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Le potenzialità che nascono dall'amicizia - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 13:21

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    Le potenzialità che nascono dall’amicizia

    «In tutto questo percorso che sta continuando, ho cercato di trasmettere ogni volta il cuore del presidente Ikeda alle persone, utilizzando la mia esperienza personale e soprattutto credendo nelle illimitate capacità di ognuno»

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    «In tutto questo percorso che sta continuando, ho cercato di trasmettere ogni volta il cuore del presidente Ikeda alle persone, utilizzando la mia esperienza personale e soprattutto credendo nelle illimitate capacità di ognuno»

    All’inizio del 2015, per poter trasmettere con la mia esperienza lo spirito che ha animato tutta l’attività della Divisione giovani italiana, decisi che entro l’anno avrei accompagnato due persone ad abbracciare il Gohonzon.
    All’epoca, dopo aver parlato della pratica buddista e coinvolto parecchie persone nelle riunioni di discussione e in vari meeting, due amici, un giovane uomo e una giovane donna, stavano recitando e partecipando alle attività, ma non avevano ancora deciso di far parte della nostra organizzazione e di ricevere il Gohonzon. Arrivò la pausa estiva e ad agosto partii per la Corea del Sud per una vacanza con Matteo, un mio carissimo amico che conosco da ventisei anni. Lui è affetto da una grave malattia degenerativa che lo costringe su una sedia a rotelle. Gli avevo parlato del Buddismo del Daishonin dieci anni fa, senza però risultati concreti. La sua forza nell’affrontare la malattia a testa alta, unita alla grande capacità di vincere sui propri limiti e di razionalizzare in positivo qualunque evento, mi faceva pensare che difficilmente avrebbe praticato il Buddismo. Il suo lavoro come ricercatore e professore universitario di matematica è prova della sua instancabile determinazione.
    Quando gli parlavo della pratica buddista accettava le mie idee, ma mi diceva che, nella sua vita, le priorità erano altre, come la matematica, sua grande passione, e non avrebbe avuto tempo di dedicarsi a una pratica religiosa. Prima di partire ho determinato che sarei tornato dalla Corea del Sud avendo realizzato l’obiettivo concreto che lui praticasse non perché volessi “salvarlo”, ma perché, vedendo in lui un grande potenziale, ho sempre pensato che se questo fosse messo al servizio di kosen-rufu, dalla sua vita si sarebbe sprigionata una forza ancora maggiore. Non sapevo minimamente come fare, però recitavo un’ora di Daimoku al giorno nella camera d’albergo, di fianco a lui. Il primo effetto fu che cominciò a farmi una serie di domande molto profonde, che mi spinsero ad accompagnarlo al Centro culturale di Seul. Fummo accolti con calore, in una bella struttura attrezzata con tutti i servizi di cui una persona disabile necessita: questo ha colpito Matteo, che mi ha fatto notare che in altri posti non esisteva un servizio del genere. Inoltre, all’interno del Centro culturale, spiccava una statua di Gandhi, che lo colpì molto. In questo modo ho avuto l’occasione di parlare di kosen-rufu e di come la nostra organizzazione sia nata unicamente per realizzare questa nobile missione. Inoltre abbiamo visto la mostra fotografica che illustrava i viaggi di Ikeda dal 1961 a oggi e tutte le sue battaglie per affermare i valori Soka nella società. Questo incontro con il maestro, anche se non fisico, ha spinto Matteo a decidere di praticare il giorno seguente.
    In questa circostanza ho compreso l’importanza di ogni singola azione che facciamo su questo pianeta e quanto questa possa incoraggiare un numero enorme di persone. Sono felice che Matteo da agosto sta recitando e partecipa alle attività della Soka Gakkai.
    Quando tornai dalla Corea del Sud, inoltre, ricevetti la notizia che i miei due amici avevano deciso di ricevere il Gohonzon e che una mia collega a cui avevo parlato di Buddismo stava praticando regolarmente.
    In definitiva, in questo percorso che sta continuando tuttora, ho cercato di trasmettere ogni volta il cuore del presidente Ikeda alle persone, utilizzando la mia esperienza personale e soprattutto credendo nelle illimitate capacità di ognuno.
    Approfondendo lo spirito di sensei grazie allo studio de La rivoluzione umana e de La nuova rivoluzione umana ho capito che posso realizzare kosen-rufu ogni giorno instaurando sempre nuovi dialoghi sul Buddismo: è come se la vita stessa fosse sempre una campagna di shakubuku. Determino quindi di continuare a vivere in questo modo.
    Ne La nuova rivoluzione umana, Ikeda incoraggia così un giovane uomo appena nominato responsabile di settore alle Hawaii: «Dovrà cercare anche di diventare un uomo con cui tutti possano parlare; una persona che pensi costantemente a come fare per consentire a ogni singolo individuo di sviluppare il proprio potenziale. Da oggi in poi, l’organizzazione hawaiana crescerà nella misura in cui lei pregherà sinceramente e agirà di conseguenza. Tutti i suoi sforzi si tramuteranno in fortuna e benefici» (NRU, 1, 53).

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