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Volume 27, capitolo 3 "Strenua lotta", puntate 53-58 - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 15:35

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Volume 27, capitolo 3 “Strenua lotta”, puntate 53-58

Le guide personali sono la strada per rafforzare i legami umani attraverso il dialogo. Anche le riunioni di discussione, fonte di gioia e vitalità, permettono di ispirarsi reciprocamente e incoraggiarsi con empatia e compassione

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Le guide personali sono la strada per rafforzare i legami umani attraverso il dialogo. Anche le riunioni di discussione, fonte di gioia e vitalità, permettono di ispirarsi reciprocamente e incoraggiarsi con empatia e compassione

Nella narrazione, l’autore, Daisaku Ikeda, rappresenta se stesso con lo pseudonimo Shin’ichi Yamamoto

[53] «Oggi vorrei parlarvi in modo informale». Con questa premessa Shin’ichi Yamamoto spiegò quale fosse l’atteggiamento essenziale nelle guide personali.
«Primo: non essere assolutamente impulsivi. Anche fra i membri, ve ne sono sicuramente alcuni che hanno una scarsa volontà di praticare o che si esprimono in maniera negativa verso la Soka Gakkai. In questi casi non bisogna assolutamente lasciarsi trascinare dall’impulsività e alzare la voce nei loro confronti. Se coloro che danno una guida personale diventano impulsivi, il loro interlocutore smetterà di aprire il proprio cuore. Se ciò accadesse, né la guida né l’incoraggiamento avrebbero più alcun effetto su di lui.
«Secondo: nelle guide personali è di fondamentale importanza la nostra profonda convinzione nel Buddismo. L’aspetto essenziale in una guida personale è riuscire a scuotere e stimolare lo stato vitale del nostro interlocutore, partendo dalla profonda convinzione in questo Buddismo. Così facendo, anche ciò che stiamo trasmettendo acquisirà più valore. Perciò, quando diamo una guida personale, è importante che noi stessi recitiamo con profonda determinazione per riuscire a far emergere in noi un elevato stato vitale. Per trasmettere convinzione è necessario raccontare le nostre esperienze e quelle di molti altri compagni di fede.
«Terzo: tenete bene a mente di non dire mai ad altri ciò che vi è stato confidato. In generale, per tutti coloro che professano una religione esiste l’obbligo della riservatezza. Se ciò che vi è stato confidato dovesse trapelare, ciò porterebbe l’interlocutore a nutrire sfiducia nei confronti della Soka Gakkai nel suo insieme e questo sarebbe, secondo la visione buddista, una grave responsabilità che potrebbe portare, alla fine, alla distruzione del movimento di kosen-rufu.
«Quarto: bisogna continuare a svolgere questa attività con tenacia e con spirito di comprensione. Prendiamo ad esempio il caso in cui vi rechiate, per dare una guida, a casa di un membro di cui siete responsabili e che non partecipa alle attività della Soka Gakkai. È difficile che una persona di questo tipo, solo grazie a una nostra visita, possa sviluppare subito la determinazione di impegnarsi nell’attività. Non possiamo quindi far altro che cercare ulteriori occasioni per farle nuovamente visita, continuando a incoraggiarla con molta pazienza. Agendo in questo modo, la nostra sincerità verrà compresa, da lì nascerà la fiducia e in quella persona si manifesterà la volontà di impegnarsi nella pratica. Requisito fondamentale nelle guide personali è infatti la capacità di perseverare».

