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Illuminiamo il nostro cammino verso un futuro di pace - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 08:12

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Illuminiamo il nostro cammino verso un futuro di pace

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Sono davvero felice di poter vivere la mia vita e impegnarmi per kosen-rufu anno dopo anno insieme a voi, cari membri della nostra famiglia Soka di tutto il mondo, con i cuori uniti come se fossero uno solo, creando insieme meravigliosi ricordi della nostra «vita presente in questo mondo umano» (Domande e risposte riguardo all’abbracciare il Sutra del Loto, RSND, 1, 58).

Sono lieta di informarvi che mio marito, che all’inizio dell’anno ha compiuto novantadue anni, gode sempre più di buona salute e vitalità. Da giovane era di costituzione cagionevole. Dopo la nomina a terzo presidente della Soka Gakkai all’età di trentadue anni (il 3 maggio 1960), festeggiai il primo anniversario della sua nomina, poi il secondo e ancora il terzo pensando ogni volta: “Che sollievo, ha prolungato ancora la sua vita!”, con una gratitudine sempre più profonda perché poteva continuare a impegnarsi per kosen-rufu.
Ora, sessant’anni dopo, mio marito continua a guidare il nostro movimento «per assicurare che la Legge duri a lungo nel tempo» (SDL, 250). Questo è senza dubbio il grande beneficio del prolungamento della vita attraverso la fede nella Legge mistica. Ma, più di ogni altra cosa, è merito delle preghiere sincere dei compagni di fede di tutto il mondo. Ne parliamo spesso in famiglia, e ne siamo profondamente grati.

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Ogni volta che leggo il Seikyo Shimbun provo un’immensa gratitudine per “i re e le regine senza corona” che distribuiscono il giornale ogni mattina. Le sue pagine sono piene di fotografie e di esperienze che testimoniano lo straordinario sviluppo dinamico del nostro movimento di kosen-rufu mondiale.
Tutto ciò riempie di gioia sia me che mio marito, il quale esclama ogni volta: «È meraviglioso! Sono così felice!». Nel corso degli anni, in molte occasioni egli ha scritto a mano parole di incoraggiamento sulle copie del Seikyo Shimbun, che poi ha regalato ai compagni di fede.
E circa dieci anni fa, in una pagina in cui si descriveva come il nostro movimento della SGI stesse conquistando sempre più la fiducia della società, scrisse per me questa dedica: «L’organizzazione numero uno al mondo / sta realizzando kosen-rufu e la pace / che meravigliosa vittoria! / Il maestro Toda ne sarebbe immensamente felice!».
Quando abbiamo visitato il magnifico Centro mondiale Seikyo, completato lo scorso anno, mio marito ha ripetuto tante volte quanto avrebbe voluto che il maestro Toda lo potesse ammirare. Alla base dell’altare buddista, nella sala principale dove è custodito il Gohonzon (Sala Genron), sono state poste le pietre provenienti dai cinque continenti, insieme alle copie delle pubblicazioni della SGI dei paesi di tutto il mondo. Qui, mio marito e io abbiamo pregato profondamente affinché la luce della parola scritta per la realizzazione di kosen-rufu, ovvero la pace nel mondo, possa risplendere e propagarsi da questa “roccaforte della penna”.

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Verso la fine dello scorso anno abbiamo ricevuto la notizia che le opere di mio marito pubblicate all’estero sono ora oltre duemila, tradotte in quarantotto lingue. Non finiremo mai di ringraziare tutti coloro che hanno lavorato dietro le quinte alla loro traduzione, revisione e pubblicazione, senza risparmiare alcuno sforzo.
Nel suo romanzo La nuova rivoluzione umana, mio marito descrive l’importante ruolo svolto, in occasione del suo dialogo con lo storico inglese Arnold J. Toynbee (1889-1975), dai membri del Regno Unito che si dedicarono con il massimo impegno a sostenere questo evento, ad esempio trascrivendo tutti i giorni le registrazioni di ogni sessione. Con grande gioia ho letto recentemente il report di una responsabile donne della SGI europea che racconta con orgoglio di aver fatto parte di questa storia.
Sono trascorsi quarantacinque anni dalla pubblicazione del loro dialogo, con il titolo Dialoghi. L’uomo deve scegliere (Bompiani, 1988). Attualmente, i nostri cittadini globali Soka stanno portando avanti innumerevoli dialoghi di pace per unire l’umanità proprio come desiderava il professor Toynbee, in accordo con la missione che lui stesso affidò a mio marito.

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Le nostre voci che recitano Nam-myoho-renge-kyo con energia e decisione, e condividono con sincerità il Buddismo di Nichiren Daishonin con gli altri, stanno creando innumerevoli ondate di pace e felicità.
In una lettera indirizzata alla monaca laica Sennichi che, pur vivendo in condizioni estremamente difficili sulla lontana isola di Sado continuava a incoraggiare i compagni di fede e a proteggerli con tutta se stessa, Nichiren Daishonin scrive: «Una donna che abbraccia il re leone del Sutra del Loto non deve temere le belve dell’inferno o del regno degli spiriti affamati e degli animali» (Il tamburo alla porta del tuono, RSND, 1, 843).
Le promette che una donna che abbraccia la Legge mistica, così come i membri della sua famiglia e tutte le persone a lei care, non saranno mai infelici, a prescindere dalle difficoltà che possano incontrare. La esorta inoltre ad avere una “fede invincibile”1 di fronte a qualsiasi sfida.
Una fede invincibile inizia dal recitare Nam-myoho-renge-kyo. Significa pregare fino in fondo di fronte al Gohonzon con la promessa di aprire un varco, assolutamente, e superare ogni ostacolo qualsiasi cosa accada.
Recitare un Daimoku permeato dal voto di kosen-rufu fa emergere in noi il coraggio di affrontare e cavalcare anche le onde più alte e furiose delle difficoltà, senza alcuna paura.
Fa nascere la saggezza che ci permette di trasformare il veleno in medicina, di muovere ogni cosa in una direzione positiva e di creare valore, con gioia e vitalità.
Questo Daimoku, inoltre, ci riempie di forza permettendoci di incoraggiare i nostri amici che stanno soffrendo e di realizzare la felicità, nostra e degli altri. Questo è lo spettacolo vittorioso della rivoluzione umana, della trasformazione del karma in missione.

