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Volume 30, capitolo 6, “Il voto”. Puntate 43/48 - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 09:28

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Volume 30, capitolo 6, “Il voto”. Puntate 43/48

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Contesto storico

Nel corso dei suoi viaggi Shin’ichi Yamamoto ha incontrato diverse volte Mikhail Gorbaciov, premio Nobel per la Pace e presidente dell’allora Unione Sovietica. In queste puntate continua il racconto dei loro scambi. Nel frattempo il presidente Yamamoto, tra numerosi ostacoli e difficoltà, porta avanti il movimento di kosen-rufu mondiale…

Potete leggere le puntate del volume 30 pubblicate su www.sgi-italia.org/riviste/nr/

Nella narrazione l’autore, Daisaku Ikeda, rappresenta se stesso con lo pseudonimo Shin’ichi Yamamoto

[43] Mikhail Gorbaciov aveva dato inizio al disarmo, aveva avviato riforme per ricostruire l’economia sovietica e attuato riforme politiche per promuovere la democratizzazione. Aveva inoltre supervisionato gli emendamenti costituzionali che avrebbero dato luogo a un governo presidenziale, passando dal regime monopartitico a uno pluripartitico. Nel marzo del 1990 fu nominato primo presidente dell’Unione Sovietica. Nello stesso anno, fu insignito del premio Nobel per la pace, per i suoi enormi contributi alla stabilità mondiale.
Gorbaciov aveva previsto le difficoltà e la confusione che il suo epocale esperimento sociale, ovvero la politica di riforma della perestrojka, avrebbe suscitato.
Nel corso del suo primo incontro con Shin’ichi Yamamoto, disse infatti: «La società del mio paese ha una storia unica. In Unione Sovietica si parlano circa centoventi lingue diverse e il numero dei gruppi etnici è ancora più numeroso. La nostra è una società estremamente complessa. La prima cosa che la perestrojka ha portato è la libertà. Ma la sfida che ci attende ora è il modo di utilizzare questa libertà».
Chi rimane a lungo confinato nell’oscurità viene abbagliato quando esce alla luce del sole per la prima volta. Allo stesso modo, era naturale aspettarsi che le persone cresciute in una società priva delle libertà democratiche fondamentali si sentissero disorientate quando tali libertà fossero state improvvisamente rispettate. Differenti coalizioni sociali avrebbero inoltre cominciato ad avanzare richieste, cercando di promuovere interessi specifici o locali.
Le preoccupazioni di Gorbaciov a questo riguardo erano giustificate. I conflitti etnici divamparono in tutto il paese e il ristagno economico ostacolava ulteriormente la loro risoluzione. I burocrati, che avevano a cuore solo la salvaguardia dei propri privilegi, cercarono di estromettere Gorbaciov, mentre i sostenitori di riforme più radicali approfittarono delle nuove libertà ottenute per attaccarlo, accusandolo di non fare abbastanza.
Diverse repubbliche sovietiche cominciarono le manovre per dissociarsi dall’Unione Sovietica e i tre stati baltici – Estonia, Lettonia e Lituania – si prepararono a dichiarare la loro indipendenza. Il corso degli eventi si sviluppò con un’irruenza che superava di gran lunga le previsioni di Gorbaciov.
Nel giugno del 1991 Boris Eltsin, sostenitore della riforma radicale, fu eletto presidente della repubblica russa.
Ad agosto, tuttavia, una fazione comunista intransigente e contraria alle riforme tentò un colpo di stato e Gorbaciov venne messo agli arresti domiciliari in Crimea, dove si trovava in quel momento.
In quella fase di cambiamenti storici radicali e turbolenti, Shin’ichi pregava perché la liberazione di Gorbaciov avvenisse senza incidenti.

