Nel suo primo viaggio in Europa nell’ottobre del 1961, Daisaku Ikeda ha visitato 9 paesi incoraggiando gli 8 membri che vivevano in Europa: Danimarca, Germania, Olanda, Francia, Gran Bretagna, Spagna, Svizzera, Austria, Italia. Ripercorrendo queste tappe attraverso La nuova rivoluzione umana e insieme ad alcuni membri europei delle varie nazioni in cui il presidente Ikeda si è recato, continuiamo a costruire una Soka Gakkai europea unita nella decisione di trasformare un’epoca di guerra in un’epoca di pace
Copenaghen, 5 ottobre
L’aereo atterrò ad Anchorage per fare rifornimento e dopo un’ora decollò per Copenhagen, capitale della Danimarca e prima destinazione del gruppo. Quando sorvolarono il Polo Nord, calò l’oscurità e una splendida luna illuminò il cielo notturno. Shin’ichi mise in versi le sue emozioni:
Al Polo Nord
l’immensa Luna celeste
vivida splende,
struggendosi per kosen-rufu
sulla lontana Terra.
L’aereo arrivò a Copenhagen la mattina del 5 ottobre, poco dopo le 7.00. […] La capitale sembrava coperta da una pesante coltre di nubi nere, ma al momento di atterrare queste si dissolsero. Il cielo divenne terso e la giornata si annunciò piacevole. […]
Copenhagen si rivelò una bella città, ricca di prati curati e di alberi che stavano assumendo i colori dell’autunno. Molti i ciclisti, che pedalavano per le strade. Passando attraverso un parco, i visitatori giapponesi videro una fila di piccole case variopinte. Appresero che erano state disegnate e costruite dai bambini in uno spazio messo a loro disposizione dalle autorità comunali. (NRU, 4, 210-217)
Kim Henriksen, segretario della Divisione uomini della Danimarca
Quando sensei è venuto a Copenaghen nel 1961 avevo solo tre anni. Pensando alla situazione sociale internazionale è facile perdere speranza in mezzo a questa violenza, terrorismo e catastrofi naturali. Ma sensei sottolinea sempre l’importanza dell’educazione umanistica e della rivoluzione umana come via diretta per la pace nel mondo. Questo mi incoraggia a tirare fuori speranza, coraggio e forza per sostenere la mia famiglia, i colleghi, gli amici e ogni persona che incontro. Grazie al Daimoku e alle attività nella SGI ho potuto costruire la mia famiglia e impegnarmi in un lavoro per creare valore nella società.
Il presidente Ikeda a Copenaghen nel 1961 soggiornò in un hotel che distava pochi metri dalla casa dove vivevo con la mia famiglia. Sono sicuro che è grazie a quel Daimoku recitato dal presidente Ikeda per far emergere i Bodhisattva della Terra che quasi ventotto anni dopo io e la mia famiglia sentimmo parlare del Buddismo di Nichiren Daishonin. Grazie al suo esempio, anche io voglio recitare Daimoku affinché quanti più giovani possibile emergano in tutta Europa e nel mondo per cambiare radicalmente la situazione del nostro pianeta.
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Berlino, 8 ottobre
Shin’ichi e gli altri percorsero per un lungo tratto il confine in automobile. Il muro di mattoni e cemento sembrava non finire mai. Di quando in quando si vedeva qualcuno sostare lì davanti. Quel muro era alto soltanto tre o quattro metri e avrebbe potuto essere abbattuto molto facilmente, invece era lì a privare la gente della libertà, a spezzare relazioni umane, separare famiglie e abitanti della stessa città. Il karma degli esseri umani è davvero terrificante. […]
Quando giunsero più vicini alla Porta di Brandeburgo, l’atmosfera si fece ancora più tesa. Barriere e filo spinato erano disseminati tutto intorno a loro. […] Alzando lo sguardo verso la Porta di Brandeburgo, Shin’ichi disse ai suoi compagni: «Sono certo che da qui a trent’anni il muro di Berlino non ci sarà più».
Non era una predizione o la semplice espressione di un desiderio. Pronunciò quelle parole poiché era fermamente convinto che la coscienza, la saggezza e il coraggio delle persone comuni dedite alla realizzazione della pace avrebbero infine trionfato. Fu anche espressione della sua risoluta decisione di dedicare la propria vita alla causa della pace nel mondo. Il Buddismo insegna che la profonda determinazione di una sola persona può influenzare l’intero universo. «Mi batterò per vedere la fine di questo muro» promise a se stesso. «Mi batterò per la pace. Farò scaturire questa stessa scintilla negli altri, ricercherò il dialogo per risvegliare ogni singolo individuo alla sua innata umanità. Dedicherò la mia vita a questo scopo». Shin’ichi si voltò verso la Porta di Brandeburgo e recitò tre volte Daimoku: «Nam-myoho-renge-kyo. Nam-myoho- renge kyo. Nam-myoho-renge-kyo».
