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Una promessa per l'umanità - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 13:34

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Una promessa per l’umanità

Sole Becagli, Roma

Anche se ci sembra che nulla stia cambiando, che ciò che facciamo sia veramente poca cosa, in realtà è da questo continuo sforzo che nasce il cambiamento

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Anche se ci sembra che nulla stia cambiando, che ciò che facciamo sia veramente poca cosa, in realtà è da questo continuo sforzo che nasce il cambiamento

Sei nata in una famiglia buddista. Com’era il tuo rapporto con il presidente Ikeda da piccola?

Io e mia sorella da piccole eravamo attratte e incuriosite da quello che facevano i nostri genitori. Sentivo che il presidente Ikeda era parte della famiglia, i miei genitori me ne parlavano molto, era come se lo aspettassi per accoglierlo a casa. Essere una discepola però è diverso: nel marzo 2008, durante una riunione di cinquemila giovani a Milano, ho pensato: «Io per tutta la vita voglio fare parte della Soka Gakkai». Quello è stato il punto di partenza: mentre recitavamo Daimoku tutti insieme prima della riunione si è aperto un varco nel mio cuore.

Com’è nato il tuo impegno per Senzatomica?

Mio padre ha lavorato alla grafica e all’allestimento della mostra, che quindi in un certo senso ho visto nascere. Ho sempre avuto il desiderio di dare il mio contributo. All’università poi studio e approfondisco il Diritto internazionale, quindi quello del disarmo nucleare è un tema che mi ha sempre appassionato. Quando nel 2015 c’è stata la mostra a Roma ho fatto attività nella segreteria. Da lì è partito tutto. Ad agosto 2015 si è tenuto a Hiroshima un Summit internazionale dei giovani per il disarmo nucleare e sono stata invitata per rappresentare Senzatomica.

Che impatto ha avuto sulla tua vita la visita a Hiroshima?

Andare a Hiroshima è un’esperienza che riporta alla nostra comune umanità. Il viaggio è stato forte sia perché i luoghi sono impregnati dal dolore della distruzione sia perché, allo stesso modo, sono intrisi dalla decisione che quel dolore non si verifichi mai più.
Ero lì con altri giovani non praticanti che stanno lottando per lo stesso obiettivo. Il Summit era ospitato dalla Soka Gakkai, quindi il cuore del presidente Ikeda era sempre presente. Ero piena di gratitudine nel vedere come le facce di tutti quei giovani cambiavano quando arrivavano i messaggi di sensei. E lì ho incontrato per la prima volta degli hibakusha (sopravvissuti alla bomba atomica): non dimenticherò mai i loro volti. La loro esperienza ci ha risvegliato alla missione di realizzare, a tutti i costi, un mondo libero dalle armi nucleari. Questo sarà il punto di partenza, non di arrivo, per la pace. Non si può costruire la pace se continua a incombere questo pericolo. Tutti insieme abbiamo fatto una promessa all’umanità.

Hai visto realizzarsi una cosa che sembrava un’utopia: il Trattato che mette al bando le armi nucleari. Cosa senti di dire a quei giovani che sono schiacciati da un forte senso di impotenza?

A marzo e poi a giugno ho partecipato a New York presso le Nazioni Unite alle negoziazioni per la stesura di questo storico Trattato, che è stato adottato dall’Assemblea generale! Ho sentito che ero lì con tutti i membri italiani, con la gratitudine e l’orgoglio di rappresentare le oltre quattordicimila persone che hanno contribuito a Senzatomica. Gli sforzi incessanti degli hibakusha, degli attivisti, del presidente Ikeda hanno dato vita a questo Trattato.
Rispetto al senso di impotenza, l’unico modo per realizzare gli scopi che sembrano impossibili è l’auto-miglioramento personale, lo sforzo costante. Anche se ci sembra che nulla stia cambiando, che ciò che facciamo sia veramente poca cosa, in realtà è da questo continuo sforzo che nasce il cambiamento.

A livello personale, qual è la tua lotta più profonda nel portare avanti questa attività, la sfida più difficile?

Difficile è mantenere la fiducia nella mia vita e in quella degli altri. A trent’anni, non ancora laureata, mi sono trovata a lavorare con persone che avevano molta più esperienza di me: solo approfondendo la mia relazione con sensei ho potuto “sopravvivere” a New York durante le negoziazioni del Trattato e non soccombere alle mie insicurezze, al senso di inadeguatezza. Ma poiché ho deciso di realizzare la visione del mio maestro, in quanto discepola ero adatta a stare lì. La sfida era anche rappresentare Senzatomica e la Soka Gakkai, quindi sforzarmi di migliorare in ogni istante, mostrare rispetto verso ogni singola persona, sviluppare il cuore del presidente Ikeda e mettere da parte il piccolo io.

Ci racconti la tua esperienza all’università?

L’università è stata la palestra per trasformare il mio senso di inadeguatezza. Avevo il terrore degli esami e non riuscivo neanche a presentarmi, pur studiando un anno intero. C’è stato un momento di disperazione in cui volevo mollare tutto. Ma poi ho letto un incoraggiamento del presidente Ikeda in cui dice che lo studio in futuro sarà sempre più fondamentale, anche per kosen-rufu. Ho capito che proprio affrontando queste difficoltà potevo fare la mia rivoluzione umana e migliorare come essere umano.
Un anno e mezzo fa ho parlato con il professore di Diritto internazionale dicendogli che avrei voluto fare una tesi sul disarmo nucleare. Lui accettò e non fu affatto una cosa scontata. Ma dopo un anno non avevo dato seguito a quella proposta per via degli esami che stavo preparando. Ero intimorita da cosa potesse pensare di me. Ad aprile, appena tornata da New York, sono andata da lui carica di Daimoku. Ancora prima di parlare, è stato lui a propormi di sua iniziativa di fare una tesi su questo Trattato e quando ha scoperto che ero presente ai negoziati è rimasto sbalordito! È stato incredibile. Si tratta di una tesi che, partendo dalla situazione attuale, ha una prospettiva legata al futuro.

Questo ottobre la campagna ICAN, cui partecipa anche Senzatomica, ha vinto il premio Nobel per la pace. Ve lo aspettavate?

No! Quando c’è stato l’annuncio ufficiale stavo guardando il video in diretta e ho cominciato a piangere. Ho sentito la concretizzazione del desiderio del presidente Ikeda. È la vittoria del sogno del suo maestro Toda, la vittoria dei discepoli, la vittoria della Soka Gakkai.

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