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«Questa, la mia terra, rimane salva e illesa» - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 16:01

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«Questa, la mia terra, rimane salva e illesa»

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Nelle nostre case, mattina e sera, riecheggiano voci che con suono rigenerante intonano Gongyo. Com’è vivace e dinamico questo ritmo di felicità! In un suo scritto Nichiren Daishonin cita un passaggio del Gran Maestro Dengyo: «Quando nella famiglia si onorano assiduamente gli insegnamenti, i sette disastri saranno sicuramente banditi» (Sull’offesa alla Legge da parte del paese, RSND, 2, 962). Gongyo è un inno alla vita in cui esprimiamo la gioia di vivere mettendoci all’unisono con la Legge mistica, la Legge fondamentale dell’universo.
Nella parte in versi del sedicesimo capitolo del Sutra del Loto, “Durata della vita”, che recitiamo durante Gongyo, leggiamo questa frase: «Questa, la mia terra, rimane salva e illesa». Essa si riferisce al passaggio: «Quando gli esseri viventi assistono alla fine di un kalpa e tutto arde in un grande fuoco, questa, la mia terra, rimane salva e illesa, costantemente popolata di esseri celesti e umani» (SDL, 318 [303]). Per quanto impura e caotica possa essere l’epoca in cui ci troviamo, noi della SGI iniziamo sempre la giornata con la cerimonia di Gongyo. Attivando le funzioni protettrici dei Budda e delle divinità celesti dell’intero universo, protetti da incidenti e disgrazie, forgiamo un ambiente, a partire dai luoghi della nostra missione, di cui possiamo affermare: «Questa, la mia terra, rimane salva e illesa».
Nichiren scrisse: «Poiché la Legge è meravigliosa, la persona è degna di rispetto; poiché la persona è degna di rispetto, la terra è sacra» (La persona e la Legge, RSND, 1, 972). Coloro che abbracciano la Legge mistica e agiscono basandosi su di essa sono “persone preziose” che possono far risplendere illimitatamente in se stesse e negli altri la nobile natura di Budda. Ovunque esse siano daranno vita a “preziose relazioni umane”, in cui ci si rispetta e ci si sostiene mutualmente. Da questi legami di solidarietà prenderanno forma “terre preziose” sempre più estese, indistruttibili, che concretizzeranno l’ideale del Daishonin di “adottare l’insegnamento corretto per la pace nel paese”. In ogni angolo del pianeta, innumerevoli, nobili compagni di fede della SGI, donne e uomini sconosciuti, hanno inciso indelebilmente nella storia dei rispettivi paesi le loro “gesta vittoriose”, conquistando la fiducia verso il nostro movimento nelle loro comunità attraverso strenui, ripetuti sforzi, spesso sopportando offese e calunnie come quelle descritte nel Sutra del Loto.
Ad Amakusa, nell’isola di Kyushu, vive una donna che non dimenticherò mai che di si è distinta per i suoi meriti contribuendo ammirevolmente al progresso di kosen-rufu nella regione. Nel corso dei suoi numerosi anni di pratica ha superato prove e ostacoli impensabili senza mai arrendersi, nonostante l’ostracismo della comunità a causa della sua fede, le persecuzioni inflitte dai preti della Nichiren Shoshu e i pesanti danni alla sua abitazione provocati da un tifone. Tuttora continua a sfidarsi intraprendendo con le persone dialoghi sul Buddismo del Daishonin e afferma: «Voglio eliminare la sofferenza e l’infelicità dalla mia amata terra e rendere tutti felici. Il Bodhisattva della Terra che è nato a tale scopo sono io. Guardate come vivo, fedele al mio voto! Io non mi arrendo! Mi sento piena di gratitudine anche nei confronti delle persone che si oppongono alla pratica buddista, pensando a come mi stimolano a rafforzare la mia fede; esse non fanno che aumentare in me il desiderio di aiutarle a conseguire la Buddità». Questa donna ha trasmesso il suo nobile spirito anche ai suoi figli e ai membri della locale Divisione giovani.
Sedici anni fa l’isola di Taiwan venne colpita da un potente terremoto, di magnitudo 7.6. Ai membri della SGI che si dedicavano alle attività di soccorso offrii, pregando per la sicurezza di quel popolo, una mia calligrafia con le parole: «Questa, la mia terra, rimane salva e illesa, costantemente popolata da esseri celesti e umani» (SDL, 318 [303]). Non dimenticherò mai la nobile storia dei membri di Taiwan, che con la loro incrollabile unità e il loro inflessibile spirito combattivo sono riusciti a sormontare estreme difficoltà e sofferenze, trasformando il veleno in medicina e contribuendo alla ricostruzione delle loro comunità.
Sono passati settanta anni da quando il mio maestro Josei Toda, il secondo presidente della Soka Gakkai, si rialzò, solo, in mezzo alla devastazione del Giappone nel periodo postbellico, intraprendendo una battaglia contro le funzioni demoniache che minacciavano la sopravvivenza dell’umanità. Oggi la rete di persone che si impegnano per la costruzione della pace e della felicità è sempre più solida ed estesa su tutto il pianeta. Toda un giorno si rivolse così ad alcuni compagni di fede che si impegnavano duramente per far comprendere agli altri il movimento di kosen-rufu ed espanderlo: «Comportatevi sempre con tutte le persone animati dalla massima onestà e sincerità. In base al principio di “tremila regni in un singolo istante di vita”, se determinate di manifestare la vostra Buddità lo stato vitale della persona che avrete di fronte cambierà infallibilmente. Ogni azione, ogni dialogo per la causa di kosen-rufu, faranno sì che le vostre comunità si trasformino in regni di pace e felicità “salvi e illesi”».
Nulla è più incoraggiante dei nostri compagni di fede in Giappone e nel mondo, a cui siamo uniti nello spirito di “diversi corpi, stessa mente”, e del continuo emergere di persone di valore la cui fede ha la forza che il Daishonin paragona al “blu più intenso dell’indaco”. Quest’anno decidiamo con coraggio di sfidarci per rendere le nostre comunità “salve e illese”, pregando insieme, incoraggiandoci e sostenendoci a vicenda.

Creando gioiosi ricordi
di questa esistenza,
impegniamoci anche oggi
per trasformare i luoghi delle nostre missioni
in terre preziose di
kosen-rufu.

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