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Lezione 1 - Il buddismo del Daishonin è la religione della lotta condivisa  di maestro e discepolo - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 13:20

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Lezione 1 – Il buddismo del Daishonin è la religione della lotta condivisa  di maestro e discepolo

Masaaki Morinaka ha basato la prima lezione sulla serie del maestro Ikeda “La religione della rivoluzione umana” (BS, 192, 24)

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Masaaki Morinaka ha basato la prima lezione sulla serie del maestro Ikeda “La religione della rivoluzione umana” (BS, 192, 24)

Lo splendore della rivoluzione umana

L’essenza del Buddismo di Nichiren Daishonin è la rivoluzione umana: le persone dimostrano la prova concreta della loro rivoluzione umana, approfondendo la filosofia buddista e mettendola in pratica con profonda convinzione, e realizzano così la felicità propria e degli altri.
Rivoluzione umana significa trasformare il circolo vizioso basato sulla sofferenza, o malvagità, nel circolo virtuoso basato sulla felicità e bontà. Ad esempio, una persona malvagia, senza compassione, riesce a diventare una persona nobile come un bodhisattva colmo di compassione. Una persona intellettuale, ma imprigionata dall’egoismo, riesce a diventare una persona di azione che guida la gente con saggezza compassionevole. Ogni storia di rivoluzione umana è commovente, drammatica ed emozionante. Potrebbe diventare senza dubbio un film o una serie televisiva!
Lo splendore della rivoluziona umana risiede in un modo di vivere onesto e sincero e l’attività della Soka Gakkai è una via diretta per compiere la nostra rivoluzione umana. Tramite questo processo si trasforma il terreno spirituale su cui si basa la società, e di conseguenza la condizione vitale del genere umano viene elevata.
Nell’Epilogo del romanzo La nuova rivoluzione umana Sensei scrive: «Gli esseri umani sono i costruttori delle società, degli Stati e del mondo in cui vivono. Odio e fiducia, disprezzo e rispetto, guerra e pace, tutto nasce da un singolo elemento della mente (ichinen) degli esseri umani. Perciò, senza la rivoluzione umana non possono esistere né la felicità individuale né la prosperità della società, e neanche la pace nel mondo» (NR, 644, 29).

Il ruggito del leone

Ne La raccolta degli insegnamenti orali viene spiegato il significato del “ruggito del leone” ovvero la Legge mistica che il maestro e i discepoli recitano all’unisono e diffondono (cfr. BS, 116, 55). Il leone che ruggisce simboleggia l’azione di sconfiggere le funzioni demoniache. Il Budda è definito come “colui che continua a lottare contro la natura demoniaca”.
Si tratta della contrapposizione tra l’Illuminazione e l’oscurità fondamentale.
Ciò che differenzia questa contrapposizione dalla concezione dualistica è che non si tratta di due entità che possiedono caratteristiche distinte e separate; entrambe si trovano infatti nella vita di ogni singolo essere umano.
Ciascun individuo possiede sia la natura di Budda che quella del mondo d’Inferno. Questo è il principio del mutuo possesso dei dieci mondi.
Osservando le cose da questo punto di vista, è necessario mantenere l’oscurità fondamentale inerente alla nostra vita in uno stato di latenza, facendo emergere la natura fondamentale dell’Illuminazione.
Tuttavia, se una persona si lascia sconfiggere dall’ambiente esterno, non riuscirà a impedire l’emergere dell’oscurità fondamentale.
È proprio per questo che dobbiamo portare avanti fino in fondo la pratica buddista.
Il leone, re degli animali, con il suo ruggito riesce a far indietreggiare tutti gli altri animali: allo stesso modo, attraverso il potere del Daimoku riusciamo a mantenere l’oscurità fondamentale in uno stato di latenza. Il Daishonin afferma che il ruggito del leone è il suono del maestro e dei discepoli che recitano all’unisono.
Da un certo punto di vista, il maestro, alzandosi da solo con solenne determinazione, potrebbe riuscire a distruggere qualsiasi tipo di natura demoniaca. Tuttavia, se si mantiene un tipo di relazione per cui il maestro è sempre colui che protegge, mentre il discepolo è sempre colui che viene protetto, quest’ultimo non sarà mai in grado di sconfiggere le funzioni demoniache con le proprie forze.
Per riuscire a crescere fino a raggiungere quella condizione vitale, è indispensabile che i discepoli si alzino formulando lo stesso voto del maestro e agiscano allo stesso modo. Questa è la lotta condivisa di maestro e discepolo.

Con lo stesso voto del maestro

L’espressione “non dualità”, in giapponese funi, indica che due entità che all’apparenza sembrano molto diverse tra loro, sono essenzialmente inseparabili, sono una sola cosa.
Quindi, la premessa da cui si parte è quella per cui maestro e discepolo sono individui distinti e separati, con personalità diverse tra loro.
Qual è allora la componente di “non dualità”, ciò che rende maestro e discepolo una cosa sola?
Possiamo individuare quattro punti importanti.

