Deprecated: Function strftime() is deprecated in /var/www/vhosts/ilnuovorinascimento.org/wp-dev.ilnuovorinascimento.org/site/wp-content/themes/nuovo-rinascimento/functions.php on line 220
Volume 27, capitolo 3 "Strenua lotta", puntate 43-52 - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 15:09

573

Stampa

Volume 27, capitolo 3 “Strenua lotta”, puntate 43-52

Il principio di “non lesinare la propria vita per la Legge” non ha niente a che vedere con l’annullamento dell’individualità. Fondamentalmente significa non smettere di praticare e vivere con gioia. Questo è quello che si racconta grazie alle storie contenute in queste puntate

Dimensione del testo AA

Il principio di “non lesinare la propria vita per la Legge” non ha niente a che vedere con l’annullamento dell’individualità. Fondamentalmente significa non smettere di praticare e vivere con gioia. Questo è quello che si racconta grazie alle storie contenute in queste puntate

Nella narrazione, l’autore, Daisaku Ikeda, rappresenta se stesso con lo pseudonimo Shin’ichi Yamamoto

[43] La cerimonia per il completamento della costruzione del Centro culturale di Kagoshima, presieduta da Shin’ichi Yamamoto, fu tenuta la mattina del 23 novembre 1963. Dall’edificio si poteva ammirare un magnifico paesaggio, con la baia di Kinko che si estendeva intorno, il vulcano attivo Sakurajima e il fumo che ne fuoriusciva. Con la sua struttura in cemento armato a due piani, di una superficie complessiva di circa 450 mq, costruita su un terreno di circa 700 mq, l’imponente Centro culturale era il più grande dell’isola dopo la sede centrale di Kyushu a Fukuoka. La grande sala al primo piano aveva un’ampiezza di circa 100 mq. [nel testo originale l’ampiezza è di 65 tatami, unità di misura degli ambienti giapponesi, n.d.r.]. Paragonato ai Centri culturali e agli auditorium costruiti negli anni successivi in tutto il paese era un piccolo edificio, ma all’epoca spiccava per le sue maestose dimensioni e costituiva un motivo di grande orgoglio per i membri di Kagoshima.
La mattina di quel giorno Shin’ichi apprese che il presidente americano John F. Kennedy, alle ore 12,30 del 22 (in Giappone alle 3,30 della mattina del 23) era stato ferito mortalmente da colpi di arma da fuoco a Dallas, nel Texas. Aveva programmato di tenere con lui un colloquio che non si poté realizzare perché poco prima dovette incontrare il politico giapponese Yokoyari. Shin’ichi aveva nutrito grandi aspettative nei confronti del presidente americano, percependo in lui la forte volontà di costruire la pace nel mondo, quindi la sua scomparsa lo addolorò moltissimo. In quel momento impresse ancora più profondamente nel suo cuore la promessa di realizzare la pace dell’umanità.
La cerimonia tenuta al termine della costruzione del Centro culturale di Kagoshima divenne una riunione in cui si respirava un’atmosfera di gioia e di sincero entusiasmo, con l’obiettivo di realizzare kosen-rufu nella comunità locale. Nel suo discorso inaugurale, Shin’ichi sottolineò l’importanza di compiere azioni fondate sul buon senso, secondo il principio “il Buddismo si manifesta nella società”. «Se, nonostante la serietà della sua fede, una persona cade preda dell’emotività, si innervosisce per un nonnulla e non fa che combinare sciocchezze, perderà la fiducia della società e metterà in cattiva luce il Buddismo del Daishonin. Un comportamento insensato è l’esatto contrario di quello che dovrebbe tenere un praticante della Soka Gakkai. Comportarci in modo che le persone attorno possano ammirarci per il modo gioioso in cui viviamo ogni giorno e affermare che stando con noi viene spontaneamente la voglia di praticare, significa dimostrare che ciò che dice il Buddismo è vero».

