I risultati degli sforzi compiuti nella pratica si manifestano sicuramente sotto forma di prove concrete. Proprio «come le pale di un mulino che girano grazie al vento, affrontando le persecuzioni possiamo trasformare il karma negativo e conseguire la Buddità in questa esistenza», dice Shin’ichi
Prosegue la pubblicazione del terzo capitolo del volume 27, “Strenua lotta”.
Nella narrazione, l’autore, Daisaku Ikeda, rappresenta se stesso con lo pseudonimo Shin’ichi Yamamoto
[33] I partecipanti al corso primaverile ascoltavano la spiegazione sui “dieci eserciti” del re demone del sesto cielo di Shin’ichi Yamamoto visibilmente interessati.
«Il quinto esercito è il “sonno e l’indolenza”. Penso che ci siano persone che si lasciano sopraffare dagli attacchi di sonnolenza nei momenti in cui decidono di recitare Daimoku o di studiare il Gosho. Anche Shakyamuni, quando cercava di conseguire la Buddità, lottò accanitamente contro questo demone. Per non lasciarsi sconfiggere da esso bisogna condurre una vita regolata e dormire sufficientemente. È importante anche la qualità del sonno, che deve avere una fase profonda. Chi dorme poco ovviamente cederà alla sonnolenza. Comunque, quando avvertiamo questi attacchi di sonno, bisogna escogitare vari modi di contrastarli, ad esempio lavandosi il viso con l’acqua fredda.
Il sesto esercito è la “paura”. Iniziando a praticare il Buddismo del Daishonin potremmo essere guardati in modo strano da chi ci circonda, o tenuti in disparte. A volte potremmo subire persecuzioni che attentano alla nostra vita, come accadde al presidente fondatore della Soka Gakkai Tsunesaburo Makiguchi.
«Si viene sconfitti da questo demone quando si temono tali situazioni e ci si allontana dalla Gakkai, retrocedendo nella fede. In conclusione, questo è il demone della codardia. Il Daishonin affermò: “I discepoli di Nichiren non possono realizzare niente se sono codardi” (L’insegnamento, la pratica e la prova, RSND, 1, 419). Il coraggio è fondamentale per crescere nella fede e conseguire la Buddità in questa esistenza. Per aderire alla Soka Gakkai, per introdurre altre persone al Buddismo del Daishonin, per affrontare il proprio karma, ci vuole coraggio. Avere fede significa avere coraggio».
Egli diresse lo sguardo verso ogni partecipante. I volti di quei membri brillavano lasciando trasparire una grande determinazione.
«Il settimo esercito è “il dubbio e il rimpianto”. Ci sono persone che, nonostante abbiano avuto la fortuna di incontrare questo Buddismo, dubitano del potere del Gohonzon e della Gakkai, e nei momenti in cui subiscono difficoltà si pentono di aver iniziato a praticare. Per superare questi periodi cupi e tristi bisogna determinare in modo molto chiaro. Si potrà percepire così la gioia di aver vinto su questo demone e si otterranno grandi benefici.
«L’ottavo esercito è la “collera”. È il caso ad esempio di una persona a cui è stato consigliato di sforzarsi nella pratica di shakubuku, che reagisce indignandosi, pensando “Ma perché non si fanno gli affari loro!”, commettendo così un’offesa alla Legge. Allo stesso modo, se un membro più anziano nella fede fa notare a un altro, per il suo bene, gli errori che sta compiendo nella pratica, alla luce del Gosho, il demone potrebbe rivelarsi nella reazione psicologica di quest’ultimo, se in una simile situazione si lascia prendere dalla collera e dall’odio nei confronti di quella persona».
[34] Le guide di Shin’ichi erano molto concrete. I partecipanti al corso ascoltavano quelle parole riflettendo sulla propria situazione, a volte facendo evidenti segni di approvazione, a volte accennando un sorriso imbarazzato.
«La collera in sé non è necessariamente negativa. Occorre infatti indignarsi di fronte alla malvagità. Se scomparisse la collera nei confronti di ciò che è malvagio, non esisterebbe neanche la giustizia. Il problema sussiste se a causa della collera, arrabbiandoci, retrocediamo nella fede.
