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Un significato in ogni difficoltà - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 14:11

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Un significato in ogni difficoltà

Lucia è una studentessa di Lettere moderne all’Università di Bologna e ha ventiquattro anni. Approfondendo le guide del maestro Ikeda decide di assumersi la responsabilità della sua vita e affrontare tutte le sue paure

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All’inizio del 2018 vivevo un periodo particolare, pieno di ansia e paura della morte. Pregavo senza determinazione, finché non mi venne chiesto di sostenere le riunioni giovani sfidandomi nell’invitare degli ospiti. Nei giorni seguenti l’ansia mi attanagliava lo stomaco… Mi sforzai di recitare anche solo un po’ più di Daimoku e studiare, non sapevo come fare a parlare agli altri del Buddismo quando io stessa stavo attraversando un momento di totale confusione. La mia responsabile mi disse che se avessi usato il cuore, con il desiderio che l’essenza del Buddismo arrivasse alle persone, sicuramente sarebbero uscite le parole giuste. Decisi di attingere agli scritti del presidente Ikeda e percependo la grande fiducia che ripone in noi giovani, raccolsi il coraggio e mi misi a fare Daimoku.
Capii che era ora di allenarmi a sentire il mio potenziale, e iniziai finalmente a parlare della pratica buddista a tanti giovani.
Decisi di ricevere il Gohonzon nell’aprile 2018 accettando inoltre la responsabilità delle giovani donne del mio settore, cosa assolutamente impensabile fino a qualche mese prima.
Nichiren Daishonin scrive: «Quanto più grandi saranno le difficoltà che incontrerà, tanto più grande la gioia che egli proverà grazie alla sua forte fede. Un fuoco non brucia forse più ardentemente quando vi si aggiungono dei ceppi? Senza grandi difficoltà non esisterebbe il devoto del Sutra del Loto» (Una nave per attraversare il mare della sofferenza, RSND, 1, 29).
Poi a novembre 2018 è cominciata una sfida importante per la mia vita. Finalmente decido di iniziare a studiare per l’esame di latino, un esame che mi spaventava tantissimo, e dopo neanche un’ora di studio provo una sensazione strana di svenimento, formicolio ovunque, non riesco più a parlare.
Vado davanti al Gohonzon e prego per proteggere la mia vita. Prego con la paura nella voce, così come mi sento. Una risonanza magnetica nei giorni successivi evidenzia un’ischemia cerebrale. Cado nello sconforto, la paura si trasforma in terrore di morire da un momento all’altro, cosa fare? Riesco solo a piangere e a recitare Daimoku. Ma non mollo.
Mia madre nel frattempo riesce a contattare una cardiologa che acconsente a vedermi subito: l’operazione al cuore viene fissata dopo tre settimane.
Intanto decidiamo che l’argomento della riunione giovani di novembre sarà “la rivoluzione umana”: vogliamo parlare di come far emergere valore da qualsiasi cosa accada. Mi chiedono di contribuire con un incoraggiamento. Dentro di me ci sono luce e oscurità, e ogni minuto mi domando: «Cosa vuoi far prevalere?». Scelgo la luce, non solo per me, ma per portare un po’ di sole anche nella vita degli altri! Arriva il giorno della riunione, le persone sono gioiose e io sono felice indipendentemente da tutto.
L’intervento viene confermato per il 5 dicembre. Tanto Daimoku per proteggere la mia vita e uscire dal mio piccolo io, a volte soffocante. Nel messaggio per l’inaugurazione del Kosen-rufu Daiseido sensei spiega che il voto di realizzare kosen-rufu e lo stato vitale del Budda sono la stessa cosa (cfr. NR, 526, 8).
Decido di recitare Daimoku anche per gli altri: per la mia famiglia, per tutti coloro che mi stanno accompagnando in questo percorso, per chi sta soffrendo, e il mio cuore si riempie di gioia. Quando vengo ricoverata mi sento calma, una sensazione a cui non sono abituata. Mi mettono in stanza con una signora fantastica e inizio a creare con lei una relazione cuore a cuore. Dialoghiamo tutta la sera, io la incoraggio parlandole del Buddismo e ci emozioniamo entrambe, e così anche con una sua amica che si sente scoraggiata. Provo una gioia immensa sperimentando quanto la mia condizione vitale può influenzare gli altri. Incoraggio le persone e senza accorgermene incoraggio me stessa!
Il Daishonin ha affrontato qualsiasi tipo di persecuzione senza mai perdere la fede, anzi, l’ha rafforzata agendo non solo per se stesso ma soprattutto per gli altri. Entro in sala operatoria percependo il valore immenso della mia vita, con la fiducia che andrà tutto bene. E così è.
A dicembre, mentre ancora devo riprendermi fisicamente, l’ansia si rifà viva, soprattutto quando studio latino. La mia determinazione è dare entro gennaio la prima parte dell’esame. Recito tantissimo Daimoku, cerco il cuore di sensei, non smetto di impegnarmi nell’attività e una frase in particolare mi incoraggia: «Non hai bisogno di circostanze facili per poter studiare e imparare. Anche se attualmente stai sperimentando momenti difficili, c’è un significato per ogni cosa» (Corriamo insieme verso kosen-rufu, pag. 169).
Ogni giorno vado avanti anche solo di un passo nello studio di una materia per me davvero difficile. Arriva il fatidico giorno dell’esame e recito Daimoku per poter avere un dialogo sincero con il professore e… passo l’esame “mostro” al primo appello!
Da gennaio a settembre di quest’anno sono riuscita a passare tutti e quattro gli esami di latino, più un altro esame, per di più lavorando. Sempre a settembre accetto la responsabilità delle giovani donne del mio capitolo.
Dal momento in cui ho deciso profondamente di prendermi la responsabilità della mia vita è iniziato davvero il mio percorso di rivoluzione.
Sensei scrive: «Che la vostra gioventù brilli della luce della rivoluzione umana. Diventate campioni di ottimismo, trasformando le avversità in missione!» (NR, 639, 5).

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