Ispirato da quel profondo impegno preso con se stesso, fece risuonare distintamente la sua voce nel cielo dorato
sopra Berlino». (NRU, 4, 256-261)
Matthias Groninger, rappresentante legale della SGI-Germania
In quell’ottobre del 1961, più o meno nello stesso momento in cui il presidente Ikeda prometteva solennemente di far crescere persone capaci che si sarebbero unite a lui per diffondere la pace nel mondo, io correvo in bici lungo il muro di Berlino. Avevo quindici anni. Quel giorno ebbi la netta sensazione di vivere in prigione. Di conseguenza negli anni ho maturato il desiderio di lasciare la città. Sette anni dopo andai a studiare in Francia dove nel 1972, una signora mi parlò del Buddismo. Ritornai a Berlino Ovest alla fine dello stesso anno. Sono convinto che è stato grazie al Daimoku del presidente Ikeda, quando in taxi costeggiava il perimetro del Muro di Berlino, se dopo ho potuto conoscere Nam-myoho-renge-kyo. Più studio la storia di kosen-rufu in Europa, più mi convinco che tutti noi condividiamo lo stesso legame con il nostro maestro Daisaku Ikeda, e che siamo fratelli e sorelle di un’unica grande famiglia europea. Se ora mi guardo indietro posso vedere quanto si sia sviluppato il movimento umanistico europeo in perfetto accordo con la visione di Ikeda, che ha dichiarato: «Sono convinto che il valore della Soka Gakkai sarà apprezzato fra cento o duecento anni. Sarà la storia a provarlo». (NRU, 4, 232); (cfr. NR, 478, 20).
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Amsterdam, 10 ottobre
Casper Van Der Zijde, responsabile giovani uomini della SGI olandese
Abbiamo chiesto a un giovane olandese, mirando al 2030, centesimo anniversario della Soka Gakkai, cosa significano per lui, nella sua personale decisione di realizzare kosen-rufu, i viaggi del presidente Ikeda in Europa e le guide che ha dato ai membri quando ha visitato il suo paese
Nel 2030 le azioni del presidente Ikeda volte a stabilire solide fondamenta di kosen-rufu in Olanda, in Europa e in tutto il mondo saranno riflesse senza dubbio e con ancora più forza nelle prove concrete dei membri della SGI. Sento inoltre che ogni giorno che passa verso il 2030 divento personalmente più consapevole della grandezza del mio maestro e quindi anche della mia missione come discepolo, la missione di non permettere mai che la propagazione della Legge mistica venga fermata.
Durante una delle sue visite in Europa, sensei rivolgendosi ai membri olandesi ha sottolineato in particolare l’importanza di sviluppare l’amicizia prima di qualsiasi altra cosa. Queste parole sono una guida fondamentale per me e l’incoraggiamento a condividere la pratica buddista attraverso i legami di amicizia.
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Parigi, 11 ottobre
Più tardi, quello stesso pomeriggio, il gruppo decise di visitare alcuni monumenti, iniziando dal Louvre. […] Shin’ichi pensò a quanto sarebbe stato bello visitare il Louvre con il suo maestro Josei Toda. Ogni opera meritava di essere considerata come un inestimabile tesoro; colpito e ispirato, Shin’ichi sentiva che il suo spirito si rivitalizzava. «La grande arte è una manifestazione di umanità. Come tale, è colma di libertà e diversità. È l’esatto opposto della barbarie che cerca di controllare la gente con la forza militare, la violenza e altri tipi di pressione esterna. È per questo che l’arte può trascendere le restrizioni della politica e, a un livello più profondo, aiutare a formare dei legami di amicizia. È in questo che intuisco il grande potenziale dell’arte per contribuire alla pace mondiale».
Come se stesse immaginando il futuro, Shin’ichi continuò: «La religione, l’arte e la cultura sono intimamente
collegate. Nei tempi antichi anche il Buddismo diede vita a una grande fioritura culturale». (NRU, 5, 25-30)
Betty Mori, responsabile generale della Divisione donne della SGI-Francia
Nei miei incontri con il presidente Ikeda sono sempre stata toccata dal suo cuore compassionevole, da quanto incondizionatamente credesse nel potenziale di ogni persona, e dalla sua profonda saggezza attraverso cui insegna la strada per la felicità assoluta. Grazie ai suoi incoraggiamenti ho potuto fare enormi passi avanti nella mia rivoluzione umana e cambiare completamente il corso della mia esistenza.
Ogni volta che ho incontrato il presidente Ikeda mi ha incoraggiata a recitare molto Daimoku per diventare assolutamente felice. E grazie alla sua assoluta convinzione che con il Daimoku possiamo trasformare qualsiasi veleno in medicina, il sole della speranza è potuto sorgere dal mio cuore. Sensei mi ha insegnato l’importanza di condividere la sua stessa visione, guardare e agire nella stessa direzione, cioè verso kosen-rufu, verso la felicità e il rispetto di ogni vita.
