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Buddismo in azione per la pace - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 12:24

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Buddismo in azione per la pace

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L’espansione del movimento di kosen-rufu e della pace nel mondo inizia sempre con il cambiamento che ogni persona mette in atto nella propria vita e nel proprio ambiente, in modo da creare una reazione a catena di miglioramento nella società.
In questo Focus presentiamo alcune storie di persone che stanno agendo in questa direzione, risvegliandosi al potenziale inerente alla vita e mettendo in pratica gli incoraggiamenti del maestro Ikeda

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«Vorrei concentrarmi sul tipo di empowerment che fa scaturire quel potenziale davvero illimitato che tutti noi possediamo. È importante che ogni individuo sia incoraggiato a nutrire un senso di responsabilità capace di generare onde di cambiamento in seno alle nostre comunità e società. Solo allora potremo realizzare l’obiettivo di una società globale sostenibile in cui sia riconosciuta suprema importanza alla dignità della vita.
Il Buddismo insegna che i mezzi per superare radicalmente la nostra sofferenza non esistono al di fuori di noi.
Attraverso la piena manifestazione del nostro illimitato potenziale ci trasformiamo in modo da poter condurre altre persone alla felicità e alla sicurezza.Questa grande trasformazione interiore ci mette in grado di fare della nostra stessa sofferenza un trampolino per migliorare la società».

Daisaku Ikeda (cfr. BS, 154, 5 e 16)

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Ambasciatrice di umanesimo

Sara Albolino pratica il Buddismo dal 2001, lavora presso il Centro per la Gestione del rischio clinico e sicurezza del paziente della Regione Toscana

Lavoro come risk manager in un centro regionale che ha il compito di prevenire gli errori sui pazienti promuovendo interventi sul sistema sanitario in collaborazione con gli operatori sanitari: medici, infermieri e manager ospedalieri. Lavoriamo su un territorio con tre milioni e mezzo di abitanti e in cui si ricoverano 650.000 pazienti l’anno.
L’associazione scientifica mondiale che si occupa di studiare e promuovere la centralità dell’essere umano nei sistemi di lavoro e di vita (International Ergonomics and Human Factors Association), che include più di settanta paesi di tutto il mondo con circa sessantamila soci, ci ha affidato l’organizzazione di una conferenza mondiale. Per la prima volta in sessant’anni, nel 2017 questa conferenza sarebbe arrivata in Italia. A me è stato dato il compito di coordinatrice dell’evento. Nel lavoro, come nella vita, ho sempre avuto una fortissima emotività, che cercavo di controllare basandomi sulla mia razionalità. Questo mi ha portato però a sentirmi spesso inadeguata, ad avere attacchi di panico e difficoltà nel parlare in pubblico.
Il Buddismo basa la realizzazione della felicità sulla propria rivoluzione umana, per liberarsi dalle catene del nostro “piccolo io” e fare emergere il “grande io”. Recitando un forte Daimoku sono riuscita ad illuminare la mia emotività, che da debolezza si è trasformata in sensibilità ed empatia verso gli altri.
Seguendo l’esempio del mio maestro Daisaku Ikeda, ho cercato di basare l’organizzazione di questo evento su alcuni princìpi buddisti fondamentali: mettere al centro le relazioni umane, non lasciare nessuno indietro, dare valore alle specificità di ognuno, coinvolgere i giovani. Ogni volta che pensavo di non farcela, rideterminavo davanti al Gohonzon di realizzare la mia e l’altrui felicità. Questa apertura mi ha portato a coinvolgere e visitare quei paesi solitamente meno coinvolti nella conferenza: America Latina, Africa, Asia. Ho viaggiato molto con il desiderio di costruire ponti di amicizia che potessero unire esperienze e culture diverse e creare il massimo valore.Sono riuscita a stimolare gli sponsor affinché gli studenti dei paesi a basso-medio reddito partecipassero gratuitamente. Così ottanta studenti dai paesi più poveri hanno presentato le loro ricerche e lavori scientifici. Inoltre quasi un terzo dei partecipanti totali alla conferenza, 400 su 1500, erano studenti. La conferenza è stata definita dai partecipanti «la più umana nella storia della nostra associazione». Inoltre, per la prima volta i capi di alcune importanti organizzazioni internazionali si sono incontrati e confrontati sui temi della sicurezza delle cure mediche. Io mi sono sentita tranquilla e a mio agio, perché avevo costruito questo successo sul Daimoku e sul desiderio di diventare felice assieme agli altri, a ritmo col cuore del maestro. Circa una settimana dopo la conferenza mi hanno informato che per il contributo che questo evento aveva dato alla promozione della città di Firenze nel mondo, il comune desiderava conferirmi la nomina di ambasciatrice di Firenze e consegnarmi il fiorino d’argento. Con la promessa solenne di continuare a lottare per rendere realtà il sogno di kosen-rufu nel mondo, dedico al mio maestro questa vittoria.

