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Sospesa tra acqua e aria - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 12:24

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Sospesa tra acqua e aria

Valentina di Fatta

Lo studio serve per lasciare entrare dentro di noi quelle frasi che all’occorrenza riemergono per aiutarci a trovare la strada giusta

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Lo studio serve per lasciare entrare dentro di noi quelle frasi che all’occorrenza riemergono per aiutarci a trovare la strada giusta

«Risveglia una forte fede e non prestare ascolto a ciò che ti dicono. Il grande demone assume la forma di un monaco venerabile o prende possesso del padre, della madre o del fratello di una persona per ostacolarne la felicità nella sua prossima vita. Qualunque cosa possano dire e per quanto abilmente cerchino di indurti ad abbandonare il Sutra del Loto, non devi assolutamente acconsentire»

Incoraggiamento a una persona malata, RSND, 1, 71

Eppure capitano quei momenti in cui proprio non lo riconosci, ma non tanto il “grande demone”, quanto la possibilità che in ogni istante tu sia un Budda. Meraviglioso. Unico. Leggo questa frase, mi colpisce, la sottolineo, ma non ne afferro il senso profondo e me la scordo.
Un giorno, al lavoro, quando un intero ufficio di trenta persone non rivolge più la parola né a me, né alla collega seduta alla mia destra, mi ritorna in mente. Il fatto di per sé nasceva da una piccola incomprensione: il nuovo responsabile aveva fatto un invito, ma non era chiaro a chi fosse rivolto, se a tutte le persone dell’ufficio o solo ad alcune. Sta di fatto che era stato sicuramente rivolto a me e alla mia collega dato che siamo sedute proprio di fronte a lui. Gli altri, pensando di non essere stati invitati e credendo che noi l’avessimo nascosto per chissà quale machiavellica strumentazione, ci avevano etichettate come arriviste e, di conseguenza, isolate. A nulla erano valse le nostre spiegazioni. La sfiducia e la competitività non permettevano loro di vedere le cose come stavano, a tal punto che anche un’altra collega, con la quale avevamo un legame di amicizia, non credeva a quello che dicevamo. E così, come spesso accade quando avvertiamo di subire un’ingiustizia, il cuore si chiude. In quei momenti iniziamo a credere che non tutti siamo Budda meravigliosi. Una sera, davanti al Gohonzon inizio a recitare Daimoku e ripenso a quelle parole del Gosho. Comprendo il significato della frase: «Risveglia una forte fede e non prestare ascolto a ciò che ti dicono». Continuo a recitare Daimoku e percepisco che se i colleghi, inclusa la mia amica, si permettevano di trattarmi così, di dubitare di me, ero io che lo permettevo. Perché io per prima dubitavo di essere un Budda meraviglioso. Continuo a recitare Daimoku e ripenso a quel Gosho: «Questo episodio ha rafforzato la mia fede nel Sutra del Loto» (RSND, 1, 72). Continuo a recitare Daimoku e penso al mio maestro, Daisaku Ikeda, e mi domando cosa farebbe lui in questa situazione. Continuo a recitare Daimoku e a un certo punto sento il maestro nel mio cuore, come quando galleggi a filo d’acqua con gli occhi chiusi, le orecchie che ascoltano cielo e terra, e all’improvviso una goccia dal cielo cade esattamente in quel punto tra te e l’infinto mare, proprio lì, vicino all’orecchio che è a metà tra l’acqua e l’aria, e ti pare di essere un’unica cosa con ciò che ti circonda, con quello che sei. Ecco, una goccia nel mio cuore e sento la potenza del Daimoku di sensei, comprendo che il mio maestro avrebbe messo da parte il “piccolo io”, che avrebbe riconosciuto la “causa” di guerra che stava ponendo nella sua vita e nell’intera umanità e non lo avrebbe permesso, che avrebbe aperto il suo cuore per accogliere ogni persona nel totale rispetto di se stesso. Continuo a recitare Daimoku e proprio in quell’istante la mia collega, amica, mi chiede di chiarire. Dopo due giorni ci incontriamo e parliamo sinceramente senza muri. Chiariamo ogni cosa, lei riconosce i suoi errori e io i miei. Da lì tutto si scioglie e in ufficio il clima ritorna sereno.
«Non è possibile che ti trattino scortesemente – continua Nichiren – ma se tu hai due menti e reciti una volta il Nembutsu e una volta il Sutra del Loto per paura di ciò che gli altri possono dire, anche se dici di essere discepolo di Nichiren, non accetteranno mai le tue parole» (Ibidem).

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