In queste pagine offriamo alcuni spunti per lo zadankai tra cui scegliere per stimolare il desiderio di sperimentare la pratica buddista e lo scambio di esperienze. Inviate i vostri suggerimenti a: nuovo.rinascimento@sgi-italia.org
«Non avanzare significa retrocedere; perciò è necessario superare il ristagno e l’inerzia e continuare ad andare avanti, un giorno dopo l’altro»
D. Ikeda, BS, 161, 52
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Cosa si legge nel Gosho:
Seguendo me, tu come devoto del Sutra del Loto, parli ad altri di questa Legge [Nam-myoho-renge-kyo]. Cos’è questo se non la trasmissione della Legge? Porta avanti la tua fede nel Sutra del Loto. Se ti fermi a metà strada non potrai mai far scaturire il fuoco dalla pietra focaia.
da Le illusioni e i desideri sono Illuminazione (RSND, 1, 283)
Daisaku Ikeda commenta:
dalla serie Vivere il Gosho
Anche se è solo un piccolo passo, continuate ad avanzare giorno dopo giorno. Non siate affranti e non rinunciate! Completiamo i lavori che abbiamo davanti, uno alla volta. È anche importante condividere fiduciosi i nostri ideali con gli altri. Questo modo di agire, dobbiamo ricordarci, è la strada che porta alla brillante vittoria di maestro e discepolo.
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I sintomi di negligenza nella fede
di prossima pubblicazione su Buddismo e Società
La condizione di negligenza o apatia è qualcosa di cui da soli non ci accorgiamo nemmeno. E proprio perché non ne siamo consapevoli, non riusciamo a uscirne.
I sintomi di negligenza nella fede sono stati definiti in questi termini: «Quando la determinazione e gli obiettivi sono vaghi e incerti; quando si fa Gongyo senza una preghiera concreta; quando si fa Gongyo e attività solo per abitudine, considerandoli un dovere; quando non si fa altro che lamentarsi o brontolare; quando non si prova gratitudine o gioia, né ci si emoziona; quando lo spirito di ricerca nell’aiutare gli altri è debole; quando si è negligenti nel lavoro e i propri ritmi, che dovrebbero basarsi sul principio “la fede è uguale alla vita quotidiana”, sono alterati e irregolari».
Probabilmente molte persone si riconoscono in uno o alcuni di questi punti. Tuttavia, anche se da comuni mortali ci saranno sempre delle cose che non possiamo evitare, il Daishonin afferma: «Se la tua fede si indebolisce e non raggiungi la Buddità in questa esistenza, non rimproverare me» (RSND, 1, 914).
La fede non è un dovere, è un “diritto” per poter diventare felici. Più la determinazione e le azioni partono da noi, maggiori sono i benefici che otteniamo.
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Non lasciarsi vincere dall’inerzia
di prossima pubblicazione su Buddismo e Società
La fede è una lotta costante contro l’inerzia. Nichiren Daishonin scrive: «Rafforzate la vostra fede giorno dopo giorno e mese dopo mese. Se la vostra determinazione cala anche solo un po’, i demoni prenderanno il sopravvento» (RSND, 1, 885) e anche: «Mantieniti saldo nella fede e realizza ciò che desideri» (RSND, 1, 401).
Non avanzare significa retrocedere. Toda ci ammoniva costantemente rispetto al lassismo nella fede e nella pratica. Diceva: «Tutto nell’universo, dalle stelle ai pianeti al più minuscolo insetto, è in costante mutamento. Niente rimane uguale nemmeno per un istante: perciò il punto cruciale è se cambiamo in meglio o in peggio. Se non riusciamo a capire questo, ci abbandoniamo all’inerzia. Intendo dire che la cosa preoccupante e spaventosa riguardo al soccombere all’inerzia è che siamo totalmente ignari o indifferenti di come stiamo cambiando, in meglio o in peggio. Inoltre quando diventiamo apatici nella fede e pratichiamo solo per abitudine è come se avessimo smesso di praticare. La fede nel Buddismo di Nichiren è una pratica attiva per cambiare rapidamente noi stessi in meglio».