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Sulle ali della cultura

Cristina Medaglia e Nico Serratore hanno fondato un’associazione per la promozione culturale con l’obiettivo di contribuire al cambiamento sociale in Calabria

Di cosa si occupa “Aliante mediterraneo”?

è un’associazione culturale che si occupa di valorizzare il territorio e favorire il miglioramento sociale, culturale e ambientale mettendo la persona al centro di ogni progetto. La Calabria è una regione bellissima e ricca di potenzialità, ma che si sta sempre più spopolando. Il nostro obiettivo è far conoscere, soprattutto ai giovani, anche utilizzando dei concorsi a premi, le ricchezze e le iniziative che vengono realizzate nella nostra regione.
Abbiamo costituito una commissione scientifico-culturale per scoprire e far conoscere le eccellenze della Calabria. Ci sono tantissime piccole o medie realtà che si stanno muovendo per valorizzare il territorio. Facendo conoscere ai giovani i tanti progetti che si occupano di cultura, agricoltura, turismo, abbiamo lo scopo di riaccendere la speranza, la passione di fare e stimolare iniziative future.
Desideriamo che i giovani restino in Calabria e siano felici.

Coinvolgete anche le scuole?

Promuoviamo la lettura regalando libri nei piccoli centri lontani dalle città: nei borghi, nei villaggi, in piccoli distretti, a volte composti da cinquanta persone, che vivono in montagna, nelle alte colline. I volontari con un furgoncino carico di libri, si avventurano in ogni direzione per regalare libri di tutti i generi. La fascia di età di cui ci occupiamo maggiormente sono i giovani fino ai trent’anni.
Il progetto “Ali sul Mediterraneo” concretizza, sotto forma di laboratori, eventi e premi, il nostro sogno di valorizzare la Calabria.
Cerchiamo di mettere in pratica quello che insegna il maestro Ikeda: contribuire al benessere della nostra comunità.
Attraverso questo concorso stimoliamo il confronto, l’arte e la scrittura creativa tra ragazzi delle scuole che si trovano a riflettere su concetti importanti.
Veicoliamo messaggi di pace proponendo ogni anno una tematica da approfondire, che scegliamo ispirandoci agli scritti del maestro Ikeda e alle sue proposte di pace. In particolare teniamo sempre nel cuore questo brano: «Come persona comune e cittadino del mondo, ho dedicato la mia vita al superamento di ogni barriera per costruire ponti di amicizia in tutto il mondo. […] Certo che il dialogo sia il migliore e assolutamente corretto cammino per la pace» (D. Ikeda, Corriamo insieme verso kosen-rufu).
Tra convegni, laboratori a scuola, presentazioni di libri, mostre estemporanee di pittura, gemellaggi culturali e cortei, abbiamo realizzato un grande “contenitore culturale”.

Com’è nata questa avventura?