Facciamo l’esempio di un responsabile più anziano di noi nella fede, poco serio, che non fa altro che infastidire quelli che gli stanno intorno creando molti problemi. Sarà naturale provare rabbia verso quella persona, ma se per una ragione simile la nostra rabbia ci portasse a decidere di non fare più attività nella Gakkai, di non andare più alle riunioni, vorrebbe dire che siamo stati sconfitti dal demone della collera. La pratica buddista per realizzare la propria rivoluzione umana e conseguire la Buddità in questa esistenza e il comportamento sbagliato di un responsabile, sono sostanzialmente due questioni diverse. Ciò che bisogna vincere è la tendenza a fare confusione utilizzando i problemi per giustificare il nostro retrocedere della fede».
Durante il suo intervento Shin’ichi trattò gli argomenti in termini molto reali e concreti.
«Il nono esercito è “l’aspirazione alla fama e al guadagno”. Include quindi le tendenze a desiderare fortemente dei profitti e una facile fama, trascurando la fede e allontanandosi dalla via per il conseguimento della Buddità. Più ci si lascia trasportare da una tale avidità e più ci si impoverisce spiritualmente, sprofondando nel declino. I problemi di ordine pecuniario causati all’interno dell’organizzazione sono il risultato delle influenze negative di questo demone. Anche la ricerca di celebrità o di una posizione sociale, in base alla visione dell’eternità della vita, non è altro che un sogno effimero, quindi è veramente sciocco lasciarsi attrarre da tali ambizioni tanto da perdere di vista la propria fede. Ci sono ad esempio persone che, se da responsabili vengono nominate vice-responsabili, si sentono come trascurate, sono invidiose dei responsabili di nuova nomina e perdono l’entusiasmo di fare attività. Sono tutti comportamenti influenzati dalla “aspirazione alla fama”. La fede consiste proprio nella lotta per sconfiggere tali influenze demoniache».
[35] Infine Shin’ichi giunse alla spiegazione del decimo esercito: “l’arroganza e il disprezzo degli altri”.
«È la tendenza a diventare eccessivamente orgogliosi di sé, superbi, e a trattare gli altri con alterigia.
In poche parole, questo “esercito” corrisponde all’arroganza. Se si diventa arroganti non si ascolterà più nessuno, non si sarà più in grado di fare attività con serietà e costanza nell’organizzazione, né di studiare la filosofia buddista con atteggiamento umile. Tali persone verranno progressivamente tenute a distanza e non avranno più nessuno che farà loro notare gli errori. Coloro che rivestono un’alta posizione sociale tendono a lasciarsi raggirare da questo demone.
Chi è posseduto da “arroganza e disprezzo degli altri”, partecipa alle attività della Gakkai solo se sa di essere lodato e ammirato da tutti, ma se non c’è nessuno pronto a lusingarlo tende a trascurare la pratica buddista. Non riesce quindi a trasformare né il suo karma, né il suo stato vitale, e man mano esaurirà tutta la buona fortuna accumulata. Nessuno vorrà più avere a che fare con simili persone, che finiranno i propri giorni in modo pietoso. Il mondo della fede, della pratica buddista, è il mondo dell’uguaglianza, e questo vale sia per i direttori di grandi aziende, gli alti funzionari, i docenti universitari, sia per i massimi responsabili della Gakkai. La posizione nella società o la reputazione non hanno alcun peso. È vero che per mostrare la prova concreta della fede, avere successo nella società è importante ma, se tale successo è ricercato unicamente allo scopo di ottenere fama, sul piano della fede non avrà alcun significato.
Le posizioni sociali di prestigio non sono condizioni per conquistare una felicità assoluta e non determinano in alcun modo il conseguimento della Buddità. Nel mondo della fede le persone ammirevoli sono quelle che recitano Daimoku con impegno e dedizione, che fanno conoscere a più persone possibili il Buddismo di Nichiren Daishonin, che si sforzano più di ogni altro nelle guide personali e si dedicano alla formazione di numerose persone di valore. Preziosi e degni di rispetto sono coloro che prodigano tenacemente il massimo impegno per la realizzazione di kosen-rufu, per i figli del Budda. I campioni nella fede sono i campioni tra tutte le persone. Siate convinti di essere delle persone che accumuleranno un’immensa buona fortuna, che assaporeranno grandi vittorie e che avranno la massima ammirazione del Budda originale».
