In questo saggio del 2 dicembre 2019, Daisaku Ikeda racconta di quando cominciò a scrivere il romanzo La rivoluzione umana. Era proprio il 2 dicembre 1964 quando intraprese questa “sfida della penna”, fonte di incoraggiamento e speranza per il presente e per il futuro
La Soka Gakkai avanza eternamente con spirito indomito
Quel giorno, di primo mattino, serbando nel cuore la missione affidatami dal mio maestro, feci il primo passo verso una grande e ambiziosa impresa: nella mia amata terra di Okinawa, cominciai a scrivere La rivoluzione umana.
Era il 2 dicembre 1964. Decisi di intraprendere la stesura del romanzo lo stesso giorno della morte del mio maestro Toda (2 aprile), così come era stato per l’inizio del mio viaggio per kosen-rufu nel mondo, il 2 ottobre 1960. Toda scrisse il suo romanzo, La rivoluzione umana, con lo pseudonimo di Myo-goku. Ereditando quest’opera dal mio maestro, utilizzai simbolicamente lo pseudonimo di Ho-goku.
La rivoluzione umana, quindi, è la storia dell’eredità di maestro e discepolo. Mi lanciai in questa “sfida della penna” percependo continuamente lo sguardo affettuoso ma severo del mio maestro e domandandomi incessantemente cosa avrebbe fatto al mio posto, in ogni occasione.
L’alba sorge da Okinawa
Cinquantacinque anni fa iniziai a scrivere il primo capitolo de La rivoluzione umana, intitolato “Alba”, seduto a una scrivania in una piccola stanza in stile giapponese della sede centrale della Soka Gakkai di Okinawa. Questo capitolo rappresenta lo “spartito” della lotta che ho portato avanti insieme ai miei preziosi compagni di fede di Okinawa.
La sera precedente, durante una riunione dei responsabili di settore affermai: «La chiave per trasformare il “regno dell’ambiente” è la rivoluzione umana. Facciamo assolutamente in modo che quella di Okinawa diventi una società esemplare, in cui regnino pace e prosperità!».
Inoltre, composi una poesia dedicata a tutti i compagni di fede del Gruppo giovani che avevano perso i genitori a causa della guerra:
Per quanto sia doloroso,
non ti lamentare, amico mio!
Un giorno
vedrai sicuramente
la terra eternamente felice
di kosen-rufu.
Il pomeriggio di quello stesso giorno, dopo aver concluso il manoscritto della prima puntata, incontrai i miei cari amici del Gruppo studenti con i quali scambiai vigorose strette di mano. Dieci anni dopo, quegli stessi campioni di saggezza sarebbero diventati il fulcro del Gruppo giovani che pubblicò L’isola che non viene mai sconfitta, il primo libro dei giovani Soka contro la guerra.
Nell’arco di questi cinquantacinque anni di lotta condivisa, i membri della famiglia di Okinawa, dotati di grande lealtà e sincerità, hanno continuato a correre “lungo il cammino / senza lesinare la propria vita” [così come afferma la loro canzone, I campioni di Okinawa, n.d.t.], per costruire la loro terra eternamente felice che risplende di speranza per tutta l’umanità, continuando a sfidarsi ciascuno nella propria rivoluzione umana.
Il prossimo anno segnerà il sessantesimo anniversario della fondazione del capitolo Okinawa. Continuo a pregare con tutte le forze affinché, ancora una volta, dall’isola di Okinawa possa espandersi in tutto il mondo una nuova “alba” di kosen-rufu e dell’ideale di “adottare l’insegnamento corretto per la pace nel paese”.
La preghiera che fa crescere persone capaci
Mirando al novantesimo anniversario della fondazione della Soka Gakkai, attualmente i miei compagni di fede hanno dato il via a un grande sviluppo, con spirito indomito.
Sia nel grande Kyushu “che apre la strada” sia nel Kansai “sempre vittorioso”, si sono svolte magnifiche riunioni generali, traboccanti di gioia ed entusiasmo.
