Con la crescita di mia figlia cominciai a vedere quanto i suoi comportamenti nei miei confronti erano molto simili a quelli che avevo avuto io con mio papà
Ho incontrato il Buddismo nel 1996 e ho iniziato subito a praticare con l’obiettivo di risolvere il rapporto conflittuale con mio padre. Sapevo che tutto dipendeva da me, ma ciò nonostante non riuscivo a reagire in modo differente alle sue continue e violente provocazioni.
Il primo beneficio fu l’innalzamento del mio stato vitale, che mi permise di essere più serena, meno oppressa dai problemi e soprattutto dal carattere di questo padre tanto amato quanto odiato. Una frase del Gosho di Capodanno dice: «L’inferno è nel cuore di chi interiormente disprezza suo padre e trascura sua madre» (RSND, 1, 1008). Capii che dovevo assolutamente approfondire.
Finalmente una sera, grazie alla recitazione del Daimoku, stavo bene e riuscii a contrastare le sue provocazioni; in un istante il litigio si trasformò in un’occasione di dialogo. Bene, avevo capito il meccanismo, ora sapevo che nel rapporto con mio padre potevo decidere io. Ho capito inoltre quanto noi due eravamo legati da un karma fatto di rabbia e collera, un karma familiare che io potevo trasformare attraverso la recitazione di Nam-myoho-renge-kyo.
Purtroppo mio papà se n’è andato troppo presto e io pensai di aver perso l’occasione per andare fino in fondo. Invece, poco tempo dopo, mi si ripresentò di nuovo la stessa situazione in un’altra importante relazione: quella con mia figlia. Tutto cominciò quando lei, a sei mesi, iniziò a soffrire di spasmi affettivi: se contrariata esplodeva in accessi di collera tali da provocarle svenimenti. Anni dopo, questi sintomi si manifestarono in una personalità complicata, capricciosa e intrattabile. Iniziarono anni duri e sofferenti. Quando si intestardiva aveva inizio un copione sempre uguale fatto di isterismi e pianti da parte sua e di violenza verbale e fisica da parte mia. Tutto questo distrusse la nostra relazione e più io pregavo e più lei continuava a manifestare lo stesso comportamento.
Il presidente Ikeda ne La nuova rivoluzione umana scrive: «I nostri genitori, i mariti, i fratelli, le sorelle, i figli sono la realtà in cui viviamo e siamo legati a essi da una profonda relazione karmica: non possiamo scappare dal nostro ambiente. Allora cosa possiamo fare? Dobbiamo migliorare noi stessi, piuttosto che dare la colpa agli altri se le nostre relazioni non vanno bene» (NR, 527, 17).
Ho pregato per non soffrire più e, contemporaneamente, per trovare un dottore in grado di aiutare mia figlia. Dopo un lungo pellegrinaggio da numerosi specialisti finalmente incontrai un consulente pedagogico che riuscì a capire che la fonte del suo disagio… ero io. Con questa consapevolezza iniziai io stessa un percorso di riavvicinamento fisico attraverso la terapia e, parallelamente, la mia rivoluzione umana attraverso la pratica.
Con questa determinazione nel cuore iniziai a recitare quotidianamente molto Daimoku per stare così bene da affrontare la situazione al meglio. La preghiera mi aiutò a sviluppare saggezza e cominciai a prendere coscienza di molte cose. Prima di tutto capii profondamente il significato di “ripagare il debito di gratitudine nei confronti dei genitori”: sarebbe stata una mia responsabilità fare tutto il possibile per trasformare questo karma familiare e solo diventando felice io avrei dato l’opportunità anche a mia figlia di esserlo e avrei permesso a mio papà di rinascere in circostanze favorevoli. Con la crescita di mia figlia cominciai a vedere quanto i suoi comportamenti nei miei confronti erano molto simili a quelli che avevo avuto io con mio papà.
Mi sono sfidata durante l’anno anche partecipando alle attività del gruppo Corallo al nuovo Centro culturale di Torino, un’attività che consiste nel recitare per la protezione del Centro e nello sviluppare un grande cuore per accogliere le persone. Questo mi ha permesso di allenarmi ad aprire la mia vita e ad accogliere quella di mia figlia… e così sono nate accettazione e compassione.
Ora, insieme a mia figlia, stiamo iniziando a costruire un rapporto sano: lei cerca di migliorare con l’aiuto del dottore e io, grazie al Daimoku e con uno stato vitale alto, cerco di capirla e di entrarci in relazione al di là del suo umore del momento. Ho iniziato ad accompagnarla ai meeting per bambini del gruppo “I saggi gelsomini” e insieme a un altro gruppo di genitori desideriamo offrire questa occasione anche ai bambini della Val d’Aosta.