Fu una lezione piena di fervore ed entusiasmo, in cui Shin’ichi lanciava un appello dal profondo dell’animo affinché nessuno si lasciasse vincere dalle funzioni demoniache e abbandonasse la fede.
Ma il corso non era finito lì.
«Allora, aprite la Raccolta di Gosho a pagina 962, Perché non c’è protezione da parte degli dèi celesti?» (RSND, 2, 406).
[36] Shin’ichi lesse con voce chiara e sonora un passo del Gosho Perché non c’è protezione da parte degli dèi celesti?
«”Ma alla base della mia vita, sin dall’inizio, c’è stata una salda convinzione e non ho intenzione di cambiare adesso, né rimprovererò mai [quelli che mi hanno perseguitato]. Anche le persone malvagie saranno buoni amici per me” (Ibidem). Ventisette anni fa, quando Josei Toda assunse la carica di secondo presidente della Soka Gakkai, non si contavano più di tremila membri effettivi.
Oggi la nostra organizzazione si è estesa in tutto il mondo, e conta circa dieci milioni di aderenti. Magnifici, grandi Centri culturali sono stati edificati, uno dopo l’altro, in ogni angolo del Giappone e tutti i membri si stanno impegnando con gioia ed entusiasmo nelle attività per la diffusione del Buddismo di Nichiren Daishonin. Con un tale sviluppo di kosen-rufu, è naturale che il re demone del sesto cielo, infiammato dall’ira, si manifesti cercando di ostacolarci in tutti i modi. Affronteremo anche grandi persecuzioni, come non avremmo mai immaginato; ma l’importante è essere preparati ad affrontarle con coraggio. Il filosofo Søren Kierkegaard scrisse: “La forza della fede si dimostra se si ha la determinazione necessaria per affrontare le difficoltà e le sofferenze che si presentano”».
La voce di Shin’ichi divennne ancora più potente.
«Il Daishonin afferma: “Ma, alla base della mia vita, sin dall’inizio, c’è stata una salda convinzione”. Sin dal momento in cui iniziò a recitare Nam-myoho-renge-kyo, egli sapeva che la sua vita sarebbe stata attraversata da grandi persecuzioni. Come afferma lui stesso con le parole: “Non ho intenzione di cambiare adesso”, anche in situazioni estremamente critiche, come la persecuzione di Tatsunokuchi o l’esilio a Sado, non vacillò mai nella sua decisione. La vera determinazione si riconosce se viene mantenuta lungo tutto il corso dell’esistenza, mentre le risoluzioni che si prendono solo in certi momenti, trasportati dall’entusiasmo, non sono che millanterie, fanfaronate. Nichiren inoltre dichiara: “Né rimprovererò mai [quelli che mi hanno perseguitato]”. Come afferma con le parole: “[Il mio attuale esilio] non è dovuto ad alcun crimine mondano” (Lettera da Sado, RSND, 1, 269), egli non commise alcun delitto nella società, eppure venne oppresso e perseguitato ingiustamente, e in casi simili sarebbe stato normale provare rancore. Affermando di non voler rimproverare nessuno, egli sottintende che quelle persecuzioni, alla luce del sutra e in accordo con i princìpi buddisti, dovevano per forza verificarsi, dal momento che egli aveva propagato l’insegnamento buddista corretto. Non solo Nichiren non prova rancore, ma si rallegra che tali persecuzioni l’abbiano colpito».
[37] Shin’ichi si rivolse al pubblico, pieno di passione ed entusiasmo: «La frase successiva: “Anche le persone malvagie saranno buoni amici per me” (Perché non c’è protezione da parte degli dei celesti?, RSND, 2, 406) è estremamente importante. I “buoni amici” sono coloro che ci aiutano e ci sostengono nella pratica buddista. Tuttavia Nichiren Daishonin spiega che anche “le persone malvagie”, ovvero i “cattivi amici” che esercitano la funzione di perseguitare chi abbraccia il Buddismo e di ostacolarlo nella pratica, sono dei buoni amici per lui. Com’è possibile?
