Pubblichiamo un estratto del discorso del maestro Ikeda a una riunione dei responsabili della Soka Gakkai (Tokyo, 13 dicembre 2008), proiettato durante la trentaseiesima riunione di centro che si è tenuta nel Kyushu, l’8 luglio 2018
In uno dei suoi romanzi, il grande scrittore russo Lev Tolstoj (1828-1910) afferma: «Quando mia madre sorrideva, per quanto il suo volto fosse già bello, diventava di gran lunga più incantevole e tutto intorno a lei sembrava acquisire luminosità. Se nei momenti più dolorosi della mia vita avessi potuto avere solo un barlume di quel sorriso, non avrei conosciuto il dolore».
Il sorriso di una madre illumina ogni cosa, può aiutarci ad affrontare i dolori e le sofferenze della vita, afferma Tolstoj. In realtà, egli perse la madre in giovane età. E Michail Šolochov (1905-84), altro eminente scrittore russo che ho avuto la fortuna di incontrare personalmente, perse sua madre in un raid aereo durante la guerra. Non posso fare a meno di percepire che le opere di questi due letterati sono pervase dal desiderio della felicità di tutte le madri e da una preghiera di pace per tutta l’umanità.
Oggi partecipano a questa riunione i rappresentanti del Gruppo futuro della Soka Gakkai. Grazie di cuore ai membri del liceo e della scuola media! Apprezzo molto che siate qui oggi, in un sabato di vacanza. Siete soddisfatti dei vostri voti? [Risate].
Essere giovani è di per sé il più grande dei tesori. Se vi capita di trovarvi senza biglietto del treno, ad esempio, potete facilmente correre per una o due stazioni! [Risate].
Questo è l’atteggiamento positivo che vi serve. Sperimentare ogni tipo di problema fa parte della gioventù. Ecco perché desidero che i più grandi, che hanno più esperienza, si prendano cura dei più giovani. Domandate loro se qualche preoccupazione li affligge, se hanno dei problemi. Prestate ascolto alle loro difficoltà e sosteneteli con tutto il cuore.
Spero che teniate in gran conto i vostri genitori e vi prendiate cura dei più giovani. Questo è il punto di partenza di un modo di vivere umanistico. Inoltre, chiedo ai ragazzi di essere gentili con le ragazze.
Vi prego di apprezzare soprattutto le vostre madri. Questa è la base dell’umanità.
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Quanti di voi hanno letto il capolavoro di Tolstoj, Guerra e pace? Non preoccupatevi, non intendo interrogarvi! [Risate]. Il romanzo è ambientato all’epoca di Napoleone, duecento anni fa, quando il suo esercito invase la Russia. Descrive le traversie e le sofferenze che i giovani affrontarono in quei tempi incredibilmente turbolenti. La loro vittoria su quelle tribolazioni è uno dei temi del romanzo.
In una nota del suo diario, Tolstoj scrive: «Questo calvario è necessario per me, mi è di beneficio». Era convinto che «chi sa sopportare la sofferenza non sarà mai infelice». Ne sono convinto anch’io. Nella mia vita si è dimostrato vero e anche il mio maestro, Josei Toda, sosteneva la stessa cosa.
Durante la vostra giovinezza, affrontate le difficoltà con coraggio. Accogliete la sfida delle prove della vita. Non è possibile sviluppare vere capacità e carattere eludendo la lotta e le avversità. Lavorate sodo. Impegnatevi per kosen-rufu. A volte potranno schernirvi o cercare di scoraggiarvi, ma voi continuate ad avanzare e vincete. Tutto ciò è un allenamento nella vita e diventerà il vostro tesoro.
Nichiren Daishonin insegna che i più forti avversari possono rivelarsi i migliori alleati, perché ci costringono a sviluppare coraggio e forza di carattere. In realtà, sono ciò che il Buddismo chiama “buoni amici”, influenze positive che ci aiutano sulla strada del conseguimento della Buddità.
Durante la sua vita Tolstoj rifiutò di farsi sconfiggere dall’oppressione del potere politico, dalla scomunica da parte delle autorità religiose, dalle calunnie e dalle ingiurie provenienti da certi ambienti sociali.
