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La pratica per sé e per gli altri - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 15:36

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La pratica per sé e per gli altri

In queste pagine offriamo alcuni spunti per lo zadankai tra cui scegliere per stimolare il desiderio di sperimentare la pratica buddista e lo scambio di esperienze. Inviate i vostri suggerimenti a: nuovo.rinascimento@sgi-italia.org

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In queste pagine offriamo alcuni spunti per lo zadankai tra cui scegliere per stimolare il desiderio di sperimentare la pratica buddista e lo scambio di esperienze. Inviate i vostri suggerimenti a: nuovo.rinascimento@sgi-italia.org

«Adesso però siamo entrati nell’Ultimo giorno della Legge e il Daimoku che io, Nichiren, recito è differente da quello delle epoche precedenti. Questo Nam-myoho-renge-kyo comprende sia la pratica per sé sia l’insegnamento agli altri»
Da Sul ricevimento delle Tre grandi Leggi segrete, RSND, 1, 925

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Cosa si legge nel Gosho:

Nel passato il Bodhisattva Mai Sprezzante sostenne che tutti gli esseri umani hanno la natura di Budda, che abbracciando il Sutra del Loto avrebbero conseguito sicuramente la Buddità e che disprezzare una persona è disprezzare il Budda stesso. La sua pratica era di venerare tutti.

da Le quattordici offese (RSND, 1, 670)

Daisaku Ikeda commenta:
dalla serie Vivere il Gosho

Credendo che tutte le persone possiedono la natura di Budda, il Bodhisattva Mai Sprezzante si inchinava sempre in segno di rispetto di fronte a chiunque incontrasse. Noi della SGI oggi portiamo avanti questa pratica del bodhisattva sviluppando dialoghi per condividere il Buddismo di Nichiren Daishonin con le persone intorno a noi: ciò rappresenta un atto di estremo rispetto verso gli altri. Desiderando la felicità di tutte le persone, cerchiamo di risvegliare la Buddità innata nell’esistenza di ognuno. Vi auguro di essere coraggiosi, saggi e risoluti in questa impresa, proprio come il Bodhisattva Mai Sprezzante!

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Aiutando gli altri aiutiamo noi stessi
D. Ikeda, La saggezza del Sutra del Loto, esperia, vol. 3, pag. 209

Aiutando gli altri a diventare felici, noi stessi diventiamo felici. Questo è anche un principio psicologico. Come possono coloro che si dibattono nelle sofferenze dell’inferno e hanno perso il desiderio di vivere, trovare una via d’uscita?
Se una persona pensa soltanto ai propri problemi, cadrà sempre più nella disperazione; andando invece da qualcuno che sta soffrendo a sua volta per dargli una mano, riacquisterà la volontà di vivere. Agire motivati dalla preoccupazione per gli altri ci permette di risanare la nostra stessa vita.
Aiutando gli altri, aiutiamo noi stessi. Questo indica la non dualità dell’io e degli altri. In questo senso, quando facciamo shakubuku a una persona dovremmo ringraziarla umilmente.

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La pratica per sé e per gli altri
BS, 116, 13

Lo scopo della pratica buddista è manifestare lo stesso stato vitale del Budda insito nella nostra vita; per realizzare ciò è necessario perseverare ogni giorno. La pratica consiste di due aspetti indissolubili: la pratica per sé e la pratica per gli altri (in giapponese jigyo keta). Queste sono come le due ruote di uno stesso asse, se ne manca una la pratica non è completa.
La “pratica per sé” consiste nel fare Gongyo quotidianamente (ossia recitare Daimoku, la pratica fondamentale, e due capitoli del Sutra del Loto, la pratica di supporto) per realizzare il grande desiderio di kosen-rufu e la nostra rivoluzione umana.
La “pratica per gli altri” consiste nel fare shakubuku, cioè propagare il Buddismo del Daishonin per far sì che anche le altre persone possano ottenere i benefici della Legge. Il Daishonin scrive: «Il Daimoku che io, Nichiren, recito è differente da quello delle epoche precedenti. Questo Nam-myoho-renge-kyo compren­de sia la pratica per sé sia l’insegnamento agli altri» (RSND, 2, 925).
Le varie attività alle quali ci dedichiamo per kosen-rufu rientrano nella pratica per gli altri.
Sia Gongyo che shakubuku costituiscono la forza per trasformare la nostra vita, perché fanno emergere in noi la stessa compassione, la stessa saggezza e lo stesso coraggio di Nichiren Daishonin. Nel Vero aspetto di tutti i fenomeni il Daishonin afferma: «Devi non solo perseverare tu, ma anche insegnare agli altri. […] Insegna agli altri come meglio puoi, anche una sola frase o un solo verso» (RSND, 1, 342).
È importante trasmettere anche una sola parola o una sola frase di Buddismo agli altri, ricercando la felicità per sé e per tutte le altre persone.