Perché, grazie alle persecuzioni che subisce da queste persone malvagie, egli può dimostrare di essere il devoto del Sutra del Loto. Proprio come le pale di un mulino che girano grazie al vento, affrontando le persecuzioni possiamo trasformare il karma negativo e conseguire la Buddità in questa esistenza.
Se riusciamo a rafforzare la fede quando incontriamo avversità che si manifestano una dopo l’altra per ostacolarci, potremo far diventare anche le persone malvagie dei “buoni amici”. Solo una fede autentica ci rende capaci di tanto. Al contrario, ci sono persone che nutrono rancore nei confronti di compagni più anziani nella fede che desiderano la loro crescita e fanno notare loro gli errori, e perciò smettono di praticare. Per tali persone, quelli che potrebbero essere “buoni amici” esercitano la stessa funzione dei “cattivi amici”. In fin dei conti, ciò che rende le persone “buoni o cattivi amici” è la nostra fede.
Di conseguenza, qualsiasi oppressione o persecuzione ci potrà consentire di fare grandi balzi in avanti nella fede: qualunque sia l’avversità che incontriamo, questa non rappresenterà automaticamente un “demone”. A seconda di come l’affrontiamo, della nostra determinazione, potrà rivelarsi un “demone” oppure una spinta per progredire nella fede. Vi prego di vincere sui demoni della vostra mente: i dieci eserciti del re demone del sesto cielo. Attraverso la recitazione del Daimoku possiamo far scaturire la forza per sconfiggere questi demoni.
L’oscurità fondamentale, o l’illusione radicata nella vita, può essere spezzata solo dalla spada affilata di Nam-myoho-renge-kyo. Intraprendiamo dunque ogni nostra battaglia impegnandoci innanzitutto nella recitazione del Daimoku, siete d’accordo?».
Shin’ichi infuse tutte le sue energie in quelle parole, in quell’appello rivolto alle persone lì riunite, per scuoterle nel profondo del loro spirito. In quella guida aveva trasmesso tutta la sua vita.
Per realizzare un grande progresso del movimento Soka verso la seconda fase di kosen-rufu, egli desiderava che tutti i membri riconfermassero nel loro cuore i punti fondamentali della fede nel Buddismo di Nichiren Daishonin, e che avanzassero sulla grande via della pratica senza lasciarsi travolgere da tempeste di ostacoli o da demoni di nessun tipo.
[38] Il 16 maggio Shin’ichi doveva spostarsi in aereo da Kagoshima a Fukuoka ma, a causa del forte vento, il volo fu cancellato ed egli si trattenne ancora un giorno a Kagoshima.
Nel pomeriggio, in macchina insieme a Shinkichi Toshiyasu, responsabile della prefettura di Kagoshima, si recò in visita al Centro culturale di Kagoshima, nell’omonima città, e in altri luoghi, con il desiderio di incoraggiare il maggior numero di membri possibile. Toshiyasu era un uomo sincero e coscienzioso che per ventitré anni aveva lavorato come insegnante nelle scuole elementari e medie.
Di piccola statura, aveva un carattere mite e gentile e dietro gli occhiali, nel profondo dei suoi occhi, si potevano scorgere il coraggio e la sagacia delle persone originarie di Satsuma [l’antico nome dell’area occidentale di Kagoshima, n.d.r], e la luce dello spirito appassionato di chi è determinato a lottare per kosen-rufu.
In macchina, Shin’ichi gli rivolse domande dettagliate sulla situazione della Soka Gakkai a Kagoshima in quel periodo. Secondo il responsabile di prefettura, il Buddismo di Nichiren Daishonin si stava ampiamente diffondendo nell’arcipelago di Amami [gruppo insulare situato a nord dell’arcipelago delle Ryukyu, fra il Mar Cinese orientale e il Mar delle Filippine, sotto la giurisdizione della prefettura di Kagoshima, n.d.r] che stava diventando una regione esemplare nel movimento di kosen-rufu.