[44] Shin’ichi spiegava la portata universale del pensiero e del modo di vivere che si fondano sul Buddismo di Nichiren Daishonin e come essi costituissero un modello capace di guidare l’epoca e la società intera. «Questo – raccontò Shin’ichi – è un aneddoto che mi è stato raccontato da un membro più anziano che conosceva il maestro Makiguchi. Durante la guerra Makiguchi era solito rivolgersi a tutti coloro che venivano chiamati alle armi o che partivano per il fronte auspicando che tornassero a casa sani e salvi. In un periodo in cui si incitava con insistenza la gente alla “devozione incondizionata verso il paese” (letteralmente “servire il paese, sacrificando la propria individualità”), il maestro Makiguchi, invece, continuava fermamente a sostenere: “Non possono pretendere la nostra ‘devozione incondizionata verso il paese’ per una causa così assurda [la guerra, n.d.r.] e non è affatto necessario farlo”.
«È un grave errore esigere che le persone annullino la propria individualità. Il paese e il popolo devono invece poter prosperare entrambi.
«Questo è un principio che si fonda sul Buddismo. Anche nel Buddismo di Nichiren Daishonin ricorrono spesso frasi come “dedicarsi a costo della vita alla propagazione della Legge” o “non lesinare il proprio corpo e la propria vita per la Legge”, ma non si tratta in alcun modo di elogi del sacrificio estremo, bensì di una esortazione a continuare sempre a recitare Daimoku e a vivere con gioia, fino in fondo, per kosen-rufu, non abbandonando mai il Gohonzon, per tutta la vita».
Shin’ichi rivolse parole di lode per il sincero entusiasmo delle persone di Kagoshima e del Kyushu verso le quali coltivava enormi aspettative. Per questo desiderava fortemente che la loro energia non si esaurisse subito come un fuoco d’artificio, ma che divenisse un’incessante forza propulsiva del movimento di kosen-rufu.
Terminata la cerimonia di inaugurazione del nuovo Centro culturale, Shin’ichi si precipitò fuori per raggiungere i membri che lo aspettavano e che il Centro non era riuscito a contenere. Li incoraggiò e guidò il coro della canzone I valorosi giovani di Kagoshima.
Erano trascorsi quattordici anni e mezzo da quel giorno. Erano le quattro del pomeriggio quando Shin’ichi arrivò al Centro culturale di Kagoshima insieme al responsabile di prefettura Toshiyasu Shinkichi. Nel Centro si erano riuniti i rappresentanti di prefettura. «Sono venuto qui per incontrarvi – disse loro Shin’ichi -. Adoro questo Centro culturale. La vista della maestosa isola di Sakura e dei fieri compagni di Kagoshima fa scaturire in me tanto coraggio. Non mi fermerò un istante e lotterò per tutti voi».

[45] Shin’ichi visitò i locali del Centro culturale di Kagoshima lasciando che affiorassero alla mente i bei ricordi legati a quel luogo. In seguito fece Gongyo insieme ai responsabili di prefettura e colse l’occasione per incoraggiarli. «Kyushu è l’isola più a sud delle quattro principali dell’arcipelago giapponese, e la prefettura di Kagoshima è quella più a sud di tutta l’isola. Desidero quindi che tutti voi, membri di Kagoshima, avanziate con la determinazione e l’orgoglio di far nascere costantemente nelle vostre comunità nuove correnti di kosen-rufu che possano trasportare con il loro vigore tutto il Giappone.
«Se mantenete la decisione di diventare i primi in Giappone nello sviluppo di kosen-rufu e di impegnarvi con tutte le forze nelle attività della Gakkai, questa vostra determinazione diventerà sicuramente la causa che, in base alla Legge buddista, vi farà accumulare anche nel quotidiano più benefici, maggiore buona fortuna di tutto il Giappone. Se invece trascorrete la vostra vita pensando che nella fede basti sforzarsi il minimo indispensabile, non otterrete che benefici altrettanto minimi.
«Il Buddismo è come il corpo e il mondo reale è la sua ombra, quindi la determinazione che maturiamo attraverso la fede e la pratica basata su di essa si riflettono tali e quali nella nostra vita. Vi incoraggio dunque a vivere fino in fondo per kosen-rufu, basandovi sempre sulla vostra fede».
Inoltre Shin’ichi parlò dell’importanza di mostrare, in qualità di buddisti, le prove concrete della vittoria nella società, poiché in base a tali risultati si possono aprire nuove strade per kosen-rufu. Prima di lasciare il Centro culturale fece una fotografia commemorativa davanti all’ingresso con i custodi e sette ex alunni dell’Università Soka che si erano riuniti in quell’occasione.
In seguito Shin’ichi si diresse verso l’abitazione di Naoko Miyanaka, responsabile della Divisione donne della prefettura di Kagoshima, che aveva incontrato quella mattina al Training center del Kyushu promettendole di farle visita.
La signora Miyanaka abitava in una casa a due piani in stile giapponese, circondata da un muro in pietra e coperta da un tetto di tegole, mentre le sue pareti risplendevano di intonaco bianco. Appena arrivò con la moglie Mineko, Shin’ichi venne accolto da Naoko, il marito Eizo, i genitori di Naoko e i suoi tre figli. Shin’ichi disse a Eizo: «La ringrazio infinitamente per il prezioso contributo che sua moglie ci sta offrendo in qualità di responsabile della Divisione donne della prefettura. Oggi sono venuto espressamente per ringraziare tutta la sua famiglia».