[54] Il tono di voce di Shin’ichi si fece via via più acceso. «Anche dopo che una persona decide di rialzarsi grazie alla nostra guida, dobbiamo contattarla per telefono o con una lettera preoccupandoci per lei, cercando di sapere se è riuscita o meno a superare la difficoltà che stava affrontando, e incoraggiarla. Prendiamo il caso di quando siamo stati nominati responsabili. Probabilmente all’inizio, spinti dall’entusiasmo, andremo a far visita a casa dei membri e a dar loro guida, ma se il nostro impegno si esaurisce in una sola volta, è come lasciare il nostro compito a metà.
«Quinto: non dimenticate mai che il vero scopo di una guida personale corrisponde al principio buddista di bakku yoraku (“togliere la sofferenza e infondere gioia”). Solo dopo aver sofferto per gli innumerevoli problemi che li affliggono, i membri decidono alla fine di chiedere una guida personale. Dobbiamo cercare di incoraggiarli alleggerendo il peso della sofferenza che li tormenta. Questo è di vitale importanza.
«Prendiamo come esempio il caso di una donna dispiaciuta perché suo marito non vuole praticare. Dovremmo dirle qualcosa di questo tipo: “Signora, non si preoccupi. La vita è lunga e non vi è alcuna necessità di essere precipitosi. Anche suo marito è nato in questo mondo con una nobile missione da compiere. La preghiera sincera di una moglie che pensa al bene di suo marito verrà sicuramente esaudita”. Con queste parole la donna si sentirà sicuramente rassicurata. Poi potrete tranquillamente parlare di ciò che sarà necessario fare in quello specifico caso».
Nelle guide personali prendersi a cuore le persone e cercare di comprenderle sono requisiti assolutamente indispensabili. Questo spirito si traduce in tanti piccoli gesti premurosi e si manifesta nelle parole piene di comprensione e incoraggiamento che saremo capaci di pronunciare. Shin’ichi, quando era giovane, invitava spesso dei membri della Divisione giovani uomini nel suo appartamento e li incoraggiava. A volte li rincuorava preparando loro qualcosa da mangiare, altre volte ascoltando insieme un disco di Beethoven. Egli si dedicava fino in fondo, con impegno, alle guide personali, non solo nel capitolo Bunkyo di cui era responsabile, ma dovunque si recasse: a Sapporo, a Osaka, a Yamaguchi, a Yubari.
Un giovane che stava cercando con tutte le forze di estinguere un debito contratto dal padre, sostenendo economicamente sia i genitori sia il fratello e la sorella più piccola; un signore nel pieno degli anni che si trovava senza lavoro, con un neonato da mantenere, e sia lui che la moglie avevano una salute particolarmente cagionevole: erano tutte persone che cercavano disperatamente di sopravvivere affrontando una realtà terribilmente dura.
La guida personale è un’attività importante che portiamo avanti per trasmettere a questi compagni di fede la luce della speranza, e farli risplendere come dei Budda.

[55] Le considerazioni di Shin’ichi sulle guide personali erano maturate attraverso le sue esperienze.
«Finora ho osservato molti responsabili e posso dire che tutti coloro che si sono dedicati totalmente, con il massimo impegno, alle guide personali, non si sono mai allontanati dalla pratica buddista. Queste attività faticose, inosservate, che richiedono una grande tenacia e costanza, rivelano infatti la profondità della fede di chi le compie. Inoltre, continuando a offrire guide personali, le persone sviluppano la capacità di rivolgere lo sguardo su se stesse, di “guidare” se stesse; ecco perché non smettono di praticare.
«Ovviamente, anche la pratica dello shakubuku è importante; ma se introduciamo le persone al Buddismo di Nichiren Daishonin per poi, una volta che sono entrate a far parte dell’organizzazione, trascurare di sostenerle con incoraggiamenti per la loro crescita, i nostri resteranno sforzi momentanei, con effetti limitati. Inoltre, essendo lo shakubuku un risultato visibile agli occhi di tutti, per il quale si viene lodati dai compagni di fede, come reazione alcuni membri sviluppano atteggiamenti arroganti e così facendo distruggono la propria fede. Per forgiare la fede ed elevare il proprio stato vitale è indispensabile dedicarsi al massimo sia alla pratica dello shakubuku che alle guide personali.
«Attraverso il dialogo, entrambe queste attività ci consentono di coltivare la nostra spiritualità, che potremmo paragonare a un terreno da dissodare, e per farlo bisogna avere il coraggio e la tenacia di affrontare ostacoli e impedimenti. Anzi, questo lavoro così faticoso, teso a “coltivare” lo stato vitale delle persone, porterà loro i frutti della felicità. Vi prego dunque di continuare a impegnarvi in dialoghi sinceri e in quest’opera di “dissodamento spirituale” della vita dei vostri amici. Le guide personali rappresentano anche la strada per rafforzare l’organizzazione, arricchendola di calore umano».
L’attenzione dei presenti era focalizzata su Shin’ichi ed egli sorridendo aggiunse: «Nel mondo della Gakkai offriamo ogni giorno guide personali, come un’azione naturale; sono incoraggiamenti che offriamo agli altri affinché superino le loro sofferenze, e hanno lo scopo di rivitalizzare i legami tra gli esseri umani che la società contemporanea ha reciso. Sono convinto che con le nostre azioni creiamo un patrimonio spirituale molto importante, non solo per la Gakkai, ma per l’intera società.
Verrà sicuramente il momento in cui la società e il mondo intero osserveranno questi nostri risultati con grande interesse».