«In alcuni piccoli centri abitati, la stragrande maggioranza delle persone dimostra una profonda comprensione nei confronti della Gakkai e in occasione dei nostri eventi fa ogni sforzo per sostenerci». Nel 1967, in alcuni paesi di Oshima [l’isola più grande dell’arcipelago, n.d.r.], ci furono violenti casi di repressione nei confronti della Gakkai, con manifestazioni mirate a distruggere il movimento, organizzate da personaggi influenti della zona che portarono a casi di ostracismo verso i membri.
Ci fu un periodo in cui essi perdevano il lavoro solo perché aderivano alla Gakkai, non potevano comprarsi da mangiare e continuavano a subire minacce e intimidazioni. Ad alcuni fu sottratto e poi bruciato il Gohonzon «È veramente meraviglioso che proprio Amami sia diventato un modello di kosen-rufu».
Ascoltando quelle parole di lode di Shin’ichi, Toshiyasu raccontò: «Sì, è vero. I membri di Amami, nonostante quelle oppressioni, non sono mai indietreggiati di un passo, impegnandosi sempre al massimo per introdurre quante più persone possibili al Buddismo del Daishonin. Hanno sempre dichiarato che il Buddismo è la Legge di causa ed effetto insita nella vita, e che i risultati degli sforzi compiuti nella pratica si manifestano sicuramente sotto forma di prove concrete. Infatti, coloro che hanno continuato a impegnarsi nella pratica buddista hanno ottenuto come prove concrete grandi benefici, mentre molti dei loro oppressori si sono ritrovati in situazioni senza via d’uscita. La forza del Buddismo si è resa così manifesta attraverso prove concrete di fronte alle quali tutti hanno cominciato a prendere in considerazione ciò che dicevano i membri della Gakkai. Questa è stata la causa principale del progresso di kosen-rufu ad Amami».
[39] Shin’ichi annuiva mentre ascoltava il racconto di Shinkichi Toshiyasu. «Davvero? Comunque, a prescindere da ciò che abbiamo fatto in passato, per realizzare kosen-rufu in una regione è fondamentale dedicarsi con coraggio e con il massimo impegno, senza mai lasciarsi intimidire, ai dialoghi sul Buddismo. Se si perde di vista questo spirito, pur cercando vari metodi e stratagemmi non si otterrà alcun risultato».
«Sì, lei ha proprio ragione. Inoltre, tutte le attività della Gakkai intraprese dai membri di Amami non sono mai state lasciate a metà, sono sempre state portate fino in fondo. Un esempio è la proiezione dei nostri video che, una volta decisa, è stata replicata con assiduità, quasi fino al logoramento delle pellicole, per offrirla a tutti gli abitanti dei vari paesi. Nella prefettura di Kagoshima, a differenza delle attività intraprese e poi dimenticate dopo cinque, sei mesi nei grandi centri urbani, ad Amami i membri hanno concentrato tutti i loro sforzi su ogni progetto, lavorandoci costantemente e portandolo a termine. Il ripetersi di tali sforzi ha dato i frutti che oggi possiamo ammirare».
«La sua è una considerazione molto acuta. La chiave del successo sta proprio nella serietà con cui si affronta ogni cosa. Se ci si lancia in nuovi progetti portando a termine come capita quelli già avviati, sarà come voler edificare un palazzo senza costruire solide fondamenta in cemento armato. A parte queste attività, a che cosa secondo lei è dovuto il progresso del movimento di kosen-rufu ad Amami?».
Dopo averci riflettuto un po’, Toshiyasu rispose: «Credo ai grandi contributi dati da ogni membro alla sua comunità. Se ci si prodiga solo in bei discorsi senza far niente per la propria comunità, non si guadagnerà la fiducia di nessuno. Ma i membri di Amami, seguendo le sue guide, di propria iniziativa hanno lavorato duramente al servizio delle persone nelle loro comunità. Ho potuto notare che nei capitoli che si distinguono per il progresso di kosen-rufu, quasi tutti i membri hanno fatto attività di volontariato, ad esempio erano presidenti del comitato di quartiere, o membri dei consigli agricoli locali, oppure offrivano diversi servizi sociali o ancora ricoprivano incarichi di responsabilità presso associazioni di genitori e insegnanti, di assistenza ai vigili del fuoco, di organizzazione in gruppi di attività ricreative per gli anziani o in associazioni di casalinghe».
