Agosto è il mese delle vacanze e in cui ci prepariamo a una nuova partenza! Nel seguente estratto de La nuova rivoluzione umana, il presidente Ikeda ci incoraggia ad avanzare con tenacia anche nei momenti più difficili
Nel pomeriggio del 2 ottobre [1977], Shin’ichi Yamamoto [pseudonimo di Daisaku Ikeda] prese parte alla riunione inaugurale della quarta classe del Gruppo futuro dello Hokkaido. […] Appena Shin’ichi arrivò, i visi di tutti si illuminarono in un sorriso. Anche Shin’ichi sorrise. Ma appena iniziò a parlare l’atmosfera si fece seria. «Ognuno di loro è un prezioso successore di kosen-rufu. Per questo dovrei rivolgermi a loro con serietà, per il bene del futuro», pensava.
«Oggi desidero parlarvi di una cosa molto importante per la vostra vita». Le sue parole erano piene di forza. Tutti si sistemarono sulle sedie raddrizzando la schiena.
«Per l’essere umano una delle cose più importanti è la tenacia. In un certo senso possiamo dire che la vita è una lotta per non perdere mai la speranza. La vita, e in particolare i giorni della gioventù, possono sembrare un susseguirsi di problemi e preoccupazioni: quando i voti degli esami sono bassi, quando la situazione familiare è difficile, quando i soldi sembrano non bastare o quando c’è un enorme divario tra i vostri sogni e la realtà… Potreste iniziare a pensare di non essere bravi, che non ci sono possibilità, e potreste sentire un senso di negatività e disperazione. Ma non dovete. Il Buddismo insegna che siamo tutti nati con una nobile missione nella vita e tutti possiamo brillare in modo speciale, unico. Come possiamo farlo? Attraverso la perseveranza.
Quando non si ottiene il risultato desiderato, quando si fallisce, quando si è scoraggiati, quando si perde la voglia di vivere: in questi momenti bisogna rialzarsi e avanzare verso il proprio obiettivo. È importante questo tipo di tenacia. Dite a voi stessi: «Anche se non ho capacità va bene lo stesso. Non importa come mi vedono gli altri! Io comunque non mi arrendo!».
Shin’ichi continuò a parlare ai membri del gruppo futuro di Hokkaido, guardando ciascuno negli occhi.
«La vita delle persone di successo non è mai stata una passeggiata tranquilla, senza sforzi. Nessuno ha mai trionfato nella vita senza prima sperimentare fallimenti e insuccessi. I veri vincitori nella vita sono coloro che hanno perseverato faticosamente attraverso le difficoltà, a volte sull’orlo della disperazione, e che hanno continuato ad avanzare con tenacia, ancora e ancora.
Anche se ci dovessero essere dei fallimenti o degli errori, non dovete assolutamente scoraggiarvi. Perde chi tende a denigrare o sottovalutare se stesso. Chi è paziente e tenace alla fine vince. Noi recitiamo Daimoku e portiamo avanti la pratica buddista per sviluppare questa tenacia, non lo dimenticate. Io sono sicuro che coloro che perseverano nonostante tutto, e con determinazione incrollabile basata sulla fede nella Legge mistica non si allontanano dal percorso di vita che hanno scelto, otterranno la corona della vittoria».
(da La nuova rivoluzione umana, vol. 26, capitolo 1 “Atsuta”, puntate 31 e 32)
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Dalla Divisione futuro della Calabria!
L’attività futuro in Calabria racconta Cesare Filiberto, responsabile di regione è iniziata ufficialmente a dicembre 2013. Inizialmente gli incontri erano concentrati in pochi capitoli, ma adesso numerosi ragazzi e ragazze frequentano regolarmente le riunioni di discussione. In questo periodo molti sono diventati membri della SGI e altri si apprestano a ricevere il Gohonzon: la Divisione giovani calabrese festeggia con gioia questi nuovi leader del futuro!