[44] Il presidente russo Boris Eltsin, con il sostegno del popolo che desiderava la democratizzazione, incitò al rovesciamento del colpo di stato promosso dai conservatori e il tentativo di golpe fallì.
Dopo che fu rilasciato e tornò a Mosca, Mikhail Gorbaciov scoprì che il potere era ormai passato nelle mani di Eltsin, e il corso degli eventi prese una piega ancora più radicale.
Nell’agosto del 1991 Gorbaciov si dimise da segretario generale del Partito comunista e chiese la dissoluzione del Comitato centrale del Partito comunista. A settembre il Consiglio di stato dell’Unione Sovietica riconobbe l’indipendenza dei tre stati baltici. A dicembre Eltsin, nel suo ruolo di capo di stato di Russia, Ucraina e Bielorussia, annunciò la formazione della Comunità degli Stati Indipendenti (CIS) che avrebbe sostituito l’Unione Sovietica. Furono undici le repubbliche sovietiche che firmarono il trattato che sanciva la nascita del nuovo organismo, ufficializzando lo scioglimento dell’Unione Sovietica. Gorbaciov si dimise da presidente.
Settantaquattro anni dopo la rivoluzione russa l’Unione Sovietica, leader del blocco orientale, era scomparsa, spazzata via dalle correnti impetuose della storia.
Gorbaciov, passato alla storia come il primo e ultimo presidente dell’Unione Sovietica, fu aspramente criticato, eppure furono la sua determinazione e le sue azioni a portare una nuova era di libertà e democrazia nell’Unione Sovietica e nell’Europa Orientale, contribuendo a creare una svolta epocale nella storia dell’umanità.
Poco dopo le dimissioni di Gorbaciov da presidente, lo scrittore Chinghiz Aitmatov, suo grande amico e sostenitore della perestrojka, scrisse una lettera a Shin’ichi Yamamoto. Era intitolata Una parabola raccontata a Gorbaciov e descriveva nei dettagli l’impegno dell’ex presidente nella perestrojka.
Quando l’attuazione della perestrojka era in corso, applaudita come una storica riforma democratica, Gorbaciov aveva invitato Aitmatov a fargli visita al Cremlino. Durante il loro incontro, Aitmatov aveva raccontato a Gorbaciov una parabola.
Un giorno, un profeta si reca presso la corte di un grande signore e gli chiede: «È vero che, mosso dal desiderio che i tuoi sudditi siano felici, vuoi concedere loro completa libertà e uguaglianza?».
«È vero», risponde il signore, e allora il profeta aggiunge: «Hai due percorsi davanti a te, due destini, due possibilità, e sei libero di scegliere tra loro».

[45] La prima delle due alternative che si presentavano al grande signore era di consolidare il potere usando il pugno di ferro. In quel modo avrebbe acquisito un potere ineguagliabile e avrebbe potuto godere dei privilegi derivanti da quella posizione.
La seconda opzione era dare la libertà al suo popolo. Tuttavia, in quel modo avrebbe intrapreso il difficile cammino del martirio. Per quale motivo? Il profeta spiegò: «La libertà di cui farai dono alle persone si ritorcerà contro di te sotto forma di ingratitudine».
Continuò: «Coloro che avranno ottenuto la libertà si vendicheranno per i torti passati non appena saranno liberi e si scaglieranno contro di te. Ti denunceranno alle masse, ti insulteranno in pubblico, ti scherniranno. Derideranno te e i tuoi più stretti collaboratori. Molti dei tuoi più fidi compagni ti criticheranno apertamente e si rifiuteranno di seguire le tue istruzioni. Ti guarderanno in modo sprezzante fino alla fine dei tuoi giorni e tu non potrai sfuggire alle ambizioni di coloro che ti circondano, che cercheranno sempre di umiliarti e di calpestare il tuo nome. Grande signore, sei libero di scegliere tra questi due destini».
Il signore chiese al profeta di attendere, dicendo che avrebbe meditato sulle sue parole e che avrebbe preso la sua decisione dopo sette giorni.
Quando Aitmatov, che aveva finito di raccontare la sua storia, era sul punto di congedarsi, Gorbaciov disse: «Non ho bisogno di aspettare sette giorni, e nemmeno sette minuti. Ho già fatto la mia scelta. Mi atterrò a ciò che ho deciso, qualunque cosa accada. La democrazia, la libertà e la liberazione dagli orrori del passato, come da tutte le forme di dittatura è ciò che conta per me. Le persone saranno libere di giudicarmi come vorranno. Anche se molti oggi non capiscono, sono deciso a proseguire su questa strada».
La lettera inviata da Chinghiz Aitmatov a Shin’ichi Yamamoto trasmetteva pienamente l’incredibile determinazione di Gorbaciov nel portare avanti la perestrojka.
Le persone preoccupate solo di proteggere i propri interessi e che anelano alla fama e al profitto non potranno mai realizzare una vera riforma. Anche la grande impresa di kosen-rufu sarà realizzata solo da persone che hanno preso con se stesse un impegno risoluto.

