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"Gosho di Capodanno" docet - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 17:39

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“Gosho di Capodanno” docet

Valentina Pacini, Cecina (LI)

Un’accentuata aggressività dovuta all’insicurezza porta Valentina a stare sempre sulla difensiva e a non controllare le sue emozioni. A peggiorare la situazione la separazione dei genitori, ma grazie alle parole di Nichiren trova in se stessa la chiave per essere felice

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Un’accentuata aggressività dovuta all’insicurezza porta Valentina a stare sempre sulla difensiva e a non controllare le sue emozioni. A peggiorare la situazione la separazione dei genitori, ma grazie alle parole di Nichiren trova in se stessa la chiave per essere felice

Ho ventisette anni e ho ricevuto il Gohonzon nel febbraio del 2011. Prima di praticare il Buddismo ero irascibile, negligente e con grandi difficoltà a controllare le emozioni. Le mie reazioni erano spesso eccessive, non riuscivo a gestire una discussione, non accettavo le critiche e quando provavo a esprimere la mia opinione lo facevo sgarbatamente. Tutto questo era l’effetto della mia insicurezza che mi portava a non fidarmi di nessuno: ero aggressiva, in tensione, sempre pronta a difendermi anche quando non ce n’era alcun bisogno. Il culmine della sofferenza è stato pochi mesi prima che iniziassi a praticare, quando i miei genitori si separarono. Se prima ero emotivamente instabile, questo avvenimento mi provocò un profondo turbamento. Inizialmente cercai di essere forte e stare vicino a entrambi, ma non ce la feci: finita l’estate ebbi una crisi di nervi e scoppiai. Trattavo male tutti, reagivo con ira per poi crollare in pianti isterici. Mi sentivo sola al mondo, nessuno poteva capirmi, nessuno mi poteva aiutare. Il dialogo con i miei non era un granché, soprattutto con mia mamma che, sofferente, non riusciva a percepire quanto mi mancasse un rapporto con lei, ora diventato freddo e di contrasto. Mio padre, con cui ho sempre avuto un bel legame, sereno e tranquillo, cambiò totalmente atteggiamento e iniziò a sfogare tutta la sua frustrazione e rabbia su di me, parlandomi male di tutta l’altra parte della mia famiglia, non curandosi di quanto ciò mi procurasse sofferenza.
Mia zia, che pratica il Buddismo da vent’anni, è sempre stata un esempio per me e dopo anni di inutili tentativi, dopo la separazione dei miei genitori decisi una volta per tutte di iniziare a praticare sul serio. Avevo toccato il fondo, dovevo rialzarmi. Insieme a lei e alle mie compagne di fede iniziai a recitare molto Daimoku tutti i giorni, partecipavo attivamente alle riunioni di discussione e di studio. Finalmente avevo voglia di mettere in moto la mia vita e in più parlavo di Buddismo alle persone intorno a me; nel giro di pochi mesi una mia amica iniziò a praticare e ricevette il Gohonzon.
Un giorno ebbi un’accesa discussione con mia mamma. Persi nuovamente il controllo e, completamente nel mondo di Animalità, davo voce solamente alle mie emozioni. Poi, ho recitato tanto Daimoku con la determinazione di migliorare il mio carattere. Pochi giorni dopo, finalmente, parlammo da donna a donna. Le dissi quanto stavo soffrendo e lei fece lo stesso e così riuscii a percepire il suo dolore e, in un attimo, la perdonai. Oggi, credo che non ci sia mamma migliore della mia, è il mio punto di riferimento e finalmente sento tutto quell’amore che desideravo da sempre. Questo è stato il beneficio più bello. Inoltre un altro grande scopo si è realizzato: lei ha iniziato a praticare nel 2014, proprio come desideravo.
L’esperienza con mio padre è ancora in evoluzione. Per tre anni ho recitato Daimoku affinché il mio rapporto con lui tornasse come prima. Soffrivo talmente tanto che i miei pensieri sovrastavano il mio cuore e la mia fede. Purtroppo lo sentivo totalmente assente dalla mia vita, nonostante abbia cercato, senza risultato, di fargli capire quanto mi facesse soffrire la sua indifferenza e quanto fosse sbagliato vomitarmi addosso gli insulti e le derisioni verso la mia famiglia. Ci ho provato a lungo e in tutti i modi possibili con l’aiuto del Daimoku, ma non cambiava niente e questa situazione mi stava veramente rovinando la vita. Poi però ebbi la fortuna di ascoltare un’esperienza di una giovane donna e mi riaffiorò alla mente un brano del Gosho di Capodanno: «L’inferno è nel cuore di chi interiormente disprezza suo padre e trascura sua madre» (RSND, 1, 1008). Capii dove sbagliavo: nonostante desiderassi superare il mio dolore, disprezzavo mio padre. Iniziai subito a recitare con il desiderio di non denigrarlo più e che la sua sofferenza non condizionasse più la mia vita. Volevo essere serena e accettarlo come un potenziale Budda e oggi consapevolmente gli voglio bene così com’è, nonostante il suo comportamento. Adesso il mio Daimoku per risolvere il rapporto con lui è più potente perché ho la gioia nel cuore. «Dove c’è sfida c’è vittoria», scrive Daisaku Ikeda nella Nuova rivoluzione umana. Ho aspettato tanti anni per avere un rapporto meraviglioso con la mia mamma, aspetterò tutto il tempo che serve anche per lui, ma non mi farò più influenzare. Non sono più una bambina insicura. Adesso mi sento forte e, come sono sbocciata io in un fiore di loto, ho la certezza che intorno a me ne sbocceranno altri e altri ancora.

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