[46] Shin’ichi e Mineko furono fatti accomodare in una stanza in stile giapponese adibita a ­butsuma. Shin’ichi si rivolse a ognuno dei familiari e ascoltò i resoconti delle loro attività. Eizo Miyanaka gli raccontò come aveva scrupolosamente progettato e costruito la casa in hinoki (cipresso giapponese), sin dalla fase di raccolta del legname dal bosco.
«Davvero? È proprio una casa magnifica!». A quelle parole, Eizo sorrise con orgoglio.
Shin’ichi aggiunse: «In tutto il Giappone ho programmato l’edificazione di Centri culturali, alla cui realizzazione mi sono dedicato con passione ed entusiasmo. Oggi, in ogni angolo del paese, si innalzano imponenti Centri culturali di cui tutti i membri sono contentissimi e, a partire da essi, si sta realizzando un rapido progresso di kosen-rufu, che per me è motivo di grande gioia e orgoglio».
Ascoltando quel discorso, Eizo sentì il cuore sobbalzare e provò un’improvvisa sensazione di imbarazzo. «Sensei – pensò – ha desiderato e ­realizzato la costruzione di Centri culturali in tutto il paese per il conseguimento di kosen-rufu e io, al confronto, mi accontento di mettere a disposizione la mia casa, costruita in modo un po’ elaborato. Dovrei contribuire molto di più alla realizzazione di kosen-rufu…».
Coloro che si dedicano alla felicità della gente possono percepire una sensazione di contentezza di gran lunga superiore a quella provata dalle persone che vivono unicamente per realizzare la propria felicità. E non esistono azioni più belle di quelle disinteressate, compiute per il bene degli altri.
Shin’ichi rivolse a Eizo parole di ringraziamento: «Lei ha costruito una splendida casa, e grazie al suo completo sostegno sua moglie può dedicarsi intensamente alle attività della Gakkai. La ringrazio di cuore».
«Non è il caso di ringraziarmi. Risvegliandosi alla fede buddista, mia moglie ha potuto fare la sua rivoluzione umana. Dobbiamo ogni cosa esclusivamente alla Gakkai». Naoko, cresciuta in una famiglia agiata, si era sposata con Eizo nel 1953. I genitori del marito svolgevano un’attività di commercio all’ingrosso di tessuti per kimono; in particolare erano specializzati nella vendita di stoffe denominate oshima tsumugi [taffettà leggero di seta dalla lavorazione estremamente complessa, tipico dell’isola Oshima, n.d.r.] ed Eizo era l’amministratore delegato dell’impresa. Dopo il matrimonio, Naoko ebbe tanti figli e visse nella prosperità.