In ogni parte del Giappone stanno nascendo nuovi leader giovani e forti che, insieme ai membri con più esperienza – veri e propri “veterani” della fede – stanno compiendo incredibili sforzi per «la propagazione del Buddismo nella loro provincia» (cfr. Le proprietà del riso, RSND, 1, 991) che è stata affidata loro dal Budda dell’Ultimo giorno della Legge, Nichiren Daishonin. Ripongo in loro una fiducia illimitata. Quanto si starà rallegrando il mio maestro Josei Toda, che durante il suo ultimo anno di vita soleva dire: «Non ho più bisogno di nulla. Tutto ciò che desidero è che emergano persone capaci».
C’è un famoso passo del Gosho che Toda aveva molto a cuore e che sottolineò due volte nella sua copia degli scritti del Daishonin: «Ora, all’inizio dell’Ultimo giorno della Legge, io, Nichiren, per primo ho propagato in tutto Jambudvipa i cinque caratteri di Myoho-renge-kyo, che sono il cuore del Sutra del Loto e l’occhio di tutti i Budda. […] Miei discepoli, serrate le fila e seguitemi e sarete superiori a Mahakashyapa o Ananda, a T’ien-t’ai o Dengyo!» (Le azioni del devoto del Sutra del Loto, RSND, 1, 679). In accordo con queste parole, il mio maestro ha ereditato il cuore e lo spirito del suo maestro Tsunesaburo Makiguchi, morto in carcere per proteggere la Legge, e si è alzato da solo tra le macerie del Giappone del dopoguerra. Non solo, ha richiamato e allenato schiere di giovani Bodhisattva della Terra, che hanno “serrato le fila e lo hanno seguito”.
Senza successori e senza la lotta condivisa che unisce lo spirito di maestro e discepolo in un legame di non dualità, kosen-rufu in tutto il mondo non può essere realizzato. Il 2020, “Anno del progresso e delle persone capaci”, sarà incentrato proprio sulla “lotta condivisa di maestro e discepolo” e sui “successori”.
Sfidarsi nella rivoluzione umana
In una lettera a Shijo Kingo, Nichiren Daishonin scrive: «Di recente ho pregato per te senza sosta il Sutra del Loto, il Budda Shakyamuni e il dio del sole, perché credo che tu sia la persona che può ereditare lo spirito del Sutra del Loto» (L’eroe del mondo, RSND, 1, 746).
Non posso fare a meno di percepire in queste parole la grande compassione del Daishonin che pregò incessantemente per la vittoria del suo diretto discepolo, più che per se stesso, e continuò a incoraggiarlo fino alla fine consapevole che, essendo «la persona che può ereditare lo spirito del Sutra del Loto», la sua esistenza era la cosa più preziosa.
«Farò in modo che coloro che hanno meno esperienza diventino persone ancora più capaci di me, e aprirò la strada a questi successori che “serrano le fila” e portano avanti il movimento di kosen-rufu»: una preghiera così profonda, unita all’incoraggiamento, è la chiave che permette di far crescere persone capaci.
Per realizzare tutto questo, i membri con più esperienza nella fede e i responsabili devono essere i primi a impegnarsi con tutte le forze e ciò vuol dire essenzialmente dedicarsi agli altri e diventare per primi un modello di persone capaci che diffondono coraggio e speranza. Ciò significa sfidarsi nella propria rivoluzione umana con rinnovata determinazione.
Così come afferma il Gosho: «Rafforzate la vostra fede giorno dopo giorno e mese dopo mese» (Le persecuzioni che colpiscono il santo, RSND, 1, 885), è fondamentale progredire con vitalità giorno dopo giorno, vincendo sulla pigrizia e sconfiggendo le funzioni demoniache con il vigoroso e risonante Daimoku del ruggito del leone.
Ignacy Jan Paderewski (1860-1941), musicista polacco che lottò strenuamente per difendere la sua patria dalla tirannia e dalle atrocità dei nazisti, affermò: «Attraverso l’attività creativa, l’essere umano regala a se stesso una nuova esistenza». La Soka Gakkai è un’organizzazione “per la creazione di valore”.