[56] Dopo la riunione, Shin’ichi si recò in visita al Kyushu Memorial Hall nella circoscrizione di Nishi, a Fukuoka (l’attuale Centro per la pace). Erano già le 20 e Shin’ichi aveva saputo dai responsabili che lo accompagnavano che ci sarebbe stata una presentazione di esperienze personali di alcuni membri del capitolo Beppu, nel territorio di Fukuoka.
«Una presentazione di esperienze? È un’attività importante, perché nulla è paragonabile alle esperienze di fede, se si vuole trasmettere il potere meraviglioso della Legge mistica. Quando parliamo di esperienze si tende a pensare, ad esempio, a un’impresa inizialmente in deficit che riesce a registrare notevoli aumenti di fatturato, o al superamento di una malattia, eppure le esperienze realizzate attraverso la pratica buddista non sono solo di questo tipo. Anche quella di una donna, il cui marito è malato, e ugualmente si impegna nelle attività della Gakkai con grande forza d’animo e gioiosa vitalità, è una splendida esperienza di fede. Oppure quella di una persona ottantenne, magari dalla schiena curva, con l’udito ormai debole, che piena di energia si sforza quotidianamente di partecipare alle attività, non è forse una magnifica esperienza?
«La grandezza del Buddismo si riflette nelle persone in modo diverso, a seconda del loro modo di vivere, di pensare, della loro concezione di vita e morte. Raccontando le trasformazioni che sperimentiamo grazie alla pratica, così come siamo, nei fatti dimostriamo la veridicità del Buddismo. Visto che siamo venuti qui al Memorial Hall, andiamo a incontrare tutti i membri presenti!».
Shin’ichi si sentiva stanco, ma non si sarebbe mai perdonato di partire senza incontrare i membri. Entrò nella sala della riunione aspettando il momento giusto, tra un’esperienza e l’altra. L’arrivo inaspettato del presidente Yamamoto fu accolto da un forte applauso.
«Congratulazioni a tutti i partecipanti alla riunione di oggi! Quando ho saputo che c’era questa presentazione di esperienze, all’inizio ho pensato di non volervi disturbare, ma poi ho capito che era mio dovere venire a farvi un saluto. Poiché non abbiamo tanto tempo a disposizione, in segno della mia gratitudine desidero suonare per voi qualche brano al pianoforte». Così dicendo si diresse verso il pianoforte e suonò due famose canzoni popolari Tsuki no sabaku (Il deserto della luna) e Sakura (Fiori di ciliegio). In quelle note i presenti percepirono tutta la sincerità e il forte incoraggiamento che Shin’ichi voleva offrire loro.

