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Il Kansai "sempre vittorioso" - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 14:16

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Il Kansai “sempre vittorioso”

I praticanti della regione del Kansai sono diventati fonte di ispirazione per tutti i membri della SGI. Infatti, a partire dal 1956, quando realizzarono insieme al giovane Daisaku Ikeda uno sviluppo senza precedenti nell’organizzazione, vengono descritti come “sempre vittoriosi’ o “mai sconfitti”.

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I praticanti della regione del Kansai sono diventati fonte di ispirazione per tutti i membri della SGI. Infatti, a partire dal 1956, quando realizzarono insieme al giovane Daisaku Ikeda uno sviluppo senza precedenti nell’organizzazione, vengono descritti come “sempre vittoriosi’ o “mai sconfitti”.
Nei brani tratti dal decimo volume de La rivoluzione umana qui selezionati e nella testimonianza di Maki Okano, emerge l’innata gentilezza dei membri di Osaka e il significato più profondo di questo sviluppo: il passaggio di consegne, in cui il maestro mise alla prova il suo discepolo per essere certo di potergli affidare lo sviluppo futuro della Gakkai.
Nell’autunno del 1955 Josei Toda disse al giovane Ikeda: «Daisaku, recati nel Kansai, perché il futuro della Gakkai tra cinquanta o cento anni dipende interamente da quello che avviene lì. Fai del Kansai un grande centro di kosen-rufu! Vinci assolutamente, anche per il mio bene!». Assumendosi la responsabilità di kosen-rufu in prima persona Ikeda rispose senza esitazione alle aspettative del suo maestro. E noi? Lo vogliamo fare?

Una pietra miliare per il futuro

Josei Toda riconobbe la situazione del Kansai per ciò che era in realtà: praticamente senza speranze. […]
Più di ogni altra cosa desiderava che fosse Shin’ichi a guidare la campagna. La vittoria o la sconfitta per lui erano secondarie. Doveva affidare al suo discepolo il difficile compito di aprire un nuovo cammino verso kosen-rufu nel futuro. Shin’ichi era la pupilla dei suoi occhi ed egli sapeva che ormai non poteva sperare di vivere ancora a lungo. Doveva quindi vedere Shin’ichi combattere con valore e mostrare tutte le sue capacità come Bodhisattva della Terra. Solo allora Toda sarebbe stato certo che l’organizzazione avrebbe proseguito il suo cammino anche dopo la sua morte. Era già giunto a decidere di affidare tutte le responsabilità dell’eterno flusso di kosen-rufu a quel suo giovane discepolo di soli ventotto anni. (RU, 10, 8-9)

Quale fu la chiave della vittoria?

Quando Shin’ichi seppe ciò che Toda si aspettava da lui per la campagna del Kansai, rispose al desiderio del maestro senza un attimo di esitazione. Naturalmente era consapevole del fatto che l’obiettivo poteva considerarsi praticamente irrealizzabile, alla luce dei fatti, e sulle prime sprofondò nella disperazione. […]
Poi, uno dopo l’altro, come nuvole nel cielo, cominciarono ad apparire nella sua mente alcuni passi del Gosho. Passi che mettevano chiaramente in evidenza come si potesse trasformare ciò che apparentemente era impossibile in una cosa possibile. Quelle frasi gli dicevano che la chiave per la vittoria non risiedeva necessariamente nella forza numerica, quanto nell’indistruttibile unità di un gruppo anche piccolo, e rivelavano che il potere della fede non conosceva limiti. […]
Non affermava forse il Gosho: «Usa la strategia del Sutra del Loto prima di ogni altra»? Shin’ichi adesso comprendeva pienamente che le uniche cose sulle quali poteva contare erano il Gohonzon e il Gosho. (RU, 10, 9-10)

La decisione

«Non vi preoccupate di nulla, fate soltanto il meglio che potete» disse Shin’ichi. «Io mi assumerò personalmente tutte le responsabilità in questa campagna per conto del presidente Toda». Sebbene parlasse tranquillamente, il suo volto emanava una determinazione indomabile. […]
Ma non si trattava certo di una convinzione formatasi in quel momento. Prima di poter fare quell’affermazione così decisa al centro del Kansai aveva affrontato tremende prove. Già dall’autunno precedente aveva sostenuto sforzi faticosissimi e continui istante per istante, senza che nessuna delle persone presenti lo sapesse. (RU, 10, 6)

Risvegliare la fede di ogni singola persona

Shin’ichi cominciò quindi decidendo di ottenere la vittoria e poi prese ad analizzare con cura la situazione per mettere a fuoco il punto da cui partire […].
Parlò con i responsabili di gruppo in assoluta sincerità, perché sapeva fin troppo bene che solo la sincerità poteva far sì che i germogli scaturissero nella vita delle persone. […]
Era deciso a guidare accuratamente ciascuno dei membri del Kansai, perché sapeva che questa sarebbe stata la chiave per tutta la campagna. Più era difficile lo scopo da realizzare, più sarebbe stato necessario che ogni persona si sentisse traboccare di gioia e si sforzasse attivamente di contribuire all’obiettivo. (RU, 10, 10 e 23)

