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L'armonia del corpo e della mente - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 15:24

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L’armonia del corpo e della mente

Vittoria Castagneto, Torino

Impossibilitata a praticare lo sport amato, Vittoria alterna una perfetta forma fisica a periodi di trascuratezza e depressione. Una lotta dura per conquistare l’armonia del corpo e della mente e riprendere in mano le “redini della sua mente”

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Impossibilitata a praticare lo sport amato, Vittoria alterna una perfetta forma fisica a periodi di trascuratezza e depressione. Una lotta dura per conquistare l’armonia del corpo e della mente e riprendere in mano le “redini della sua mente”

A tredici anni ero una promessa della ginnastica artistica. Per me, il massimo della gioia! Una radiografia di routine fece emergere una forma di scoliosi e nel giro di un mese mi ritrovai imbustata in un corsetto dal collo ai fianchi senza poter fare più nessun movimento. Avrei dovuto indossarlo ventiquattro ore su ventiquattro, per quattro anni. Ho resistito un anno. L’alternativa era la ginnastica correttiva. Così ho iniziato una “rieducazione fisico motoria” che non di rado mi ha fatto rimpiangere il corsetto. In ogni caso, l’input era chiaro: niente sport, di nessun tipo. Se proprio insistevo, un po’ di nuoto. Passarono gli anni e nel mezzo la vita è andata avanti: gli studi, i primi fidanzatini, il lavoro e pur non potendo permettermelo, mi sono lasciata trascinare da “altro”. Inizio a fumare, prendere peso e perdere tonicità. Ma quando ho incontrato la pratica buddista ho riaperto “la gabbia” che mi teneva prigioniera: immediatamente ho smesso di fumare e ho ripreso un’alimentazione sana.
Scrive il presidente Ikeda: «Conoscenza e saggezza non sono la stessa cosa. Per quanto riguarda il Buddismo e la scienza medica, possiamo dire in generale che la medicina combatte la malattia tramite il sapere scientifico, mentre il Buddismo sviluppa la saggezza in modo che ognuno possa trovare il proprio ritmo e rafforzare la propria forza vitale. Praticare aiuta l’efficacia del trattamento medico e aiuta a sconfiggere la propria malattia anche attraverso i nostri naturali poteri di guarigione» (Il bene più prezioso. Il Buddismo e l’arte della medicina, esperia, 2014, pag. 8).
Per me praticare e studiare gli insegnamenti buddisti è stato proprio questo. Di certo non ho abbandonato tutto quello che mi aveva insegnato la medicina sportiva, ma è solo nella consapevolezza personale, cresciuta con la pratica di Nam-myo-ho-renge-kyo, che ho potuto trovare le soluzioni più adatte alla mia vita. Questo percorso mi ha permesso di vedere il mondo dai quattromila metri del Monte Bianco, vincere gare di sci nordico, partecipare a competizioni internazionali come la Voga Longa a Venezia su una canoa o fare le vacanze con le amiche in bicicletta percorrendo oltre cinquanta chilometri al giorno.
I primi anni di pratica sono stati come una corsa in discesa, poi, d’un botto, oltre vent’anni di lavoro sono stati spazzati via dalla fine della mia relazione e un conto in banca inesistente… Un vero tsunami!
Ho iniziato con due sigarette e sono tornata a fumarne un pacchetto e mezzo al giorno. Sport, manco a parlarne. Infine è arrivata la depressione. Giornate intere senza parlare con nessuno. Il non sapere come risolvere questa condizione mi ha fatto tornare con la mente a quando ero costretta a indossare il corsetto. Nuovamente bloccata! «Ma io pratico il Buddismo, perché mi succede questo? Allora non funziona niente, ed è anche inutile fare Gongyo. Ho solo perso tempo!». Tutti questi dubbi in realtà sono stati il carburante per immergermi nei testi di sensei e rileggere le sue parole: «Nonostante possa sembrare contraddittorio, dal punto di vista buddista, la malattia e la salute non sono separate. Né lo sono la vita e la morte. Per questa ragione, la prospettiva buddista sulla salute non si limita a questa singola vita: l’obiettivo principale è una vita sana in tutte le tre esistenze del passato, del presente e del futuro» (Ibidem, pag. 10).
Quindi sono ripartita da me, facendo Gongyo e uscendo di casa alle sei del mattino per correre. Obiettivo: costruire la salute anche per la mia prossima esistenza, cosa che non avrei mai pensato, visto che non riuscivo a chiudere una giornata in positivo in quella attuale!
Ho iniziato così a praticare per gestire la mente: quella, quando corre, non la prendi proprio! Stare seduta in modo corretto, con la schiena diritta e sentire il proprio respiro: «L’importanza di percepire l’armonia del corpo e della mente», scrive Ikeda.
Queste esperienze mi hanno insegnato a riconoscere la grandezza dell’esistenza e il valore della mia, senza il timore di essere sopraffatta. E anche se ciò accadesse, ci si rialzerà insieme. Perché ho dovuto capire questo: per quanto ti nascondi sotto la mattonella, sotto al tappeto che sta sotto al divano, un solo Nam-myoho-renge-kyo illumina anche quell’antro buio, mostrandoti le persone che ti sorridono e sono pronte per ricominciare a camminare. Insieme.

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