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Ogni persona è straordinaria - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 10:54

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Ogni persona è straordinaria

Luca racconta il suo gruppo, il Panta Rei, della sua atmosfera gioiosa, del coraggio dei suoi componenti di condividere le proprie lotte personali, sfidandosi insieme davanti al Gohonzon per incoraggiare tutti

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Luca racconta il suo gruppo, il Panta Rei, della sua atmosfera gioiosa, del coraggio dei suoi componenti di condividere le proprie lotte personali, sfidandosi insieme davanti al Gohonzon per incoraggiare tutti

Ho ricevuto il Gohonzon nel 2005 e, circa un mese dopo, il gruppo di cui facevo parte si è diviso e me n’è stata affidata la responsabilità. Da allora il gruppo si è diviso altre cinque volte. Oggi faccio parte del gruppo Panta Rei di cui sono responsabile insieme a una decina di altri “responsabili”, come definisco i suoi componenti, essendo convinto che ognuno di noi ha la responsabilità di diffondere questa pratica.
La cosa bella è che tutti si impegnano a migliorarsi e si adoperano nelle attività: «Mi sento responsabile dei miei compagni di fede perché ho a cuore ciascuno di loro» dice Alessandra B. e Perla le fa eco: «Il gruppo è desiderio di farne parte e di esserci… è ricordarsi chi siamo e cosa portiamo». Il gruppo dà forza, sostiene, collabora, è un punto di riferimento per chi, in alcuni momenti della vita, ha bisogno di supporto, com’è successo a Elisabetta: «Ho ricevuto il Gohonzon in un periodo difficile della mia vita, nel quale, come a volte capita, occorre ripartire da capo e riorganizzarsi. In quel frangente aver avuto la possibilità di avvicinarmi al Buddismo e al pensiero di Nichiren mi ha fornito la chiave di lettura giusta per affrontare un insieme di problematiche. La cosa però che sopra ogni altra mi è piaciuta è il gruppo. Il confronto, la recitazione comune, lo scambio di opinioni e vedute, costituisce motivo di costante arricchimento». La gioia è il sentimento che prevale ed è contagiosa per chiunque partecipi alle nostre riunioni. Oltre alla gioia, nel Panta Rei domina un’altra caratteristica, lo studio. Fede, pratica e studio sono le basi del Buddismo di Nichiren, ma credo che all’inizio della pratica per la maggior parte delle persone lo studio sia quello più ostico. Ma con noi, per fortuna, pratica Alessandra. Sento di doverla ringraziare anche a nome di tutti gli altri componenti perché è riuscita a trasmettere l’importanza di approfondire sia gli scritti di Nichiren che le spiegazioni del presidente Ikeda: «Di fronte alle dichiarate difficoltà di alcuni a studiare, sempre più forte è diventato il desiderio di trasmettere questa mia attitudine, trasformando quello che per molti è una noiosa e poco proficua incombenza, in un piacevole e costruttivo momento».
Per ciò che attiene al Daimoku, nel Panta Rei si recita sia singolarmente che insieme. Un giorno, durante una recitazione di gruppo venne a trovarci un responsabile, facendoci partecipi del fatto che l’ultima domenica del mese il nostro capitolo avrebbe potuto occuparsi della cerimonia di consegna dei Gohonzon, incoraggiandoci come gruppo a recitare un’ora e mezza al giorno affinché almeno una persona decidesse di riceverlo. In genere le recitazioni si tengono per la realizzazione di obiettivi personali. Questa volta era diverso: “dovevamo” recitare per kosen-rufu. Nonostante un’iniziale perplessità – un’ora e mezzo tutti i giorni ci sembrava davvero tanto! – abbiamo cominciato a farlo. Ci sono stati dei momenti in cui tale impegno ha comportato un grande sforzo, ma ce l’abbiamo fatta.
Risultato: l’ultima domenica del mese due adulti, Elisabetta e Alessandro, e una giovane donna, Francesca, tutti componenti del gruppo, hanno ricevuto il Gohonzon.
«Non nego che a volte il riunirsi la sera sia una fatica alla quale vorrei sottrarmi – commenta Elisabetta – ma appena la riunione finisce, pur sfinita da una giornata impegnativa, non posso fare a meno di dire a me stessa che è stata davvero piacevole e ne esco piena di grandi propositi». La felicità per l’obiettivo raggiunto non ha impedito di proseguire nell’”opera”. Dopo pochi mesi anche Perla, simpatizzante da circa un anno, ha deciso di ricevere il Gohonzon. Gioia a non finire. Risultato, Rocchina, altra simpatizzante, le ha detto: «Non vorrai mica riceverlo da sola? Vengo con te. Lo riceviamo insieme». Nel frattempo partecipava alle nostre riunioni Leonardo, trasferitosi da Trapani a Montevarchi. A ottobre mi disse che avrebbe ricevuto il Gohonzon solo nel momento in cui avesse trovato un lavoro e una casa. Io, lui e un responsabile ci incontrammo con il desiderio che ricevere il Gohonzon diventasse il punto di partenza per realizzare tutti i suoi obiettivi. A dicembre Leonardo ha aperto il Gohonzon in una bella casa che si trova nel luogo in cui sta lavorando. Se gli chiedi che cos’è per lui il gruppo ti risponde così: «Non cerco un riparo dalla tempesta della vita, piuttosto voglio imparare ad attraversare la tempesta e uscirne integro e più forte». Questo è il nostro gruppo, fatto di gente normale che non fa niente di straordinario o che forse fa qualcosa di straordinario in quanto fa l’ordinario.

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