Vivevamo da qualche anno a Firenze e lasciare questa città per tornare in Calabria è stata proprio un’avventura! Dopo aver conosciuto il Buddismo, sia in me che in mio marito Nico, si sono accese mille lampadine, mille idee e sogni. Li avevamo anche prima, ma ora tutto era più chiaro, avevamo scopi precisi. Volevamo contribuire a trasformare la nostra terra natale, trasmettere il potere della creatività per non arrendersi e andare avanti di fronte a qualsiasi difficoltà.
L’associazione “Aliante Mediterraneo” nasce dal desiderio di parlare della nostra regione con gioia, presentare al mondo i calabresi che hanno trasformato la loro vita, stimolando così i giovani a conoscere meglio la loro regione e a scoprire quei luoghi che stanno rinascendo: così magari decidono di non andare più via! All’inizio abbiamo avuto molte difficoltà, ma recitavamo Daimoku per superare ogni ostacolo. Il primo anno ricordo quanto ci veniva difficile confrontarci con le istituzioni, non ci sentivamo all’altezza.
La pratica buddista ci ha aiutato moltissimo. Non tutti inizialmente coglievano l’importanza di eventi legati ai libri e alla cultura.
È stata un’ostinata impresa, poi però abbiamo catturato l’attenzione dei ragazzi e abbiamo scoperto da parte loro tanta sete di conoscenza.
Oggi è tutto cambiato, ci cercano, aspettano con ansia le nostre iniziative.
In primis i ragazzi, ma anche le istituzioni, cioè i sindaci, gli assessori, gli operatori culturali dei vari paesi. Il progetto nasce per contribuire al miglioramento sociale, ma in realtà questo progetto arricchisce prima di tutto noi. Ed è bellissimo! In ogni occasione affrontiamo le sfide che ci si presentano, impariamo a relazionarci, a comunicare.
«È il cuore che è importante» (La strategia del Sutra del Loto, RSND, 1, 888). È con il cuore che si riesce a toccare profondamente il cuore degli altri. È una vera e propria crescita a livello umano.

C’è un episodio in particolare che vorreste condividere?

A giugno si è conclusa la sesta edizione di “Ali sul Mediterraneo”. La tematica affrontata è stata “Il senso di gratitudine”. E come non dire grazie alla persona che ha dato la possibilità a così tante persone di essere felici? Così abbiamo candidato Daisaku Ikeda premio “Ali sul Mediterraneo”.
La commissione era composta da quaranta persone provenienti dal mondo della cultura, insegnanti, imprenditori e rappresentanti delle istituzioni: il voto favorevole è stato all’unanimità. È stato toccante vedere la commozione di tutti i presenti ascoltando il racconto della vita del maestro Ikeda e le motivazioni della candidatura. Per noi è stata un’emozione unica, finalmente eravamo riusciti a dire grazie al nostro maestro, che ci ha cambiato la vita.
La cosa più bella comunque è stata poter parlare di Ikeda e del Buddismo a chi non lo conosceva, a tutti i giovani e al pubblico presente.

Quali sono i vostri obiettivi futuri?

Senza dubbio trovare la forza e le risorse per continuare tutti i progetti complessi che stiamo facendo crescere di anno in anno. Trasformare il modo di pensare del territorio. Non è facile cambiare una mentalità abituata alla lamentela e alla rassegnazione. La nostra speranza è di trovare dei successori.
Stimolati dal nostro esempio sono già nate iniziative, eventi che fanno respirare il cambiamento. Aumentare l’impegno di regalare i libri in modo che aumentino sempre più i giovani lettori. Prima i libri non si vendevano, negli ultimi cinque anni è aumentata la vendita e questo è di grande incoraggiamento per noi a proseguire nel nostro impegno culturale per trasmettere a tutti la possibilità di trasformare la nostra società attraverso la cultura e l’educazione.

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L’Agenda2030 nelle università

Giovanni Rivieccio studia presso l’Università di Sassari e, ispirato dalla Proposta di pace del maestro Ikeda, ha intrapreso la sfida di promuovere l’Agenda2030 tra gli studenti