Il primo punto fondamentale è il voto.
Maestro e discepolo fanno lo stesso voto di portare avanti il movimento di kosen-rufu, ovvero eliminare l’infelicità dal mondo.
A essere uguale, inoltre, è la pratica di prendersi cura di ogni singola persona che si ha di fronte, attraverso azioni concrete. Il voto e la pratica concreta sono gli stessi, mentre a differire è la situazione in cui ognuno si trova. Questa è la non dualità di maestro e discepolo.
Perciò, il pensiero per cui “il maestro è superiore mentre il discepolo è inferiore” non rispecchia assolutamente il principio buddista di “non dualità di maestro e discepolo”.
Il maestro desidera che il discepolo diventi migliore di lui. Il discepolo, d’altro canto, rispetta il maestro e ne fa il proprio modello di vita.
In questo modo il desiderio del maestro – ovvero quello di eliminare dal mondo la miseria e l’infelicità – si diffonde in tutto il mondo, in ogni ambito, e viene trasmesso per l’eternità.

Il secondo punto essenziale della non dualità di maestro e discepolo è la “via del discepolo”, ovvero che, nella relazione maestro e discepolo, tutto dipende dal discepolo. Sensei ci ha mostrato più di chiunque altro la via del discepolo. Lo stesso ha fatto il maestro Toda in quanto discepolo di Makiguchi.
Il presidente Ikeda racconta: «Io avevo riposto completa fiducia in Nichiren Daishonin e in Toda. Il Gohonzon, il maestro Toda e la sincerità sono i miei tre tesori» (BS, 189, 47). Finché continueremo a considerare i tre presidenti fondatori come eterni maestri, lo spirito di maestro e discepolo della Soka Gakkai continuerà in eterno.

Il terzo punto essenziale della lotta condivisa di maestro e discepolo è quello per cui i princìpi di “non dualità di maestro e discepolo” e di “diversi corpi, stessa mente” non sono separati.
Non esistono persone che sono in perfetta unità con il maestro ma che allo stesso tempo turbano l’unità dei compagni. In quel caso, qualcosa non tornerebbe.
In realtà, individui del genere, nel profondo, mirano a sfruttare la figura del maestro per i propri interessi, e nutrono odio e gelosia nei confronti degli altri compagni di fede.
«L’unità di “diversi corpi, stessa mente” si realizza quando i discepoli continuano a incoraggiarsi tra loro seguendo la strada di maestro e discepolo. La non dualità di maestro e discepolo e l’unità di “diversi corpi, stessa mente” sono i princìpi più importanti nella pratica del Buddismo del Daishonin» (BS, 192, 29).

Il quarto punto chiave della lotta condivisa di maestro e discepolo è non abbandonare mai la fede, ma continuare a praticare per tutta la vita. Il voto è tale solo se lo si mantiene fino alla fine.
Nella vita, però, le cose non vanno sempre come desideriamo, e succede anche che i tre ostacoli e i quattro demoni emergono facendo a gara per interferire.
In quel momento, riusciamo a ricordarci le parole del maestro, oppure finiamo per dimenticarle? Ciò diventa evidente nei momenti cruciali, quando infatti si manifesta una netta differenza tra i discepoli che mantengono la fede e quelli che invece la abbandonano.
In altre parole, la chiave per non abbandonare mai la fede sta nel dedicarsi fino in fondo alla lotta condivisa di maestro e discepolo.
Per rendere tutto questo possibile, è importante avere sempre presente il punto di partenza, ovvero il voto di kosen-rufu che formuliamo al maestro.
Allo stesso tempo, anche quando incoraggiamo i compagni di fede, è essenziale impegnarsi sempre per far sì che ricordino il proprio punto di partenza.
Sensei spiega quanto segue: «Grazie alla consapevolezza di essere Bodhisattva della Terra possiamo alzarci animati dallo stesso voto del nostro maestro e costruire una rete di compagni di fede saldamente uniti nello spirito di “diversi corpi, stessa mente”. La chiave per realizzare la rivoluzione umana ed espandere lo stato vitale si trova nel dedicarsi profondamente alla missione personale di Bodhisattva della Terra, con la consapevolezza di esserlo, impegnandosi nella lotta condivisa per kosen-rufu» (BS, 192, 31).
Il punto cruciale dell’“Anno del progresso e delle persone capaci” è se il vibrante spirito di maestro e discepolo pulsi o meno nell’organizzazione.
“Lotta condivisa” è un’espressione utilizzata spesso da noi membri della Soka Gakkai. Probabilmente, i nostri amici non praticanti o i simpatizzanti potrebbero chiedersi: “Ma contro cosa stanno lottando i membri della Soka Gakkai?”. La nostra è una lotta contro l’oscurità fondamentae inerente alla vita di ogni persona. La lotta condivisa di maestro e discepolo equivale alla lotta del Budda contro le funzioni negative per eliminare la causa fondamentale dell’infelicità umana e aiutare le persone a diventare felici. Alla luce del Buddismo, dunque, il termine “vittoria” indica la vittoria di tutte le persone. Non ci sono sconfitti, nessuno viene lasciato indietro.

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