I maestri e i discepoli Soka sono nati insieme, qui, in questo mondo impuro e corrotto, assumendosi la missione di creare infinito valore per la pace e la felicità di tutti gli esseri viventi, qualsiasi cosa accada.
Vite che vibrano all’unisono
La riunione dei responsabili di centro che si è tenuta lo scorso 18 novembre, in occasione dell’anniversario della fondazione, è stata anche la riunione generale della SGI, che si potrebbe meglio definire “conferenza per la pace delle persone comuni di tutto il mondo”.
Vi hanno preso parte duecentottanta leader e Bodhisattva della Terra provenienti da sessantacinque paesi e territori del mondo, con uno spirito di ricerca così ardente da attraversare «diecimila miglia di mare» (Adottare l’insegnamento corretto per la pace nel paese, RSND, 1, 15). Nichiren Daishonin lodava con tutto il cuore i suoi discepoli affermando: «La grande distanza percorsa da queste persone è indicativa della loro devozione» (Lettera alla madre di Oto, RSND, 2, 965). Sono convinto che questi compagni di fede riceveranno immancabilmente molte ricompense visibili derivanti dalla “virtù invisibile” della loro nobile devozione. Il giorno prima della riunione generale, i compagni di fede giunti da tutto il mondo hanno partecipato ai meeting di scambio che si sono tenuti in trentadue luoghi di cinque diverse province del Kanto, recentemente colpite da una serie di disastri naturali, tra cui tifoni e alluvioni.
Agli zadankai della “famiglia globale Soka” hanno preso parte anche molte persone nuove che, insieme ai compagni giapponesi, sono rimaste profondamente commosse dalle incoraggianti esperienze di fede dei membri d’oltreoceano, nonché dal fatto che il Daimoku di Nam-myoho-renge-kyo è davvero una “lingua comune a tutto il mondo”. La fede dei membri giapponesi e dei compagni della SGI hanno vibrato all’unisono, innescando una reazione a catena di grande gioia, proprio come si legge nel Gosho: «Si può gioire nell’udirlo recitare [il Daimoku di Nam-myoho-renge-kyo] una sola volta nella vita, o anche gioire sentendo la voce di un altro che gioisce nell’udirlo» (La recitazione dei capitoli “Espedienti” e “Durata della vita”, RSND, 1, 60).
Kosen-rufu nasce dal legame karmico vitale e gioioso che si crea da persona e persona, da cuore a cuore, e dall’ispirazione e dall’incoraggiamento che ne derivano. Qui risiede il potere eterno e inestinguibile del legame tra maestro e discepolo, e dell’unione solidale tra compagni di fede.
In occasione dell’ultimo anniversario della fondazione della Soka Gakkai, che ebbi modo di celebrare a fianco del mio maestro, scrissi: «Grazie alla forza del maestro Toda siamo cresciuti così tanto. Grazie alla forza di sensei ci siamo aperti alla condizione vitale della Legge mistica. Grazie alla forza di sensei possiamo manifestare la nostra forza. Il debito di gratitudine che ho nei confronti di sensei come mio maestro è più grande di una montagna, più profondo dell’oceano. Non devo dimenticarmene. Lascerò un meraviglioso ricordo del mio maestro a tutto il mondo. Lo prometto solennemente» (cfr. Diario giovanile, Esperia, pag. 598).
Grazie ai successori saldamente uniti al maestro dal legame di non dualità, la grande via di kosen-rufu mondiale si sta aprendo sempre di più.
La ballata del seminatore
Non posso fare a meno di pensare quanto deve essere stato difficile il lavoro di quest’anno per i membri del Gruppo delle comunità agricole, a causa dei disastri naturali che si sono verificati uno dopo l’altro.