Spesso il presidente Ikeda ci invita a essere dei buoni cittadini, guadagnando la fiducia e il rispetto nella società. Quest’anno in Francia abbiamo aperto un nuovo Centro culturale a Parigi e organizzato una grande mostra all’UNESCO sui vari Sutra e sul Sutra del Loto, con convegni che accompagnavano l’evento con famosi studiosi da tutto il mondo, ampliando l’apprezzamento della Soka Gakkai nella società francese. Tutto questo non sarebbe mai stato possibile senza gli sforzi incredibili del presidente Ikeda di espandere in Europa e nel mondo la rete dell’umanesimo buddista.
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Londra, 13 ottobre
Quella sera, Shin’ichi aveva in programma di incontrare alcuni rappresentanti di banche e aziende giapponesi che si trovavano a Londra. Sperava di avere il loro parere sull’economia britannica e sul futuro dell’Europa.
Sfortunatamente, parlarono solo della scomodità di vivere in quel paese straniero.
Sorridente, Shin’ichi disse: «Quando si arriva in un altro paese, non è forse un errore comparare le cose con il Giappone e aspettarsi che siano le stesse? Quando andiamo all’estero dovremmo provare a rispettare la cultura, i valori e le tradizioni del paese che stiamo visitando.
Il mondo è sempre più piccolo. Proprio in questi giorni stavo pensando a quanto sia importante coltivare una mente internazionale».
«Una mente internazionale, dice?» replicò il responsabile di una azienda giapponese, incuriosito.
«Sì, invece di giudicare ogni paese secondo lo standard della cultura, delle tradizioni e dello stile di vita giapponesi, dovremmo essere più coscienti della ricchezza insita nella diversità e imparare ad accettarla.
[…] È anche importante che chi si reca a lavorare in un paese straniero non lo faccia per cercare fortuna o tornare a casa pieno di successi. Dovrebbe essere pronto a impegnarsi in quel paese, e se necessario, a viverci permanentemente, amandolo e contribuendo al suo sviluppo». (NRU, 5, 51-54)
Robert Harrap, direttore generale della SGI-UK
Ogni volta che ho incontrato il presidente Ikeda sono stato letteralmente abbracciato dalla sua condizione vitale. In particolare ricordo la sua visita a Taplow Court nel 1991. Il 29 giugno organizzammo una riunione generale dei giovani con lui. Fui sconvolto positivamente nello scoprire che l’argomento della riunione era Dante Alighieri, che sarebbe anche stato uno dei principali temi che avrei studiato nei successivi quattro anni di università. Trovai estremamente interessante che scelse un poeta italiano per una riunione in Gran Bretagna, ampliando la nostra consapevolezza di una cultura europea. Alla fine del meeting cantammo la Canzone della rivoluzione umana e sensei si alzò e disse che avrebbe cantato in “marziano”. Ho pensato a due motivi perché lo avesse detto: prima di tutto ci stava incoraggiando a trovare la nostra unica strada per esprimere la nostra determinazione, una strada che fosse in accordo con la nostra cultura. E secondo, ci stava dicendo che non c’era bisogno di alcuna formalità. Quattro anni dopo mi sono effettivamente laureato studiando Dante e la Divina Commedia e quel pomeriggio passato con il mio maestro è un ricordo straordinario che porto sempre con me.
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Madrid, 15 ottobre
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Ginevra, 16 ottobre
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Vienna, 18 ottobre
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Roma, 19 ottobre
La sera del 19 ottobre Shin’ichi e i suoi compagni lasciarono Vienna per Roma, ultima tappa del loro viaggio in Europa. […]
Shin’ichi tornò al Foro romano. […] Una meravigliosa luna illuminava le colonne con una luce blu ghiaccio. Nella calma notturna, il Foro era avvolto da un’atmosfera impenetrabile che durante il giorno non era evidente.
Probabilmente gli antichi romani non si sarebbero mai immaginati che il loro impero un giorno sarebbe decaduto, pensò fra sé Shin’ichi. La prosperità e il declino sono realtà inevitabili dell’esistenza umana. […] La Legge mistica è eterna. In modo simile, la pace e la prosperità basate sulla Legge mistica devono durare per l’eternità. […] La missione della Soka Gakkai è di edificare questo regno spirituale, la terra della mistica Legge, nel cuore di ciascun individuo. […] Ripromettendosi di compiere tutto questo Shin’ichi, compose mentalmente una poesia:
In piedi
tra le rovine di Roma,
sento la certezza
che la terra della mistica Legge
non perirà mai.
(NRU, 5, 94-111)
Verso il 2030: 1961 – 2016