Grazie alla pratica e all’attività nel gruppo, Sabrina ha imparato che la paura e le difficoltà possono trasformarsi, con una preghiera sincera, in risultati straordinari
Da quando sono diventata responsabile di un gruppo, quattro anni fa, ho sempre avuto il desiderio che crescesse e con impegno, ogni anno, abbiamo raggiunto lo scopo di consegnare il Gohonzon ad almeno due persone, di cui un giovane.
All’inizio dell’anno scorso mio marito ebbe un incidente che gli impedì di lavorare come artigiano edile, aggravando una situazione economica già piuttosto preoccupante perché dovevamo estinguere un prestito entro la fine del 2014: a questo punto eravamo entrambi senza lavoro. Provammo ogni strategia possibile, ma non ne funzionava nessuna. Intanto recitavo Daimoku e mi prendevo cura del gruppo, pensando sempre a ogni membro, “nessuno escluso” come dice sensei.
Grazie all’attività, come quella in cui abbiamo offerto la casa ogni venerdì per recitare due ore di Daimoku per sostenere la ricerca della nuova sede del Centro culturale di Roma, abbiamo direzionato il nostro ichinen verso obiettivi talmente grandi che la nostra preghiera non è mai stata “attanagliata” dalla preoccupazione per la crisi economica che stavamo vivendo.
Negli anni ho sofferto di attacchi di panico e avevo paura che questa situazione così difficile avrebbe potuto farmi ricadere in quei brutti momenti, immobilizzandomi. Sono ripartita dal Gosho Il conseguimento della Buddità in questa esistenza, in cui Nichiren afferma: «Se comprendiamo che la nostra mente, o vita, in questo singolo istante è myo, allora comprenderemo che la nostra vita è la Legge mistica anche in tutti gli altri istanti. Tale comprensione è il mistico kyo» (RSND, 1, 4).
Finalmente a giugno mio marito, anche se non guarito del tutto, ricominciò a lavorare e anche il gruppo continuava a crescere. Invece io non stavo bene, sembrava essere tornato il mio problema esistenziale di sempre. Negli anni, grazie alla preghiera e all’attività, mio marito e io abbiamo imparato a pregare affidandoci alla Legge, al Gohonzon, affinché fosse la nostra Buddità a indirizzarci verso gli obiettivi più giusti per noi. Abbiamo attraversato frustrazioni, delusioni apparenti, ma ci siamo sempre stupiti dei risultati. Grazie a questo nostro atteggiamento, decisi di non farmi piegare dalle paure e tornai invece alla preghiera. Organizzai una nuova recitazione a casa mia: per tre settimane tutti i giorni, insieme ai compagni di fede, recitavamo due ore di Daimoku per realizzare i nostri scopi.
Grazie a questo impegno estivo alla fine le mie paure esistenziali erano sparite e, come risposta ai nostri sforzi, nel giro di due settimane io e mio marito ottenemmo un lavoro molto vantaggioso, in cui ognuno ha cercato di dare il meglio di se stesso.
Inoltre a ottobre, nel gruppo consegnammo il primo Gohonzon dell’anno a una giovane donna. Ero felicissima, ma mi accorsi che avevo completamente dimenticato gli scopi generali della crescita dei gruppi. Pensando fortemente ai miei maestri riattivai una forte determinazione: potevo ancora riuscirci anche se la fine dell’anno era vicina. Cercai di curare meglio le riunioni, seguii con più attenzione ogni membro del gruppo… e arrivò una nuova persona che, dopo neanche un mese, decise di ricevere il Gohonzon. Mi sentivo felice, il lavoro andava bene e l’attività pure… ma perseverai con la preghiera. A dicembre un membro del gruppo accompagnò alla riunione una sua amica con la figlia ventenne. Il 30 dicembre 2014, con profonda gioia, anche loro hanno ricevuto il Gohonzon: nel nostro gruppo quattro sono le persone che negli ultimi mesi sono diventate membro!
Per finire, lavorando senza sosta, mio marito e io siamo riusciti a estinguere il prestito e io a far sparire le mie paure. In un suo scritto Nichiren Daishonin cita un passaggio del Gran Maestro Dengyo: «Quando nella famiglia si onorano assiduamente gli insegnamenti, i sette disastri saranno sicuramente banditi» (Sull’offesa alla Legge da parte del paese, RSND, 2, 962).