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Le domande della vita - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 18:21

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Le domande della vita

Cosa significa dedicarsi sinceramente agli altri? Dall’esempio di chi, per mestiere o per necessità, si prende cura delle persone si può capire che «essere un punto di riferimento per gli altri è la più grande forma di felicità»

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Cosa significa dedicarsi sinceramente agli altri? Dall’esempio di chi, per mestiere o per necessità, si prende cura delle persone si può capire che «essere un punto di riferimento per gli altri è la più grande forma di felicità»

Incontrai per la prima volta il mio grande maestro di kosen-rufu, Josei Toda, la sera del 14 agosto 1947, un giorno prima del secondo anniversario della fine della Seconda guerra mondiale in Giappone. A quell’epoca avevo diciannove anni e c’era qualcosa che volevo disperatamente capire: qual era il sentiero corretto nella vita? Quella sera finalmente avevo incontrato un pensatore eccezionale al quale porre questa domanda.
La risposta di Toda fu di una chiarezza cristallina. Disse che nella vita sorgono tante difficoltà, e che se non riusciamo a trovare la risposta corretta ai problemi fondamentali della nascita, dell’invecchiamento, della malattia e della morte, non potremo vivere in maniera veramente corretta. Mi disse che Nichiren Daishonin aveva colto la natura essenziale della vita e dato una risposta alle difficili domande dell’esistenza umana. Mi incoraggiò vigorosamente a cercare di praticare il Buddismo di Nichiren con un fresco spirito di ricerca proprio di un giovane.
Sentii che potevo fidarmi di Toda e dieci giorni dopo, il 24 agosto, mi unii alla Soka Gakkai.
Da allora sono passati sessantasette anni e sono profondamente grato di essere riuscito, in tutti questi anni, a condurre una vita dedita al bene supremo insieme al mio mentore e ai miei compagni di fede.

Abbracciando la fede
nel supremo insegnamento del Buddismo di Nichiren,
avanzo con coraggio
sul sentiero corretto
e sarò vittorioso.

Di fronte all’ineluttabile realtà delle sofferenze di nascita, invecchiamento, malattia e morte, quant’è rassicurante poter proseguire nel viaggio della vita in accordo con la grande Legge che pervade l’universo e tutta l’esistenza!
C’è una pioniera del gruppo infermiere in Giappone che mia moglie e io non dimenticheremo mai. Lei continuò a leggere gli scritti di Nichiren Daishonin anche mentre stava lottando contro una grave malattia. In particolare c’era un passo che aveva impresso nel suo cuore: «Finché siamo in vita, dobbiamo continuare a recitare Nam-myoho-renge-kyo, Nam-myoho-renge-kyo. Allora, se recitiamo fino al momento della morte, Shakyamuni, Molti Tesori e tutti gli altri Budda delle dieci direzioni verranno da noi immediatamente […] tutti gli dèi celesti e le divinità benevolenti […] ci scorteranno sotto la loro protezione fino alla preziosa Terra della Luce Tranquilla» (RSND, 1, 351).
Fedele a queste parole, la signora recitò Nam-myoho-renge-kyo fino all’ultimo momento della sua vita e, dopo aver realizzato la sua missione, si spense serenamente, come un bel tramonto che illumina il cielo alla fine della giornata. I suoi congiunti stanno seguendo le sue orme e conducono una nobile esistenza.
Lo storico britannico Arnold J. Toynbee (1889-1975) sostenne che l’unico modo di alleviare le sofferenze del mondo è attraverso una qualche forma di fede religiosa, che si può manifestare come amore per gli altri e preoccupazione per la loro felicità, qualcosa di più grande di noi che ci conduca a superare l’egocentrismo e l’egoismo.
Questa è una descrizione perfetta di voi, membri della SGI, che abbracciando l’eterna Legge mistica vi sforzate di incoraggiare ogni persona che avete di fronte e vi dedicate a realizzare la storia di kosen-rufu.

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Nel Sutra del Loto una magnifica torre, che simboleggia la dignità della vita, emerge dalla terra. Nella Raccolta degli insegnamenti orali il Daishonin spiega che i quattro lati della torre rappresentano la nascita, l’invecchiamento, la malattia e la morte (cfr. BS, 114, 45). Sta dicendo in pratica che le torri preziose delle nostre vite sono adorne di questi quattro aspetti dell’esistenza.
Quando continuiamo a recitare Nam-myoho-renge-kyo le nostre vite, con le loro vicissitudini legate a nascita, invecchiamento, malattia e morte, vengono pervase dalla fragranza delle quattro nobili virtù di eternità, felicità, vero io e purezza.
Noi siamo tutti comuni mortali. A volte ci ammaliamo e, con l’età, i nostri corpi subiscono un declino e non sempre rispondono come vorremmo. Ma la vita stessa è la più magnifica delle torri preziose. Finché continuiamo a recitare riusciremo sempre, nelle quattro stagioni della vita, a trasformare tutto nelle quattro nobili virtù e a far risplendere la nostra torre preziosa e quella degli altri.
In realtà il Sutra del Loto descrive come anche il Budda abbia malattie e preoccupazioni, pur essendo poche (vedi SDL, 297 [281]). Riguardo a questo punto Toda una volta disse a un membro che stava lottando contro la malattia: «Tutti gli esseri viventi si ammalano. Se il Budda, nel suo tentativo di incoraggiare e risvegliare tutti gli esseri viventi non si ammalasse mai, difficilmente gli altri potrebbero rapportarsi a lui». In altre parole un Budda affronta volontariamente la malattia così come altri problemi, e li supera allo scopo di incoraggiare e rassicurare gli altri.
Il potere della Legge mistica è veramente immenso e innumerevoli pionieri del nostro movimento hanno dimostrato questa verità con la loro vita.
È iniziata sul Seikyo Shimbun una nuova rubrica dal titolo Sulla nascita, l’invecchiamento, la malattia e la morte. In un articolo recente, un’infermiera membro della SGI racconta di quanto si senta fortunata nell’aver potuto seguire i pazienti a lei affidati, di come questo le permette di abbracciarli con tutto il cuore mentre stavano morendo e di aiutarli ad alleviare la paura della morte.
È un atteggiamento veramente profondo. Essendo un’infermiera, sono molte le persone che apprezzano il suo lavoro, e in egual modo anche lei nutre profondo apprezzamento per i suoi pazienti. Comprendendo la natura eterna della vita, prega sinceramente per i malati e i pazienti terminali facendo il massimo per prendersi cura di loro: un simile comportamento dimostrato dai membri del nostro gruppo infermiere e della Divisione medici è una potente sorgente di speranza nel campo della sanità attuale.