Rifiutarsi di essere sconfitti, questa è la vittoria, la vittoria eterna. Non essere mai sconfitto. Io non lo sono mai stato, qualunque sfida abbia affrontato. In qualità di discepolo allenato personalmente da Josei Toda, il grande re leone, io mi rifiuto di essere sconfitto!
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Tolstoj cercò di trasmettere ai giovani l’importante missione di «dedicarsi con tutte le forze a diffondere nel mondo la verità che hanno acquisito». Ciò descrive perfettamente lo spirito della Soka Gakkai e una vita dedita alla realizzazione di kosen-rufu mondiale.
Coloro che aspirano a nobili ideali sono colmi di vibrante determinazione. Tolstoj ci offre la chiave per trasformare l’ideale in realtà.
Amici miei del Gruppo giovani, ora è il momento di prendere la parola con ancora maggior convinzione, energia e vigore, in nome di questa nostra filosofia di speranza incentrata sulla dignità della vita e sulla rivoluzione umana.
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In Guerra e pace Tolstoj scrive: «Il valore [è] pegno di vittoria» e poi: «Vince la battaglia colui che ha fermamente deciso di vincere». Sono princìpi cruciali per poter determinare un cambiamento positivo nella società.
Anche la Soka Gakkai ha vinto nella sua “lotta di parole” per il bene della pace, avanzando con incrollabile coraggio e determinazione.
Il Buddismo insegna lo spirito di non lesinare la propria vita e di allenarsi con vigore. Se ci impegniamo con coraggio e altruismo, siamo certi di vincere.
Negli scritti di Šolochov possiamo trovare una filosofia per la vittoria. Egli scrive: «La vittoria si trova sulla cima della montagna. La cosa importante è scalare la vetta, raggiungere la cima ad ogni costo». Avanziamo con questo spirito indomito.
Come il re leone, come l’aquila possente, miei giovani amici, conquistiamo una vittoria dopo l’altra, con coraggio e perseveranza!
Sia Tolstoj che Šolochov condannarono l’arroganza e l’ingratitudine degli individui senza scrupoli, e si espressero contro la menzogna e la demagogia.
Avevano grande fiducia nei giovani, che sono sinceri e ricercano la verità. Anche il mio maestro Toda riponeva tutta la sua fiducia nei giovani.
Miei giovani amici, conto su di voi!
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Un giovane assistente di Tolstoj, Nikolai Gusev (1882-1967)1, studiò e diffuse con coraggio i suoi insegnamenti.
Di conseguenza venne ingiustamente perseguitato ed esiliato per due anni, ma non ebbe alcun rimpianto per aver lottato al fianco di questo grande maestro durante la sua giovinezza. Coloro che possono dichiarare a se stessi con totale convinzione di non avere rimpianti, sono veramente felici.
In una lettera dall’esilio, Gusev scrisse a Tolstoj, allora ottantunenne: «Anche se dovessero abbattersi su di me difficoltà mille volte più grandi, continuerei a ringraziare il cielo per aver potuto passare due anni interi con lei. Lavorare al suo fianco è stata la mia felicità più grande».
Niente procura maggiore felicità che dedicare la vita al sentiero di maestro e discepolo. Questa è una vita di autentico valore.
Vi prego di tenerlo bene a mente.
Così è stato anche per Tsunesaburo Makiguchi e Josei Toda.
Toda e io abbiamo condiviso il più profondo dei legami, e gli anni che abbiamo passato insieme hanno tracciato una storia meravigliosa. Ho continuato a condurre una lotta instancabile per kosen-rufu con lo stesso spirito del mio maestro, e non ho un solo rimpianto.
Ora, per voi e per me, è il momento di lasciare una fiera, eterna testimonianza della nobile vittoria di maestro e discepolo.
A partire da oggi!
(Seikyo Shimbun, 19 luglio 2018)
1. Gusev lavorò per Tolstoj dal 1907 al 1909. Nel 1909 venne esiliato per due anni. Tolstoj morì nel 1910. Tornato dall’esilio, Gusev dedicò la vita a studiare gli scritti di Tolstoj e a curare la pubblicazione delle sue opere.