Shin’ichi disse con un sorriso: «Ciò che lei mi racconta corrisponde al principio “il Buddismo si manifesta nella società” e ciò che dovremo pensare d’ora in poi è che “kosen-rufu equivale al contributo alla comunità”».
[40] Pensando ad Amami, Shin’ichi continuò a parlare rivolgendosi a Shinkichi Toshiyasu. «Se i membri della Gakkai si impegnano seriamente per contribuire alle loro comunità, tutti gli abitanti ne trarranno grande sostegno. Nella Gakkai abbiamo imparato a vivere prendendoci cura di ogni persona, costruendo così la felicità nostra e degli altri. Lavoriamo quindi per le nostre comunità, facendo di questo modo di vivere la fonte della nostra vitalità: se ci ritroviamo solo tra noi e se le nostre azioni rimangono circoscritte nell’organizzazione, non potremo mai conquistarci la fiducia nella società. Vi prego quindi di dare inizio a una nuova e costruttiva corrente per la prosperità delle vostre comunità, a partire da Amami e da tutta la prefettura di Kagoshima».
Poi Shin’ichi chiese a Toshiyasu: «Attualmente a Kagoshima state programmando delle riunioni generali di prefettura?».
«Per il momento no, non ci abbiamo ancora pensato».
«È importante promuovere delle attività che permettano a tutti i membri di stabilire con fiducia sempre nuovi obiettivi e di avanzare con gioia. Senza un obiettivo chiaro il progresso del nostro movimento tenderà a ristagnare e l’organizzazione non potrà più agire in modo dinamico. Per i giovani, in particolare, è fondamentale avere un obiettivo. Prendiamo l’esempio di una strada: se è piatta, sempre dritta, monotona, ci stancheremo di percorrerla. Se invece decidiamo di attraversare monti, valli, pianure, nascerà in noi la gioia di affrontare nuove sfide e saremo sempre stimolati ad avanzare dinamicamente. Nella prefettura di Kagoshima c’è l’imponente Training center del Kyushu: perché non utilizzarlo efficacemente organizzando una riunione generale di prefettura? Sia i Training Center che i Centri culturali non avranno alcun significato se non vengono utilizzati al massimo per far avanzare il movimento di kosen-rufu. Tutte queste strutture sono state pensate con lo scopo di promuovere kosen-rufu, di sostenere tutti i membri e le loro attività».
«Le confermo dunque il mio desiderio di organizzare la riunione generale di prefettura al Training center del Kyushu».
«Bene, oggi al Centro culturale di Kagoshima si riunisce la consulta di prefettura, giusto? Cercate allora di cogliere l’occasione per discutere bene di questo progetto».
[41] Il Training center di Kyushu dista circa un’ora e mezzo di macchina dal Centro culturale di Kagoshima, e durante il tragitto Shin’ichi e Shinkichi Toshiyasu conversarono piacevolmente. Shin’ichi iniziò a parlare del comportamento che dovrebbe tenere un responsabile di kosen-rufu.
«Le figure centrali della nostra organizzazione dovrebbero ingegnarsi a sperimentare sempre nuove idee affinché tutti i membri possano dedicarsi alle attività con gioia e dinamismo. Ad esempio, pensiamo agli elettrodomestici, ai televisori o ai frigoriferi… non si evolvono forse ogni anno, non vengono costantemente migliorati? Se si ripetono sempre le stesse cose, l’organizzazione che le propone diverrà antiquata come un televisore in bianco e nero. Non si discute certo dell’importanza di attività organizzate regolarmente e diventate una tradizione della Gakkai, come le riunioni di discussione; ma se si progettano grandi eventi che riempiono di speranza il cuore dei partecipanti, tutti potranno manifestare pienamente e gioiosamente il proprio potenziale e si rafforzerà lo spirito di squadra dell’organizzazione.
