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Un dialogo tra giovani sul legame maestro-discepolo - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 15:41

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Un dialogo tra giovani sul legame maestro-discepolo

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Cosa significa vivere come discepoli?

Mirko: In ogni situazione la relazione con il maestro è l’origine della nostra forza, l’ispirazione su come usare la vita. Ogni giorno prende forme diverse. In questo periodo ad esempio sto riflettendo sul fatto che ho sempre desiderato vivere come una persona buona. L’esempio da seguire per me è sensei, per essere una persona che vuole bene agli altri, che coltiva la forza necessaria, ed è allegra, aperta verso tutti e verso la vita.

Lucrezia: Nei momenti di fortissima sofferenza, il pensiero di sensei è fonte di ispirazione, perché non si è mai arreso di fronte a nulla. Quando riesco ad andare fino in fondo, mi sento più vicina a sensei e vinco la paura.

Claudia: Probabilmente non lo incontrerò mai fisicamente, ma penso alla frase di Gosho «A cosa serve vedere il volto? È solamente il cuore che conta» (RSND, 1, 844). Il cuore del presidente Ikeda è quello che sento più vicino al mio, con purezza. Questo fa scaturire una speranza sfrenata. Se penso a tutti i viaggi che ha compiuto per permettere a me di sentire il suo cuore, mi commuovo. Costruendo il legame con lui, ho costruito tutte le altre relazioni della mia vita, verificando che la pratica buddista funziona.

Andrea: La speranza è la cosa più forte che sento quando penso alla relazione fra maestro e discepolo. E per me, che ho sempre lottato con il pessimismo cosmico, la speranza è una cosa molto importante.
Il legame maestro e discepolo è per me il modo corretto e bello di vivere. Ad esempio ho letto i libri più belli della mia vita grazie al fatto che ci ha incoraggiato a farlo: così ho potuto viaggiare insieme ai personaggi de Il conte di Montecristo, Musashi, I miserabili, La città eterna.

Blu: Quando penso alla relazione con sensei emergono due parole: fiducia e promessa.
Al primo corso nazionale della Divisione futuro ho sentito quanto si fidasse di ognuno di noi, che ci stava affidando addirittura la pace nel mondo. Voglio ripagare quella fiducia avendo totale fiducia in lui.
All’ultimo corso futuro ho sentito l’importanza di promettere al maestro. Toda ha promesso a Makiguchi, e Ikeda a Toda, e hanno realizzato tutto. Per me pregare significa promettere a sensei di vincere. Quando prometto qualcosa a sensei sono sicura di realizzarla.

Sole: Quando mi trovo davanti a una situazione che non so affrontare o a una difficoltà che non mi sento in grado di superare, prima di ogni altra cosa recito Daimoku e poi metto in pratica gli insegnamenti di sensei. In questo modo, ho sperimentato, non ho nulla da temere, la vittoria è assicurata. Per me l’essenza del comportamento da discepola sta nel cercare di vivere come il maestro mi insegna. Ogni volta torno davanti al Gohonzon e riparto.

Data l’attuale situazione sociale, come possiamo realizzare la visione di sensei di un’era di pace?

Blu: Al corso futuro Tamotsu Nakajima ci ha trasmesso che è importante espandere il nostro Daimoku. Solo per me non basta, per la mia famiglia non basta, per l’Italia non basta. Dobbiamo recitare per tutta l’umanità. Ho sentito che non devo permettere al senso di passività che emerge di avere la meglio, ma rispondere a tutto quello che succede con il Daimoku e agendo esattamente dove mi trovo in questo momento. Apparentemente sembra che non sto facendo niente di importante, solo un piccolo gesto. Ma se vivo col senso di missione che ogni cosa che faccio può dare un contributo, allora vinco la sensazione di sconfitta e immobilismo interiore, e riesco ad agire e reagire. Per me fede vuol dire questo.

Lucrezia: Dopo i fatti di Parigi e Nizza sentivo un blocco nel mio cuore. La notte degli attentati di Parigi mi sono svegliata e ho trovato mamma sveglia davanti alla tv. Abbiamo recitato Daimoku e io sentivo dentro quello che il Buddismo definisce il mondo di inferno. Ho continuato a recitare Daimoku per utilizzare questa circostanza per cambiare il mio cuore e ho capito molte cose che riguardavano me stessa. Ho visto che mi stavo chiudendo nel mio mondo, praticavo per le mie cose.
Ho cominciato a pregare per la felicità di tutti, recitando Daimoku per kosen-rufu, e ho sentito che la mia determinazione era cambiata, volevo creare valore, trasmettere speranza. Così ho deciso, in occasione degli esami di maturità, di trovare una fonte di speranza in tutto quello che stavo studiando e di incoraggiare anche i professori durante l’esame. Alla fine del mio esame la prof mi ha detto: «Continua a seminare la pace come hai fatto in questi anni e fai della tua vita un capolavoro». Il nostro Daimoku ci permette di cambiare tutto. Voglio fare la mia rivoluzione umana e vincere sul senso di sconfitta e impotenza che abitano il mio cuore per trasmettere speranza a quante più persone possibile.

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