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La relazione maestro-discepolo e l'unità - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 15:46

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    La relazione maestro-discepolo e l’unità

    È normale incontrare persone diverse da noi, ma avere a cuore l’unità dei credenti significa superare le differenze mirando a kosen-rufu e rispettarsi l’un l’altro cercando di mettere in luce la parte migliore di ciascuno

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    È normale incontrare persone diverse da noi, ma avere a cuore l’unità dei credenti significa superare le differenze mirando a kosen-rufu e rispettarsi l’un l’altro cercando di mettere in luce la parte migliore di ciascuno

    Siamo giunti a metà dell’anno. In ogni regione fervono le attività per kosen-rufu, e in particolare i giovani si stanno impegnando con passione nella diffusione del Buddismo dialogando con i loro amici.
    Ringrazio tutti per l’impegno costante nel portare avanti le nostre attività con dedizione sincera. I vostri nobili sforzi per la propagazione e per la felicità di ogni persona porteranno sicuramente grandi benefici nelle vostre vite.
    Nella Rivoluzione umana si narra la vittoria realizzata nel Kansai nel 1956, quando il presidente Toda inviò il giovane Ikeda a Osaka, dove non c’era alcuna possibilità di vincere le elezioni. Nonostante fosse data per scontata la vittoria di Tokyo, fu il Kansai a vincere perché tutti i membri si unirono con forte determinazione intorno a Ikeda, che si impegnava con tutto se stesso per trasmettere a ognuno l’assoluta convinzione di poter trasformare l’impossibile in possibile (cfr. RU, 10, 1-40).
    La vittoria del Kansai dimostrò che mantenendo una fede pura, basata sul voto di realizzare kosen-rufu e sullo spirito di non dualità di maestro e discepolo, è possibile vincere in qualsiasi situazione.
    È essenziale mantenere una fede pura, credendo con tutto il cuore nelle “auree” parole del Budda; così possiamo superare tutti i dubbi e sperimentare il potere senza limiti del Gohonzon. Chi accumula tante prove concrete non vacilla mai e diventa sempre più forte; qualsiasi difficoltà diventa un’occasione per manifestare la Buddità.
    Il Daishonin ci esorta a utilizzare la nostra vita per la propagazione della Legge senza risparmiarci, per la nostra e l’altrui felicità. «Poiché non c’è cosa più preziosa della vita – scrive – se la si dedica a praticare il Buddismo si consegue sicuramente la Buddità» (RSND, 1, 266). Con questo tipo di dedizione possiamo sperimentare la frase: «Se in un singolo istante di vita esauriamo le sofferenze e gli sforzi di milioni di kalpa, allora istante dopo istante sorgeranno in noi i tre corpi del Budda di cui siamo eternamente dotati» (BS, 124, 56).
    Due sono i punti fondamentali: la relazione maestro-discepolo e l’unità.
    La chiave per creare unità con gli altri è costruire una fede basata sulla relazione maestro-discepolo, che è indispensabile per praticare correttamente. Finché alla base della Soka Gakkai c’è questo tipo di legame sarà possibile creare una forte solidarietà e armonia tra i discepoli, uniti come i “pesci e l’acqua”.
    È normale incontrare persone diverse da noi, ma avere a cuore l’unità dei credenti significa superare le differenze mirando a kosen-rufu e rispettarsi l’un l’altro cercando di mettere in luce la parte migliore di ciascuno. Ogni persona è diversa, ma tutti coltiviamo lo stesso cuore del maestro, il desiderio che tutti siano felici.
    L’unità si costruisce “a partire da me”, dipende dalla decisione di ciascuno. Se davvero vuoi creare unità, sei tu che prendi l’iniziativa e ti avvicini, non aspetti che sia l’altro a farlo.
    Ora stanno emergendo tante persone di valore, in particolare tanti giovani e giovanissimi con un grande spirito di ricerca. Il nostro compito, come adulti, è quello di indicare sempre il Gohonzon e il maestro, con il desiderio di risvegliare in loro il coraggio di andare avanti e la gratitudine per aver incontrato il Buddismo di Nichiren, proprio come è scritto nel Gosho: «Che gioia esser nati nell’Ultimo giorno della Legge e aver potuto partecipare alla propagazione del Sutra del Loto! Che pena mi fanno quelli che, pur essendo nati in questo periodo, non possono credere in questo sutra!» (RSND, 1, 910).
    Quando riusciamo a sentire questo tipo di gioia, siamo felici. Ogni sforzo che facciamo rimane inciso nella nostra vita, niente va sprecato. Cerchiamo di migliorare sempre noi stessi «mirando prima di tutto a raggiungere la pietra miliare dei vent’anni di pratica, mantenendo una fede costante» (D. Ikeda, Ai miei cari amici italiani, IBISG, 2003, pag. 15).

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