Non avanzare significa ristagnare, regredire. Nel mondo della fede non esiste pensare che “va bene così, ho fatto abbastanza”. La compiacenza fa sorgere l’inerzia e ciò conduce a smettere di praticare.
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Come il fuoco o come l’acqua
BS, 173, 48
Non si può conseguire la Buddità se, pur dopo aver praticato intensamente per un certo periodo, si cede al dubbio e si devia dal corretto sentiero della fede. Il Daishonin parla di una fede che non regredisce, che non vacilla mai, qualsiasi ostacolo incontri. Rivolgendosi a Tokimitsu, che continuò a sforzarsi con fede decisa in mezzo alle avversità, il Daishonin descrive la fede considerandola di due tipi: come il fuoco e come l’acqua.
La “fede come il fuoco” è tipica delle persone che quando ascoltano gli insegnamenti si sentono ispirate a impegnarsi attivamente nella pratica buddista, come un fuoco che brucia più forte quando vi si aggiungono dei ceppi, ma al passare del tempo perdono l’entusiasmo di praticare, come un fuoco che alla fine si spegne. Questo tipo di fede non è automotivata ma si attiva grazie alle influenze esterne.
La “fede come l’acqua” è quella di chi ha uno spirito di ricerca autonomo nei confronti della via del Budda e continua saldamente ad avanzare, mantenendo una pratica buddista costante e rifiutando di farsi scoraggiare da qualsiasi influsso esterno.
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A proposito di… spirito di ricerca
cfr. Il Nuovo Rinascimento, febbraio 1985
Un aspetto della pratica buddista fondamentale per non cadere nell’abitudine e continuare la propria rivoluzione umana, è lo spirito di ricerca (in giapponese kyudoshin: ricerca della “strada”, cioè la strada che porta all’Illuminazione)
Il presidente Ikeda scrive: «Se pratichiamo con spirito di ricerca, con un atteggiamento positivo, riceveremo benefici e miglioreremo la nostra vita. Se invece abbiamo un atteggiamento passivo, proveremo un senso di costrizione e tenderemo a lamentarci». Ognuno di noi ha cominciato a praticare per diversi motivi. Qualunque essi fossero, abbiamo trovato tutti una risposta alle nostre esigenze e una conferma che questa strada ci porterà verso la felicità e al successivo cambiamento della società. Con questa convinzione, ognuno deve sforzarsi di perseverare nella pratica e non lasciarsi mai sviare dalle difficoltà o dai dubbi, ma continuare ad accumulare buona fortuna. Per continuare a praticare con gioia bisogna sempre avere un forte spirito di ricerca, così da godere degli immensi benefici del Gohonzon, e comprendere che tutto quel che facciamo e ciò che ci succede è un nutrimento per la nostra crescita personale.
[…] Quanto riusciamo ad attingere dal Gohonzon dipende dal nostro ichinen. È importante avere sempre degli obiettivi da raggiungere per sfidare noi stessi con coraggio, sia nella pratica che nella vita quotidiana, e cioè nel lavoro, nello studio e in famiglia. Con questo atteggiamento di ricerca e ottenendo man mano delle verifiche saremo sempre pieni di fiducia e di speranza per il futuro.
Come può morire lo spirito di ricerca? Praticando solo per abitudine ad esempio; oppure rilassandosi dopo aver raggiunto una qualsiasi vittoria: in poco tempo saremo sopraffatti dalle nostre tendenze negative e condizionati da uno stato vitale privo di energia. Ciò che dovremmo fare è ringraziare il Gohonzon e utilizzare i nostri benefici per decidere di fare un’ulteriore crescita per poter aiutare gli altri e, in senso più ampio, per kosen-rufu. A volte, anche partecipare alle riunioni di discussione può diventare un’abitudine. Partecipare a un incontro buddista ha una straordinaria importanza ma quanto ognuno otterrà da questa esperienza dipende dal suo atteggiamento interiore, da ciò che si è prefisso.
Con uno spirito attivo e non da spettatore, e con il desiderio di contribuire in qualche modo alla buona riuscita della riunione, ognuno sentirà la propria vita arricchita di una grande esperienza.