Direttamente dalla voce dei protagonisti, Mirea (18) di Rossano Calabro e Carlotta (19) di Cosenza accontano la loro esperienza
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Un mare di vittorie
A gennaio 2015 un amico mi invitò a un incontro buddista. Ascoltando le esperienze di quei ragazzi, seppur scettica, decisi di sperimentare Nam-myoho-renge-kyo. Recitare mi alzava lo stato vitale, un benessere interiore mi aiutava ad affrontare i problemi quotidiani. Sentii che questa era la mia strada, mi trovavo benissimo nella SGI e volevo essere felice al cento per cento. Così il 16 marzo ricevetti il Gohonzon. Quel giorno nel mio cuore ho sentito un connubio perfetto di emozioni. Dalle parole di incoraggiamento del presidente Ikeda mi resi conto di avere incontrato il mio maestro. Lui crede nei giovani, crede in me! In un saggio scrive: «Voi ragazzi della Divisione futuro siete individui estremamente capaci che saranno i pilastri della società e i futuri leader della SGI» (NR, 535, 4).
Scoprendo il mio illimitato potenziale, l’ambiente mi rispose: partecipai a due premi letterari nazionali e mi classificai terza come unica giovane!
Le vittorie erano tante, ma c’era una vecchia situazione irrisolta: il rapporto con la docente di storia e filosofia, inizialmente tranquillo, si era incrinato improvvisamente e i voti erano pessimi. Cosa c’è di più demoralizzante per una studentessa che essere rimandata nelle sue materie preferite? Il piacere di studiare era diventato un disperato pellegrinaggio verso la sufficienza. Iniziai una dura lotta davanti al Gohonzon: recitavo con tutto il cuore per la mia felicità e quella della professoressa, per trasformare la sofferenza in vittoria. Presi coraggio. Andai volontaria all’interrogazione. Un’ora e mezza di domande. Voto? Otto! La vera vittoria fu il suo cambiamento nei miei confronti, tanto da farmi i complimenti per i successi letterari affermando: «Tu sei l’orgoglio di questa scuola».
Progetti futuri? Impegnarmi per kosen-rufu per ripagare il mio debito di gratitudine; realizzare la mia vita in ogni aspetto, coltivare le mie passioni e ovviamente parlare della pratica buddista alla professoressa!
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Un nuovo senso di pace
Conosco il Buddismo dal 2006, da quando mia mamma ha iniziato a praticare e ho stretto fin da subito un buon rapporto con la pratica.
Quando avevo quattro anni i miei genitori si separarono. Ero molto arrabbiata con mio padre, mi sentivo ferita e abbandonata. Approfondendo la pratica, cominciai a comprendere che la rabbia che provavo andava trasformata e che dovevo farlo nel più breve tempo possibile.
Quando ho compiuto tredici anni, insieme ad altri ragazzi e ai nostri responsabili decidemmo di cominciare a fare le riunioni della Divisione futuro. Durante gli incontri leggevamo le favole scritte dal presidente Ikeda, facevamo disegni e recitavamo Daimoku. Con il passare del tempo la mia rabbia e il mio dolore diminuivano a vista d’occhio, ma non mi sentivo ancora pronta per perdonarlo fino in fondo. A maggio del 2012, a sedici anni, decisi di diventare membro della Soka Gakkai.
Sentendo il sostengo di sensei, decisi di trasformare le mie emozioni verso mio padre. Fu veramente difficile, ma ci riuscii. A ottobre dell’anno dopo, mentre stavo recitando Gongyo, sentii che dentro di me stava nascendo un nuovo sentimento, un nuovo modo di vedere mio padre. Fu così che cominciai a pregare per la sua felicità, perché nonostante tutto è grazie a lui se sono qui.
Insieme alla sua felicità cominciai a pregare anche per quella delle persone che mi avevano fatto soffrire quando ero alle scuole elementari e medie, e un nuovo piccolo senso di pace a iniziò a farsi spazio dentro di me. Sentivo che stava davvero cominciando la mia rivoluzione umana.
Uno dei miei grandi obiettivi adesso è quello di aprire un’attività con la mia famiglia e vivere serenamente all’estero. Il mio desiderio più profondo è ricominciare a suonare l’arpa e fare di quest’arte un lavoro. Mi impegnerò nella pratica per coronare tutti i miei sogni.
Vorrei concludere dicendo che grazie alla Divisione futuro e alla Divisione giovani ho trovato non solo molti compagni di fede a cui sono affezionata, ma soprattutto degli amici con cui parlare nei momenti più difficili.