa della malattia diventavo sempre più debole. Le attività della Gakkai erano la mia fonte di energia e mi impegnai più che potevo. A inizio anno scolastico, dopo le vacanze estive, avevo riacquistato le forze ma le sfide non erano ancora finite.
Data l’inadeguatezza accademica dell’Istituto, la qualità dei corsi deteriorò nei successivi due anni: lezioni spesso cancellate, laboratori in disuso e zero supporto dai professori nello studio.
Frequentare divenne una semplice routine e questo atteggiamento influenzò i miei voti. Sensei scrive: «Nulla di grande può essere raggiunto senza seri sforzi. Non c’è nessuna strada facile per la conoscenza. Studiate così duramente da sorprendere tutti. Questo è il modo in cui dovreste pensare» (Scuola e lavoro, Esperia, pag. 53).
Continuando a recitare Daimoku mi ricordai del mio obiettivo di conseguire il Master, ma con dei voti così bassi era impossibile.
Decisi di piantare i semi della mia vittoria impegnandomi nello studio e nelle attività della Gakkai, recitando Daimoku e facendo visite a casa in cui approfondire insieme ai giovani uomini le guide di Sensei.
Migliorai i miei voti e fui tra i primi a ottenere un lavoro post laurea nel mio campo. Oltre ogni aspettativa, per la tesi riuscii a fare un progetto di ricerca. Inoltre presentai un articolo sul mio progetto ad una conferenza internazionale e vinsi il primo premio. Nonostante ciò, mi sentivo ancora incapace di ottenere buoni voti per accedere al Master, perciò decisi di rinunciare e dare il massimo nel lavoro che avrei iniziato dopo la laurea.
Una settimana prima di iniziare, l’azienda mi informò che la posizione non era più aperta.
Scosso e arrabbiato mi misi a recitare Daimoku in lacrime, e cercai l’incoraggiamento del maestro.
Sensei dice: «Anche se le cose non dovessero andare come ci aspettiamo, non scoraggiamoci, non arrendiamoci. Coloro che continuano ad avanzare alla fine vinceranno» (www.daisakuikeda.org/sub/quotations/theme/strength.html).
Decisi di non arrendermi, cercai altri lavori e iniziai a preparare le domande per il Master.
Promisi a Sensei che avrei realizzato il mio vero potenziale e che non avrei negoziato sui miei sogni.
Nel Gosho il Daishonin dichiara: «Quando la pratica progredisce e aumenta la conoscenza, i tre ostacoli e i quattro demoni emergono in maniera disorientante, facendo a gara per interferire. […] Non dovete farvi influenzare né spaventare da loro» (Lettera ai fratelli, RSND, 1, 446).
A dicembre la mia malattia peggiorò e fui ricoverato per forti dolori allo stomaco. I medici mi diedero altri farmaci e mi consigliarono di riposare per un mese. Usai questo periodo per completare le domande per il Master. Il primo rifiuto arrivò quello stesso mese e fece vacillare la mia decisione.
Tuttavia continuai a ripetermi che “la speranza è una scelta”, come dice Sensei, e in quei giorni recitai tantissimo Daimoku per sconfiggere l’oscurità fondamentale e far emergere la mia fede.
Con l’inizio della pandemia da Covid-19 mi ritrovai a chiedermi quale fosse la mia missione.
Mi impegnai nell’attività della Gakkai con tutto me stesso, supportando i membri nelle loro sfide con lo spirito di creare speranza dove non c’era.
Parlai del Buddismo a un mio amico e iniziò a recitare Daimoku e a fare Gongyo regolarmente.
Il mio articolo fu pubblicato in una delle più importanti riviste di Ingegneria e fui ammesso in tre dei quattro Istituti dove avevo fatto domanda per il master. Uno di questi era il KTH Royal Institute di Tecnologia a Stoccolma, per un master in Disegno ingegneristico, in accordo con la mia determinazione iniziale di studiare all’estero.
Prima di partire il mio medico mi informò che la malattia era in piena remissione, tutti i valori erano rientrati.
La buona fortuna si è manifestata anche dal punto di vista economico: infatti la quota di iscrizione e le tasse del primo anno sono molto alti, ma con la mia famiglia siamo riusciti a vendere una proprietà dopo quindici anni che ci provavamo!
Arrivato in Svezia, nonostante le sfide legate alla pandemia sono riuscito a trovare due lavori che mi permettono di mantenermi. Ma la mia più grande gioia è il percorso nella fede iniziato otto anni fa, che mi ha permesso di trasformare le mie insicurezze così da riuscire a impegnarmi per realizzare la mia missione, che solo io posso compiere.
Determino di continuare a pregare perché la pandemia finisca presto e per realizzare l’obiettivo di cento giovani leoni nella SGI svedese. Per realizzare la mia missione come discepolo di Sensei, voglio fare del mio meglio nello studio e mostrare tante prove concrete.
Basando la mia vita sul Gosho e sulle proposte di pace di Sensei desidero avanzare verso il 2030 realizzando concretamente la visione del mio maestro di una nuova civiltà globale per creare una società dove ingegneria e umanesimo vadano insieme, “mano nella mano”.

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