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Recitiamo Daimoku pieni di gratitudine per tutti i compagni di fede defunti, i familiari e gli amici che hanno dedicato la vita a kosen-rufu. Nel Buddismo questo si chiama “trasferire i meriti”: significa trasmettere o condividere con gli altri i meriti e la fortuna che abbiamo accumulato con la nostra pratica buddista. Il nostro Gongyo quotidiano e le nostre attività della SGI sono di per sé una nobile forma di “trasferire i meriti”.
Non è facile superare il lutto per la perdita di una persona amata. Ma i defunti sono legati a noi attraverso la Legge mistica e sono sempre nel nostro cuore. Perciò, quando recitiamo, il nostro Daimoku avvolge direttamente di fortuna e benefici i defunti. Quando avanziamo con una vivida speranza possiamo illuminare anche i defunti. Sia i vivi sia i morti gioiscono e diventano felici insieme; questo è il significato essenziale della cerimonia funebre e della preghiera per i defunti nel Buddismo di Nichiren.

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La società giapponese sta invecchiando rapidamente e aumenta il numero delle persone che si prendono cura di familiari e parenti anziani. In molti casi però un anziano è affidato alle cure di un altro anziano e ciò presenta particolari difficoltà. Occorre unire tutte le risorse che provengono dalla società per risolvere queste complicate situazioni.
In risposta al cambiamento dei tempi si è formato un nuovo gruppo, il Myogo-kai, costituito da membri della Divisione giovani uomini che lavorano nell’ambito dell’assistenza agli anziani. Loro si impegnano con fierezza per contribuire positivamente alla società.
Sister Sue, un libro per bambini di Eleanor H. Porter (1868-1920), tratteggia un quadro di quanto sia enorme l’impresa di accudire, a casa, una persona cara malata. La protagonista, Sue, perde la madre e rimane sola a prendersi cura del padre malato e dei fratelli più piccoli: così è costretta ad abbandonare i suoi sogni, ma in mezzo alle difficoltà che affronta si risveglia al fatto che essere un punto di riferimento per gli altri è la più grande forma di felicità. L’impegno di prendersi cura e di sostenere la vita altrui risplende di una luce infinitamente nobile. In molti dei suoi scritti Nichiren Daishonin loda coloro che si dedicano ai familiari malati.
Dalla prospettiva dell’eternità della vita, attraverso le tre esistenze di passato, presente e futuro, dobbiamo avere una profonda convinzione nella Legge di causa ed effetto come afferma il passo: «Dove c’è una virtù invisibile ci sarà una ricompensa visibile» (RSND, 1, 806).

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Possiamo dire che la nostra sia un’epoca di diniego della morte e, ignorandola, stiamo a nostra volta contribuendo a svalutare la vita e l’esistenza umana.
Subito dopo la mia adesione alla Soka Gakkai lessi lo scritto del Daishonin La pratica dell’insegnamento del Budda, che mi colpì profondamente. In esso si afferma: «Il mondo diverrà come era ai tempi di Fu Hsi e Shen Nung. Nella loro esistenza presente le persone saranno libere dalla sfortuna e dai disastri e impareranno l’arte di vivere a lungo. Verrà il tempo in cui sarà rivelata la verità che per la persona e per la Legge non c’è vecchiaia né morte» (RSND, 1, 347).

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Nichiren Daishonin ci ha affidato il grande ideale di kosen-rufu perché voleva vedere la realizzazione di un mondo senza guerra, un mondo in cui la solidarietà fra le persone permettesse di superare i disastri naturali, un’epoca in cui tutta l’umanità, avendo vinto le sofferenze di nascita e morte, godesse di vite lunghe e felici.
La filosofia buddista, che ci stiamo impegnando a condividere con gli amici, brilla come il sole per illuminare l’oscurità delle sofferenze di nascita e morte. I legami di mutuo sostegno che stiamo forgiando saranno il fondamento per la creazione di una società armoniosa.
Nel centenario dello scoppio della Prima guerra mondiale (2014) è tempo di trasformare il karma dell’umanità e inaugurare un secolo di pace.
Noi della SGI stiamo svolgendo un ruolo trainante nel diffondere la filosofia del rispetto per la dignità della vita in tutto il mondo. Avanziamo lungo questo sentiero con fiducia, impegnandoci a creare la felicità, per noi e per gli altri. Incoraggiamoci a vicenda con calore nelle nostre organizzazioni locali e pieni di speranza avanziamo in salda unità con i compagni di fede in tutto il pianeta!

Poiché abbiamo la chiave
per superare le sofferenze
di nascita, invecchiamento, malattia e morte,
apriamo le porte
al regno di eternità, felicità, vero io e purezza.

14 agosto 2014

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