[47] Naoko Miyanaka aderì alla Soka Gakkai nel 1962. Venne a sapere dell’organizzazione dai suoi genitori che grazie alla fede buddista erano riusciti a superare una situazione estremamente critica: il fallimento della loro azienda. Inizialmente non aveva la minima intenzione di praticare, ma la madre le consigliò ripetutamente di entrare a far parte della Gakkai dicendo: «Nella vita è importante avere buona fortuna e solamente questo Buddismo ci permette di accumularla. Inizia presto a praticare finché ti rimane un po’ di buona fortuna». Sentendo nelle parole della madre un grande entusiasmo e il desiderio sincero che lei diventasse felice, Naoko si decise e divenne membro della Gakkai.
Il marito però si oppose fermamente alla sua pratica, con affermazioni categoriche: «Ti stai facendo ingannare!». Tutto ciò che Eizo sapeva sulla Soka Gakkai era una serie di informazioni infondate intrise di pregiudizi.
Per eliminare le calunnie, la verità deve essere difesa con coraggio e fino in fondo. Se trascuriamo queste sfide, prevarranno dicerie e falsità.
Naoko aveva iniziato a praticare ma, contrastata dal marito, non poteva sistemare il suo Gohonzon in un butsudan. Decise tuttavia di mettersi a praticare seriamente, visto che era un membro della Gakkai, e così quando il marito usciva per andare a lavorare, tirava fuori il Gohonzon dall’armadio, faceva Gongyo e partecipava anche alle attività. Andando alle riunioni, studiando la filosofia buddista e parlando ad altre persone del Buddismo con il desiderio della loro felicità, sentì la sua vita riempirsi di energia e di gioia. Progressivamente le attività della Gakkai diventavano sempre più piacevoli.
Sin dai primi tempi del loro matrimonio, Eizo si affliggeva pensando: «Ma guarda un po’ che moglie mi doveva capitare…». Naoko, figlia unica, era sempre stata assecondata in tutti i suoi capricci e, benché sposata, non faceva quasi mai i lavori di casa, di cucito o le pulizie. La sera delle nozze, Eizo le diede un quaderno dove annotare le spese familiari [che ancor oggi molte donne giapponesi utilizzano, n.d.r.], ma non se ne servì mai. Dovendo mangiare anche lei cucinava, ma spesso si svegliava tardi e non preparava la colazione [che tradizionalmente in Giappone è un vero e proprio pasto, n.d.r.].
Le piaceva tantissimo fare spese e frequentava spesso i grandi magazzini dove si era comprata molti vestiti eleganti. Oltre a queste abitudini, pensava il marito, ora si era messa pure a praticare il Buddismo.

[48] Naoko si tormentava dicendo: «Anche se non sa nulla della Gakkai, mio marito mi dice di non praticare. Non so proprio che fare». Spesso si lamentava in questo modo con le sue responsabili della Divisione donne, finché una di loro le diede un consiglio: «Non devi dare la colpa a tuo marito, la vera causa di tutte le nostre preoccupazioni è in noi stessi». Ma Naoko non riusciva a convincersene e continuava a pensare che era sempre colpa del marito. Un giorno lesse per caso una pagina del diario di Eizo che era rimasto aperto sul tavolo. Rimase senza fiato.
Su di lei aveva scritto: «O divorzio o la faccio smettere di praticare». Quelle parole erano intrise di collera. Su quel foglio aveva inoltre dettagliatamente calcolato i contributi di mantenimento, una volta che avessero divorziato. Fu uno shock. Per la prima volta si rese conto della gravità della sua situazione. «Sono stata una moglie terribile…». E cominciò a riflettere su ogni sua azione e parola. Come testimoniava lo sdegno del marito, si rese in effetti conto di non essere stata assolutamente né una brava casalinga, né una buona moglie, né una buona madre. «Nella Gakkai ci insegnano che la fede è uguale alla vita quotidiana, mentre io le ritenevo due cose completamente distinte e ho anche trascurato i lavori di casa che avrei dovuto fare. Con un esempio come il mio, è logico che mio marito non mostri alcuna comprensione nei confronti della pratica». Naoko non poté che farsi un profondo esame di coscienza. «Se mio marito non pratica, la colpa è mia e di nessun altro. Sono sempre stata indulgente con me stessa, ho approfittato dell’appoggio di mio marito e non ho mai messo veramente in pratica gli insegnamenti della Gakkai, né cercato di adottare il vero comportamento di un buddista». Lo scrittore Romain Rolland afferma: «Non esiste pensiero filosofico vivo, vero e completo che non si traduca in azione».
Naoko cominciò a recitare Daimoku promettendo davanti al Gohonzon di compiere la propria rivoluzione umana. «Non posso dire di stare praticando se non cambio il mio comportamento, il mio modo di vivere. Diventerò a ogni costo una brava padrona di casa, una buona moglie, una brava madre. Se cambio io, cambierà sicuramente anche mio marito. Non è forse questo il principio dell’unicità tra la vita individuale e l’ambiente? (in giapponese esho-funi)».