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Attualmente il Gruppo donne in Giappone sta puntando i riflettori sulle donne che hanno fino a cinquant’anni di età, in quanto protagoniste della creazione di una nuova era: questa è la “generazione dei giovani gigli bianchi2”. Si tratta di un periodo particolarmente importante nella vita delle donne, durante il quale si trovano ad affrontare molti dei loro più grandi cambiamenti e sfide. Mio marito nel corso degli anni ha sostenuto attivamente le donne di questa fascia d’età incoraggiandole con tutte le sue forze.
Il 25 gennaio del 1962 il processo per l’incidente di Osaka3 giunse alla sua conclusione dopo quattro anni e mezzo: mio marito fu dichiarato innocente e assolto da ogni accusa. Una volta rientrato alla sede centrale della Soka Gakkai del Kansai, si diresse subito verso la sala del Gohonzon insieme ai membri con cui aveva condiviso tante sofferenze e gioie. Lì vide una giovane compagna di fede del Gruppo donne del Kansai che, continuando a lottare contro il demone della malattia, aveva pregato con tutto il cuore per la vittoria in tribunale.
«Va tutto bene ora!», la rassicurò mio marito, e le chiese di guidare la recitazione del Daimoku. Tutti insieme pregarono intensamente per la sua guarigione, e affinché ogni membro realizzasse una meravigliosa vittoria nella lotta per la giustizia e la felicità.
Poco tempo dopo quella donna guarì, mostrando la meravigliosa prova concreta del principio per cui «Myo significa rivitalizzare» (Il Daimoku del Sutra del Loto, RSND, 1, 132). Oggi, cinquantotto anni dopo, continua a impegnarsi con energia nelle attività della Soka Gakkai, e rappresenta un esempio e una fonte d’ispirazione per tutti noi.
Il cuore della nostra famiglia Soka è prendersi cura di ogni singola persona e fare in modo che il potenziale dei giovani possa svilupparsi al massimo, continuando ad avanzare in armonia e amicizia, con gioia e allegria, lungo la grande strada di kosen-rufu, ovvero la realizzazione della pace e della felicità di tutta l’umanità.

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In occasione delle cerimonie di Gongyo di Capodanno che si sono tenute in ogni parte del Giappone, è stato mostrato un incoraggiante video in cui i compagni di fede di Stati Uniti, India ed Europa si impegnano traboccanti di gioia cantando insieme. Anche sul Seikyo Shimbun non vi è giorno in cui non vengano pubblicate foto di membri sorridenti di tutto il mondo.
Attualmente, sempre più amici e personalità della cultura di ogni paese ammirano gli splendidi sorrisi dei compagni della SGI che si diffondono in ogni parte del pianeta.
I sorrisi amichevoli dei nostri membri della Soka Gakkai sono un faro di speranza che dimostra che ciascuno di noi può manifestare la nobiltà e lo splendore della Buddità così com’è, nel modo che gli è proprio.
In questo “Anno del progresso e delle persone capaci” utilizziamo ancor di più le nostre voci per incoraggiare gli altri e facciamo sbocciare il sorriso di innumerevoli “fiori umani”, ciascuno unico e meraviglioso, in accordo con il principio del «ciliegio, susino, pesco e prugno selvatico» (cfr. Raccolta degli insegnamenti orali, BS, 124, 47). Illuminiamo il cammino verso un futuro di pace in cui le persone di tutto il pianeta possano vivere in armonia.
Sto pregando profondamente per la salute, la sicurezza e la felicità di tutte le nostre donne e giovani donne che risplendono come soli luminosi di kosen-rufu nei luoghi che hanno scelto per realizzare il proprio voto.

Kaneko Ikeda
responsabile onoraria delle donne della SGI

1. Letteralmente, in giapponese: “una fede che non si lascia sconfiggere”.
2. In occasione della riunione dei responsabili di centro del 18 novembre 2019, la responsabile donne ha annunciato che in Giappone le donne al di sotto dei cinquant’anni d’età faranno parte di quella che è stata definita “generazione dei giovani gigli bianchi”. Il giglio bianco è uno dei simboli del Gruppo donne.
3. Incidente di Osaka: nel 1957 Daisaku Ikeda, allora responsabile dello staff centrale dei giovani della Soka Gakkai, fu arrestato e accusato ingiustamente di aver violato la legge elettorale nelle elezioni suppletive per la Camera dei consiglieri di Osaka. Alla fine del processo, che durò per oltre quattro anni, Ikeda fu pienamente prosciolto da tutte le accuse.

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