Anche nei cori o nei festival culturali si può introdurre qualcosa di nuovo, di originale, e per poterlo fare sono indispensabili persone molto versatili. In queste occasioni, i responsabili di ogni Divisione incoraggiano molte persone tramite le guide personali, durante le quali, oltre a spiegare l’importanza di partecipare a tali eventi, dovranno cercare di aiutarle a risvegliare la loro consapevolezza di essere i principali protagonisti di kosen-rufu. Potranno così scoprire nuove persone di valore e fare un passo avanti nella creazione di attività sempre più significative per il progresso di kosen-rufu. Questi sono i punti fondamentali per un responsabile.
I partecipanti ai vari eventi, fino al giorno della loro rappresentazione si dedicheranno sicuramente alle rispettive prove, determinando insieme gli obiettivi, come l’introduzione di altre persone al Buddismo di Nichiren Daishonin tramite lo shakubuku. Ci saranno membri che decideranno di superare le proprie sofferenze entro quel giorno, insomma tutti si impegneranno con serietà nella recitazione del Daimoku e potranno intraprendere nuove sfide. Le attività della Gakkai portano, anzi devono portare, alla rivitalizzazione della fede di ogni membro. Sono eventi che facciamo per permettere a ognuno di crescere nella fede, elevare il proprio stato vitale e prendere coscienza di cosa sono i benefici della nostra pratica».
Quel tragitto in macchina divenne per Shin’ichi un’occasione perfetta per dare una guida personale.
[42] Shinkichi Toshiyasu ascoltava i discorsi di Shin’ichi con uno sguardo attento, annuendo in segno di approvazione.
Shin’ichi disse: «Allora, quando organizzerete la riunione generale della prefettura di Kagoshima?». Toshiyasu rispose esitando un po’: «Beh, trattandosi di una riunione generale… entro quest’anno, potremmo farla in autunno».
Shin’ichi disse immediatamente: «È importante decidere concretamente le date delle attività. In molti casi, quando i progetti rimangono vaghi, finiscono per non essere realizzati. Spesso con amici che magari non vediamo da tempo, come gli ex compagni di scuola, si fanno delle promesse a voce del tipo: “Vediamoci con calma uno di questi giorni. Ti chiamo, va bene?”. E poi si rimane senza vedersi per anni e anni. Al contrario, se si decide una data, si potrà realmente rivedere quelle persone. Anche la riunione generale, perché non organizzarla un po’ prima, ad esempio in giugno?»
«Oggi è il sedici maggio, direi non prima di luglio…».
«E allora organizziamola a luglio. Un responsabile deve saper riflettere a più riprese su una questione, ponderando con prudenza, ma anche decidere prontamente. Per introdurre qualcosa di nuovo nella propria organizzazione, a volte si rende prima di tutto necessaria la decisione del responsabile di prefettura, che si consulterà poi con tutti gli altri vagliando la proposta scrupolosamente».
Diciotto anni dopo la nomina di Shin’ichi a terzo presidente della Soka Gakkai, erano state poste delle solide basi per il progresso di kosen-rufu in Giappone, e la Gakkai aveva intrapreso le sue attività nel mondo. Si era inoltre ampiamente diffuso un movimento basato su una filosofia umanistica per la pace e la cultura. Tutto ciò fu reso possibile dalle decisioni prese con atteggiamento pronto e flessibile, e dalle azioni fulminee di Shin’ichi.
Nariakira Shimazu, leader del dominio di Satsuma [potente feudo durante il periodo Edo, situato nell’isola di Kyushu, n.d.r.], una delle figure di rilievo che spalancò le porte al Giappone moderno, affermò: «Chi non sa prendere una decisione coraggiosa, non potrà compiere nulla di importante».
La proposta relativa alla riunione generale della prefettura di Kagoshima fu discussa la sera di quello stesso giorno dalla consulta di prefettura, accettata e fissata per la prima decade di luglio, e successivamente riportata a grandi titoli nella prima pagina del giornale Seikyo del giorno successivo (il 17 maggio). Entusiasmati da quella notizia, i membri della prefettura di Kagoshima diedero inizio, colmi di speranza, a un nuovo progresso del movimento di kosen-rufu preparandosi alla riunione di luglio, il mese dei giovani.
(continua)