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La pratica buddista - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 12:15

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La pratica buddista

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La pratica per sé e per gli altri
(D. Ikeda, BS, 185, 47)

«Una mente annebbiata dalle illusioni derivate dall’oscurità innata è come uno specchio appannato che, però, una volta lucidato, sicuramente diverrà limpido e rifletterà la natura essenziale dei fenomeni e il vero aspetto della realtà. Risveglia in te una profonda fede e lucida con cura il tuo specchio notte e giorno. Come dovresti lucidarlo? Solo recitando Nam-myoho-renge-kyo»

da Il conseguimento della Buddità in questa esistenza (RSND, 1, 4)

Come membri della Soka Gakkai abbracciamo la fede nel Gohonzon e ci impegniamo ogni giorno nella pratica buddista, che consiste nella pratica per sé e per gli altri. Tali sforzi ci permettono di manifestare la Buddità innata, conseguire uno stato di felicità assoluta e aiutare gli altri a fare lo stesso.
Pratica per sé significa sforzarsi per il proprio beneficio, e in particolare consiste nella pratica giornaliera di Gongyo (cioè la lettura di passi del Sutra del Loto unita alla recitazione del Daimoku). Pratica per gli altri indica gli sforzi che compiamo affinché anche le altre persone ricevano benefici, e si riferisce in particolare all’azione di trasmettere agli altri il Buddismo di Nichiren Daishonin e diffondere la Legge mistica. Tutte le nostre attività per kosen-rufu, per quanto piccole, costituiscono la pratica per gli altri.

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Una vita “contributiva”
(D. Ikeda, BS, 185, 50)

Essendo nati in questo mondo, ci dedichiamo alla felicità degli altri e conduciamo una vita “contributiva” guadagnandoci l’apprezzamento di tantissime persone. Per un essere umano questo è il modo di vivere più nobile.
I nostri sforzi per piantare i semi del Buddismo a volte produrranno risultati immediati mentre in altri casi ci vorrà del tempo prima che si vedano gli effetti, ma i benefici sono gli stessi in entrambi i casi. […]
Makiguchi dichiarò che il Buddismo è un insegnamento per la vita quotidiana, che ci permette di trarne il massimo. Attraverso i nostri sforzi per far conoscere il Buddismo rinvigoriamo noi stessi e gli altri; attraverso il dialogo, il mezzo fondamentale per entrare in relazione con gli altri, trasmettiamo la luce della speranza e del rinnovamento a coloro che hanno perso la direzione, soffrono intensamente o non sono in grado di trovare un senso all’esistenza. E in questo processo anche noi giungiamo ad apprezzare maggiormente il senso della vita. È davvero una pratica nobile che contribuisce a una rivoluzionaria trasformazione dello stato vitale di tutta l’umanità. […]
Praticare il Buddismo personalmente e insegnare agli altri a fare altrettanto sono azioni che producono il massimo bene.

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Felici e a proprio agio
(D. Ikeda, BS, 185, 48)

Lo scopo della pratica buddista è assicurare una condizione di felicità nella quale si possa essere «felici e a proprio agio» (SDL, 318). In uno scritto il Daishonin afferma chiaramente: «Non c’è vera felicità per gli esseri umani al di fuori del recitare Nam-myoho-renge-kyo» (RSND, 1, 607).
Per quanto ardue siano le difficoltà che incontriamo, niente ci potrà sconfiggere se faremo emergere potentemente la nostra Buddità recitando Nam-myoho-renge-kyo. Con il potere del Daimoku, che è come il ruggito del leone, possiamo trionfare su tutto e condurre una vita nella quale siamo «felici e a nostro agio». Possiamo trasformare un’esistenza di disperazione per il nostro destino in una vita gioiosa dedicata alla nostra missione, in cui incoraggiamo e aiutiamo gli altri. Innumerevoli membri della Soka Gakkai sono avanzati gioiosamente con questa convinzione incrollabile, dandone prova in tante esperienze personali.

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Lucidare e trasformare la vita
(D. Ikeda, BS, 185, 48)

Il Daishonin iscrisse il Gohonzon e istituì la pratica della recitazione di Nam-myoho-renge-kyo per permettere alle persone di conseguire la Buddità, creando una forma di pratica buddista accessibile universalmente. Fu davvero una grande rivoluzione religiosa.
Il Buddismo del Daishonin sottolinea l’importanza di trasformare la nostra mente, il nostro atteggiamento mentale di base. In genere si tende a pensare che vi sia una grande differenza fra le persone comuni e il Budda, ma il Daishonin insegna che tale divario non esiste e l’unica differenza consiste nell’essere illusi o risvegliati. Recitare Nam-myoho-renge-kyo è il mezzo per passare da uno stato vitale illuso a uno illuminato. Il Daishonin paragona a uno specchio appannato una vita di sofferenza avvolta nell’oscurità fondamentale, e a uno specchio limpido una vita risvegliata alla verità della realtà. Uno specchio appannato, che non riflette niente, quando viene lucidato diventa limpido e rivela tutte le cose.
Allo stesso modo, continuando a recitare sinceramente Nam-myoho-renge-kyo, purifichiamo la nostra vita spazzando via l’oscurità e le illusioni e facciamo emergere dentro di noi il vasto stato vitale e la saggezza del Budda. Con la pratica giornaliera di Gongyo – la recitazione del sutra e di Nam-myoho-renge-kyo – “lucidiamo” e trasformiamo il nostro stato vitale.

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