Quest’anno celebriamo cinquant’anni da quando il presidente Ikeda fondò in Giappone la Divisione scuole superiori e la Divisione scuole medie, punto d’origine della nostra Divisione futuro: era il primo giugno 1964.
Incontrando i responsabili giovani di allora disse: «La Divisione scuola superiore sarà la prima Divisione a essere fondata nella fase essenziale del nostro movimento. Di fatto sarà un’associazione di giovani che si faranno carico del futuro» (NRU, 9-10, 86). In seguito, rivolgendosi ai membri di questa nuova Divisione durante uno dei meeting di lancio, invitò i ragazzi e le ragazze a costruire solide fondamenta per la loro esistenza: «La nostra vita è chiaramente determinata dagli sforzi e dal progresso che facciamo da giovani, prima dei trent’anni».
L’atteggiamento con cui affrontiamo le nostre sfide e l’impegno che mettiamo per migliorarci ogni giorno in tutti gli aspetti della nostra vita, nello studio, nello sport, in famiglia, con gli amici come nell’attività buddista, ci permettono di crescere e diventare persone che svolgeranno un ruolo fondamentale nella società di domani.
Molti dei leader del mondo hanno maturato la loro fede e le loro convinzioni nell’adolescenza e nella prima giovinezza, e in seguito hanno realizzato grandi cose. Come dice ancora sensei: «Costruire la struttura della propria vita durante la gioventù e poi lottare per completarla è il modo sicuro di vivere. Spero perciò che tutti voi vi sforziate nella fede, recitiate Daimoku con impegno e facciate del Buddismo – la suprema filosofia di vita – la base della vostra esistenza» (Ibidem, 89).
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Per conoscere il Gosho
tradotto dal Mirai Journal, la rivista giapponese per i ragazzi delle scuole medie e superiori
«Credi profondamente in questo mandala. Nam-myoho-renge-kyo è come il ruggito di un leone.
Quale malattia può quindi essere un ostacolo?» (Dal Gosho Risposta a Kyo’o, RSND, 1, 365)
Nichiren Daishonin inviò questa lettera ai genitori di Kyo’o Gozen, che era malata, e li incoraggiò con queste parole: «Credendo profondamente nel Gohonzon e recitando Daimoku si può superare la sofferenza della malattia». Attorno a noi ci sono persone che soffrono di malattia, oppure hanno difficoltà di relazione con gli altri o problemi economici. In queste condizioni di sofferenza, in alcuni potrebbe nascere il dubbio: «Ma questa fede è veramente corretta?». È importante credere nelle parole di Nichiren: «Credi profondamente in questo mandala». In qualsiasi condizione ci troviamo, bisogna togliere il dubbio dal nostro cuore e continuare a recitare Daimoku con la forte consapevolezza che “la mia preghiera si realizzerà sicuramente!” e “riuscirò a superare ogni difficoltà!”.
Una compagna di fede della Divisione giovani donne, ai tempi dell’università, si ammalò di leucemia promielecitica acuta, un tumore del sangue. Nel suo caso era necessario il trapianto del midollo osseo di una persona compatibile, e la malattia era talmente grave che, se il midollo del donatore non si fosse adattato, la sua vita sarebbe stata in pericolo. Fu una lotta con la paura della morte. Dopo aver ricevuto l’incoraggiamento del presidente Ikeda, recitando Daimoku con tutte le forze decise: «Guarirò con la forza della fede!», e all’improvviso si trovò il donatore del midollo osseo. Così riuscì a superare la malattia e fu dimessa dall’ospedale senza problemi. Adesso è una persona attiva nella società. […] Il presidente Ikeda ci incoraggia così: «Non dovete mai essere sconfitti! Pregate affidandovi completamente al Gohonzon. Lottate con pazienza e senza paura. Non indietreggiate neanche di un passo. Alla fine vincerete sicuramente!».
Superiamo tutti gli ostacoli continuando a credere nel Gohonzon, unendo i nostri cuori al cuore del nostro maestro!
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Le nostre storie / Ginnasta nella fede
Amelia, 11 anni
Ciao a tutti, mi chiamo Amelia e la mia passione è la ginnastica artistica.
I miei genitori praticano e io ho avuto la fortuna di sentire il meraviglioso suono del Daimoku prima ancora di nascere. All’inizio la mia pratica non era costante, poi, per diversi motivi ho sentito il bisogno di recitare Nam-myoho-renge-kyo regolarmente.
