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Un'alleanza per la pace - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 15:50

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Un’alleanza per la pace

Dall’11 al 19 Giugno donne e giovani donne si sono ritrovate insieme per la Terza riunione generale organizzata a livello di settore, per un totale di oltre 1300 luoghi di riunione

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Dall’11 al 19 Giugno donne e giovani donne si sono ritrovate insieme per la Terza riunione generale organizzata a livello di settore, per un totale di oltre 1300 luoghi di riunione

Carissime amiche, grazie di cuore per l’impegno nel realizzare la Terza riunione generale donne e giovani donne della nuova era intitolata Insieme al maestro per espandere la pace e la felicità.
Sono tre anni che celebriamo insieme gli anniversari del 4 giugno, giorno dell’Ikeda kayo-kai, e del 9 giugno, giorno della Divisione donne italiana, col desiderio di rendere questo appuntamento un nuovo punto di partenza che rafforzi sempre più la nostra alleanza per la Pace.
Sensei e la signora Kaneko sono certi che grazie al calore, la solidarietà e la cura che ci caratterizzano possiamo diventare il motore per spalancare la strada di kosen-rufu nel mondo, e ci incoraggiano sempre in tale direzione.
Ognuna di noi in questi mesi ha pregato e agito con gioia per ripagare il debito di gratitudine verso il nostro maestro: da ciò deriva il successo di queste riunioni, caratterizzate dalla condivisione di tantissime esperienze di fede, a testimoniare che la prova concreta è la cosa più importante.
Nel messaggio inviato dal presidente Ikeda si legge: «Tra coloro che abbracciano il Gohonzon nessuno sarà infelice. Ognuna di voi ha una grande missione: desidero che risplendiate ancora più intensamente nelle vostre comunità, nella famiglia e nel lavoro, come soli di felicità e vittoria, senza farvi sconfiggere da niente. […] La fede è la sorgente della forza che fa muovere tutto in direzione positiva. Diffondete la fiamma della fede a partire dalla comunità in cui vivete!» (NR 583, 7).
Nelle tante esperienze raccontate abbiamo sentito quanto siano vere queste parole!
Nelle pagine che seguono raccontiamo le storie di alcune protagoniste, a rappresentare le migliaia di donne e giovani donne che si impegnano ogni giorno insieme al maestro per realizzare il grande voto di kosen-rufu.

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Clara, Roma
Pratico da due anni grazie a mia sorella. Il suono che veniva dalla sua stanza era meraviglioso, lei completamente diversa. Decido di provare per curiosità: metto piccoli obiettivi e li raggiungo. Incontro una persona che mi fa perdere la testa e continuo alla grande la facoltà di fisioterapia.
Il 1 Gennaio 2015 scrivo obiettivi importanti da realizzare entro l’anno: costruire una relazione di valore, laurearmi entro novembre, dedicarmi con il cuore alle attività della Soka Gakkai. Dopo qualche giorno ci arriva una lettera di sfratto. Mia madre disperata non sa dove mettere le mani, ma io e mia sorella sì: abbiamo il Gohonzon. La situazione è difficile, ma non ho paura: dove finiscono le mie capacità c’è il Daimoku, il sostegno dei compagni di fede e le parole del maestro: «Non esiste vita migliore di quella in cui ogni giorno si possa scrivere la storia della propria rivoluzione umana» (Giorno per giorno, 10 ottobre). Sperimento un nuovo modo di recitare, più costante e vigoroso, e finalmente la situazione diventa chiara: io sarei andata a vivere con il mio ragazzo, mia madre e mia sorella in una casa più piccola. Grande vittoria, ma il trasloco mi assorbe e smetto quasi di praticare.
Il mio ragazzo si allontana: non sa più cosa prova per me. Sento una sofferenza immensa, ma capisco: non è la fine, è l’occasione per fare la grande esperienza che desidero. Rilancio su tutto e vado a vivere da sola. Mancano due mesi alla laurea e non posso permettermi di saltare neanche un giorno in clinica, ogni mattina mi sveglio con un macigno di dolore sul cuore, mi trascino davanti al Gohonzon e recito Daimoku.
Ogni piccolo sforzo per realizzare i miei obiettivi è una rivoluzione. Ogni persona che incoraggio mi fa sentire che questa lotta è la cosa più preziosa che ho. E torna il desiderio di essere felice. Non pensavo si potesse provare gratitudine per un evento doloroso: gratitudine per essere viva, per aver incontrato Nam-myoho-renge-kyo, per avere l’opportunità, oggi, di mostrare l’infinito potenziale di un essere umano. Desidero che il presidente Ikeda diventi orgoglioso di avermi come discepola: a novembre mi laureo con 110 e lode e a partire dalla mia tesi, porto avanti uno studio scientifico da pubblicare. In quei giorni mio padre decide di ricevere il Gohonzon e il mio ragazzo manifesta la mia stessa determinazione di affrontare i problemi con sincerità e Daimoku.
Quando la paura di fallire e di non essere all’altezza annebbiano la mente, ripenso alle parole di Nichiren: «Molti vengono a conoscenza di questo sutra e lo accettano ma, quando sorgono grandi ostacoli, proprio come gli era stato annunciato che sarebbe accaduto, pochi lo ricordano e lo tengono bene in mente. Accettare è facile, continuare è difficile. Ma la Buddità si trova nel mantenere la fede» (RSND, 1, 417).

