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Interdipendenza: tutto è collegato - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 12:24

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Interdipendenza: tutto è collegato

La riunione di discussione è stata sempre il fulcro principale del nostro movimento per la pace. In queste pagine offriamo alcuni spunti per lo zadankai da utilizzare in modo creativo per stimolare il desiderio di sperimentare la pratica buddista e lo scambio di esperienze tra i partecipanti alla riunione

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La riunione di discussione è stata sempre il fulcro principale del nostro movimento per la pace. In queste pagine offriamo alcuni spunti per lo zadankai da utilizzare in modo creativo per stimolare il desiderio di sperimentare la pratica buddista e lo scambio di esperienze tra i partecipanti alla riunione

Cosa si legge nel Gosho:

«Se si accende un fuoco per gli altri, si illuminerà anche la propria strada»

da Sulle tre virtù del cibo (RSND, 2, 996)

Daisaku Ikeda commenta:

Le azioni intraprese per illuminare la dignità degli altri inevitabilmente generano la luce che rivela i nostri aspetti più nobili. Per quanto sia difficile la nostra situazione o profonda la nostra angoscia, conserviamo sempre la capacità di accendere la fiamma dell’incoraggiamento: questa luce disperde non solo l’oscurità della sofferenza altrui, ma anche quella che avvolge il nostro cuore. Questo è un messaggio essenziale del Buddismo.

per approfondire:
D. Ikeda, Proposta di pace 2014, BS, 164, 17

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Cosa si legge nel Gosho:

«Se vi preoccupate anche solo un po’ della vostra sicurezza personale, dovreste prima di tutto pregare per l’ordine e la tranquillità in tutti e quattro i quadranti del paese»

da Adottare l’insegnamento corretto per la pace del paese (RSND, 1, 25)

Daisaku Ikeda commenta:

Nichiren Daishonin esprime il concetto che, così come non possiamo sperimentare felicità e sicurezza in isolamento – godendone anche se gli altri soffrono della loro mancanza – allo stesso modo non possiamo vivere al riparo dall’infelicità e dalle minacce che affliggono gli altri. In un mondo sempre più interdipendente, ciò che ora sembra avere un impatto, per quanto violento, soltanto locale, in realtà costituisce una potenziale minaccia su scala globale, come dimostra il problema del cambiamento climatico. E anche i rischi che al momento sembrano di lieve entità, se non vengono affrontati diventeranno problemi estremamente difficili da gestire per le generazioni future.

per approfondire:
D. Ikeda, Proposta di pace 2012, BS, 152, 15

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L’origine dipendente

Engi esprime il concetto di origine dipendente: niente è indipendente da tutto il resto. Ogni fenomeno esiste solo in relazione ad altri esseri o fenomeni

Il Buddismo, attraverso il concetto di “origine dipendente”, insegna che tutta la vita è in costante relazione reciproca: niente esiste isolato e indipendente dalle altre forme di vita. Engi è il termine giapponese che indica questa condizione: letteralmente significa “apparire in relazione”. In altre parole, nessun essere o fenomeno esiste di per sé, ma solo in relazione ad altri esseri o fenomeni: ogni cosa nel mondo viene alla luce in risposta a determinate cause e condizioni. Non esiste nulla che sia assolutamente indipendente da tutto il resto o che compaia per sua volontà.
Shakyamuni, per spiegare l’origine dipendente, usò l’esempio di due fascine di giunchi che si sostengono a vicenda: le due fascine stanno in piedi finché sono appoggiate l’una all’altra. In tal modo, poiché esiste l’una esiste l’altra, e poiché l’altra esiste, esiste l’una. Se viene tolta una delle due, anche l’altra cadrà. Analogamente, senza “questa” vita, “quella” vita non può esistere, e senza “quella” vita, neanche “questa” vita può esistere.
Andando più nello specifico, il Buddismo insegna che le nostre esistenze sono in un costante e dinamico sviluppo basato su una sinergia tra cause interne alla nostra stessa vita (la personalità, le esperienze, la visione del mondo e così via) e le situazioni esterne a noi. Inoltre, ogni singola vita contribuisce a creare l’ambiente che sostiene tutte le altre. Dunque, in virtù di questa natura relazionale, ogni fenomeno forma insieme a tutti gli altri quell’unica entità vivente che chiamiamo universo.
Nel momento in cui diventiamo consapevoli degli indissolubili legami che ci connettono a tutte le altre esistenze, comprendiamo anche che la nostra vita ha significato solo in relazione a esse. E che solo all’interno di tale relazione si sviluppa, si forma e si esalta la nostra identità. Comprendiamo allora che è impossibile costruire la nostra felicità sull’infelicità degli altri e che ogni nostra azione influisce sul mondo intorno a noi. Come scrisse il Daishonin: «Se si accende un fuoco per gli altri, si illuminerà anche la propria strada» (RSND, 2, 996).
Esiste un intimo mutuo legame nella rete della natura, nella relazione tra l’umanità e il suo ambiente, come anche tra l’individuo e la società, tra genitori e figli, tra marito e moglie, tra fratelli, e in definitiva tra tutti gli esseri viventi.
Se riusciamo prima di tutto a percepire e quindi a comprendere il concetto che “questo esiste a causa di quello” o, in altri termini, che “grazie a quella persona io posso svilupparmi”, allora riusciremo a evitare di sperimentare inutili conflitti nei rapporti umani. Ogni singola esistenza “è” in relazione con tutte le altre: chi riesce a comprendere questo principio può trasformare ogni cosa, positiva o negativa, in uno stimolo per una ulteriore crescita personale.
Il Buddismo insegna che ognuno “sceglie” la famiglia e le circostanze in cui nasce per imparare a crescere e portare avanti il proprio ruolo unico e la propria missione nella vita. A un livello ancora più profondo, noi siamo legati e in relazione non solo a coloro che ci sono fisicamente vicini, ma a ogni essere vivente, con il quale condividiamo questa meravigliosa oasi colorata nel grande universo. Quando si comincia a sentire nel profondo della nostra vita la realtà dell’”origine dipendente”, e a capire che siamo parte di un tutto dinamico, svanisce l’impulso a intraprendere conflitti e guerre e anche quel senso di solitudine e isolamento che causa tanta sofferenza.

