Da giovane disoccupato senza prospettive, Giovanni incontra il Buddismo e comincia a costruire la sua vita. Nel corso dei suoi trentadue anni di pratica buddista realizza un continuo miglioramento nel lavoro e affronta una seria malattia, che non gli impedisce di continuare a lottare e ottenere nuove vittorie
Nel 1986 ero un giovane studente che in realtà non studiava, ero disoccupato, ero abituato alla sconfitta e soffrivo di depressione.
Per fortuna incontrai il Buddismo di Nichiren Daishonin e iniziai subito a praticare e a fare le attività che mi proponevano nella Soka Gakkai. Grazie a queste attività ho realizzato grandi esperienze, prima fra tutte la trasformazione della mia depressione.
Il problema più urgente era il lavoro e visto che avevo molto tempo libero perché ero disoccupato, iniziai a recitare quanto più Daimoku possibile, cercando di mettere in pratica il Gosho: «Usa la strategia del Sutra del Loto prima di ogni altra» (La strategia del Sutra del Loto, RSND, 1, 889).
Mi dedicai con passione all’attività del gruppo e, quell’anno, otto persone ricevettero il Gohonzon. Ebbi subito un grande beneficio: il mio primo contratto di lavoro a tempo indeterminato.
Nel frattempo, imparavo pian piano il funzionamento dei computer e studiavo da autodidatta l’HTML (Hyper Text Markup Language), linguaggio con cui si sviluppano le pagine web, e mi venne l’idea folle di tentare una carriera nel campo dell’informatica: avevo trentotto anni, una cultura puramente umanistica e avrei dovuto lasciare un lavoro sicuro. Ma potevo contare sul Daimoku, sulla fede e su un impegno costante per ampliare le mie conoscenze. Leggevo sempre le guide ai giovani, in cui Sensei consiglia di non arrendersi di fronte ai problemi, perché non esiste nulla di definitivo e immutabile. Sentivo in me la possibilità del cambiamento e decisi di far sì che il mio maestro fosse orgoglioso di me.
Seguendo il consiglio di un amico mi proposi alle aziende d’informatica come stagista senza stipendio. Dopo molti colloqui un’azienda mi diede un’opportunità, così nel giugno del 2000 iniziai una nuova vita come programmatore web. Il lavoro mi appassionava, mi divertiva e ottenni subito un ottimo stipendio. Studiavo in ogni momento libero, approfondendo l’inglese e l’informatica in cui divenni bravo, al punto che nel 2004 lasciai l’azienda per iniziare una carriera da libero professionista.
Nei dieci anni successivi la mia vita è stata un crescendo di soddisfazioni professionali ed economiche, ogni anno che passava miglioravo e guadagnavo di più.
Mi dedicavo alla crescita degli uomini del settore, che crebbero a tal punto che le nostre riunioni straripavano di persone!
Agli inizi del 2015 iniziai ad avvertire dei dolori al petto, difficoltà a respirare e attacchi di tachicardia che mi costrinsero a due ricoveri al pronto soccorso e a sottopormi a vari accertamenti. Mi fu diagnosticata una miocardite, un’infezione del muscolo cardiaco provocata forse da un’influenza non curata. In seguito a un episodio più grave degli altri, fui ricoverato in cardiologia con la funzionalità cardiaca ridotta al diciassette per cento, praticamente a un passo dall’arresto cardiaco. Nei primi dieci giorni d’ospedale non riuscivo quasi a respirare e quindi non riuscivo a recitare Daimoku: per fortuna mi vennero in soccorso i compagni di fede della mia zona che mi sostennero per tutto il periodo della degenza, recitando Daimoku con me e per me. Ricevetti delle ottime cure e in seguito fui dimesso con la funzionalità cardiaca al ventotto per cento, invalido per sempre – il danno al muscolo cardiaco è irreversibile – ma ancora vivo e fuori pericolo. Mi fu prescritto un mese di convalescenza da trascorrere in assoluto riposo: l’azienda con cui collaboravo non poteva permettersi una sospensione così lunga e io persi il contratto.
Alla fine della convalescenza, stavo molto meglio, recitavo Daimoku con determinazione e studiavo il Gosho, così trovai il coraggio di iniziare a rispondere ad annunci di lavoro.
La prima azienda che mi contattò decise di assumermi dopo il primo colloquio.
A cinquantatré anni, avendo perso solo un mese di lavoro, mi ritrovavo nuovamente assunto con un contratto a tempo indeterminato. Nel frattempo, i controlli a cui mi sottoponevo iniziarono a dare risultati sempre migliori, stavo recuperando inspiegabilmente vari gradi di funzionalità cardiaca: in pratica le fibre del cuore che non erano state danneggiate dall’infezione si stavano moltiplicando compensando la parte danneggiata.
Qualche mese fa ho fatto un altro controllo e ho scoperto che ora il mio cuore funziona al cinquantasei per cento! Il commento del cardiologo è stato: «Lei ha recuperato! È incredibile!».
Oggi ho una funzionalità cardiaca più che normale e un lavoro soddisfacente, nel quale sono stato recentemente promosso “per merito” con tanto di lettera di encomio e un sostanzioso aumento di stipendio. Per tutto questo devo ringraziare il Daimoku, le buone cause poste facendo attività nella Soka Gakkai, il maestro Ikeda e il sostegno dei compagni di fede.
C’è una frase di Gosho che mi ha sempre ispirato in questi anni: «Porta avanti la tua fede nel Sutra del Loto. Se ti fermi a metà strada non potrai mai far scaturire il fuoco dalla pietra focaia. Fai sgorgare il potere della fede così che tutti gli abitanti di Kamakura, umili e potenti, e tutta la gente del Giappone, parlino di te come di “Shijo Kingo, Shijo Kingo della scuola del Loto”. Una cattiva fama si diffonderà in lungo e in largo, ma una buona reputazione andrà anche più lontano, specialmente se è una reputazione di devozione al Sutra del Loto» (Le illusioni e i desideri sono Illuminazione, RSND, 1, 283).
Ora sono sempre più determinato a continuare a impegnarmi per kosen-rufu insieme a Sensei.