[46] Con il crollo dell’Unione Sovietica, la Repubblica russa guidata da Boris Eltsin si trasformò nella Federazione russa, ereditando i diritti e i privilegi internazionali acquisiti dall’ex Unione Sovietica. Permanevano tuttavia diverse difficoltà, tra cui una grave crisi economica.
Pur avendo ottenuto l’indipendenza, in diverse zone di alcuni paesi che erano appartenuti al blocco orientale scoppiarono conflitti etnici e regionali, a cominciare dalla Jugoslavia; poi i conflitti si diffusero anche all’Azerbaigian, all’Armenia, alla Cecenia e ad altri luoghi. Il terrorismo si diffuse e si acuì.
Con la fine della Guerra Fredda, i conflitti innescati da fattori etnici, religiosi ed economici si inasprirono e i conflitti regionali si allargarono a livello globale.
La strada che porta alla pace è impervia, ed è il motivo per cui non dobbiamo mai interrompere i nostri sforzi per arrivare alla meta.
Shin’ichi Yamamoto pubblicava ogni anno, il 26 gennaio, anniversario della fondazione della SGI, le sue Proposte di pace, nelle quali continuava a ribadire la necessità di un nuovo ordine mondiale che sostituisse quello della Guerra Fredda e che fosse fondato su un sistema internazionale di regole volte a realizzare la pace, sotto l’egida delle Nazioni Unite.
Era convinto che per inaugurare una nuova epoca fosse necessario dissipare il senso di smarrimento, il cinismo e il clima di sospetto che avevano offuscato le menti delle persone, le quali erano alla ricerca della pace, della democrazia e della libertà.
Per riuscirci, bisognava estendere in tutte le direzioni possibili, e a ogni livello, i canali di un dialogo improntato all’apertura mentale. Questo significava non solo trovare un modo per alleviare i sintomi della malattia dei nostri tempi, ma anche intraprendere il lavoro ben più arduo di trovare una cura efficace per curarla radicalmente.
Shin’ichi e Mikhail Gorbaciov continuarono a incontrarsi in diverse occasioni anche dopo le dimissioni di quest’ultimo da presidente dell’Unione Sovietica.
Nell’aprile del 1993, quando Gorbaciov e sua moglie Raissa visitarono il Giappone, l’ex presidente venne insignito di un dottorato onorario dall’Università Soka, mentre sua moglie Raissa ricevette la massima onorificenza del College universitario femminile Soka.
Gorbaciov quel giorno tenne una lectio magistralis nell’auditorium dell’università.
Nel 1996 fu pubblicata una raccolta dei dialoghi tra Shin’ichi e Gorbaciov, intitolata Le nostre vie si incontrano all’orizzonte (Sperling & Kupfer), e nel novembre del 1997 i coniugi Gorbaciov visitarono le scuole medie e superiori Soka del Kansai.
L’amicizia diventa più profonda e si radica, sbocciando con colori ancora più sgargianti, solo grazie alla frequentazione continua.

[47] In risposta agli attacchi infondati portati alla Soka Gakkai dai preti dello Shoshinkai, Shin’ichi Yamamoto lanciò una serie di nuove iniziative per espandere il movimento di kosen-rufu. I membri della Soka Gakkai risposero in modo entusiastico, dando inizio a un nuovo e gioioso progresso. Il movimento di kosen-rufu si ampliò, riacquistando slancio mese dopo mese e anno dopo anno, continuando a fluire energicamente come un fiume veemente.
La strada di kosen-rufu, tuttavia, è sempre ripida e impegnativa, e nell’avanzare bisogna superare ogni sorta di prove e ostacoli.
Lo stesso Shin’ichi fu colpito personalmente da numerose prove. Il 3 ottobre 1984, il suo secondogenito, Hisahiro, morì all’improvviso per una malattia. Aveva solo ventinove anni.
Dopo aver conseguito la laurea e un master presso la facoltà di giurisprudenza dell’Università Soka, Hisahiro, che desiderava proteggere e sviluppare la roccaforte dell’educazione Soka per le generazioni future, aveva iniziato a lavorare per l’università.
Il 23 settembre, mentre si trovava al campus per preparare alcuni eventi in programma, Hisahiro lamentò dei forti dolori allo stomaco e fu ricoverato in ospedale. Persino il giorno precedente la sua morte, dall’ospedale discusse al telefono i programmi del Festival dell’Università Soka con altri membri dello staff universitario.
Hisahiro raccontava spesso ai suoi amici del suo sogno di far diventare l’Università Soka un prestigioso ateneo di fama mondiale, che si sarebbe conquistato un posto nella storia. Per far ciò, era necessario che alcuni individui fossero disposti a dedicarsi totalmente alla realizzazione di questo obiettivo, diceva, ed era determinato a essere uno di loro.
Shin’ichi era nel Kansai per partecipare alla quinta riunione generale della SGI e ad altre attività, e si stava dedicando a incoraggiare i membri ogni giorno.
La sera del 3 ottobre, quando seppe della morte di Hisahiro, si inginocchiò subito davanti al Gohonzon del Centro culturale del Kansai e offrì le sue preghiere per la felicità eterna di suo figlio. Sebbene Hisahiro fosse morto così giovane, Shin’ichi era sicuro che il figlio aveva vissuto la sua esistenza esattamente come aveva desiderato, facendo del suo meglio per compiere la sua missione.
Shin’ichi era convinto che dovesse esserci un profondo significato nella morte di suo figlio.
Nel corso delle nostre lotte per kosen-rufu possiamo esser certi che si presenterà ogni sorta di difficoltà e sofferenze. La fede autentica ci consente di affrontare qualsiasi cosa accada senza paura e senza dubbi, e di percepire profondamente la vera natura di ogni evento doloroso con gli occhi della fede, riuscendo così a superare ogni ostacolo.
Il cammino di kosen-rufu è una lunga serie di lotte dalle quali non possiamo assolutamente ritirarci. Acquisire questa consapevolezza e mettere in pratica il principio secondo cui «sorgeranno difficoltà, ed esse devono essere considerate pratiche “pacifiche”» (cfr. BS, 116, 58) significa applicare gli insegnamenti del Daishonin alle nostre esistenze; è il cuore dello spirito della Soka Gakkai.