[49] Naoko era di natura una persona integra, fedele alle sue convinzioni. Mise in pratica i consigli appresi nella Gakkai e cercò di diventare una brava casalinga, una buona moglie e madre.
Il marito Eizo non riusciva a raccapezzarsi di fronte al suo enorme cambiamento. Il suo atteggiamento nei confronti della pratica buddista cambiò e progressivamente smise di opporsi a essa. Shinkichi Toshiyasu cominciò inoltre a venire regolarmente a casa sua per parlargli del Buddismo di Nichiren Daishonin. Eizo ebbe fiducia in quell’uomo serio e sincero, e dopo un anno decise di iniziare a praticare. Sedici anni erano passati da quando Naoko era entrata a far parte della Gakkai, e i coniugi Miyanaka, impegnandosi con serietà nella pratica, avevano accolto primavere colme di benefici.
Dopo aver ascoltato il racconto della coppia, Shin’ichi parlò dell’importanza di impegnarsi a mantenere fino in fondo una fede pura. «Credo che i signori Miyanaka con il loro esempio ci mostrino come gli sforzi compiuti nella pratica buddista con uno stato vitale puro ci portino ad arricchirci infallibilmente, in modo direttamente proporzionale, di grandi benefici e buona fortuna. Inversamente, ci sono persone che anche se in apparenza sembrano impegnarsi nella pratica, diventano poi arroganti, perdono il loro spirito di ricerca e criticano dietro le spalle i loro responsabili e i compagni più anziani nella fede, commettendo così offese alla Legge buddista (in giapponese onshitsu).
Ci sono anche quelli che hanno un senso dell’io esasperato, che se non sono al centro di ogni cosa perdono la voglia di agire ed evitano di impegnarsi costantemente nelle attività in prima linea dell’organizzazione. In realtà sono persone egocentriche che, con le proprie mani, distruggono i loro benefici e la loro buona fortuna. Vi prego di trasmettere a tutti i membri di Kagoshima lo spirito di mantenere sempre una fede pura». Appena terminò di parlare con i signori Miyanaka, i responsabili che avevano accompagnato Shin’ichi gli annunciarono: «Una decina di giovani che hanno studiato all’Università Soka si sono riuniti al Centro culturale di Kagoshima con il desiderio di incontrarla». Shin’ichi chiese ai signori Miyanaka se era possibile invitarli nella loro abitazione ed Eizo, con una voce che esprimeva tutta la sua gioia, rispose: «La prego, utilizzi pure la nostra casa!». Poco dopo arrivarono gli ex alunni dell’Università Soka. Shin’ichi li accolse con un caloroso sorriso dicendo: «Grazie di essere venuti. Facciamo due chiacchiere».