per approfondire:
http://www.sgi-italia.org/approfondimenti/OrigineDipendente.php

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La rete di Indra
D. Ikeda, BS, 147, 47

Dal punto di vista del principio buddista dell’origine dipendente, ogni persona con la quale veniamo in contatto è legata al resto dell’umanità. Per spiegare l’interconnessione della vita, le scritture buddiste ci offrono la bella metafora della rete di Indra, nella quale viene descritto il palazzo celeste del dio Indra (Shakra Devanam Indra) adorno di una magnifica rete di gemme preziose. A ogni nodo della rete è attaccato un gioiello splendente che riflette tutti gli altri, e quando un gioiello si muove al vento, gli altri brillano di una miriade di colori diversi. Allo stesso modo, ognuno di noi è un nodo di un’infinita rete di relazioni reciproche. E quando un nodo si muove, tutto comincia a muoversi creando un effetto a catena molto vasto. È proprio vero che tutto comincia da un singolo individuo.

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Noi e la società
BS, 172, 17

La vita e l’ambiente non sono due cose distinte ma un tutt’uno indivisibile. Da qui deriva il principio che la trasformazione dell’individuo porta al cambiamento della terra e della società.
Dalla prospettiva buddista del vero aspetto di tutti i fenomeni, tutti i fenomeni dell’universo sono un’unica entità vivente; è impossibile che un individuo da solo sia felice, così come è impossibile una pace esclusivamente nell’ambiente. Non esiste una felicità soltanto per sé né un’infelicità soltanto per gli altri. Più felicità riusciamo a portare agli altri, più felici diventiamo noi stessi. Finché una sola persona è triste, la nostra felicità non è completa. Questo è il significato del vero aspetto di tutti i fenomeni. Di conseguenza, il cuore di tale insegnamento è l’incessante impegno di trasformare la realtà.

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Noi e l’ambiente
D. Ikeda, NR, 505, 5

Il mio maestro Josei Toda, secondo presidente della Soka Gakkai, diceva: «Il Daimoku è una grande medicina che può curare tutto, dai problemi personali alle sfide della società e dell’umanità intera. Il punto chiave è decidere di vincere con la fede e continuare a recitare Daimoku fino alla fine. Il Daimoku è una sorgente di coraggio senza limiti». La recitazione di Nam-myoho-renge-kyo è diretta alla nostra rivoluzione umana. Noi non ci limitiamo a sederci e ad aspettare che le persone o le circostanze cambino. Attraverso una forte determinazione interiore, noi cambiamo noi stessi e cerchiamo di esercitare un effetto positivo sull’ambiente e su tutti coloro che ci circondano. La recitazione del Daimoku è diretta verso la felicità, nostra e degli altri. È la forza trainante che permette ai nostri sforzi di far emergere la natura di Budda in noi e nelle altre persone e di raggiungere così la felicità assoluta insieme a loro.

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Noi e l’universo
BS, 166, 33-34

Gongyo, cioè la recitazione di alcune parti del Sutra del Loto e di Nam-myoho-renge-kyo, è una cerimonia in cui la nostra vita entra in comunione con l’intero universo. È una pratica nella quale, attraverso la fede nel Gohonzon, possiamo attingere alla forza vitale dell’universo nel microcosmo della nostra esistenza. Noi esistiamo, abbiamo la vita, e come noi anche l’universo è un’entità vivente, immensa. La vita è l’universo e l’universo è la vita. Ognuno di noi è un’entità vivente, proprio come l’universo. Noi siamo un universo in miniatura […].
Quando facciamo Gongyo il microcosmo della nostra vita individuale entra in armonia con il macrocosmo della vita universale. Gongyo è una cerimonia solenne attraverso la quale possiamo spalancare il magazzino dei nostri tesori interiori, attingere a tutta la forza vitale presente nelle profondità del nostro essere e avere accesso a un’inesauribile fonte di saggezza, compassione e coraggio.

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