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Felici insieme agli altri
BS, 169, 32

Nichiren Daishonin afferma: «Gioia significa che se stessi e gli altri insieme provano gioia, […] sia se stessi che gli altri insieme troveranno gioia nel possesso della saggezza e della compassione» (Raccolta degli insegnamenti orali, BS, 118, 50). Riguarda sia noi stessi che gli altri. Preoccuparsi solo della propria felicità è egoismo. Dichiarare di curarsi solo di quella degli altri è ipocrisia. La vera gioia consiste nel diventare felici insieme agli altri. Il presidente Toda diceva: «Raggiungere la felicità personale non è una grande impresa; è piuttosto semplice. Ma l’essenza del Buddismo sta nell’aiutare anche gli altri a diventare felici».
Il passo del Daishonin citato prima indica chiaramente che la vera felicità è fatta di saggezza e compassione, in altre parole è lo stato vitale della Buddità. Chi è saggio ma manca di compassione ha una vita chiusa e angusta: non si tratta quindi di saggezza autentica. Chi è compassionevole ma manca di saggezza o si comporta scioccamente non può essere d’aiuto a nessuno, neanche a se stesso; e una compassione che non mette in grado di portare aiuto non si può dire vera compassione. Solo la fede nella Legge mistica comprende sia la saggezza che la compassione. […]
Toda diceva che «la felicità individuale e la prosperità sociale devono andare di pari passo». La felicità individuale a cui si riferisce non è egocentrica, ma significa rafforzare la propria umanità sviluppando saggezza e compassione e aiutare gli altri a fare lo stesso.
Il Sutra del Loto (Nam-myoho-renge-kyo) ha il potere di realizzare sia la felicità individuale che la prosperità sociale.

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La nostra rete di solidarietà
NR, 576, 5

Attualmente nel mondo divampano barbare violenze e si propagano odio e falsità. Proprio per questo, noi della SGI dobbiamo far giungere ancora più lontano, forte ed energico il nostro messaggio umanistico e, rispettando gli altri e riponendo fiducia in loro, espandere ulteriormente la nostra rete di solidarietà.
Il mio maestro Toda affermava: «Quando recitiamo Nam-myoho-renge-kyo per la nostra e l’altrui felicità, la Legge mistica penetra nel profondo della nostra vita e affiora in noi naturalmente il desiderio di condividerla con altre persone per far sì che diventino felici. Grazie a questa pratica possiamo superare qualsiasi difficoltà della nostra vita e trovare una soluzione efficace ai problemi che affliggono la società».
Noi recitiamo Daimoku per adempiere il voto di kosen-rufu. Recitando Nam-myoho-renge-kyo facciamo apparire la nostra Buddità, e quando incontriamo altre persone e parliamo con loro le aiutiamo a formare un legame con il Buddismo del Daishonin. Anche se dovessimo non essere più attivi fisicamente per via di una malattia o dell’età avanzata, possiamo comunque raggiungere il cuore degli altri attraverso il Daimoku. Vinciamo dunque su ogni ostacolo e continuiamo ad arricchire con allegra e fresca energia la nostra raccolta di dialoghi gioiosi che brillerà per sempre come «il solo ricordo della tua vita presente in questo mondo umano» (RSND, 1, 58).

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