Sto mandando Daimoku ogni giorno con il desiderio profondo che riescano a trasformare il veleno in medicina. Dietro un fruttuoso raccolto c’è sempre il duro lavoro di coloro che preparano la terra e piantano i semi. Il grande scrittore originario del Kirghizistan, Chingiz Aitmatov (1928-2008), con cui ho coltivato per molti anni una grande amicizia, amava profondamente una ballata della sua terra natale, dal titolo Il seminatore. Egli citò questo testo in un caloroso incoraggiamento rivolto agli studenti delle scuole Soka: «Continuo a innaffiare il seme piantato […] pregando che da un unico seme possano nascere mille frutti».
Attraverso questi versi che lodano il prezioso operato degli agricoltori, che lavorano duramente anche sotto il sole cocente, Aitmatov pose l’accento sulla “preghiera del seminatore”. Egli inoltre spiegò l’atteggiamento fondamentale per realizzare una vita senza rimpianti: «Non dobbiamo mai dimenticare chi siamo e da dove veniamo, né scordare la gratitudine per tutti coloro che ci hanno amato e cresciuto in modo incondizionato, senza interessi o tornaconto personali».
I padri e le madri Soka del Gruppo Molti Tesori, prima di recarsi a incoraggiare i loro compagni di fede, recitavano ogni volta molto Daimoku. Grazie a questo cuore sincero, innumerevoli successori profondamente colpiti da quell’estrema cura nei loro confronti, si sono alzati e sono cresciuti fino a diventare dei campioni di kosen-rufu.
In qualsiasi epoca, non esiste scorciatoia per far crescere persone capaci. Se crediamo nelle potenzialità dei nostri amici e ci rivolgiamo loro con grande convinzione, anche se ci vorrà del tempo, alla fine risponderanno sicuramente mostrando una magnifica crescita. Anche il “Grand Prix” del Gruppo futuro (gara nazionale in cui i ragazzi mettono in scena delle rappresentazioni in inglese), che è ormai una splendida tradizione, rappresenta la cristallizzazione della dedizione e della preghiera di molti membri. Un ragazzo ha raccontato sorridendo: «Tutto ciò è stato possibile grazie alla preghiera dei compagni di fede che ci hanno sostenuto». In quell’occasione molti ragazzi e ragazze del Gruppo futuro si sono sfidati insieme ai loro amici. Con quanta energia, con quanta cura e dedizione, con quanta saggezza vengono fatti crescere questi cittadini globali, affinché possano manifestare al massimo le loro potenzialità!
Desidero che tutti noi continuiamo a nutrire ulteriormente la fertile terra del loro cuore con incoraggiamenti traboccanti di speranza.
Trasmettiamo coraggio ai giovani
Attualmente i membri del Gruppo giovani di tutto il mondo stanno studiando il romanzo La nuova rivoluzione umana, e ciò mi rende felice. In Europa, i giovani stanno espandendo la loro rete solidale grazie alla campagna “New Human Revolution Generation: be the Light!”.
Il 9 novembre di quest’anno si è celebrato il trentesimo anniversario della caduta del Muro di Berlino (1989). A dicembre di dieci anni fa (2009), dialogai con Mikhail Gorbaciov, figura chiave che contribuì alla fine della guerra fredda, e affermai: «Ancora una volta, vorrei che trasmettessimo insieme questo coraggio ai giovani: “Riusciremo sicuramente ad abbattere qualsiasi muro!”».
La vita, così come la società, è una lotta costante contro innumerevoli muri. Tuttavia, la sfida dei giovani – nonché la loro «intenzione originale» – è di riuscire ad abbattere uno dopo l’altro tutti i muri che ostacolano il loro cammino. Allo stesso tempo, è importante che facciano propria la visione della “cittadinanza globale” per superare con risolutezza qualsiasi muro che crea divisione nel mondo.
«La rivoluzione umana di un singolo individuo […] condurrà infine a un cambiamento nel destino di tutta l’umanità»: miei amati cittadini globali Soka, miei giovani successori dal grande voto, innalzando con fierezza questo tema, continuiamo a progredire facendo ardere dentro di noi la fiamma della missione dei Bodhisattva della Terra!
(Seikyo Shimbun del 2 dicembre 2019)