[50] Tra i membri della Divisione giovani provenienti dall’Università Soka che si erano riuniti quel giorno attorno a Shin’ichi vi erano sia laureati del primo anno [dalla fondazione dell’ateneo, n.d.r.] sia quelli del quarto anno che si erano appena laureati. Shin’ichi volle essere informato della situazione di ciascuno di loro. Vi era chi lavorava presso un giornale, chi presso una concessionaria di auto, chi presso il Comune. Nutrivano tutti il desiderio di rendere prospera la prefettura di Kagoshima e di coltivare la forza per essere in grado di farlo. I laureati del primo anno avevano iniziato a lavorare da appena tre anni ed erano ancora alle prime armi. Per loro il problema più grande era come riuscire a conciliare il lavoro con l’attività buddista.
Shin’ichi disse: «Ora è importante innanzitutto mostrare la prova concreta sul lavoro e divenire, in questo ambito, persone preziose e insostituibili. Allo stesso tempo è importante che ciascuno di voi sia convinto in cuor suo che proprio l’organizzazione della Soka Gakkai è la terra dove piantare le radici della propria vita.
«Non esiste altro modo che attingere da questa terra – che è la Soka Gakkai – il nutrimento necessario per crescere a livello umano, per realizzare una condizione vitale di felicità. Perciò è essenziale che, qualunque cosa accada, non vi allontaniate mai dall’organizzazione. Vi saranno momenti in cui, pur desiderando partecipare a una riunione o fare attività, non riuscirete a dedicarvi come desiderate, presi come siete dagli impegni di lavoro. Tuttavia, non dovete abbandonare nel vostro cuore la fede e le attività della Gakkai pensando di non avere altra scelta perché assorbiti dal troppo lavoro. Questo ragionamento vale ancor più per coloro che, pur non essendo così impegnati, non si sforzano di partecipare alle attività. Questo sarebbe un comportamento egoistico, una sconfitta.
«Il punto di partenza per un membro della Soka Gakkai è di percorrere fino in fondo questo cammino insieme a essa e, prefiggendosi come scopo nella vita la realizzazione di kosen-rufu, di dedicarsi incessantemente alla propagazione della Legge. Proprio quando non siete in grado di partecipare a causa degli impegni di lavoro, è il momento di determinare nel vostro cuore: “Devo riuscire assolutamente a partecipare alle attività!”. Questo è l’ichinen che vi permetterà di crescere e che, alla fine, costituirà la forza che vi permetterà di trasformare le circostanze avverse. Inoltre, continuando a impegnarvi nello studio del Gosho e nella lettura del giornale Seikyo, recitate con profonda determinazione davanti al Gohonzon per riuscire a fare attività. L’importante è che, non appena riuscite a trovare un po’ di tempo, andiate a incontrare i compagni di fede e rinnoviate la vostra determinazione per kosen-rufu».
La solitudine sottrae coraggio e vitalità alle persone, mentre lo spirito di solidarietà fra compagni accende l’entusiasmo nella nostra vita.

[51] Shin’ichi immaginava che, tra i membri della Divisione giovani lì riuniti, alcuni fossero bersaglio di critiche per via della pratica da parte dei colleghi di ufficio più anziani o dei coetanei. «Anche se dovessero dire qualcosa sulla vostra fede – disse Shin’ichi – dovete essere sempre orgogliosi nell’affermare: “La libertà di culto non è forse garantita dalla nostra Costituzione? Una solida filosofia è indispensabile per sopravvivere in una società turbolenta come la nostra. Il Buddismo rappresenta il fondamento di questa filosofia”. I pionieri della Soka Gakkai sono stati vittime di dispetti sul lavoro e si sono trovati emarginati dai colleghi solo per il fatto di coltivare questa fede. Nonostante questo, hanno portato avanti risolutamente la pratica fino in fondo e conquistato fiducia e rispetto accumulando prove concrete di vittorie. Vi prego di diventare come loro!».
Un membro raccontò a Shin’ichi che, nonostante fosse tornato a Kagoshima, non riusciva a trovare lavoro. Shin’ichi rispose: «Capisco. Deve essere dura! È necessario avere pazienza anche se non si tratta dell’impiego che desideri, perché il lavoro è indispensabile per vivere. Innanzitutto è importante avere un lavoro e consolidare le basi della propria vita quotidiana, anche se magari all’inizio lo stipendio non è molto alto, o si tratta di una piccola azienda. Una volta assunti cercate di mettere radici in quell’azienda per almeno tre anni e, partendo da lì, in seguito avrete anche la possibilità di cambiare lavoro. È abbastanza difficile riuscire a trovare fin dal principio un impiego con buone condizioni. Pensate a Hideyoshi Toyotomi (abile condottiero e politico giapponese, vissuto fra il 1536 e il 1598), che iniziò la sua carriera come umile “portatore di sandali” del suo signore, e da lì riuscì a conquistarne la fiducia passo dopo passo. D’altronde lo dice anche il proverbio: “Anche una strada di mille ri (antica unità di misura che equivale a 3,9 km) inizia da un solo passo”.
«In passato ho avuto modo di parlare con un celebre critico d’arte che diceva: “Adesso le mie opere hanno successo ma, se non dovessero più averne, sarei disposto a lavorare persino tirando avanti un risciò pur di mantenere mia moglie e mio figlio”. Questa ferma determinazione è molto importante. A ogni modo la cosa più importante è pregare con determinazione pensando: “Voglio trovare un lavoro che mi permetta di adempiere alla mia missione di kosen-rufu. Voglio aprire la strada!”. Le preghiere finalizzate a kosen-rufu sono le preghiere dei Budda e dei bodhisattva. Una recitazione così risoluta è capace di smuovere l’universo».