[57] Al termine della sua esecuzione Shin’ichi prese il microfono: «Auguro di cuore a ognuno di voi di diventare felice. Io sono il vostro presidente e vi sosterrò e proteggerò in qualsiasi circostanza. Continuate quindi a dedicarvi alla pratica buddista, senza preoccupazioni e con coraggio».
Mentre stava per uscire dalla sala, un uomo gli disse: «Senseisensei, sono Seiji Kinutani, tempo fa ci siamo incontrati in Birmania».
«Ah, quella volta… Che bei ricordi!».
Diciassette anni prima, il 7 febbraio 1961, Seiji Kinutani era tra le persone che avevano accolto Shin’ichi all’aereoporto birmano di Rangoon (l’attuale Yangon). All’epoca lavorava per un’impresa ittica e si occupava dell’insegnamento di tecniche di pesca agli operatori birmani. Il giorno successivo all’arrivo di Shin’ichi aveva partecipato insieme ad altri membri alla cerimonia funebre al cimitero giapponese in onore di Kikuo, il fratello maggiore di Shin’ichi, e dei caduti in guerra.
In Birmania l’anno successivo, il 1962, dopo un colpo di stato si instaurò un governo militare che adottò una politica socialista e isolazionista. Per il paese, trasformato nel 1974 nella “Repubblica socialista di Birmania”, divenne impellente il superamento di una grave crisi economica.
Stringendo la mano di Seiji Kinutani, Shin’ichi gli disse: «Oggi la Birmania vive una situazione estremamente critica, tuttavia i semi della Legge mistica che ho piantato insieme a te metteranno radici profonde, e sicuramente un giorno germoglieranno e daranno i loro fiori e frutti. Sto pregando con impegno sincero per la pace, la prosperità della Birmania e la felicità del suo popolo».
Shin’ichi dedicò a Kinutani una poesia:

Che gioia rivedere il tuo volto
che mai potrò dimenticare
e che mi rammenta
bei ricordi di quei giorni,
di quei momenti a Rangoon.

[58] Kosen-rufu è un viaggio tra sfide continue che si può intraprendere solamente affrontando, una dopo l’altra, strenue e indomite lotte. Nel Gosho Nichiren Daishonin afferma: «Porta avanti la tua fede nel Sutra del Loto. Se ti fermi a metà strada non potrai mai far scaturire il fuoco dalla pietra focaia» (Le illusioni e i desideri sono Illuminazione, RSND, 1, 283). Consapevole di essere alla guida della Soka Gakkai, il cui obiettivo è la realizzazione del grande voto di kosen-rufu, Shin’ichi si era imposto di dedicarsi interamente alla crescita e allo sviluppo dei membri. Durante il suo soggiorno nel Kyushu utilizzò tutti i ritagli di tempo per incoraggiare i membri, dedicando ai loro rappresentanti un centinaio di poesie o haiku [poemi composti da tre versi per complessive diciassette sillabe, n.d.r.] o regalando calligrafie eseguite su appositi cartoncini o all’interno dei suoi libri. Si rivolgeva a ciascuno pregandolo di raccogliere le forze, di realizzare una grande crescita e diventare felice; le sue parole parevano sgorgare da una fonte inesauribile.
Partì da Fukuoka e il 18 maggio il palcoscenico delle sue attività divenne Yamaguchi, dove trascorse due giorni. In quest’arco di tempo presenziò all’inaugurazione di una lapide commemorativa sulla quale erano stati incisi alcuni versi della canzone Ningen Kakumei (La rivoluzione umana) presso il Centro culturale di Yamaguchi, alla riunione dei responsabili più alti, a una riunione informale con alcuni rappresentanti delle quattro Divisioni e fece alcune foto ricordo insieme ai membri. La sera del 18 partecipò alla riunione di discussione di un capitolo che si teneva nell’abitazione del responsabile di capitolo Toshiharu Horiyama, a pochi minuti dal Centro culturale. Quando Shin’ichi arrivò, un po’ dopo le 19, si erano già riunite circa duecento persone e l’ingresso era pieno di scarpe. Passò dalla veranda e disse ai presenti: «Buonasera a tutti!». I partecipanti rivolsero lo sguardo verso quella voce. Per un attimo, sembrava che nessuno credesse né ai propri occhi, né alle proprie orecchie. Il presidente Yamamoto era proprio lì con loro. Si levarono grida di gioia.
«Scusate questo mio arrivo imprevisto».
Shin’ichi entrò nella stanza, recitò tre volte Nam-myoho-renge-kyo e chiese al responsabile il nome del capitolo. «Si chiama capitolo Otoshi e si scrive con gli ideogrammi O (grande) e toshi (età)».
Egli parlava con un’espressione tesa. Shin’ichi si rivolse allora a tutti i presenti: «Che bel nome! Visto che siete nel capitolo “Grande età”, dovete tutti vivere a lungo. Dedicatevi dunque alle attività della Gakkai con crescente vitalità ed energia per cento, anzi cinquecento, mille anni!».

(continua)

(traduzione di Marcella Morganti)

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