Da cinque anni faccio ginnastica artistica e partecipo alle gare della UISP (Unione Italiana Sport Per tutti). Il mio desiderio era di gareggiare in una squadra di serie C della Federazione Italiana e il 12 maggio del 2013 mi hanno offerto questa occasione. Ero felicissima, ma anche consapevole che sarebbe stata dura perché avevo molte ore di allenamento in più, una nuova palestra e delle nuove compagne. All’inizio di giugno ho cominciato a sentire un dolore al ginocchio sinistro. Dopo alcune visite mediche mi è stata diagnosticata con molte probabilità la sindrome di Osgood-Schlatter, una malattia che mi avrebbe impedito non solo di fare queste gare ma anche di allenarmi perché mi sarei dovuta mettere a riposo.
Per evitare tutto questo ho iniziato a fare Gongyo mattina e sera e un po’ di Daimoku tutti i giorni. All’inizio avevo comunque dolore ma ho continuato a fare gli allenamenti. Grazie alla cura costante della mia omeopata e ai rimedi che mi ha dato, il dolore è passato e io ho potuto continuare ad allenarmi fino al momento delle gare.
Nel frattempo ho portato avanti con costanza la pratica buddista, anche se la sera avevo sonno e non vedevo l’ora di andare a letto; qualche volta ho fatto Gongyo rischiando di addormentarmi durante le preghiere silenziose! Alla vigilia della prima gara ho fatto quaranta minuti di Daimoku e per la seconda addirittura un’ora.
Alle gare la mia squadra non si è distinta particolarmente, ma io mi sono divertita un sacco con le mie compagne e questo non mi era mai successo nelle gare precedenti, anche se erano meno importanti. Alla visita medica che seguì, l’ortopedico mi ha confermato di avere questa malattia, ma ormai in via di guarigione. Ero felice di saperlo, ma ero ancora più felice per non aver mollato l’obiettivo, perché mi ha aiutato ad allenarmi nella fede e a capire a cosa serve il Daimoku. Nam-myoho-renge-kyo non è una formula magica e non sempre cambia quello che accadrà, ma ci fa sentire meglio e ci fa vedere le cose da un punto di vista migliore. A scuola è tutto più divertente, ho relazionato subito con i miei nuovi compagni delle medie e la mia cagnolina ha partorito sette cuccioli. Durante questo percorso sono stata aiutata dalle responsabili della Divisione futuro che mi hanno seguita e accompagnata fin qui.
Adesso vorrei ripetere la serie C e farla meglio di prima, mantenendo la mia pratica quotidiana, e prima o poi puntare alle Olimpiadi.
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Lo sport è assiduità
tratto da Protagonisti della nuova era, “Perseverare con atteggiamento positivo”, pag. 63
Mirai Journal: Alcuni ragazzi dicono di sentirsi scoraggiati perché non riescono a diventare bravi come vorrebbero nelle attività che hanno scelto, o perché non vengono selezionati come giocatori titolari della loro squadra sportiva.
Daisaku Ikeda: È del tutto naturale non riuscire a diventare bravi in una sola notte! In ogni campo è necessario iniziare dalle basi per poi lavorare all’acquisizione di una padronanza più profonda. L’unico modo per diventare bravi in qualcosa è cominciare proprio dall’inizio: imparate le basi una a una, dai vostri insegnanti o allenatori e dai vostri compagni, e poi fate pratica, ancora e ancora. È una sfida impegnativa che a volte può diventare monotona, ripetitiva, e può richiedere molto tempo.
Ecco perché è importante che ricordiate sempre la vostra motivazione originaria, e continuiate a lavorare in modo costante e tenace per migliorare voi stessi e sviluppare le vostre capacità.
Se oggi siete anche solo un po’ più bravi di ieri, questo è già un successo. Il vostro vero rivale è in voi stessi.
Ci saranno momenti in cui vi sembrerà di non ottenere alcun risultato, nonostante vi sforziate al massimo. È in quel momento che dovete perseverare e continuare a sforzarvi. Infatti, i momenti in cui state lottando e sfidando voi stessi con più intensità sono quelli in cui potete sviluppare al massimo la vostra forza. Questo allenamento vi aiuterà non solo a diventare buoni atleti o a essere bravi nelle attività extrascolastiche, ma resterà un tesoro per tutta la vita.
Anche se non venite scelti come titolari della vostra squadra sportiva e restate come riserve, ciò non significa che gli sforzi che fate nell’allenamento e nella pratica siano sprecati. So di molte persone il cui impegno dietro le quinte, quando erano nella Divisione futuro, ha contribuito a renderle persone che ora svolgono un ruolo importante nella società.