[52] Un giovane che lavorava presso una concessionaria d’auto raccontò a Shin’ichi: «Sono un laureato del quarto anno [dalla fondazione dell’università, n.d.r.] e ho iniziato a lavorare da questa primavera. Durante il colloquio di lavoro, il presidente mi ha raccontato di essersi recato un giorno nella sede della Soka Gakkai e di essere rimasto profondamente colpito dall’impeccabile accoglienza ricevuta dall’impiegata all’accettazione del pubblico. Disse che era stata la migliore accoglienza che avesse mai ricevuto in Giappone». Shin’ichi replicò immediatamente: «Tu devi fare in modo che si dica lo stesso di te. Se avrai occasione di vederlo, fagli sapere con molta cortesia che lo ringrazio profondamente per averci fatto visita».
Shin’ichi fissò attentamente quei giovani, uno per uno. «Siete veramente seri – disse -. Vi affido la missione di kosen-rufu a Kagoshima, di kosen-rufu nel Kyushu». «Sì» risposero loro.
La loro fresca voce piena di determinazione risuonò per la stanza. Il giorno successivo, il 17 maggio, poco prima dell’una di pomeriggio, Shin’ichi partì dal Training center del Kyushu e con l’aereo volò alla volta di Fukuoka.
A Fukuoka, dopo aver fatto visita al Centro per la pace del Kyushu (l’attuale Centro per la pace di Hakata), partecipò alla riunione dei massimi responsabili che si tenne presso il Centro culturale del Kyushu (l’attuale Centro culturale centrale di Fukuoka), situato sempre nello stesso quartiere.
Nel corso della riunione si decise di tenere, per i primi di luglio, la terza riunione generale della Divisione giovani uomini di Fukuoka e, nel settembre di quell’anno, la riunione generale della prefettura di Fukuoka per celebrare il ventiduesimo anniversario della fondazione del primo capitolo a Fukuoka.
Durante la riunione Shin’ichi spiegò ai responsabili quale fosse il significato delle guide personali.
Fino ad allora aveva insistito sull’importanza delle guide personali che avevano lo scopo di permettere a tutti i membri di percorrere senza errori la strada maestra che conduce alla felicità, e di rafforzare l’organizzazione per lo sviluppo di kosen-rufu. Questa nuova tendenza che vedeva tutti i responsabili impegnarsi nelle guide personali iniziò a diffondersi nella Soka Gakkai. L’ambiente in cui le persone si trovano, il carattere e i problemi differiscono notevolmente da individuo a individuo. Per questo rivestono tanta importanza le guide personali, dialoghi sinceri a cuore aperto nei quali, partendo dai princìpi universali del Buddismo, si pone l’attenzione sul singolo individuo.

(continua)

(traduzione di Marcella Morganti)

©ilnuovorinascimento.org – diritti riservati, riproduzione riservata