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Il senso profondo dello studio - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 13:19

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Il senso profondo dello studio

Il 25 ottobre 2015 si svolgeranno gli esami di Buddismo. Non sono semplicemente una prova da superare, ma un mezzo per approfondire la fede, diventare persone migliori e contribuire ad arricchire l’ambiente e la società

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Il 25 ottobre 2015 si svolgeranno gli esami di Buddismo. Non sono semplicemente una prova da superare, ma un mezzo per approfondire la fede, diventare persone migliori e contribuire ad arricchire l’ambiente e la società

Lo studio è uno dei cardini della pratica del Buddismo. La cosa importante è come si studia e come si mette in pratica ciò che abbiamo imparato. Questo è il senso profondo dello studio del Buddismo nella pratica di Nichiren Daishonin.
Verso la fine del 1950 gli affari di Toda andavano malissimo e molti membri, vedendolo sommerso dai debiti, si erano allontanati dalla Soka Gakkai. Una volta, racconta Ikeda, lui e Toda si recarono in treno a trovare i membri di Kanagawa. Stavano studiando come consuetudine il Gosho quando, guardando dal finestrino la distesa dell’Oceano Pacifico, Toda disse al giovane Ikeda che per potersi avvicinare allo spirito del Budda, il Gosho doveva essere letto con una fede vasta e infinita come l’oceano.
Cosa ci mostra questo episodio? Che anche in mezzo a grandi difficoltà il punto di riferimento per Toda era il Gosho e che per leggerlo occorre mettere in campo una fede vasta “come l’oceano” e uno spirito di ricerca senza pregiudizi.
Nel Gosho entriamo in contatto con la saggezza illuminata di Nichiren Daishonin che, comprendendo la natura dinamica di tutti i fenomeni, conosce la strada per realizzare la nostra esistenza e trionfare sulle sofferenze della vita.
È molto importante includere nella pratica buddista lo studio e, volendo ragionare in termini di condizioni vitali, potremmo dire che è importante manifestare la condizione vitale di Apprendimento (o Studio). Questa condizione, insieme a quella di Realizzazione (o Illuminazione parziale), rappresenta la tendenza innata alla ricerca spirituale e al miglioramenti di se stessi, andando oltre il condizionamento dell’ambiente e dei propri limiti; per questo motivo è necessario uno sforzo personale.
Nei mondi da Inferno a Cielo (o Estasi) si percepiscono i fenomeni come immutabili e non in relazione tra loro; prevale la tendenza a essere assorbiti dall’aspetto temporaneo e fenomenico della realtà in cui viviamo, situazioni, beni, sentimenti, condizioni sia esterne che interne del nostro io. Questo però significa vivere nelle illusioni, cioè in un’errata visione della vita, da cui originano le varie sofferenze.
Nel loro insieme queste condizioni vitali sono chiamate i “sei sentieri”, e in ognuna di esse l’io è fondamentalmente in balia dell’ambiente; è sospinto verso la sofferenza e l’insoddisfazione e non è in grado di dominare i tre veleni di Animalità, Collera e Stupidità.
Tuttavia l’io è in grado di percepire che la realtà delle cose non è solamente così come appare e che è continuamente mutevole e interdipendente. Addirittura le caratteristiche che noi riteniamo appartenere al nostro io sono solo temporanee, così è per la giovinezza che si trasforma in vecchiaia, la salute che può trasformarsi in malattia ecc.
Le condizioni vitali in cui si percepisce sia la transitorietà dei fenomeni che un senso più profondo della vita e si è spinti verso il miglioramento personale sono quelle di Apprendimento e Realizzazione, chiamate nella tradizione buddista i “due veicoli”. Lo spirito di ricerca dei “due veicoli” rappresenta le fondamenta della nostra rivoluzione umana, perché avvia la ricerca dello stato di Buddità.
Il mondo di Bodhisattva e di Buddità completano, con i due precedenti, i cosiddetti “quattro nobili mondi”. Manifestano non solo la consapevolezza dell’interdipendenza di tutti fenomeni (giapp. engi), ma soprattutto l’aspirazione alla felicità di tutti gli esseri viventi, inclusi se stessi, che sorge dal comprendere che la Legge della vita è intrinseca alla vita di ciascuno.
Afferma Nichiren Daishonin: «L’obiettivo principale di tutti i sutra è spiegare il miracolo della vita» (Gosho Zenshu, pag. 564), dunque un Budda è qualcuno che ha compreso perfettamente il funzionamento della vita e della nostra mente e lo insegna agli altri.
«La definizione originale del mondo di Apprendimento, dopo tutto, si riferiva ai discepoli che avevano ascoltato gli insegnamenti di Shakyamuni, ai quali, quindi, era stata insegnata la Legge buddista. È importante che noi cerchiamo di assorbire la cultura e la saggezza accumulate da coloro che ci hanno preceduti in quanto questo tipo di conoscenza può diventare una parte importante della luce che vogliamo emettere» (D. Ikeda, La vita mistero prezioso, Sonzogno, 2005, pag. 135).
Tanto più importante è il mondo di Apprendimento nella pratica buddista, basata sulla relazione maestro e discepolo. Il maestro espone la Legge della vita e con l’esempio mostra come metterla in pratica. I discepoli ricercano con umiltà la teoria spiegata e messa in azione dal mae­stro, per poterla utilizzare a loro volta e trasmetterla agli altri, passando così dal mondo di Apprendimento e di Realizzazione a quello di Bodhisattva, indispensabile per comprendere con la profondità della vita e non solo con la razionalità del mondo di Apprendimento e l’intuito del mondo di Realizzazione.
Spesso nel Sutra del Loto si condanna il livello di saggezza raggiunto dalle persone dei mondi di Apprendimento e Realizzazione. Per quale motivo? Primo, perché le persone in queste due condizioni vitali (studiosi, scienziati, artisti ecc.) possono finire per esaltare la loro superiorità, cadendo in tal modo nel mondo di Collera o di Avidità. Secondo, perché in questi mondi ancora non ci si è affrancati dall’egoismo. Il sentirsi arrivati a capire aspetti importanti della vita fa spesso dimenticare il vero scopo della ricerca spirituale, facendo emergere l’impulso alla discriminazione e all’arroganza.
Nella pratica buddista, quindi, lo studio deve essere ben agganciato alla fede e alla pratica per sé e per gli altri. Solo inserito dentro questo circolo virtuoso lo studio delle teorie buddiste serve a far realmente progredire la rivoluzione umana personale e in generale il movimento per la pace e la felicità nel mondo. D’altra parte una pratica senza studio manca di quello spirito di ricerca che ci affranca dal cadere nel pensiero arrogante di aver già capito tutto o di non aver bisogno di imparare.
«Sperimentiamo e dimostriamo scientificamente che la Legge mistica, la quintessenza del Buddismo, è la legge che regola la vita quotidiana di tutti gli individui» (NR, 554, 22). Questa era la fenomenale convinzione di Tsunesaburo Makiguchi per stimolare il passaggio dalla teoria alla “prova concreta” nella vita.
Quanto più rendiamo costante lo studio “attivo” del Gosho e dei princìpi buddisti anche solo venti minuti al giorno tanto più saremo in grado di far emergere la forza della “prova concreta” nella nostra vita.
Qualcuno potrebbe sentirsi inadeguato pensando che studiare è un’impresa difficile, ma ricordiamoci che nel continuare con pazienza anche quando non comprendiamo tutto quello che stiamo leggendo, e nel lottare per approfondire la fede con umiltà, c’è la causa e l’effetto per riuscire ad afferrare il significato delle parole del Gosho e capire qualcosa di importante per la nostra vita.
Ecco allora gli esami. Non sono come gli altri, non si guadagna qualcosa di esterno – riconoscimenti o meriti – si guadagna una vittoria personale, che non è fine a se stessa, ma serve per migliorarci ulteriormente come “devoti del Sutra del Loto”, come persone in grado di costruire la propria felicità e contribuire realmente a migliorare l’ambiente e la società in cui viviamo, diffondendo la pratica e comportandosi da buddisti nella vita quotidiana.
Dal momento che studiare ogni giorno è una vera sfida – al pari di recitare Daimoku e parlare agli altri della pratica – l’esame è un’occasione d’oro per sforzarsi e non rinunciare ad approfondire la nostra convinzione, rendere più stabile la fede nel potere del Gohonzon, acquisire una visione più ampia dell’esistenza, che ci permetta di avere fiducia in noi stessi e nelle infinite possibilità della nostra vita.