La prima volta che ho sentito parlare degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs) è stato circa un anno fa grazie alla mia professoressa e attuale presidentessa del corso di laurea in Scienze naturali e ambientali dell’Università di Sassari. Non ho subito capito l’importanza e la grandezza di questi diciassette obiettivi sino alla pubblicazione dello speciale su Buddismo e società numero195.
Da quel momento ho iniziato ad interessarmi sempre di più all’Agenda2030 cercando di portarla dentro la mia vita.
Nella Proposta di pace di quest’anno il presidente Ikeda scrive: «La mia quinta proposta è incentivare la tendenza a rendere le università mondiali centri nevralgici per la realizzazione degli obiettivi di sviluppo sostenibile. […] Il potenziale che si trova nelle università è davvero illimitato. Le università possono diventare porti di speranza e sicurezza nella società e fornire un contributo cruciale al benessere dell’umanità nel suo complesso». E continua: «I giovani, e gli studenti in particolare, sono i soggetti primari in grado di liberare il genere di energia trasformativa di cui il nostro mondo ha bisogno» (allegato di BS, 194, 32). Quest’incoraggiamento, rafforzato ancora di più dalla partecipazione alla conferenza dei giovani “Pensare globalmente. Cambiare interiormente. Agire localmente” tenutasi a Roma in occasione del corso nazionale Studenti 2019 (NR, 661, 23), mi ha portato a decidere con ancora più forza di creare una rete a sostegno degli SDGs.
Ho fatto mio il desiderio di diffondere ampiamente l’Agenda2030 e coinvolgere in particolare gli studenti nella sua attuazione.
Pian piano tutto ha cominciato a muoversi. L’associazione di educazione ambientale di cui faccio parte ha deciso di basare tutte le sue attività in maniera ancora più consapevole sull’Agenda2030.
Nell’ambito della mia università, per il consueto Welcome Day rivolto agli studenti del primo anno del corso di Scienze naturali e ambientali, insieme alla mia professoressa abbiamo deciso di parlare dell’Agenda2030 e dei quattro obiettivi relativi all’ambiente: obiettivo 6 (acqua pulita e servizi igienico-sanitari), obiettivo 13 (lotta contro i cambiamenti climatici), obiettivo 14 (vita sott’acqua), obiettivo 15 (vita sulla terra).Abbiamo esposto dei grandi cubi rappresentanti i quattro obiettivi e i tutor didattici hanno indossato una t-shirt realizzata per l’occasione, con sopra stampato un obiettivo.
La presidentessa del corso di laurea ha sottolineato come, sia il percorso di studi che le future possibilità lavorative di un naturalista, siano profondamente legati a questi obiettivi.
La mattinata si è conclusa con il lancio del primo contest di Scienze naturali dal titolo “NATURALmente2019 – progetti e idee degli studenti per un futuro sostenibile”.
La mia determinazione è che l’Università di Sassari entri a far parte dell’UNAI, la rete delle Università per lo Sviluppo Sostenibile.

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Un entusiasmo contagioso

Le donne del settore Alessandrino di Roma stanno trasmettendo la passione di prendersi cura del proprio quartiere

Cosa state portando avanti nel vostro quartiere? 

Lo scorso giugno ci siamo iscritte nel comitato di quartiere con l’obiettivo di dar vita a un progetto di pulizia di un parco dove ci sono anche i giochi dei bambini.
È un parco molto bello dal punto di vista architettonico e storico, circondato dall’Acquedotto alessandrino e in cui è presente una bellissima fontana, che però non era più funzionante da lungo tempo.
Insieme ai tanti partecipanti del comitato, noi donne della Soka Gakkai ci siamo attivate per pulire gli spazi e dare valore al verde pubblico, mentre altre persone si sono dedicate a riattivare la fontana e ad aggiustare giochi e panchine.
Abbiamo supportato le attività di pulizia con recitazioni di Daimoku per la felicità, pace e sicurezza di tutte le persone che vivono nel nostro quartiere.

Come è nata questa idea?

Volevamo fare qualcosa per la comunità locale, fare in modo che le persone creassero un legame con il Buddismo.
Così, in occasione delle attività del Gruppo donne di giugno, leggendo questo incoraggiamento di sensei, ci siamo organizzate. «Quale sarà il nostro lascito come buddisti? Sarà quello di aver diffuso in tutto il mondo Nam-myoho-renge-kyo, la grande Legge della vita rivelata da Nichiren Daishonin, e di aver continuato a tramandarla per l’eternità. Quante sono le persone a cui ognuno di noi, nel corso della vita, sarà in grado di insegnare la Legge mistica aprendo la strada alla condizione vitale di felicità assoluta per l’intera umanità? Questa è la missione a cui siamo chiamati in questa esistenza.» (cfr. allegato a NR, 655, 12).

Come hanno risposto le persone?

C’è stata una grande collaborazione. Mentre pulivamo tante persone si fermavano incuriosite e ci facevano domande; molte sono entrate nel comitato per dare il loro contributo. Il nostro entusiasmo è stato contagioso.
E poi indossavamo una maglietta con la scritta: “Quartiere Alessandrino è il nostro giardino – donne buddiste” per esprimere l’impegno che ognuna di noi si era assunta in prima persona verso il miglioramento dell’ambiente.

State portando avanti altre iniziative?

Sicuramente continuare a recitare Daimoku per la felicità di ogni persona.
In primavera vorremmo realizzare un laboratorio sul riciclo per persone di tutte le età, per sensibilizzarle alla cura del nostro prezioso pianeta, partendo dalle azioni della vita quotidiana.

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