Pregare e avanzare

«Mi sento in un vicolo cieco» disse Haruki [il responsabile del capitolo Osaka, n.d.r.] con il suo accento del Kansai. «Non ho la minima idea di cosa fare».
«Noi tutti abbiamo una missione da compiere in questo mondo» lo incoraggiò Shin’ichi. «Dobbiamo tenere questo bene a mente e fare tutto ciò che possiamo».
Haruki rimase con il volto teso.
«Nessuno può dire come andrà a finire la battaglia finché non ci si lancia nella lotta» disse Shin’ichi osservando di nuovo l’amico. […]
«Usiamo il nostro coraggio e facciamo tutto ciò che possiamo». […]
«Come afferma il Gosho, i discepoli di Nichiren non dovrebbero essere codardi. Rassegnati Seichiro, affida tutto al Gohonzon. Dobbiamo soltanto pregare, pregare e avanzare». (RU, 10, 11-12)

Come incoraggiare le persone

Shin’ichi si faceva carico di tutti i problemi. Come prima cosa spingeva ognuno a comprendere che ogni sofferenza era causata dal karma. […]
Il Buddismo di Nichiren Daishonin esisteva per questo motivo. Egli lo sottolineava con molta convinzione, riportando altre esperienze per illustrare il punto. Metteva in risalto la capacità di ogni persona di fare affidamento sul potere della fede. In molti casi vide le loro espressioni addolcirsi per il sollievo, il calore e la gioia apparire nei loro cuori. Tutti rimasero colpiti da quel giovane responsabile, Shin’ichi Yamamoto, che li aveva consigliati in modo così sincero come se i loro problemi fossero i suoi. (RU, 10, 24-25)

Ciò che conta è se ci crediamo

«Chiunque penserebbe che la vittoria sia impossibile» disse Shin’ichi «e probabilmente è così che vi sentite adesso. Ma non dimenticate questo meraviglioso Gohonzon che abbiamo, che ha il potere di trasformare ciò che normalmente riteniamo impossibile in qualcosa di possibile. Chi rinuncia ancor prima di provare non conosce il potere della Legge mistica. Nichiren Daishonin è chiaro su questo punto. Nell’ultima frase di un suo scritto afferma: “Sto pregando con tanta convinzione come se dovessi accendere il fuoco con legna bagnata o estrarre l’acqua dal terreno riarso” (RSND, 1, 395). […]
Qui egli dimostra come pregare davanti al Gohonzon in un momento di sfida. Se osserviamo la nostra situazione solo con la ragione, non abbiamo nessuna opportunità di vincere. Ma il Daishonin ci dice che il Gohonzon ha un infinito potere. Ciò che conta è se ci crediamo o no. Se pensiamo che siamo i veri discepoli di Nichiren, noi per primi dobbiamo pregare per perseguire quel tipo di pratica coraggiosa che rende possibile l’impossibile» […].
«Ad esempio, pensate al ciliegio in inverno» disse. «Anche se lo osservate da vicino o lo tagliate in piccoli pezzi, non troverete mai da dove provengono i fiori. Ma quando finalmente ritorna la primavera, sbocceranno innumerevoli fiori. Ancora, non importa quanto guarderete una pietra focaia o in quanti pezzi la farete, non troverete il fuoco. Ma quando la sfregate, verrà fuori la scintilla». Questi fatti, puntualizzò Shin’ichi, illustrano come la Legge mistica, anche se invisibile, pervade l’universo. (RU, 10, 26-27)

Cosa ha reso possibile l’impossibile?

Adesso vi siete resi conto probabilmente che la nostra campagna può solo iniziare con le preghiere unite dei membri del Kansai. Quando tutti i membri pregano il Gohonzon con una sola mente, troveranno una via che si apre davanti a loro, prima o poi, rendendo possibile l’impossibile. Voi membri del Kansai avete questo Gohonzon meraviglioso come punto di partenza della vostra fede. Se non riuscissi a convincervi del suo potere e di conseguenza la campagna fallisse, so per certo che il mio cuore si spezzerebbe di dolore per voi. Ho pregato il Gohonzon con tutta la mia forza, implorando di vincere a qualunque costo». I membri sentirono che le parole appassionate di Shin’ichi sollevavano il loro spirito. Regnava un assoluto silenzio in sala e i massi sepolti nei cuori si sbriciolarono lasciando al loro posto una nuova fiducia. […]
Continuò: «Prendetevi cura di tutti i membri che vi hanno dato fiducia. Tutti quelli che abbracciano il Gohonzon e recitano Nam-myoho-renge-kyo nell’ultimo Giorno della Legge sono i figli preziosi di Nichiren Daishonin. Non maltrattateli e non sminuiteli mai. Incontrateli e ascoltate ciò che hanno da dire e poi parlate loro con sincerità e con gentilezza, fino a che non sono del tutto convinti che perseverando nella fede possono risolvere tutti i problemi che li angosciano. Trasmettete che la chiave di tutto è rafforzare la fede e insegnare agli altri a fare lo stesso. Oggi, mattina e pomeriggio, ho incontrato e parlato con tante persone, dando consigli al meglio delle mie capacità. Queste persone sono le fondamenta su cui svilupperemo la nostra campagna, l’organizzazione della Soka Gakkai, il movimento di kosen-rufu. Sono il punto di partenza di tutto ciò che faremo. (RU, 10, 28-29)

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