Lucia, Trieste
La prima volta che ho recitato Daimoku, nel 2012, ho sentito una gioia che non conoscevo, che non dipendeva dagli eventi esterni ma veniva da dentro.
Ho incontrato diversi ostacoli ma grazie al fatto di praticare il Buddismo li ho presi come effetti che potevano essere trasformati perseverando nella fede. All’inizio della pratica mi hanno suggerito di stabilire un obiettivo e io non sapevo cosa fare, per me era già una rivoluzione godere della vita con più gioia rispetto a prima, ma alla fine ho osato: «Voglio essere felice», che significava tutto, ma soprattutto significava ammettere che non ero felice. Col Buddismo ho visto chiaramente che il problema era nel rapporto con mio marito, un rapporto che da anni mi sforzavo di far funzionare perché c’erano due bambini, ma in realtà ci sopportavamo e ci spegnevamo a vicenda.
Ho imparato il rispetto per la vita, per questo ho deciso di separarmi, per dare a entrambi la possibilità di essere felici e trasmettere ai nostri figli che esiste sempre una scelta in qualsiasi condizione ci troviamo, ed è possibile agire nel rispetto della felicità di tutti. Nel mio cuore c’era la fiducia completa che alla fine saremmo stati tutti più felici.
Non avere un lavoro era un grosso scoglio e in un momento di crisi e disoccupazione sembrava folle pensare di trovarlo; ma avevo il Daimoku ed ero fiduciosa che l’impossibile poteva diventare possibile. Le cose non si sono mosse subito, la mia oscurità era forte e mi faceva pensare di non potercela fare, di non poter diventare felice. Pian piano sono venuti fuori dei lavori saltuari. Continuavo a recitare Daimoku, approfittavo di ogni occasione possibile per fare attività e shakubuku. Gestire diversi piccoli lavori che mi permettevano di sopravvivere e pagare le spese era veramente stressante. Volevo la tranquillità economica, perciò ho determinato di trovare un ottimo lavoro per kosen-rufu.
Continuavo a pregare con una forte determinazione, ma tra lavoretti e impegni familiari non avevo tempo di inviare curriculum. Una mattina però mi chiamò una ditta presso la quale avevo fatto un colloquio cinque anni prima, che si occupa di ricerca e cura delle malattie, e della formazione di giovani ricercatori da tutto il mondo. Era il lavoro che desideravo. Sapevo che era stato il mio Daimoku ad aprire questa opportunità!
Ho passato il colloquio e dopo un anno di tirocinio con un progetto dell’ufficio del lavoro ora sono assunta a tempo determinato.
Ora sento che la mia rivoluzione umana va avanti e la mia vita sta andando sempre meglio: è più intensa, ricca di gioia e di amore. Non so ancora cosa accadrà in futuro, ma posso ripartire sempre dal Gohonzon, perciò mi sento fiduciosa. La mia esistenza ha finalmente preso la direzione della felicità e mi sento protetta dalla Legge mistica. Proprio come afferma il Daishonin: «Quando portiamo con noi questo mandala, tutti i Budda e tutti gli dèi si radunano attorno a noi per vegliarci, proteggendoci come un’ombra, giorno e notte, come i guerrieri proteggono il loro sovrano, come i genitori amano i loro figli, come i pesci dipendono dall’acqua, come gli alberi e le piante bramano la pioggia, come gli uccelli si affidano agli alberi. Devi aver fiducia in esso con tutto il tuo cuore» (RSND, 1, 556).

