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Oggi sono una persona felice - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 12:35

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    Oggi sono una persona felice

    La paura e il vittimismo avevano chiuso Delia in se stessa. Il Buddismo le ha suggerito un nuovo modo di vivere basato sulla compassione e il desiderio di sentirsi felice insieme agli altri

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    La paura e il vittimismo avevano chiuso Delia in se stessa. Il Buddismo le ha suggerito un nuovo modo di vivere basato sulla compassione e il desiderio di sentirsi felice insieme agli altri

    Ho avuto contatti con il Buddismo Mahayana molti anni fa, ma nessuno era riuscito a vincere la mia riluttanza ad aderire a qualcosa che assomigliava a un atto di fede. Eppure a parlarmene erano state persone che stimavo moltissimo e che avevano ottenuto dalla pratica prove concrete strabilianti: la mia amica Antonella era riuscita ad affiancare alla sua attività di insegnante universitaria la scrittura di un romanzo di successo; il mio amico Marco, quando ormai aveva abbandonato la speranza di sposarsi e avere dei figli, aveva incontrato una ragazza splendida. Oggi hanno tre figli maschi, sani e belli come il sole. Ciononostante mi ero ben guardata dall’intraprendere quel percorso, pur mostrandomi interessata.
    Un giorno ho incontrato Cristina. Non saprei spiegare cosa è successo: lì per lì ho continuato a pensare che non avrei comunque frequentato un gruppo, ma all’improvviso qualcosa è cambiato. Credo che abbia avuto un grande ruolo la sua convinzione e la sua discrezione nel farmi shakubuku: senza insistenza. Una sera ho deciso di recarmi con lei a una riunione di discussione: ero sempre ricorsa all’alibi dell’invalidità per gli inviti precedenti, e ora avevo accettato di frequentare una casa con l’accesso più ripido che avessi mai visto in vita mia.
    La sincerità, l’onestà e il coraggio con cui i partecipanti parlavano di sé, mi hanno colpito. Senza narcisismo, senza paura di mostrare debolezza, di ammettere crisi, dubbi o cedimenti.
    Ho capito che questo è l’insegnamento di Nichiren Daishonin: non pretendere, e tanto meno illudersi, di aver raggiunto un approdo permanente, immune da insidie, pericoli, arretramenti e cadute. Ma è il principio del “mutuo possesso dei dieci mondi” e del passaggio sempre possibile dallo stato vitale di Inferno a quello di Buddità che fa la differenza: «Il mondo di Bodhisattva non è più vicino al mondo di Buddità di quanto lo sia il mondo di Inferno. Tutti gli esseri viventi possono manifestare lo stato di Buddità nella loro vita così come sono» (Saggezza, 1, 170). Quando mi sono avvicinata al Buddismo ero una vecchietta sull’orlo di una crisi di nervi, anzi, già precipitata nel baratro della depressione post pensionem, con problemi economici e manifestazioni sempre più gravi della mia malattia, la distrofia muscolare. Stavo diventando una megera piena di rancore, invidia, vittimismo, impotenza, senso di paralisi.
    Grazie alla pratica, oggi sono una persona felice. Sono guarita? È successo un miracolo? La situazione economica si è stabilizzata? No, anzi qualcosa forse è anche peggiorato. Eppure ho acquisito un nuovo modo di vedere le cose e di vivere.
    Non solo: ho potuto sperimentare il potere del Gohonzon anche grazie ai miei desideri personali, che talvolta mi sono sembrati non esauditi, rivelandosi poi una vera e propria protezione. Come quando ho rinnovato la patente. Avevo recitato Daimoku perché mi fosse concesso il rinnovo per un anno senza l’obbligo di portare modifiche alla mia auto e mi sono sentita abbandonata e inascoltata quando mi è stato concesso a condizione di modificare la posizione del freno. Ma alcuni mesi dopo, quella modifica, mi ha evitato di recare danni a me e agli altri.
    Perfino l’ennesimo ricovero in ospedale è diventato quasi piacevole: camera con vista, tv satellitare e, per la prima volta, le infermiere non hanno avuto difficoltà a farmi i prelievi.
    Prima di incontrare il Gohonzon, nel profondo ero attanagliata dal pensiero di perdere l’autonomia: mi sentivo paralizzata, senza sbocco. Oggi gli ostacoli e le difficoltà sono affrontabili e sono più creativa nel trovare soluzioni adeguate.
    Grazie al Daimoku ho trovato il rimedio alle deformazioni invalidanti, invisibili ma tremende, dell’egoismo e dell’egocentrismo, offrendomi un dono prezioso e utile: una nuova misura della compassione, che con la pratica assume una profondità e un respiro imprevisti. Ho sviluppato il desiderio di diffondere felicità, sentendo che la mia felicità non è separata da quella degli altri: «Il desiderio di diventare felici insieme agli altri è il puro ed eterno desiderio di tutte le persone» (D. Ikeda, Il mondo del Gosho, vol. 1, pag. 130).

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