A vent’anni ho perso mia madre a causa di un tumore e dopo due anni mio padre, per un infarto. Mi sentivo spaesato, senza la minima fiducia nella vita, ed essendo figlio unico, catapultato da solo nel mondo. Iniziai a fare uso di sostanze stupefacenti per spegnere la mente e alienarmi dalla realtà.
Il Buddismo ha completamente trasformato la mia vita. Nel 2001 partecipai al mio primo zadankai e la mattina successiva recitai un’ora di Daimoku; quello stesso giorno smisi completamente di usare qualsiasi droga: la mia vita si stava ripulendo.
Riassaporare la gioia di vivere era lo scopo che mi spingeva a praticare, fiducioso che così facendo avrei ripagato il debito di gratitudine nei confronti dei miei genitori.
Dopo la loro morte ho combattuto per anni contro gli attacchi di panico, all’inizio in forma lieve e poi, in seguito alla morte di uno dei miei migliori amici e di una zia che consideravo come una seconda mamma, in maniera opprimente; vivevo uno stato permanente di ansia e depressione, avevo paura di tutto, anche di recitare Daimoku. Tuttavia mi sfidavo a pregare e a studiare anche solo per pochi preziosissimi minuti al giorno, tanto che incontrai una psicoterapeuta e in alcuni mesi iniziai a risollevarmi senza l’ausilio di farmaci e gli attacchi di panico non si presentarono più.
Un altro tassello della mia vita da sistemare era la situazione lavorativa. Dopo varie esperienze come agente di commercio venni assunto nella farmacia di un ospedale con la mansione di facchino; non mi sentivo per nulla appagato e soffrivo molto del rapporto con i miei superiori, sprezzanti nei miei confronti, con i quali avevo spesso diverbi animati.
Le guide di sensei m’incoraggiavano ad apprezzare e trasformare anche la situazione più difficile, a diventare insostituibile nel mio lavoro e a guadagnarmi la fiducia degli altri per dare prova della grandezza del Buddismo, perciò, nonostante la difficoltà e la fatica, decisi di non mollare. Determinai di mettere in pratica quelle guide giorno dopo giorno, nei minimi dettagli, con la certezza che avrei vinto. Infatti quel contratto da facchino pochi mesi fa si è trasformato in un contratto da videoterminalista nell’ufficio amministrativo, con tante più responsabilità e gratificazioni, un giorno in meno di lavoro a settimana e il 30% in più di stipendio.
Non solo, con i miei superiori è nato un rapporto di profonda stima, al punto che mi hanno chiesto entrambi del materiale da leggere sul Buddismo.
Un altro scoglio veramente duro era costituito dalle relazioni sentimentali. Per anni ho vissuto in preda a gelosie e alla paura dell’abbandono che mi portavano a vivere storie molto conflittuali e poco costruttive. Chiesi un consiglio nella fede e mi fu detto che la gelosia era il riflesso della mia debolezza, così determinai di vincere. Se volevo costruire un rapporto di valore dovevo prima di tutto diventare io una persona di valore e imparare a stare bene con me stesso. Sentii che ci voleva un’azione radicale: dedicarmi esclusivamente a migliorare me stesso rafforzando prima di tutto la mia fede.
All’inizio fu durissima, ma il Daimoku, lo shakubuku e il calore dei compagni di fede furono decisivi. Dopo nove mesi ho incontrato Barbara, una persona “speciale” con cui poter realizzare finalmente una relazione di valore. Ero determinato a far sì che le vecchie tendenze fossero solo un lontano ricordo!
Avevamo entrambi il desiderio di avere un figlio e nel 2013 la mia compagna rimase incinta. I controlli periodici non erano per nulla confortanti, perciò mi svegliavo alle cinque del mattino per recitare Daimoku. L’esito finale fu un colpo durissimo: “gravidanza da interrompere”. Affrontammo l’intervento con profondo dolore, ancora una volta dovevo affrontare la sofferenza della morte. Sentivamo tutto il sostegno del Daimoku che anche i compagni di fede recitavano per noi.
Sensei afferma che accettare l’idea del karma significa avere fiducia che il destino è nelle nostre mani e abbiamo il potere di trasformarlo in ogni momento. Tutto ripartì da questa convinzione: ristrutturammo casa in modo da poter accogliere nel modo migliore un futuro bambino e rendere i meeting il più possibile confortevoli; rafforzammo la nostra unione approfondendo la fede e la pratica, tanto che la mia compagna decise di diventare membro della Soka Gakkai, mentre il gruppo cresceva armonioso. Ricordo nitidamente un pomeriggio davanti al Gohonzon, ancora con quel peso nel cuore e le lacrime agli occhi. Determinai con tutto me stesso che avrei dedicato a sensei una grande esperienza di cui andare fiero! Volevo vincere sul mio piccolo io, volevo dedicare la mia vittoria personale al progresso di kosen-rufu.
Il giorno successivo Barbara mi comunicò di essere incinta. Durante un’ecografia la ginecologa, sconcertata, ci descrisse la posizione del feto: era seduto con le gambe incrociate e le mani unite e aggiunse: «Proprio come un “piccolo Budda”». L’emozione fu grande, e naturalmente le parlammo del Buddismo.
Ora ero pronto, la nostra fede e la nostra unione erano forti abbastanza da poter accogliere con immensa gioia Leonardo, uno splendido bambino che ci sta permettendo di costruire una famiglia per kosen-rufu.
Sono profondamente grato a sensei e sono felice per tutto ciò che la pratica buddista mi ha permesso di realizzare, e so che questo è solamente l’inizio.
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