[48] Nell’ottobre del 1985, Shin’ichi si ammalò e venne ricoverato in un ospedale universitario per sottoporsi a degli esami approfonditi.
Da giovane soffriva di una grave malattia ai polmoni, tanto che i medici gli avevano detto che non avrebbe potuto raggiungere i trent’anni. Ciononostante, egli aveva continuato a vivere ogni giorno al massimo delle sue forze. Dopo aver rassegnato le dimissioni da presidente della Soka Gakkai, la sua agenda divenne ancora più fitta di impegni, tra cui i numerosi viaggi intorno al mondo.
Inoltre, nel periodo in cui il presidente Eisuke Akizuki era malato, egli dedicò all’organizzazione sforzi ancora maggiori per sostenere tutti i membri.
Shin’ichi pensò che stava per compiere cinquantotto anni, l’età che aveva il suo maestro Josei Toda quando morì. Riflettendo poi sul fatto che anche il presidente Kiyoshi Jujo – che gli era succeduto – era scomparso a cinquantotto anni, Shin’ichi rinnovò la sua determinazione.
«Io ho la missione di kosen-rufu nel mondo affidatami dal mio maestro, e non posso ammalarmi. Devo vivere con tutte le mie forze anche per il mio maestro, e costruire le fondamenta eterne di kosen-rufu nel mondo!».
Sentendo ancora una volta l’importanza di prendersi cura con grande attenzione della propria salute, Shin’ichi rivolgeva il suo sguardo al futuro di kosen-rufu.
La vita può essere considerata una lotta implacabile contro il proprio karma. Può accadere di perdere la persona amata, oppure di cadere gravemente malati. O ancora di ritrovarsi in cattivi rapporti con i familiari, di avere figli che prendono una cattiva strada, di perdere il lavoro, di subire il fallimento della propria azienda o vivere di stenti… Le difficoltà e le sofferenze ci piombano addosso come le onde furiose di un mare in burrasca, ogni volta sorprendendoci e spingendoci a domandarci se ci siano davvero avversità peggiori di quelle che incontriamo.
È per far fronte a tutto questo che esiste la fede. Per renderci ancora più forti. Infatti non esiste, nel modo più assoluto, un karma che non possa essere superato attraverso la fede. La nostra mente verrà temprata, divenendo più forte e profonda, nella misura in cui affronterà fatiche e difficoltà senza arrendersi, e svilupperà così la forza necessaria per superare qualsiasi prova. In questo modo potremo ugualmente coltivare un grande stato vitale, grazie al quale comprenderemo il dolore e le sofferenze che provano gli altri, sapremo condividere tali sofferenze e sviluppare l’empatia per incoraggiare le persone dal profondo del cuore.
Vivere senza demoralizzarsi di fronte alle avversità, continuando a lottare intrepidi contro di esse, è in sé la dimostrazione del potere immenso del Buddismo. In altre parole, quando viviamo con tutte le forze per la causa di kosen-rufu, il nostro karma così com’è diventa la nostra preziosa missione, e le sofferenze che viviamo si trasformano in inestimabili tesori del cuore
(continua)

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