Anna, Terni
Conobbi il Buddismo in uno dei momenti più bui della mia vita. A quindici anni ho perduto mia madre per una malattia, ma non avevo tempo per elaborare il lutto, avevo una sorellina più piccola che aveva bisogno di me e un papà al quale avevano diagnosticato la sclerosi laterale amiotrofica, da accudire. Tre anni dopo persi anche mio padre.
Vivevo attanagliata dal dolore, ero alla ricerca disperata di un aiuto per dissolvere tutta quella sofferenza.
Per fortuna mi parlarono della pratica; iniziai a recitare Daimoku e pian piano il dolore cominciò a sciogliersi, anche se inizialmente era solo un effetto momentaneo e il giorno dopo si ripresentava.
Alcune frasi mi incoraggiavano costantemente, fra queste una di Daisaku Ikeda, «Più buia è la notte, più vicina è l’alba», e una di Nichiren Daishonin, «Quando c’è da soffrire, soffri; quando c’è da gioire, gioisci. Considera allo stesso modo sofferenza e gioia, e continua a recitare Nam-myoho-renge-kyo» (RSND, 1, 607). Sentivo che perseverare era la chiave della vittoria.
Il Buddismo mi ha permesso di trasformare tanti aspetti della mia vita, anche in famiglia. In questi anni ho sempre pregato affinché mia sorella, con cui condivido un doloroso karma familiare, potesse iniziare a praticare. E finalmente, incoraggiata dal mio cambiamento, ha ricevuto il Gohonzon il 31 dicembre scorso! Quel momento è stato l’inizio per realizzare una famiglia armoniosa.
L’anno scorso gli effetti della crisi economica si sono manifestati pesantemente.
Il mio datore di lavoro ha iniziato a trovarsi in forte arretrato con gli stipendi. Si affacciava così nella mia vita lo spettro di rimanere senza risorse economiche. Mi sentivo disorientata ma, sostenuta dai compagni di fede, continuavo a recitare un forte Daimoku. Mi sono sfidata a mettere in pratica la guida del presidente Ikeda che ci spinge a vincere con la preghiera del mattino, mettendo la controtendenza di alzarmi presto. In breve tempo non solo ho ricevuto tutti i miei arretrati, ma l’ambiente di lavoro ha iniziato ad armonizzarsi. Oggi sono consapevole che dovremmo considerare tutte le vicende della vita come trampolini per fare esperienze ancora più grandi.
All’inizio di quest’anno il mio compagno, seriamente preoccupato per la sua situazione economica, ha chiesto il mio sostegno. L’ho incoraggiato con tutta me stessa e gli ho parlato seriamente del Buddismo. Così è accaduto ciò che ritenevo impossibile: con estrema naturalezza anche lui ha iniziato a praticare ed è diventato membro della Soka Gakkai durante il corso della regione Umbria, lo scorso aprile.
Insieme ora affrontiamo le difficoltà con rinnovata fiducia e stiamo realizzando l’obiettivo di creare una famiglia armoniosa per dare la prova concreta che si può vivere gioiosamente anche in mezzo alle problematiche della vita, anzi che si può assaporare una felicità profonda proprio grazie a queste.

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