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1 / Proteggere e diffondere la Legge - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 07:47

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1 / Proteggere e diffondere la Legge

Inizia una serie di approfondimenti dedicati al sangha, la comunità dei credenti che svolge la funzione di custodire e propagare la Legge mistica per il bene dell’umanità. Per questo è fondamentale proteggerlo e preservarne l’unità con la consapevolezza che in esso scorre la linfa vitale del Budda

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Inizia una serie di approfondimenti dedicati al sangha, la comunità dei credenti che svolge la funzione di custodire e propagare la Legge mistica per il bene dell’umanità. Per questo è fondamentale proteggerlo e preservarne l’unità con la consapevolezza che in esso scorre la linfa vitale del Budda

Il sangha, nella sua accezione più antica, indicava solamente la comunità monastica.
In quel primo stadio di sviluppo del Buddismo, una comunità di almeno quattro monaci o monache, che avevano rinunciato alla vita secolare e si dedicavano alla pratica buddista, era chiamato sangha, designando così un ordine religioso in cui si pratica, si trasmette e si custodisce per le future generazioni l’insegnamento del Budda. Poiché questa funzione era di vitale importanza, il sangha era considerato, insieme al Budda e ai suoi insegnamenti, degno di devozione e protezione: infatti è uno dei tre gioielli del Buddismo nei quali “prendere rifugio”; gli altri due sono il Budda e i suoi insegnamenti (Dharma).
Nella visione delle scuole buddiste mahayana, sangha si riferisce invece anche ai laici che hanno “preso rifugio nei tre gioielli” e che hanno formulato i quattro voti dei bodhisattva[ref]Quattro voti dei bodhisattva: 1) Salvare innumerevoli esseri viventi, ovvero condurre tutte le persone alla Buddità, liberandole dalla sofferenza di nascita e morte; 2) Sradicare innumerevoli desideri e illusioni, ovvero vincere contro le nostre debolezze e trasformare il veleno in medicina; 3) Conoscere un infinito numero di insegnamenti buddisti; ciò consente di non diventare mai arroganti, continuando a ricercare la strada corretta e il proprio miglioramento personale; 4) Conseguire la Buddità, seguendo la propria missione [cfr. DB, ed. 2006, 643].[/ref], il primo dei quali è: “Per quanto infiniti siano gli esseri senzienti, pronuncio il voto di salvarli dalla sofferenza”. In sostanza è quel voto che tutti i membri della Soka Gakkai pronunciano mattina e sera durante la recitazione del capitolo “Durata della vita” (Juryo) del Sutra del Loto: «Mai ji sa ze nen, I ga ryo shujo. Toku nyu mu-jo-do. Soku joju busshin» (“Questo è il mio pensiero costante: come posso far sì che tutti gli esseri viventi accedano alla Via suprema e acquisiscano rapidamente il corpo di Budda?”).
Lo scopo fondamentale del sangha è la protezione e diffusione del Dharma (insegnamenti del Budda), così prezioso per la salvezza di tutti. Per questo motivo la sua interna e profonda unità diventa la condizione principale che deve essere costantemente assicurata nella comunità dei credenti.
La propagazione eterna del Dharma attraverso il sangha, la comunità dei credenti, quindi, diventò immediatamente lo scopo principale del Buddismo: l’unione dei membri della comunità intorno a tale obiettivo doveva essere protetto a ogni costo. Per questo motivo, causare la disgregazione del sangha fu considerato il peccato, o l’offesa, più grave che un praticante buddista poteva commettere.
Nella tradizione buddista esistono cinque gravi peccati od offese: le spiegazioni variano secondo i sutra e i trattati di riferimento, ma nella versione più comune sono, in ordine crescente di gravità: 1) uccidere il proprio padre; 2) uccidere la propria madre; 3) uccidere un arhat; 4) ferire un Budda; 5) essere causa di disgregazione nell’ordine buddista.
Nell’insegnamento di Nichiren Daishonin, abbracciato dai membri della Soka Gakkai, il punto di vista sull’importanza assoluta del sangha e sull’unità dei praticanti è lo stesso delle altre tradizioni buddiste. Così scriveva il Daishonin: «In generale che i discepoli di Nichiren, preti e laici, recitino Nam-myoho-renge-kyo con lo spirito di “diversi corpi stessa mente”, senza alcuna distinzione fra loro, uniti come i pesci e l’acqua, questo si chiama eredità della Legge fondamentale della vita. In ciò consiste il vero scopo della propagazione di Nichiren. Se è così anche il grande desiderio di un’ampia propagazione potrà realizzarsi. Ma se qualcuno dei discepoli di Nichiren distrugge l’unità di “diversi corpi stessa mente” sarà come chi distrugge il proprio castello dall’interno» (RSND, 1, 190). “Stessa mente” (giapp. doshin) significa “stessa mente del Budda Nichiren Daishonin”: in breve significa che esseri umani, diversissimi tra loro, si uniscono per realizzare il grande voto di kosen-rufu. «La linfa vitale del Budda – scrive Ikeda – non esiste in chi opera isolatamente o egoisticamente, ma scorre nella vita di coloro che recitano Daimoku e avanzano insieme verso la meta comune di kosen-rufu. È un passo estremamente importante, perché indica alle persone comuni il modo pratico per ottenere la Buddità nell’Ultimo giorno» (La vera entità della vita. Lezioni sugli scritti di Daishonin, esperia, Milano, 1996, pag. 116).
La Soka Gakkai è un sangha, una comunità di credenti che custodisce la Legge mistica, che la propaga per portare a termine il voto dei bodhisattva e che si costituisce e organizza unicamente in funzione di questo voto. Il secondo presidente Josei Toda a questo proposito affermava: «La Soka Gakkai è più importante della mia stessa vita».

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