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Gli esami in pratica

Gli esami quest’anno saranno due: quello di primo livello per coloro che diventano membri entro il 30 giugno 2015 e il secondo livello per tutti coloro che hanno superato l’esame di primo livello negli anni fino al 2012 compreso. Entrambi gli esami si svolgeranno il 25 ottobre 2015.
Possiamo iniziare a prepararci, da soli o insieme agli altri, utilizzando il materiale preparato per l’occasione e reperibile sia nei negozi dei nostri Centri culturali sia scaricandolo dal nostro sito (spazio aderenti).
È consigliabile non prepararsi all’ultimo momento, riducendo così l’esame semplicemente a una prova da superare, ma utilizzare il tempo della preparazione anche per fare esperienze concrete del rinnovato spirito di ricerca, che sicuramente metterà in moto sia la fede che la pratica corretta.
Gli esami sono ormai diventati un’attività stabile della nostra organizzazione e coinvolgono tantissime persone: sia chi da dietro le quinte li organizza, sia tutti coloro che nei gruppi e settori si impegnano a sostenere e aiutare gli “studenti”, avendo così loro stessi un’occasione di studio.
Facciamo in modo che questo grande movimento porti anche a migliorare le nostre riunioni di discussione, raccontando più esperienze di fede e acquisendo una sempre maggiore capacità di esporre i meravigliosi princìpi buddisti.

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